elgatoloco
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domenica 21 febbraio 2021
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film veramente originale
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"The Nile Hlton Incident"( Tarik Saleh, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2017(, racconta di un colonnello dlela polizia cairota, corrotto come ma non pià di altri, che deve indagare sulla morte per omcidio all'Hilton di una famosa cantante. Si accorge che c'è qualcosa di marcio nelle alte sfere, decidendosi a fare di più di quanto non faccia in genee e qualcosa riesce effettivamente a spuntare, ma... la minaccia viene da suo zio, per non dire altro. Il regista Saleh,egiziano ma naturalizzato svedese(altrimenti il film non si sarebbe fatto)ambienta il film al Cairo, anno 2011, con riferimento ai fatti della cosiddetta"primavera araba"egiziana, mostrando il clima di repressione e di totale alienazione dei diriitti umani da parte della locale polizia, con la corruzione dilagante, il nepotismo(lui stesso è colonnello in quanto nipote di un"bonzo di Stato"), ma intreccia la questione pubblica.
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"The Nile Hlton Incident"( Tarik Saleh, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2017(, racconta di un colonnello dlela polizia cairota, corrotto come ma non pià di altri, che deve indagare sulla morte per omcidio all'Hilton di una famosa cantante. Si accorge che c'è qualcosa di marcio nelle alte sfere, decidendosi a fare di più di quanto non faccia in genee e qualcosa riesce effettivamente a spuntare, ma... la minaccia viene da suo zio, per non dire altro. Il regista Saleh,egiziano ma naturalizzato svedese(altrimenti il film non si sarebbe fatto)ambienta il film al Cairo, anno 2011, con riferimento ai fatti della cosiddetta"primavera araba"egiziana, mostrando il clima di repressione e di totale alienazione dei diriitti umani da parte della locale polizia, con la corruzione dilagante, il nepotismo(lui stesso è colonnello in quanto nipote di un"bonzo di Stato"), ma intreccia la questione pubblica.civile con quella della detectiom condontta sempre dallo stesso funzionario di polizia, sulla morte di una cantante(il fatto èp reale, anche se qui narrato in modo non cronachistico)nel 2008, all'Hotel Hilton. Decisamente una storia avvincente, interessante, dove il regista.auore procede invero un po'a"scatti", dandoci però chiara rappresentazione di due vicende che non si intrecciano, L'aspetto"fenomenologico"(ossia la descrizione), in questo film di produzione svedese, prevale sul versante più decisamente"thriller", con una decisa e a tratti chiara volontà di documentare una realtà intolleabile- Se pensiamo che erano gli anni di Moubarak, ora invece c'è il dittatore fascista Al-Sisi la situazione attuale è ancora decisamente peggiore, come peraltro, per rapporti italiani ed europei basta confrontare la vicenda di Giulio Regeni, tuttora(e siamo a cinque anni dalla sparizione.uccisione brutale ad opera, quasi certamente, dello spionaggio egiziano), per rendersi conto di come siano i rapporti di forza, in quella realtà. Il ritmo spezzato, i "salti", ci dnano l'idea di un'accelerazione che condanna sempre chi non ha colpa e chi soffre per giuste cause, Il protagonista Fares Fares è interprete molto caratterizzato anche fisicamente(narigòn, ossia dotato di un'ampia "proboscide")è pienamente nel suo ruolo di personaggio ambiguo, che però ad un certo pjunto sembra intravedere la"diritta via"... El Gato
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francescofacchinetti
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lunedì 8 giugno 2020
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l’impotenza della giustizia.
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Bel film ‘Omicidio Al Cairo’, fruibile come un thriller investigativo che abbiamo già nel palato, ma profondo come una critica sociale che abbiamo sempre più bisogno di vedere, mai come ora. Ambientato in Egitto nel 2011, quando Hosni Mubarak fomentava il popolo con vere e proprie campagne d’odio, un Maggiore di Polizia vuole arrivare fino in fondo ad un caso di omicidio avvenuto in una stanza dell’Hilton. Ben presto si renderà conto (e ce ne rendiamo conto insieme a lui) che l’ostacolo più grande per arrivare alla verità non sono i “cattivi”, ma tutto il sistema corrotto e omertoso che fa indignare e arrabbiare per quanto è realistico, o meglio, reale. La fotografia ci ricorda l’Oriente e il modo tipico che ha di concepire luci e colori, la regia tiene incollati come la buona suspence occidentale, a noi non resta che restare davanti allo schermo coinvolti e impotenti, e non è cosa da poco.
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francescofacchinetti
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mercoledì 3 giugno 2020
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critica sociale vestita da thriller.
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Bel film ‘Omicidio Al Cairo’, fruibile come un thriller investigativo che abbiamo già nel palato, ma profondo come una critica sociale che abbiamo sempre più bisogno di vedere, mai come ora. Ambientato in Egitto nel 2011, quando Hosni Mubarak fomentava il popolo con vere e proprie campagne d’odio, un Maggiore di Polizia vuole arrivare fino in fondo ad un caso di omicidio avvenuto in una stanza dell’Hilton. Ben presto si renderà conto (e ce ne rendiamo conto insieme a lui) che l’ostacolo più grande per arrivare alla verità non sono i “cattivi”, ma tutto il sistema corrotto e omertoso che fa indignare e arrabbiare per quanto è realistico, o meglio, reale. La fotografia ci ricorda l’Oriente e il modo tipico che ha di concepire luci e colori, la regia tiene incollati come la buona suspence occidentale, a noi non resta che restare davanti allo schermo coinvolti e impotenti, e non è cosa da poco.
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fabio 3121
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lunedì 25 maggio 2020
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film "fumoso".
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il film ambientato nel 2011 al Cairo racconta la storia di un poliziotto egiziano al quale viene assegnato il caso di una cantante morta in una stanza dell'hotel "Nile Hilton". Benchè il caso venga ben presto archiviato come suicidio dai suoi superiori, il poliziotto continuerà ad indagare sul caso essendo convinto che non solo si sia trattato in realtà di un omicidio ma che lo stesso veda coinvolto un membro del parlamento egiziano, noto costruttore edile, con agganci vari nelle tante stanze del potere. Una sceneggiatura abbastanza complessa e a tratti confusionaria, stante la presenza di tanti personaggi - non sempre ben delineati ma quasi tuti corrotti e corruttibili - coinvolti nella vicenda non consentono una scorrevole visione palesemente appesenatita anche dal fatto che il poliziotto in tutte le scene o si accende una sigaretta o già sta fumando.
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il film ambientato nel 2011 al Cairo racconta la storia di un poliziotto egiziano al quale viene assegnato il caso di una cantante morta in una stanza dell'hotel "Nile Hilton". Benchè il caso venga ben presto archiviato come suicidio dai suoi superiori, il poliziotto continuerà ad indagare sul caso essendo convinto che non solo si sia trattato in realtà di un omicidio ma che lo stesso veda coinvolto un membro del parlamento egiziano, noto costruttore edile, con agganci vari nelle tante stanze del potere. Una sceneggiatura abbastanza complessa e a tratti confusionaria, stante la presenza di tanti personaggi - non sempre ben delineati ma quasi tuti corrotti e corruttibili - coinvolti nella vicenda non consentono una scorrevole visione palesemente appesenatita anche dal fatto che il poliziotto in tutte le scene o si accende una sigaretta o già sta fumando. A mio avviso il regista voleve dare un tocco di "noir" al protagonista principale ma alla fine lo ha reso del tutto "fumoso" e monoespressivo, rendendo la pellicola a tratti oltremodo lenta e complessivamente ai limiti della sufficienza.
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ennio
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mercoledì 27 febbraio 2019
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la corruzione come filosofia di vita
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Al di là della trama da thriller poliziesco classico, il film si distingue soprattutto per la rappresentazione di una società basata sulla corruzione sistematica nella gestione del potere. Al confronto, i poliziotti di L.A. confidential sono una banda di puritani.
Per noi occidentali che guardiamo "da fuori" può risultare un'esagerazione, ma chiunque abbia passato almeno una settimana al Cairo potrà ritrovarvi il caos urbano e le ruberie generalizzate che sono all'ordine del giorno in quella città. Lo sfondo delle sommosse di piazza Tahrir non aggiunge molto alla vicenda, molto più interessante da questo punto di vista è il film "Clash" di Mohammed Diab.
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Al di là della trama da thriller poliziesco classico, il film si distingue soprattutto per la rappresentazione di una società basata sulla corruzione sistematica nella gestione del potere. Al confronto, i poliziotti di L.A. confidential sono una banda di puritani.
Per noi occidentali che guardiamo "da fuori" può risultare un'esagerazione, ma chiunque abbia passato almeno una settimana al Cairo potrà ritrovarvi il caos urbano e le ruberie generalizzate che sono all'ordine del giorno in quella città. Lo sfondo delle sommosse di piazza Tahrir non aggiunge molto alla vicenda, molto più interessante da questo punto di vista è il film "Clash" di Mohammed Diab.
Per essere un film destinato al mercato europeo la colonna sonora, rigorosamente di musica araba, è un pò eccessiva, e anche la sceneggiatura non è il massimo.
Tra gli attori si distingue solamente il protagonista Nouredin, un "brutto che piace" che ricorda vagamente il calciatore Chiellini.
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marcloud
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domenica 13 gennaio 2019
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se non fosse in egitto?
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Se non fosse un film ambientato in Egitto, a ridosso della rivolta di piazza Tahrir (2011), probabilmente le valutazioni di molti sarebbero state diverse. Tolti gli aspetti del film denuncia, cioè la corruzione della polizia e i servizi segreti che coprono i delitti dell'élite egiziana, non rimane molto a un film che per lunghi tratti risulta scontato e con dei passaggi di sceneggiatura quantomeno discutibili.
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vanessa zarastro
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sabato 10 marzo 2018
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la corruzione come sistema
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“The Nile Hilton Incident” – titolo originale del film - è un thriller-noir basato su una storia vera: nel 2008 la famosa cantante libanese Suzanne Tamin fu uccisa a Dubai e il colpevole era un businessman e parlamentare egiziano. Nel film siamo in Egitto nel gennaio 2011, pochi giorni prima dello scoppio della rivoluzione contro il Presidente Mubarak e il suo establishment.
Noredin Mustafa (Fares Fares, attore svedese di origine libanese) è un ufficiale di polizia de Il Cairo che ha il grado di maggiore ed è protetto dallo zio, il generale Kamal Mostafa (Yasser Ali Maher). Non disdegna qualche bustarella con cui ci compra l’erba da fumare che tiene nel freezer.
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“The Nile Hilton Incident” – titolo originale del film - è un thriller-noir basato su una storia vera: nel 2008 la famosa cantante libanese Suzanne Tamin fu uccisa a Dubai e il colpevole era un businessman e parlamentare egiziano. Nel film siamo in Egitto nel gennaio 2011, pochi giorni prima dello scoppio della rivoluzione contro il Presidente Mubarak e il suo establishment.
Noredin Mustafa (Fares Fares, attore svedese di origine libanese) è un ufficiale di polizia de Il Cairo che ha il grado di maggiore ed è protetto dallo zio, il generale Kamal Mostafa (Yasser Ali Maher). Non disdegna qualche bustarella con cui ci compra l’erba da fumare che tiene nel freezer. Ha perso la moglie in un incidente d’auto e deve accudire, alternandosi con il fratello, il padre anziano non più autonomo del tutto.
A un certo punto nel lussuoso Hotel Nil Hilton viene uccisa una famosa cantante che, si capirà dopo, era l’amante di Hatem Shafiq (Ahmed Selim), un facoltoso parlamentare egiziano, imprenditore e costruttore, e per di più amico del Presidente. Salwa (la bellissima Mari Malek), è una cameriera sudanese senza permesso di soggiorno, che ha visto il ricco parlamentare uscire dalla stanza dopo un litigio e arrivare il killer professionista. Si nasconde, e poi scappa.
Da un supposto omicidio passionale, la scomoda indagine porterà a qualcosa di indescrivibile, in cui sembra che tutti siano un po’ implicati – compresi Servizi segreti e la Sicurezza di Stato - così che il caso sarà insabbiato, considerato suicidio. Un ultimo sprazzo di orgoglio contro l’assenza totale di giustizia nella polizia egiziana, e di cui il film mostra vari esempi, farà sì che Noredin proseguirà in modo ostinato le sue indagini totalmente isolato, nonostante tutto e perfino il parere contrario dell’influente zio.
Tutto parte da questo evento e, dietro una trama un po’ complicata,“Omicidio al Cairo” descrive un contesto sociale e politico teso e la corruzione totalmente diffusa. Nella prima scena del film mostra l’auto dei poliziotti in borghese che fanno il giro attorno alla piazza Tahrir per ritirare il pizzo dai commercianti i quali, finalmente, si ribellano. In qualche modo Tarik Saleh, il regista svedese di origini egiziane, ci fornisce alcune motivazioni per l’odio della popolazione egiziana nei confronti dei poliziotti e dello scoppio della Primavera Araba.
Il Cairo è una metropoli di dieci milioni di abitanti e di oltre quindici come area metropolitana. “Omicidio al Cairo” mostra una città assolutamente inedita, sporca e disordinata, e del tutto inospitale; è descritta in crescita quantitativamente, con tantissimi metri cubi ancora da completare o da assegnare e invasa da traffico, rumore, larghe autostrade o vicoli grigi. Squallore e povertà sono lo scenario urbano che sparisce completamente solo nei fastosi insediamenti residenziali degli “intoccabili” con immunità parlamentare, che ricordano quelli sudamericani con campi da golf e vigilantes armati.
Il film si chiude con la scena nel giorno della festa della polizia il 25 gennaio quando la popolazione esasperata si riversò nelle piazze scontrandosi con i poliziotti e, in tal modo, la rivoluzione raggiunse il vertice. Purtroppo poi non è andata così bene come si sarebbe sperato, tanto è vero che ne abbiamo un drammatico esempio nel caso di Giulio Regeni.
Tarik Saleh, che ha costruito il film impostandolo sui gesti di corruzione quotidiana, è stato costretto a girare molte scene a Casablanca per una decisione dei servizi di sicurezza egiziani pochi giorni prima dell’inizio delle riprese. Il film è ben fatto, ha un bel ritmo ed è stato premiato al Sundance Film Festival dello scorso anno.
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maramaldo
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domenica 25 febbraio 2018
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ci vedono così in... svezia
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e dintorni. The Nile Hilton Incident è fatto da "svedesi" destinato a svedesi. Ed è per questo che - invece che sulle rive del Mediterraneo - ne avrei vietato la visione proprio da quelle parti. Ci sono regioni dell'anima dei popoli, più vaste di quanto si preferisca pensare, dove la gente crede in quello che fa e fa quello a cui l'han portato a credere, non limitandosi a chiassate e risse.
Film così di solito non arrivano nel "maghreb del nord", espressione cervellotica ma che rende l'idea. Essendoci un casuale riferimento ad un episodio che ci brucia, la nostra Distribuzione non ha voluto "sprecarlo" relegando, però, la "coraggiosa denuncia" in una manciata di localini appartati manco fosse una retrospettiva di Ingmar Bergman.
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e dintorni. The Nile Hilton Incident è fatto da "svedesi" destinato a svedesi. Ed è per questo che - invece che sulle rive del Mediterraneo - ne avrei vietato la visione proprio da quelle parti. Ci sono regioni dell'anima dei popoli, più vaste di quanto si preferisca pensare, dove la gente crede in quello che fa e fa quello a cui l'han portato a credere, non limitandosi a chiassate e risse.
Film così di solito non arrivano nel "maghreb del nord", espressione cervellotica ma che rende l'idea. Essendoci un casuale riferimento ad un episodio che ci brucia, la nostra Distribuzione non ha voluto "sprecarlo" relegando, però, la "coraggiosa denuncia" in una manciata di localini appartati manco fosse una retrospettiva di Ingmar Bergman. Eppure, se dalle sponde del Nilo la vicenda avesse traslocato a sud delle sponde del Rio Grande il film di Tarik Saleh avrebbe riscosso ben altra attenzione di pubblico e di critica. Pensate: poliziotti corrotti (ne avrete visto qualcuno); "servizi" al servizio di loschi potenti (narco e cia in joint venture); slum degradati (non occorre mettersi in viaggio); reietti diseredati per i quali non c'è speranza o riscatto.
Non devono fuorviarvi: le effigi dello statista da noi meglio conosciuto come uno "zio"; la fronte bassa e il profilo a becco da dio Horus di Noredin (Fares Fares). La connotazione del Paese, l'ambientazione fittizia, ci dicono di un lavoro artificioso, fatto quasi per sentito dire da ragazzi che non vi sono nati, cresciuti, marciti e... scappati. La "storia vera" su cui è ricalcato Omicidio al Cairo è un vecchio cliché non infrequente sia nella realtà che nella fiction.
Una cosa insegna o, meglio, insinua il dubbio in chi si è illuso ovvero ha fatto mostra di illudersi: che può fiorire in una "primavera" che si annuncia con sommosse, vandalismi e colpi di kalashnikov?
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luigagli
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sabato 24 febbraio 2018
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senza legge né gioia
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Non era facile creare il personaggio per guidarci in un film di denuncia, retrospettiva e forse attuale, che non fosse uno stucchevole e puro idealista fuori contesto. Aver affidato le indagini ad un Caronte abbietto senza sentimenti né gioia, rende il quadro ambientale ancora più' cupo e senza speranza, un sistema in cui la corruzione non è più tale perche' indistinguibile dal quotidiano della società civile. Tanto da darci la sensazione di vivere in un paese felice:fcome del resto anche il nostro personaggio sembra credere, stupefatto alla visione di un nostro quiz televisivo. E nemmeno la folla della primavera del 2011, anno in cui il film è ambientato, sembra cercare speranza ma solo esprimere la saturazione di un sistema e per un sistema che troppi esclude e che dovora se' stesso.
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Non era facile creare il personaggio per guidarci in un film di denuncia, retrospettiva e forse attuale, che non fosse uno stucchevole e puro idealista fuori contesto. Aver affidato le indagini ad un Caronte abbietto senza sentimenti né gioia, rende il quadro ambientale ancora più' cupo e senza speranza, un sistema in cui la corruzione non è più tale perche' indistinguibile dal quotidiano della società civile. Tanto da darci la sensazione di vivere in un paese felice:fcome del resto anche il nostro personaggio sembra credere, stupefatto alla visione di un nostro quiz televisivo. E nemmeno la folla della primavera del 2011, anno in cui il film è ambientato, sembra cercare speranza ma solo esprimere la saturazione di un sistema e per un sistema che troppi esclude e che dovora se' stesso. Un pensiero al nostro Giulio che ne è rimasto tragicamente stritolato.
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mauriziod
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sabato 2 settembre 2017
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se qualcuno volesse avere le idee chiare su guido
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Se qualcuno volesse avere le idee chiare sul quadro in cui si è svolto l'omicidio di Guido Regeni
basterà vedere questo coraggioso film realizzato da un egiziano che vive nel nord-europa.
Il polar che fa da sfondo è solo un pretesto per denunciare la corruzione in cui versavano e versano i vari corpi dello stato
dalla polizia ai servizi segreti
Le copiose immaggini delle brutture della città mostrano ovunque degrado , perché tale è la condizione del paese
bello fuori marcio dentro.
Bravissimo il regista che ha saputo attraverso una trama incalzante con continui rovesci della situazione farci navigare
nei meandri oscuridella polizia egiziana e di corpi di sicurezza dello stato, proprio quando il regime di Mumbarak andava disfacendosi
Bisognava, con la primavera araba, cambiare tutto, perchè tutto restasse come prima e la non-misteriosa morte di Guido ,avvenuta dopo
la cosiddetta primavera ,ce lo dimostra .
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Se qualcuno volesse avere le idee chiare sul quadro in cui si è svolto l'omicidio di Guido Regeni
basterà vedere questo coraggioso film realizzato da un egiziano che vive nel nord-europa.
Il polar che fa da sfondo è solo un pretesto per denunciare la corruzione in cui versavano e versano i vari corpi dello stato
dalla polizia ai servizi segreti
Le copiose immaggini delle brutture della città mostrano ovunque degrado , perché tale è la condizione del paese
bello fuori marcio dentro.
Bravissimo il regista che ha saputo attraverso una trama incalzante con continui rovesci della situazione farci navigare
nei meandri oscuridella polizia egiziana e di corpi di sicurezza dello stato, proprio quando il regime di Mumbarak andava disfacendosi
Bisognava, con la primavera araba, cambiare tutto, perchè tutto restasse come prima e la non-misteriosa morte di Guido ,avvenuta dopo
la cosiddetta primavera ,ce lo dimostra .
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[+] il nome è giulio.
(di no_data)
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