enrico
|
martedì 25 aprile 2023
|
terrificante solitudine
|
|
|
|
Questo è, tra tutti i film che ho visto, quello che descrive meglio la società di questi tempi, rabbiosi, desolanti e spietati. Brody immenso, nell'Olimpo degli attori piú bravi di tutti i tempi.
|
|
[+] lascia un commento a enrico »
[ - ] lascia un commento a enrico »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
lunedì 22 agosto 2022
|
il dolore e la memoria
|
|
|
|
Henry Barthes inizia un nuovo incarico di supplenze presso una scuola superiore della periferia americana. L’ambiente è molto difficile, l’ostilità degli studenti e la frustrazione dei colleghi rendono il suo compito davvero arduo. Henry però ha un passato duro e questo lo rende capace di resistere alle provocazioni che arrivano dagli studenti e dai colleghi e allo stesso tempo rimanere empatico. Nel suo tentativo di aiutare i ragazzi conoscerà vittorie e sconfitte.
Il film di Tony kaye è centrato sulla realtà delle scuole americane. È una rappresentazione dura che inevitabilmente finisce per coinvolgere lo spettatore, a fronte di pur evidenti, momenti di eccessiva retorica tipici de questa cinematografia.
[+]
Henry Barthes inizia un nuovo incarico di supplenze presso una scuola superiore della periferia americana. L’ambiente è molto difficile, l’ostilità degli studenti e la frustrazione dei colleghi rendono il suo compito davvero arduo. Henry però ha un passato duro e questo lo rende capace di resistere alle provocazioni che arrivano dagli studenti e dai colleghi e allo stesso tempo rimanere empatico. Nel suo tentativo di aiutare i ragazzi conoscerà vittorie e sconfitte.
Il film di Tony kaye è centrato sulla realtà delle scuole americane. È una rappresentazione dura che inevitabilmente finisce per coinvolgere lo spettatore, a fronte di pur evidenti, momenti di eccessiva retorica tipici de questa cinematografia. Attraverso la formula dei flashback e del mockumentary Kaye focalizza il suo lavoro su tre punti: la memoria, il dolore che a questa è inevitabilmente associato e le strategie di uscita che i singoli individui adottano per affrontare tutto ciò. Vivere in fondo l’esperienza del dolore porta alcuni a tentare di aiutare chi è nelle sue stesse condizioni emotive, ed altri all’autodistruzione. Il sottile confine sta nella possibilità di rimanere empatici senza essere totalmente coinvolti dall’esperienza dolorosa propria ed altrui: nel primo caso la risorsa aiuta a sopravvivere, nel secondo soccombere è inevitabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
tamburel
|
lunedì 15 febbraio 2021
|
pugno nello stomaco
|
|
|
|
Potente, toccante, commovente... Interpretazione magistrale. Da vedere non per svago.
|
|
[+] lascia un commento a tamburel »
[ - ] lascia un commento a tamburel »
|
|
d'accordo? |
|
|
sabato 28 aprile 2018
|
la consapevolezza
|
|
|
|
Annalice coglie l essenza stessa del film senza mai derivare in facili giudizi stereotipati. Coglie la insana consapevolezza del proprio fallimento in un contesto arido e scevro di prospettive. Brava Annafelice. Film assuraramente vero.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
greatsteven
|
martedì 31 ottobre 2017
|
il distacco superato senza ricerche di felicità.
|
|
|
|
DETACHMENT – IL DISTACCO (USA/UK, 2012) diretto da TONY KAYE. Interpretato da ADRIEN BRODY, SAMI GAYLE, JAMES CAAN, CHRISTINA HENDRICKS, LUCY LIU, MARCIA GAY HARDEN, TIM BLAKE NELSON, BLYTHE DANNER, LOUIS ZORICH, BRYAN CRANSTON
Henry Barthes lavora come supplente di letteratura nei licei del New Jersey. Ha dei trascorsi famigliari davvero terribili: il padre lo abbandonò quand’era piccolo e a sette anni assistette al suicido della madre per overdose di pillole, in seguito al quale il suo nonno materno perse la ragione, continuando a credere viva la figlia.
[+]
DETACHMENT – IL DISTACCO (USA/UK, 2012) diretto da TONY KAYE. Interpretato da ADRIEN BRODY, SAMI GAYLE, JAMES CAAN, CHRISTINA HENDRICKS, LUCY LIU, MARCIA GAY HARDEN, TIM BLAKE NELSON, BLYTHE DANNER, LOUIS ZORICH, BRYAN CRANSTON
Henry Barthes lavora come supplente di letteratura nei licei del New Jersey. Ha dei trascorsi famigliari davvero terribili: il padre lo abbandonò quand’era piccolo e a sette anni assistette al suicido della madre per overdose di pillole, in seguito al quale il suo nonno materno perse la ragione, continuando a credere viva la figlia. Uomo triste e disilluso, Henry ha trasformato il distacco nella sua disciplina di vita: mai attaccarsi né affezionarsi ad oggetti o persone. Tutto procede secondo il suo metodo, finché non viene incaricato, dalla preside Carol Dearden, di insegnare per un intero anno scolastico preso un istituto popolato da studenti volgari e frustrati con genitori irascibili e indifferenti, assieme ad insegnanti stanchi e delusi. Per Henry si apre un mondo fino ad allora per lui sconosciuto: fa amicizia con vari colleghi – Sarah Madison, Charles Seaboldt, Mrs. Perkins, la psicologa scolastica Doris Parker, Mr. Wyatt – e conosce i suoi studenti, che dapprima lo maltrattano come fanno con tutti gli altri professori, ma poi, passo dopo passo, gli si affezionano e si dispiacciono quando la sua supplenza termina. Contemporaneamente, Henry deve fare i conti con due ragazze pressappoco della stessa età: la prima è una sua allieva, Meredith, obesa, con la passione per la fotografia, senza amici e con il suo professore come unico e sincero confidente; la seconda è Erica, baby prostituta appena sedicenne che batte i marciapiedi e che Henry conosce una sera, rientrando a casa sul bus, dopo che un suo cliente s’era rifiutato di pagarla. Henry ospita Erica a casa propria e diventa quasi come un padre per lei, scoprendo di avere in comune con la sfortunata adolescente più cose di quante credesse. Non potrà però tenerla con sé per sempre: un giorno vengono i servizi sociali minorili a prelevarla, ma un abbraccio fra lei e il suo salvatore, dopo che Meredith si sarà suicidata ingerendo di propria iniziativa un pasticcino avvelenato, gli restituirà (o darà per la prima volta) un calore umano di cui era giunto perfino a dubitarne l’esistenza. Negli ultimi dieci anni, i film ambientati in ambito scolastico son stati molti: l’ottimo Entre les murs (Laurent Cantet, 2008), il significativo Monsieur Lazhar (Philippe Falardeau, 2012), l’anticonformista Bad Teacher (Jake Kasdan, 2011). A quale Detachment assomigli di più è una domanda cui è complicatissimo fornire una risposta, ma non gli si può negare il merito di costruire un personaggio principale commovente, straziante e altruista che affronta una metamorfosi da cima a fondo non solo come lavoratore, ma anche come essere umano. Benché l’alunna che più gli è vicina lo raffigura come un individuo privo del volto in una classe vuota, Barthes arriva a capire la natura intima delle cose e nei rapporti sociali adopera due pesi: aiuta gli altri a crescere e fa maturare sé stesso. Affiancato da un cast di ottimi e bravissimi attori, Brody tira fuori il meglio da una recitazione sotto le righe che strappa un meritato applauso per come comprende e fronteggia la natura contraddittoria e severa del suo protagonista. E, quanto al resto del cast summenzionato, troviamo: un J. Caan (il Santino Corleone de Il padrino) in formissima nel ruolo del simpatico e provocatorio, ma pur sempre onesto, professor Seaboldt che prende per i fondelli un ragazzo che gli lancia contro scurrilità e subito dopo offre ad una studentessa un mantello per coprirsi in quanto vestita in modo troppo succinto; una C. Hendricks (la Joan Holloway di Mad Men, indimenticabile capo-segretaria) che, vestendo i panni della professoressa Madison, intrallazza col nuovo arrivato, lo invita a cena a casa propria e ne capisce le motivazioni interiori che animano il suo comportamento; una B. Danner (nella vita reale, madre di Gwyneth Paltrow) che, malgrado il suo ruolo da poco più che un cammeo, si mette positivamente in mostra contestando l’appaltatore durante la riunione scolastica rinfacciandogli la sua megalomania; una L. Liu nelle vesti della dottoressa Parker, attenta psicologa che arriva ad urlare in faccia ad un’allieva impertinente il suo poco glorioso futuro con una foga al tempo stesso lacrimante e furibonda; un B. Cranston (il Walter White di Breaking Bad) al quale avrebbero dovuto dare maggior spazio, nei panni di Mr. Dearden, il marito della preside, interpretata da M. G. Harden, melliflua, affabulatrice e attaccata al suo scranno, nonostante sappia che per l’anno venturo dovrà cedere lo scettro della direzione della scuola; un T. B. Nelson che, solo quando Brody gli chiede perché si aggrappi al cancello recintato del campetto erboso da calcio, si rende noto che almeno una persona si accorge di lui e non lo ignora con aria di superba superiorità; un L. Zorich perfetto nel dare corpo e voce al nonno impazzito, affidato alle cure di un’infermiera distratta e sbadata, che scambia il nipote per la figlia e vive nel ricordo di lei rimanendo infisso ad un letto, con la mente gravemente instabile, pieno di flebo e fili di ogni genere e con l’unico conforto di avere accanto, anche nel rigor mortis, qualcuno con cui conversare; e infine la debuttante S. Gayle, al suo primo film, che interpreta la giovanissima meretrice Erica che non ha un soldo bucato in tasca ed è priva di persone al mondo che la rispettino, escluso Henry, che non la tratta mai come una prostituta, ma sa apprezzarne le qualità e la incoraggia a cambiare stile di vita per guardare al futuro con sguardo più sereno e roseo. Film d’attori, dunque, ma dotato pure di un solido impianto a livello di copione: la sceneggiatura di Carl Lund offre a ciascun personaggio carta bianca pur tenendo tutti a briglia stretta, ma dando al contempo il nulla osta per imbastire una vicenda sapientemente in bilico fra il pathos e l’autoironia, la violenza verbale e la pace calmante dei momenti di silenzio, le esplosioni di collera e gli abbracci piangenti, il desiderio di farsi sopraffare dal dolore e la voglia che gli si contrappone duramente di tirare avanti e continuare a vivere pur fra mille sofferenze e sebbene manchino quegli appigli immateriali, o meglio, quella fede mai cieca ma sempre tangibile nella speranza che il marciume da noi vissuto oggi, si tramuti in seguito in un percorso atto alla nostra completa e più profonda maturazione psicologico-intellettuale. Un finale meraviglioso con la classe vuota, irta di sedie e banchi rovesciati, cartoni strappati, fogli di libri sgualciti fatti svolazzare dal vento che penetra dalla finestra aperta, in cui Brody legge il finale di un racconto di Edgar Allan Poe che non ha la lieta fine, ma spiega tutto quanto c’è da sapere sull’inutilità della disperazione, sull’ambiguità rischiosa del distacco e sulla necessità contemporaneamente impellente e graziosa di amare chi sa contraccambiarci quando abbiamo bisogno di lui o di lei. Molto istruttivo anche il passaggio in cui Brody spiega alla classe, citando 1984 di Orwell, l’annullamento cerebrale in cui la società odierna vuol far precipitare le masse, specialmente i giovani, contrapponendo alla libertà di pensiero (valore unico e insostituibile) la falsità imposta dall’alto, le menzogne infidamente convertite in verità a furia di ripetizioni, l’invito a non acculturarsi ma ad indottrinarsi secondo le regole di un silente regime cospiratore e la macerazione totale dell’anima per creare il nulla dentro al cuore di uomini e donne, un nulla che, per l’appunto, induce al distacco più disinteressato e spassionato, ma che invece andrebbe combattuto impegnandosi ognuno nella sua battaglia personale contro i dolori che nella vita capitano senza andarli a cercare, le sfortune che sopraggiungono portando seco disgraziati avvenimenti che lasciano senza parole né forza di proseguire, gli attimi d’impazienza che sfregano con violenza e inibiscono il desiderio di coltivare ambizioni e la paura di essere noi stessi in un mondo che ci vuole dominare e plasmare a suo riservato piacimento. Un capolavoro in cui Kaye, come regista, ci mette la farina del suo sacco dirigendo la materia narrativa come un esperto camionista guiderebbe il suo tir per quattordici ore filate di viaggio e dando l’acqua della vita ad una pellicola di genere drammatico che conduce ad acque tranquille, accantonando il pericolo di suggerire la resa, ma rimpiazzandola con immane saggezza con una malinconia esistenziale che allontana da sé la commiserazione quanto la disperazione per raccogliere a quattro mani l’audacia e renderla l’arma, magari a doppio taglio, ma quanto mai efficace e urgente, con cui dare un calcio al passato ed edificare mattone su mattone il palazzo degli amici, degli affetti, dei parenti e dei potenziali da valorizzare, senza mai vergognarsi né sminuirsi. E in questo obiettivo non solo Kaye, ma anche tutto il rimanente cast artistico e tecnico, hanno centrato un bersaglio assai difficile da centrare, e di ciò va loro reso merito con tanto di cappello. Volenterosi, lodevoli, carismatici, memorabili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a greatsteven »
[ - ] lascia un commento a greatsteven »
|
|
d'accordo? |
|
astromelia
|
giovedì 4 maggio 2017
|
umanamente splendido
|
|
|
|
uno di quei film che ti capita di vedere per caso a distanza di tempo, ma che ti ricompensano nella visione,tremendamente veritiero e insieme colmo di riflessione,commovente fino alle lacrime,specchio della realtà globale del vissuto di ognuno sia esso insegnante alunno genitore,perfetta la sceneggiatura con un adrian brody sempre eccellente,come oso dire sempre,ci sono film e film,questo è un'opera d'arte...
|
|
[+] lascia un commento a astromelia »
[ - ] lascia un commento a astromelia »
|
|
d'accordo? |
|
peer gynt
|
sabato 23 luglio 2016
|
il malessere dell'animo con cui dobbiamo convivere
|
|
|
|
Ottimo film dotato di una scrittura ricca e pensosa, di uno stile originale (con quegli inserimenti in stile documentario, quei flashback in found-footage e quei frammenti di cartone animato stilizzato) e un gruppo di attori tutti intensi e ben calibrati. Insomma, davvero un ottimo lavoro, che è anche un film tristissimo, che ritrae l'eterno e quasi totale fallimento di chi vuole aiutare gli altri ad uscire dalla loro pervasiva disperazione ma non può. Malgrado tutto il suo impegno, malgrado la tenera disperazione che lo pervade, malgrado l'amore che vorrebbe dare per cancellare lo scoramento nell'animo degli altri, non può. Si accorge che è impossibile, soprattutto se ci si fa travolgere proprio da quei sentimenti di partecipazione (amore, affetto, comprensione, pietà) che o sono inutili o sono addirittura dannosi (per te, perché fin da subito travisati, per gli altri, perché li portano a sentire ancor di più il proprio disperante peso di vivere).
[+]
Ottimo film dotato di una scrittura ricca e pensosa, di uno stile originale (con quegli inserimenti in stile documentario, quei flashback in found-footage e quei frammenti di cartone animato stilizzato) e un gruppo di attori tutti intensi e ben calibrati. Insomma, davvero un ottimo lavoro, che è anche un film tristissimo, che ritrae l'eterno e quasi totale fallimento di chi vuole aiutare gli altri ad uscire dalla loro pervasiva disperazione ma non può. Malgrado tutto il suo impegno, malgrado la tenera disperazione che lo pervade, malgrado l'amore che vorrebbe dare per cancellare lo scoramento nell'animo degli altri, non può. Si accorge che è impossibile, soprattutto se ci si fa travolgere proprio da quei sentimenti di partecipazione (amore, affetto, comprensione, pietà) che o sono inutili o sono addirittura dannosi (per te, perché fin da subito travisati, per gli altri, perché li portano a sentire ancor di più il proprio disperante peso di vivere). E allora, cosa fare e come farlo? Agire, ma con un distacco che pare insensibilità e non è, pare crudezza ed è invece l'unica sorta di amore che si può dare senza fare male. Perché tutti nella vita, prima o dopo, chi più chi meno, come dice il personaggio interpretato da Adrien Brody, "abbiamo dei problemi, abbiamo qualcosa con cui fare i conti. E li portiamo a casa con noi, alla sera, li portiamo con noi al lavoro, al mattino. E ci portiamo dentro la mancanza di speranza, la consapevolezza di essere alla deriva nel mare, sapete, senza appigli, senza sicurezze, quando pensavi di essere l'unico a lanciare le bocce". E quello che spesso scopriamo di avere dentro è proprio quello che ci è stato descritto così bene da Edgar Allan Poe nel suo capolavoro "The fall of the house of Usher", parole con le quali gli sceneggiatori chiudono perfettamente il film: "a sense of insufferable gloom, an iciness, a sinking, a sickening of the heart", ovvero "un senso d'insoffribile abbattimento, un raggelamento, uno sprofondamento, un malessere dell'animo". Sentimento che ti porti dentro alla fine del film e che ti accompagna per molta parte della vita.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a peer gynt »
[ - ] lascia un commento a peer gynt »
|
|
d'accordo? |
|
folgore94
|
martedì 21 gennaio 2014
|
gran film
|
|
|
|
POCHI FILM MA DI NOTEVOLE SPESSORE PER IL REGISTA!
|
|
[+] lascia un commento a folgore94 »
[ - ] lascia un commento a folgore94 »
|
|
d'accordo? |
|
silviorighini
|
venerdì 8 novembre 2013
|
bellissimo.
|
|
|
|
Un film meraviglioso, mi spiace che la recensione di questo sito lo descriva banalmente come un film sulla scuola americana. La scuola è solo una metafora: superficiale non accorgersene, ma forse non ci si deve stupire.
Il film racconta con grandissima sensibilità e poesia, ma anche con grande lucidità e senza compiaciuti moralismi, la dolorosa e inconfessabile disgregazione della società e la altrettanto dolorosa e incerta nascita della persona umana.
[+]
Un film meraviglioso, mi spiace che la recensione di questo sito lo descriva banalmente come un film sulla scuola americana. La scuola è solo una metafora: superficiale non accorgersene, ma forse non ci si deve stupire.
Il film racconta con grandissima sensibilità e poesia, ma anche con grande lucidità e senza compiaciuti moralismi, la dolorosa e inconfessabile disgregazione della società e la altrettanto dolorosa e incerta nascita della persona umana.
Un raro caso in cui un film arriva, forse, dove nessuna parola scritta potrebbe mai arrivare. Ma soprattutto un film che, anche se oscuramente, vede lontano.
Adrien Brody, grandissimo, supera se stesso, tanto da sembrare l'unico attore possibile per questo film, e il film sembra essere l'unico possibile per lui.
Lo metto senza dubbio alcuno nel reparto dei miei film più amati.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a silviorighini »
[ - ] lascia un commento a silviorighini »
|
|
d'accordo? |
|
drago99
|
venerdì 1 novembre 2013
|
un film capolavoro
|
|
|
|
un film davvero ben fatto che rappresenta i problemi della società
|
|
[+] lascia un commento a drago99 »
[ - ] lascia un commento a drago99 »
|
|
d'accordo? |
|
|