Detachment - Il distacco |
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Un film di Tony Kaye.
Con Christina Hendricks, Adrien Brody, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston.
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Titolo originale Detachment.
Drammatico,
durata 97 min.
- USA 2011.
- Officine Ubu
uscita venerdì 22 giugno 2012.
MYMONETRO
Detachment - Il distacco
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il malessere dell'animo con cui dobbiamo conviveredi Peer GyntFeedback: 23119 | altri commenti e recensioni di Peer Gynt |
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sabato 23 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ottimo film dotato di una scrittura ricca e pensosa, di uno stile originale (con quegli inserimenti in stile documentario, quei flashback in found-footage e quei frammenti di cartone animato stilizzato) e un gruppo di attori tutti intensi e ben calibrati. Insomma, davvero un ottimo lavoro, che è anche un film tristissimo, che ritrae l'eterno e quasi totale fallimento di chi vuole aiutare gli altri ad uscire dalla loro pervasiva disperazione ma non può. Malgrado tutto il suo impegno, malgrado la tenera disperazione che lo pervade, malgrado l'amore che vorrebbe dare per cancellare lo scoramento nell'animo degli altri, non può. Si accorge che è impossibile, soprattutto se ci si fa travolgere proprio da quei sentimenti di partecipazione (amore, affetto, comprensione, pietà) che o sono inutili o sono addirittura dannosi (per te, perché fin da subito travisati, per gli altri, perché li portano a sentire ancor di più il proprio disperante peso di vivere). E allora, cosa fare e come farlo? Agire, ma con un distacco che pare insensibilità e non è, pare crudezza ed è invece l'unica sorta di amore che si può dare senza fare male. Perché tutti nella vita, prima o dopo, chi più chi meno, come dice il personaggio interpretato da Adrien Brody, "abbiamo dei problemi, abbiamo qualcosa con cui fare i conti. E li portiamo a casa con noi, alla sera, li portiamo con noi al lavoro, al mattino. E ci portiamo dentro la mancanza di speranza, la consapevolezza di essere alla deriva nel mare, sapete, senza appigli, senza sicurezze, quando pensavi di essere l'unico a lanciare le bocce". E quello che spesso scopriamo di avere dentro è proprio quello che ci è stato descritto così bene da Edgar Allan Poe nel suo capolavoro "The fall of the house of Usher", parole con le quali gli sceneggiatori chiudono perfettamente il film: "a sense of insufferable gloom, an iciness, a sinking, a sickening of the heart", ovvero "un senso d'insoffribile abbattimento, un raggelamento, uno sprofondamento, un malessere dell'animo". Sentimento che ti porti dentro alla fine del film e che ti accompagna per molta parte della vita.
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