Detachment - Il distacco

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Un film di Tony Kaye. Con Christina Hendricks, Adrien Brody, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston.
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Titolo originale Detachment. Drammatico, durata 97 min. - USA 2011. - Officine Ubu uscita venerdì 22 giugno 2012. MYMONETRO Detachment - Il distacco * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'cchiappa ragazzi nella voragine della scuola Valutazione 4 stelle su cinque

di Riccardo Tavani


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domenica 11 novembre 2012

Fin dalle prime scene di questo film, torna alla mente un’immagine che è anche il titolo di un celebre romanzo americano del 1951, “The Catcher in the Rye” di J. D. Salinger. In Italia è stato tradotto con “Il giovane Holden”, perché il titolo originale è pressoché intraducibile nella nostra lingua. Corrisponde a qualcosa come “Il raccoglitore nella segale” ed è il mestiere che Holden vorrebbe fare da grande: salvare i ragazzini che rischiano di cadere giù dai bordi di un campo di segale, posto ai limiti di un precipizio. Tale immagine fu scelta anche da un nostro grande neuro psichiatra infantile, Marco Lombardo Radice, morto nel 1989, a soli 41 anni, e autore con Lidia Ravera di un altro furoreggiante romanzo degli anni ‘70, “Porci con le ali”. La differenza tra il giovane Holden e il personaggio di questo film, l’insegnante di letteratura Henry Barthes, sta nel fatto che il primo sogna di salvare i ragazzini, il secondo no, anzi: vuole svolgere il suo lavoro e vivere la sua vita con distacco, al punto tale che si auto definisce non-persona. Eppure, lo dice una citazione di Albert Camus all’inizio del film: più vivevo con distacco più mi sentivo coinvolto. Henry Barthes non è un insegnante di ruolo ma un supplente permanente. È un tappabuchi nella voragine del sistema educativo americano. Non deve cercare di portare avanti il programma ma tentare di tenere i ragazzi a scuola, di fare loro superare il trimestre di mezzo, per poi riconsegnarli all’insegnante di ruolo per la conclusione dell’anno. Paradossalmente, proprio per questo, il suo ruolo non può essere che quello di “raccoglitore nella segale”. Sa che non può dare solo letteratura ma ragioni esistenziali sonanti per continuare a studiare e vivere la vita in un certo modo – non auto distruttivo. La vicenda del film lo coglie all’inizio del suo incarico di supplente in una tipica pubblica media superiore americana, ma che somiglia molto anche ai nostri istituti. Clima completamente degradato, ragazzi e genitori che insultano, minacciano gli insegnanti e sputano loro in faccia; la direttrice che sta per essere sbolognata e l’intera scuola messa in dubbio di sopravvivenza. La decomposizione della scuola pubblica, però, si riversa anche sulle strade pubbliche. Una notte Henry deve offrire ospitalità a una ragazzina che più che battere per sopravvivere, viene battuta dai suoi clienti e dalla vita stessa. Henry la raccoglie nella folta ombra notturna tra la segale, proprio sul bordo estremo del precipizio. Vede i giovani come ombre sole, insignificanti, private di qualsiasi speranza. Il sistema, non solo quello scolastico, ha completamente fallito nei loro confronti. E i ragazzi vedono nel suo “detachment” qualcosa di autenticamente coinvolgente e gli si attaccano, come a una possibilità se non di salvezza, almeno di speranza. Niente più che la cruciale frase di Walter Benjamin: “Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza” si addice a questo personaggio. È una speranza, però, senza facili illusioni. La diagnosi è affidata all’immagine dei corridoi della scuola invasi da foglie morte e pagine ingiallite di libri trascinate dal vento. Immagine ispirata a un’altro celebre inizio di romanzo, “Il crollo della casa degli Uscher” di Edgar Alla Poe: “Non so come fu, ma al primo sguardo ch'io diedi all'edificio, un senso intollerabile di abbattimento invase il mio spirito”. Eccellente prova d’attore del protagonista nella coraggiosa scelta di un copione non da botteghino ma vero.

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