|
Scarno, spoglio nell’immagine, nei personaggi, nel dialogo, nei mezzi cinematografici ed economici, quanto poetico, tragico e amaro nel portare senza infingimenti lo sguardo sotto la cenere della vita e della storia.
Una nonna, una madre, un padre gravemente malato di enfisema polmonare, un bambino dentro una disadorna e isolata casupola: poi torna da lontano, da chissà dove anche il nonno. Torna per tentare di salvare il figlio. Questo è il film colombiano, ambientato in una zona di coltivazione della canna da zucchero, tra super sfruttamento dei tagliatori e grandi roghi continui delle zone rasate, con pioggia costante, asfissiante il respiro, oscurante la luce di detriti e cenere. Questa l’ombra, la sombra, che grava senza speranza sulla terra.
Una critica vertiginosa della realtà che non è urlata, ma neanche propriamente detta: è solo mostrata attraverso l’economia massima delle immagini e delle parole. Un’angoscia straziante ti assale per quel bambino, senza gioie, giochi, giustizia sotto quel cielo di cenere e quella tierra della desolazione.
Un mondo fragile, con il minimo dei mezzi espressivi riesce a porre una radicale critica, senza conciliazione, a questa nostra realtà storica, con appena un minuscolo, incerto barlume di speranza nel finale. Acevedo restituisce un volto del presente a quell’origine del cinema che dalla radice amara della realtà sa estrarre autentico senso poetico-esistenziale. Glielo restituisce perché non lo smarrisca e anzi continui a tracciare il sentiero del suo futuro.
[+] lascia un commento a riccardo tavani »
[ - ] lascia un commento a riccardo tavani »
|