figliounico
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sabato 2 dicembre 2023
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contro tutti i pregiudizi
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Capolavoro dell’esordiente Lumet nel lungometraggio con una piece teatrale tratta da un soggetto di Rose con la sceneggiatura dello stesso Rose rifatta dal ’57 ad oggi almeno tre volte al cinema e mille volte al teatro in tutto il mondo, in Italia anche dal nostro Gassman figlio. Basato tutto sulla performance recitativa dei 12 attori interpreti dei componenti la giuria popolare, chiamata ad esprimersi sulla colpevolezza di un ragazzo accusato di parricidio, si svolge interamente nella stanza riservata alla giuria stessa ripresa da Lumet in modo tale da ottenere nello spettatore la stessa sensazione di claustrofobia provata dai giurati. Cast eccezionale in cui a parte il protagonista, Henry Fonda, spiccano nella trama, che segue lo schema favolistico di Propp, in due ruoli antitetici e complementari, Lee J.
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Capolavoro dell’esordiente Lumet nel lungometraggio con una piece teatrale tratta da un soggetto di Rose con la sceneggiatura dello stesso Rose rifatta dal ’57 ad oggi almeno tre volte al cinema e mille volte al teatro in tutto il mondo, in Italia anche dal nostro Gassman figlio. Basato tutto sulla performance recitativa dei 12 attori interpreti dei componenti la giuria popolare, chiamata ad esprimersi sulla colpevolezza di un ragazzo accusato di parricidio, si svolge interamente nella stanza riservata alla giuria stessa ripresa da Lumet in modo tale da ottenere nello spettatore la stessa sensazione di claustrofobia provata dai giurati. Cast eccezionale in cui a parte il protagonista, Henry Fonda, spiccano nella trama, che segue lo schema favolistico di Propp, in due ruoli antitetici e complementari, Lee J. Cobb, l’Antagonista passionale ed emotivo e E.G. Marshall, l’Antagonista razionale e freddo calcolatore; Joseph Sweeney, nello stesso ruolo del giurato numero 9 nell’omonimo episodio della serie televisiva americana Studio One, intitolato Twelve Angry Men, andato in onda tre anni prima, invece, rappresenta la saggezza senile, ovvero l’Aiutante, il Mago che coadiuverà il protagonista, ossia l’Eroe, nella ricerca della verità che porterà al ristabilimento dell’equilibrio della giustizia rotto e alla salvezza dell’innocente ingiustamente accusato dell’omicidio del padre. Lo script più che di un dramma sembra piuttosto avere i toni di un pamphlet scritto per denunciare implicitamente le ingiuste persecuzioni subite da molti attori e dagli ambienti di sinistra di Hollywood da parte del Maccartismo nel decennio precedente e più in generale contro i pregiudizi razzisti diffusi nella società americana dell’epoca.
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nero wolfe
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domenica 22 novembre 2020
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correzione
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Il testo della sintesi contiene un notevole errore: il movente dell'omicidio non è detto che sia la rapina, ma certamente non è l'odio verso il genitore.
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samanta
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mercoledì 5 settembre 2018
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12 uomin arrabbiati
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Il film è un capolavoro dopo 60 anni di vita,La regia è di Sidney Lumet al suo primo film pur avendo alle spalle numerose regie televise anche con attori che sarebbero diventati famosi come Grace Kelly. Successivamente fu regista in famosi flims per tutti: Quinto potere e il Verdetto. La sceneggiatura è di Reginald Rose tratta da un suo dramma teatrale. L'origine teatrale è evidente perché il film è ambientato praticamente in una sola stanza dove sono riuniti i 12 giurati che devon giudicare un parricidio che in caso di colpevolezza avrebbe comportato per il giovane imputato la pena di morte. Di tutti i giurati si viene a sapere il nome di 3 ,1 all'inizio e 2 nel finale.
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Il film è un capolavoro dopo 60 anni di vita,La regia è di Sidney Lumet al suo primo film pur avendo alle spalle numerose regie televise anche con attori che sarebbero diventati famosi come Grace Kelly. Successivamente fu regista in famosi flims per tutti: Quinto potere e il Verdetto. La sceneggiatura è di Reginald Rose tratta da un suo dramma teatrale. L'origine teatrale è evidente perché il film è ambientato praticamente in una sola stanza dove sono riuniti i 12 giurati che devon giudicare un parricidio che in caso di colpevolezza avrebbe comportato per il giovane imputato la pena di morte. Di tutti i giurati si viene a sapere il nome di 3 ,1 all'inizio e 2 nel finale.
Non condivido certa critica che vuole trasformare il film in un manifesto contro il razzismo o la pena di morte, tanto meno il populismo. In tutto il film non c'è una parola contro la pena di morte e lo sfogo contro gli abitanti dei bassifondi è del giurato 10 (Ed Begley grande attore) ripreso dal n. 9 (Joseph Sweeney) che dice "non dobbiamo guardare i nostri pregiudizi ma solo i fatti". E' questo il nocciolo del film: i giudice devono guardare solo i fatti e e ritenere l'imputao colpevole in assenza di "ragionevoli dubbi", princio che riflette l'assioma del diritto romano "in dubio pro reo" diritto di cui dobbiamo avere l'orgoglio di essere eredi. Il giurato n. 8 (un grande Henry Fonda) nel finale sintetizzerà tale principio quando afferma "non so quale sia la verità, forse lasciamo libero un colpevole, ma in c'é un ragionevole dubbio". Dal giudizio devono stare lontani i giudizi personali come quelli del giurato 3 (Lee J. Cobb) che aveva un figlio che gli si era ribellato e vedeva nell'imputato un altro giovane ribelle da punire. Il film quindi si accentra sulle prove contro l'imputato che sembrano schiaccianti, ma solo per l'insistenza del giurato n. 8 vengono esaminate e alla fine nascono ragionevoli dubbi e tutti diventano convinti della non colpevolezza.
Il film è compatto non c'é alcun momento di claustrofobia. l'uso della macchia da ripresa è magistrale, si passa dai primi piano alle riprese di gruppo addirittura dall'alto, i dialoghi sono serrati, con pochi tratti vengono descritte le individualità diverse: dal buon senso dell'operaio edile (n. 6 Edward Binns) alla razionalità presuntuosa dell'agente di cambio (n. 4 E.G. Marshall), tutti all'inizio convinti che le prove raccolte dall'accusa erano inconfutabili, anche per superficialità o menefrghismo come il n. 7 (Jack Warden) che vuole uscire presto per vedere la partita. E' il tempo d'oro di Hollywood che si poteva permettere per un film una grande sceneggiatura e un eccellente cast di ben 12 attori.
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giorgio
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lunedì 27 marzo 2017
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la recensione su mymovies fa pena, va sostituita
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Un ragazzo venuto dai quartieri popolari e proletari, economicamente e socialmente svantaggiati, è imputato dell’omicidio del padre. Dodici giurati devono decidere se condannarlo o assolverlo. Undici giurati su dodici sono sicuri della sua colpevolezza, uno solo (Henry Fonda), ne proclama l’innocenza. Nella stanza ristetta dove si riunisce la giuria, un uomo solo, contro tutti, comincia a smontare, uno per uno, tutti gli argomenti dell’accusa. A poco a poco, tutti gli altri giurati si convincono che ha ragione. In un breve lasso di tempo, il giurato che lo credeva innocente riesce a convincere tutti gli altri. Avvicente, entusiasmante, Lumet lascia che la verità e la ragione illumini a poco a poco le menti dei giurati, in un crescendo di colpi di scena e di dialettica applicata.
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Un ragazzo venuto dai quartieri popolari e proletari, economicamente e socialmente svantaggiati, è imputato dell’omicidio del padre. Dodici giurati devono decidere se condannarlo o assolverlo. Undici giurati su dodici sono sicuri della sua colpevolezza, uno solo (Henry Fonda), ne proclama l’innocenza. Nella stanza ristetta dove si riunisce la giuria, un uomo solo, contro tutti, comincia a smontare, uno per uno, tutti gli argomenti dell’accusa. A poco a poco, tutti gli altri giurati si convincono che ha ragione. In un breve lasso di tempo, il giurato che lo credeva innocente riesce a convincere tutti gli altri. Avvicente, entusiasmante, Lumet lascia che la verità e la ragione illumini a poco a poco le menti dei giurati, in un crescendo di colpi di scena e di dialettica applicata. Lumet mostra la forza della ragione, nonchè la violenza del suo uso contro coloro che sono affetti da pregiudizi personali. Il film rappresenta, senza dubbio, non soltanto un atto di accusa, implicito, contro la pena di morte, ma anche contro un sistema giudiziario classista e intriso di disuguaglianza, dove i diritti della povera gente, che non può pagare avvocati con tariffe a quattro cifre, possono essere calpestati.
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nonhosonno2015
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mercoledì 23 marzo 2016
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un'opera d'arte
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L'esordio di Sidney Lumet è un capolavoro senza tempo.
Intrattenere, tenere alta l'attenzione, non annoiare per quasi 100 minuti è un'impresa che può riuscire solo ai più grandi, infatti così su due piedi mi vengono in mente Polanski e Hitchcock.
Rimanendo su La parola ai giurati (12 angry men) non si può che lodare la sceneggiatura, seppur con qualche forzatura nel presentare i "ragionevoli dubbi", la regia perfetta e la prova degli attori, che riescono ad impersonare dei soggetti praticamente anonimi. Sì, perchè dei protagonisti sappiamo ben poco, di alcuni nulla, di nessuno i nomi (solo i due giurati più attivi si presentano alla fine della pellicola) ma sono subito lampanti le loro personalità.
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L'esordio di Sidney Lumet è un capolavoro senza tempo.
Intrattenere, tenere alta l'attenzione, non annoiare per quasi 100 minuti è un'impresa che può riuscire solo ai più grandi, infatti così su due piedi mi vengono in mente Polanski e Hitchcock.
Rimanendo su La parola ai giurati (12 angry men) non si può che lodare la sceneggiatura, seppur con qualche forzatura nel presentare i "ragionevoli dubbi", la regia perfetta e la prova degli attori, che riescono ad impersonare dei soggetti praticamente anonimi. Sì, perchè dei protagonisti sappiamo ben poco, di alcuni nulla, di nessuno i nomi (solo i due giurati più attivi si presentano alla fine della pellicola) ma sono subito lampanti le loro personalità.
Film di denuncia, il messaggio che ci lancia è agrodolce. La vita di chi è in attesa di giudizio è in mano a persone egoiste, superficiali con pregiudizi ma fortunatamente, seppur una minoranza, c'è chi ci mette testa e cuore prima di prendere decisioni.
Curato in ogni dettaglio è un film imperdibile e meritatamente nella storia del cinema.
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fabio57
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lunedì 14 dicembre 2015
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eccellente
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Lumet è stato un grande regista e questa è una delle sue migliori realizzazioni.Atto d'accusa contro il sistema giudiziario americano di quegli anni, è soprattutto una denuncia sulla barbara istituzione della pena di morte.Ma è anche la storia sorprendente di come un uomo solo riesca con la sua capacità introspettiva,la sua stringente logica deduttiva,il suo acuto spirito di osservazione ,la sua arguzia,la sua caparbietà, la sua purezza, a rovesciare l'esito di un processo che sembra scontato,e ad uno ad uno, affronta e vince i pregiudizi dei suoi colleghi giurati, smontando con sistematica meticolosità le loro motivazioni, dettate da codardie,da razzismi da superficialità,da meschini risentimenti.
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Lumet è stato un grande regista e questa è una delle sue migliori realizzazioni.Atto d'accusa contro il sistema giudiziario americano di quegli anni, è soprattutto una denuncia sulla barbara istituzione della pena di morte.Ma è anche la storia sorprendente di come un uomo solo riesca con la sua capacità introspettiva,la sua stringente logica deduttiva,il suo acuto spirito di osservazione ,la sua arguzia,la sua caparbietà, la sua purezza, a rovesciare l'esito di un processo che sembra scontato,e ad uno ad uno, affronta e vince i pregiudizi dei suoi colleghi giurati, smontando con sistematica meticolosità le loro motivazioni, dettate da codardie,da razzismi da superficialità,da meschini risentimenti.In un bianco e nero suggestivo,Henry Fonda regala una memorabile interpretazione
Imperdibile.
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antonio2011
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giovedì 20 agosto 2015
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uno dei capolavori assoluti del cinema
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Finalmente nel pieno di agosto è passato in televisione uno dei capolavori del cinema: la parola ai giurati di S. Lumet, che deve essere considerato tra i più grandi registi di tutti i tempi. Ogni aggettivo è insufficiente: maestria assoluta nelle riprese piano sequenza più primi piani, sceneggiatura perfetta, atmosfera perfetta, musica perfetta, recitazione superlativa di tutti gli attori nessuno escluso. Il contenuto è tipico dei film di denuncia del grande cinema americano. Denuncia dei pregiudizi, del razzismo, della superficialità. Film che ci fa pensare di come era grande il cinema americano di una volta paragonato a quello di adesso.
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il befe
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giovedì 19 febbraio 2015
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capolavoro
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luigi chierico
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venerdì 17 gennaio 2014
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vai ad ascoltarli
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Chi potrà assistere alla proiezione di questo straordinario film, potrà dirsi, a giusta ragione, di essere fortunato.
L’ho visto più di una volta perché, anche quando lo danno in tv, non posso perdere l’occasione di rinnovare il piacere che provai quando lo vidi la prima volta.
Il film va gustato in una sala di proiezione, o comunque in assoluto silenzio, non ci si può distrarre, occorre la massima concentrazione. Il continuo serrato dialogo, che mette in gioco la vita di un giovane che i 12 giurati sono stati chiamati a giudicare se oltre ogni ragionevole dubbio è colpevole oppure innocente., sembra richiedere la tua partecipazione al dibattito, è coinvolgente. La trama non importa, i personaggi, dall’imputato ai giurati, dal morto ai testi, non hanno bisogno di un nome, loro son quel che sono, sono tutti i giurati del mondo di cui nessuna cronaca fa il nome.
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Chi potrà assistere alla proiezione di questo straordinario film, potrà dirsi, a giusta ragione, di essere fortunato.
L’ho visto più di una volta perché, anche quando lo danno in tv, non posso perdere l’occasione di rinnovare il piacere che provai quando lo vidi la prima volta.
Il film va gustato in una sala di proiezione, o comunque in assoluto silenzio, non ci si può distrarre, occorre la massima concentrazione. Il continuo serrato dialogo, che mette in gioco la vita di un giovane che i 12 giurati sono stati chiamati a giudicare se oltre ogni ragionevole dubbio è colpevole oppure innocente., sembra richiedere la tua partecipazione al dibattito, è coinvolgente. La trama non importa, i personaggi, dall’imputato ai giurati, dal morto ai testi, non hanno bisogno di un nome, loro son quel che sono, sono tutti i giurati del mondo di cui nessuna cronaca fa il nome. Lo spettacolo,invece e la magnifica prestazione dei 12 protagonisti impone un commento.
Tra tutti sovrasta la figura di Henry Fonda, forse perché è l’unico a dover combattere contro tutti e contro tutto, già perché anche il tempo che trascorre è un nemico da vincere, vi sono gli impegni, la vita privata, il caldo: tutti da vincere.
Quanti giudici decidono in funzione di tali situazioni invece che sulla base di una approfondita disamina di un fatto delittuoso, per il quale si mette in gioco la sorte dell’imputato ma anche in gioco la propria coscienza.
Tutti i giurati devono raggiungere un giudizio unanime, ma tot capita tot sententiae, quindi ciascuno tenta di convincere che la propria ricostruzione dei fatti e, quindi, il proprio convincimento, non offre fianco ad incertezza o dubbio. Così in una giornata afosa anche i toni diventano caldi, accesi, al limite della correttezza. Sempre serafico nel suo vestito bianco, con candore Henry Fonda, il giurato numero 8, minuto dopo minuto, osservazioni su osservazioni, cerca di far emergere la sua tesi, sarà una vera impresa, uno contro tutti.
Il film girato nel 1957 è in bianco e nero, si svolge quasi interamente in una sola camera, attorno ad un tavolo su cui giacciono portacenere con tantissime sigarette ( quante certezze sono andate in fumo), occhiali da vista per chi non è oculato nel riflettere , qualche penna, il coltello serramanico, arma del delitto, giacche appese, cravatte abbandonate per dar sfogo alla voce di qualcuno intemperante.
E’ uno spettacolo da non perdere, si gusta ogni attimo, ogni passaggio. Vi è la tensione e la suspense per ogni volta che i giurati sono chiamati a votare per dare il loro verdetto: colpevole - non colpevole.
Alla regia c’è Sidney Lumet che con questa opera prima ha dato inizio a tanti altri capolavori,citarne qualcuno sarebbe come sottovalutare gli altri.
Mi chiedo, richiamando alla mente tanti recenti processi per omicidio, se ancora oggi i cittadini chiamati al difficile ruolo loro affidato di giurati, siano così scrupolosi prima di aver deciso per il si o il no; visto inoltre l’esito di tanti processi, dai verdetti contrastanti, emessi nei vari gradi di giudizio, mi chiedo ancora se possiamo ancora credere che tutti i Giudici Togati emettano la loro sentenza oltre ogni ragionevole dubbio, o non piuttosto, come ho sentito più volte affermare candidamente, “nell’intimo convincimento”.
Anche un arbitro che crede di aver visto un fallo da rigore, lo concede in tale intimo convincimento. Lui fischia ed i tifosi lo fischiano, potesse essere così anche in qualche aula di Tribunale!chigi
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luca scial�
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sabato 28 settembre 2013
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la capacità di far valere le proprie ragioni
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Un ragazzo neppure maggiorenne è imputato di parricidio. La parola viene data ai 12 giurati, che si riuniscono. Ognuno di loro ha caratteristiche comportamentali e psicologiche diverse dall'altro. Sono quasi tutti convinti che il ragazzo sia colpevole, eccetto uno, che con sapienti capacità persuasive fa valere le proprie ragioni a poco a poco sugli altri. Ma tre di loro sono duri da convincere.
Primo film di Sidney Lumet, fino ad allora impegnato per la Tv. Si ispira proprio a un dramma televisivo, di Reginald Rose e parla di giustizia e i suoi meccanismi non sempre giusti e limpidi. Un tema caro a Lumet, che contraddistinguerà la sua filmografia. La parte del leone viene affidata a Henry Fonda, nei panni dell'unico giurato convinto dell'innocenza del ragazzo (non a caso vestito tutto di bianco per distinguerlo dagli altri); figura anche come produttore.
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Un ragazzo neppure maggiorenne è imputato di parricidio. La parola viene data ai 12 giurati, che si riuniscono. Ognuno di loro ha caratteristiche comportamentali e psicologiche diverse dall'altro. Sono quasi tutti convinti che il ragazzo sia colpevole, eccetto uno, che con sapienti capacità persuasive fa valere le proprie ragioni a poco a poco sugli altri. Ma tre di loro sono duri da convincere.
Primo film di Sidney Lumet, fino ad allora impegnato per la Tv. Si ispira proprio a un dramma televisivo, di Reginald Rose e parla di giustizia e i suoi meccanismi non sempre giusti e limpidi. Un tema caro a Lumet, che contraddistinguerà la sua filmografia. La parte del leone viene affidata a Henry Fonda, nei panni dell'unico giurato convinto dell'innocenza del ragazzo (non a caso vestito tutto di bianco per distinguerlo dagli altri); figura anche come produttore. Semplice, lineare, forse un pò scontato, scorrevole nonostante si svolga in una stanza e si basi solo su dialoghi. Resta tra i film migliori di Lumet.
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