Nuovo Olimpo

Cortei, sale buie e amori segreti l'Amarcord di Ferzan Ozpetek

È quasi un paradosso che l'ultimo film di Ozpetek, "Nuovo Olimpo", esca direttamente su una piattaforma televisiva, per il pubblico del divano e non per quello della sala, perché la storia che ci viene raccontata ricorda con grande nostalgia quel cinemino d'essai vicino a via del Corso, un luogo dove tanti ragazzi hanno imparato ad amare i grandi registi e i loro capolavori. Ma quel cinema non era solo il punto di ritrovo di giovani cinefili, nella penombra della sala si incontravano anche molti omosessuali in cerca di rapide avventure, spesso consumate nei bagni. E naturalmente spesso le due categorie, cinefili appassionati e omosessuali clandestini, si fondevano in un'unica figura, quella dell'omosessuale cinefilo. È il caso di Enea, il protagonista del film, quasi un alter ego di Ozpetek, che al Nuovo Olimpo impara ad amare i film più importanti e anche ad amare Pietro, uno studente di medicina timido, sensibilissimo e ancora indeciso riguardo ai propri desideri. Tra i due, nella luce magica del proiettore, in quel tempietto della settima arte e della passione gaia, nasce un amore travolgente, assoluto, spirituale e carnale, felice eppure ancora fragile. Fuori dal cinema c'è la Roma degli anni Settanta, manifestazioni, cortei, lo spirito ribelle di una gioventù piena di ideali e spesso travolta dalla violenza. Il privato e il pubblico si intrecciano e a volte si ostacolano. E Pietro ed Enea mancano un appuntamento, si perdono per colpa di un incidente, non si ritrovano più. L'amore vissuto finisce quasi sempre in una delusione, le coppie si amano e poi si detestano, le passioni si spengono nei litigi: ma l'amore sognato resta intatto, la rosa più bella è quella che non fu colta, che mai è appassita in un vaso. E così il tempo e lo spazio separano per sempre Pietro e Enea: il primo diventa un medico stimato, si sposa con una donna bella e piena di tenerezza e di attenzioni, ma ignara del passato del marito, di quella ferita d'amore mai rimarginata; il secondo invece diventa un regista importante, ha un nuovo compagno e nell'anima ancora il ricordo dolente di quell'amore lontano, perfetto, perduto. " Ma bella più di tutte l'isola non trovata", scriveva Guido Gozzano, e l'amore più bello è quello che non si è mai consumato nella nebbia della quotidianità. Il film, dopo qualche esitazione, trova la sua forza emotiva nell'ultima parte, quando Enea rischia di perdere la vista per un incidente sul set e a operarlo e guarirlo è proprio Pietro, chirurgo degli occhi. Enea, bendato, non lo vede, ma capisce che è lui, perché il cuore non ha bisogno di prove reali, vede anche senza vedere. L'ultimo incontro è commovente, perché ormai la vita ha preso per entrambi altre strade e non è più possibile tornare indietro, ciò che non è stato non sarà mai, resterà sospeso nella dolcezza infinita dei sogni, splendente nella penombra dell'irrealtà, proprio come un film che non invecchia e non diventa mai tempo che passa e svanisce. Anche per questo sarebbe stato bello vedere " Nuovo Olimpo" su un grande schermo, magari proprio in quel cinemino del centro dove tanti ragazzi hanno iniziato ad amare Fellini, Bergman, Bunuel, i grandi maestri, e qualche volta anche ad amare qualcuno seduto due file più avanti.
Da La Repubblica, 11 novembre 2023


di Marco Lodoli, 11 novembre 2023