ghisi
|
lunedì 10 maggio 2021
|
nostalgia del cinema
|
|
|
|
È ormai noto che Woody Allen non è più bene accetto negli USA dopo l’ennesima riproposizione mediatica del caso di presunte molestie a Dylan, la figlia adottiva avuta con Mia Farrow, pur avendo avuto nel 1993 un giudizio in cui le accuse non sembravano avere fondamenta credibili per andare a un processo (così le conclusioni dello Yale New Haven Hospital e dei servizi sociali dello Stato di New York). Per queste ragioni il regista torna a girare (e distribuire) in Europa, stavolta in Spagna a distanza di tredici anni da “Viky Cristina Barcellona”.
Nel film “Rifkin’s Festival”Allen esplicita la sua passione per il cinema europeo attraverso una serie di citazioni in bianco e nero di film di Fellini, Bergman, Buñuel, Truffaut, Godard, Lelouch.
[+]
È ormai noto che Woody Allen non è più bene accetto negli USA dopo l’ennesima riproposizione mediatica del caso di presunte molestie a Dylan, la figlia adottiva avuta con Mia Farrow, pur avendo avuto nel 1993 un giudizio in cui le accuse non sembravano avere fondamenta credibili per andare a un processo (così le conclusioni dello Yale New Haven Hospital e dei servizi sociali dello Stato di New York). Per queste ragioni il regista torna a girare (e distribuire) in Europa, stavolta in Spagna a distanza di tredici anni da “Viky Cristina Barcellona”.
Nel film “Rifkin’s Festival”Allen esplicita la sua passione per il cinema europeo attraverso una serie di citazioni in bianco e nero di film di Fellini, Bergman, Buñuel, Truffaut, Godard, Lelouch.
Mort Rifkin (interpretato da Wallace Shawn), ex docente di storia del cinema “classico” specializzato in nouvelle vague francese, accompagna la moglie Sue (interpretata da Gina Gershon) al Festival Internazionale del cinema di San Sebastian. Lei cura l’ufficio-stampa di una serie di cineasti tra cui il regista Philippe (interpretato da Louis Garrel con il nome del padre regista), giovane promessa francese, in concorso con un film dal titolo pretenzioso di “Apocalyptic Dreams”.
Rifkin da molti anni cerca di scrivere un romanzo, il libro della vita che deve essere un capolavoro, e continua a strappare ogni foglio che inizia a scrivere, avendo un così alto ideale dell’io. A San Sebastian Mort comincia a sospettare che la moglie abbia una relazione con Philippe che travalichi il rapporto di lavoro e, si ritrova a farsi visitare dalla dottoressa Jo Rochas (interpretata da Elena Anaya), una cardiologa molto affascinante. Naturalmente Mort al cuore non ha nulla; i suoi dolori sono dovuti da un lato alla somatizzazione della gelosia, dall’altro all'esilio forzato da New York, la sua città-isola che gli infonde sicurezza.
Anche Jo è in una situazione difficile, ha sposato in seconde nozze Paco (interpretato da Sergi López), un pittore spagnolo fedifrago e narcisista, e la sua situazione matrimoniale è in crisi, così Mort finisce per invaghirsi di lei.
Come già fatto altre volte Woody Allen delega un altro attore a interpretare la parte di se stesso: Larry David “In basta che funzioni” del 2006, Jesse Eisenberg in “Café society” del 2016, o Timothée Chalamet nel recente “Un giorno di pioggia a New York” del 2019. Qui il compito lo assolve Wallace Shawn, forse un po' più simpatico e un po' meno nevrotico, da sempre amico del regista.
Il film è narrato come un’unica seduta psicoanalitica in cui Mort Rifkin racconta tutto il suo vissuto durante il periodo del Festival basco, inframezzata dai sogni in bianco e nero del protagonista che gli ricordano le aspettative dei genitori, e che rappresentano i suoi desideri e le sue paure. I pensieri di Mort prendono la forma dell’identificazione in ironiche citazioni filmiche: un momento è il Jules tradito in “Jules e Jim” (1962) di Truffaut o il truffaldino e seducente Michel Poiccard in “Fino all’ultimo respiro” (1960) di Godard, in un altro invece gioca a scacchi con la morte (interpretata da Cristopher Waltz) di bergmaniana memoria (“L’ultimo sigillo” del 1957). È presente anche una citazione di “Quarto potere” di Orson Welles del 1941,forse unico omaggio di Allen a un film non europeo, mentre fa dire al suo alter-ego che non ama i film americani come “Susanna” di Howard Hawks del 1938, “La vita è meravigliosa” di Frank Capra del 1946 e “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder del 1959.
A di là dei giudizi che Mort dà ai film, mi pare comunque che“Rifkin’s Festival”celebri la settima arte con rispetto, romanticismo, tanta ironia e anche con un pizzico di nostalgia.
Come sempre nei film di Woody Allen le realtà urbane giocano un ruolo importante. Anche questo film, infatti, è un’occasione per apprezzare la città basca di San Sebastián, passata da centro militare a centro commerciale e turistico verso la fine dell’Ottocento. È stata una località di villeggiatura della regina Isabella II di Spagna e durante la Belle époque si arricchì di molti edifici diventando uno dei centri balneari più vivaci del panorama europeo. È stata poi rilanciata negli anni ’50 con la costruzione del nuovo quartiere dell’Amara e l’istituzione del Festival Internazionale del cinema. La splendida fotografia di Vittorio Storaro un po' patinata da cinema a colori vecchio stampo, oltre alle celebri Playa de la Concha e Playa de Ondarreta, mette in evidenza l’impianto urbano classico, gli edifici in stile liberty, il lungomare e gli assi alberati di gusto francese con le panchine traforate. In ogni caso le atmosfere evocate da Allen e Storaro sono di grande charme e fanno venire tanta voglia di viaggiare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ghisi »
[ - ] lascia un commento a ghisi »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
martedì 4 maggio 2021
|
la leggerezza alleniana
|
|
|
|
Allen fa cinquanta.... film e tra poco, il 6 maggio, mai stanco, festeggia questo importante anniversario con una nuova pellicola, quarta collaborazione consecutiva con il direttore della fotografia tre volte premio Oscar Vittorio Storaro.
Rifkins Festivalè uno "standard" nella produzione del regista, una classica commedia alleniana con protagonista un uomo alle prese con le nevrosi e le insicurezze di un matrimonio. Ma, come ogni film del cineasta, esula dal genere puramente didattico ed epurato dalla cinefilia tutta alleniana e dal rigido citazionismo didascalico, stupisce, si, ancora una volta. E non era facile.
Forse perché il protagonista Mort Rifkin (il bravo Wallace Shawn) un professore sessantenne di cinema di origini ebraiche dalle vagheggiate velleità letterarie, convinto controvoglia a tornare al festival di San Sebastian in Spagna da sua moglie, addetta all’ufficio stampa di un giovane regista di grido parigino, ha qualcosa che appartiene a tutti noi ovvero il dubbio e l'incertezza, una caratteristica tutta umana e per questo empatica.
[+]
Allen fa cinquanta.... film e tra poco, il 6 maggio, mai stanco, festeggia questo importante anniversario con una nuova pellicola, quarta collaborazione consecutiva con il direttore della fotografia tre volte premio Oscar Vittorio Storaro.
Rifkins Festivalè uno "standard" nella produzione del regista, una classica commedia alleniana con protagonista un uomo alle prese con le nevrosi e le insicurezze di un matrimonio. Ma, come ogni film del cineasta, esula dal genere puramente didattico ed epurato dalla cinefilia tutta alleniana e dal rigido citazionismo didascalico, stupisce, si, ancora una volta. E non era facile.
Forse perché il protagonista Mort Rifkin (il bravo Wallace Shawn) un professore sessantenne di cinema di origini ebraiche dalle vagheggiate velleità letterarie, convinto controvoglia a tornare al festival di San Sebastian in Spagna da sua moglie, addetta all’ufficio stampa di un giovane regista di grido parigino, ha qualcosa che appartiene a tutti noi ovvero il dubbio e l'incertezza, una caratteristica tutta umana e per questo empatica.
Forse perché il timore di perdere il riferimento più importante della sua vita (e in fin dei conti della nostra), la donna con cui è sposato da oltre vent'anni, per una vagheggiata liaison col regista, instilla in Mort quel tarlo del dubbio che si svela nei sogni e nella buffa frequentazione con una dottoressa avvenente del luogo sposata, anche lei fedelissima, con un fedifrago pittore spagnolo. Insomma, il classico incontro/scontro di una coppia nel luogo di finzione e sogno in senso lato per eccellenza ovvero il cinema.
Cinema che Woody ama e non nasconde di citare nei sogni agitati del suo alter ego protagonista con ricercate sequenze in bianco e nero e classici senza tempo. Così le inquietudini esistenzialiste dei film “d’annata” che l’hanno nutrito e ispirato ritornano tramite Rifkin, nella famosa scena della palla di vetro di Quarto potere, nelle pedalate da nouvelle vague spensierate in bicicletta di Jules e Jim, nel bunueliano angelo sterminatore, passando per Fino all’ultimo respiro e il Settimo sigillo di Bergman con il cameo di Christoph Waltz che parodia la Morte.
Insomma, nettamente predominante, in questa successione di titoli, è il cinema europeo degli anni sessanta in cui Woody Allen si stava formando come stand-up comedian e come regista, leggero, sì ma al tempo stesso acuto osservatore dei nostri tempi.
Ed è proprio questa leggerezza alternata alla drammaticità di una crisi coniugale a rendere il film unico nel suo genere perché Allen ancora una volta riesce a trovare la giusta sapienza nell'equilibrio posato scenico senza l'eccesso di zelo o barocchismo della Ruota delle meraviglie coniugandolo a una fotografia sospesa di Un giorno di pioggia a New York, lucida malinconia.
Riflins festival,al contrario, grazie alla scelta drammaturgicamente precisa e ad una sceneggiatura snella contraddistinta da una leggerezza senile che ricorda un po' Hollywood ending con il gioco meta-cinematografico pirandelliano, si rimette in gioco in prima persona, ecco.
Un'originalità inesistente e a tratti assurda, lontana dall'essere un capolavoro ma celebrativa di un ritorno in sala. E scusate se è poco.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
venerdì 7 maggio 2021
|
"parole parole parole, caramelle non ne voglio +"
|
|
|
|
Scritto e diretto da Woody Allen, ma soprattutto parlato dallo stesso per interposta persona, il Rifkin anziano turista americano che si reca con la moglie discretamente più giovane e piacente al festival di San Sebastiàn. Lui è un appassionato di cinema, fortemente critico, soprannominato Grinch tra gli addetti ai lavori per i suoi giudizi sferzanti, lei addetta stampa di chissà che “Weinstein company” e in cerca di focose passioni in terra di Spagna. Uno và a vedere il film del celebrato Allen non perché il regista gli piaccia molto – sempre sperando però che l'anziano direttore-attore si ravveda, ormai impossibile - ma più per un ricordo personale della città basca, un angolo di Svizzera verde e montuosa nella penisola iberica, e poi in ricordo di un festival di San Sebastiàn a cui assisté anni orsono, meno celebrato di altri più noti ma un bell'ambiente, defilato, con la spiaggia della Concha (8 km.
[+]
Scritto e diretto da Woody Allen, ma soprattutto parlato dallo stesso per interposta persona, il Rifkin anziano turista americano che si reca con la moglie discretamente più giovane e piacente al festival di San Sebastiàn. Lui è un appassionato di cinema, fortemente critico, soprannominato Grinch tra gli addetti ai lavori per i suoi giudizi sferzanti, lei addetta stampa di chissà che “Weinstein company” e in cerca di focose passioni in terra di Spagna. Uno và a vedere il film del celebrato Allen non perché il regista gli piaccia molto – sempre sperando però che l'anziano direttore-attore si ravveda, ormai impossibile - ma più per un ricordo personale della città basca, un angolo di Svizzera verde e montuosa nella penisola iberica, e poi in ricordo di un festival di San Sebastiàn a cui assisté anni orsono, meno celebrato di altri più noti ma un bell'ambiente, defilato, con la spiaggia della Concha (8 km.!) e il monte Igueldo a sorvegliare la città.
Che ennesima delusione dal troppo celebrato Allen!: “parole parole parole” di un parolaio-paroliere, ogni immagine riempita di discorsi, spiegata continuamente dai testi che probabilmente vivono nelle memorie dell'autore, sogni inclusi e parlatissimi anch'essi. L'ambiente festivaliero è descritto autenticamente – ne è conosciuto benissimo dal grande vecchio - corredato anche di interviste vuote, celebrazioni e premi anche per “roba commerciale che tenta di passare per arte”, (è detto nel film ma ogni riferimento non è casuale), idee insignificanti e chiacchiere, discorsi di circostanza e gente che deve mostrarsi.
Banalità di domande e statements a profusione, idee solite e pretenziose esposte come grandi verità, che in fondo fanno parte delle riflessioni di un 86enne che non ha mai avuto granché da rivelarci, quanto piuttosto il desiderio di raccontarsi e restare celebre. Tutto di lui gira a commedia brillante, banali storie di corna, vacuità diffusa e presunti apporti intellettuali di regole di vita pronunciate da un inesauribile ottuagenario a mò di battute, le sue solite: “troppo cerebrale per me” (ma incorreggibilmente cerebrale è Allen stesso), “sei un intellettuale e non un poeta” (e sembra dirlo a sé stesso), “che dio parli col mio avvocato...” o “non so come sostituire una ruota d'auto però so come battere a macchina”. Si direbbe opera ripiena di pedanteria, noiosa in fondo ma come le altre pretenziosa, con Rifkin solito scrittore che non riesce a concludere un libro, ma la sua scrittura (o forse i film di Allen?) è definita ampollosa.
E' ingentilito il film dai riferimenti, tributi al grande del cinema, Fellini, Bergmann, Lelouch, con qualche scena tratta da film altrui ma … Allen l'ha mai capito che un film è fatto anche di silenzi, anch'essi descrittivi e didascalici in fondo, silenzi ed espressioni di visi ricchi di emozioni, magari di riflessione, da lasciare spazio allo spettatore di pensarci, digerire le scene, vivere dentro sé il cinema? Una recensione dice che Allen ha dichiarato al Financial Times che egli stia considerando di smettere di girare film... ecco, è il caso, si sposti e ci lasci vivere altro cinema, magari dia le sue parole a cabarettisti da avanspettacolo, come fece all'inizio della sua carriera.
[-]
[+] completamente d''accordo
(di no_data)
[ - ] completamente d''accordo
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
domenica 16 maggio 2021
|
con i soldi si friscia con la miseria si piscia
|
|
|
|
Con i soldi si friscia , con la miseria si piscia.
Una battuta del discorso educativo fatto dai genitori di Morton quando era piccolo e che gli rimarrà in mente anche da vecchio , ormai professore di cinema a NY , e che troviamo suo malgrado , con la bella e giovane moglie al festival del cinema di San Sebastian , per lavoro.
[+]
Con i soldi si friscia , con la miseria si piscia.
Una battuta del discorso educativo fatto dai genitori di Morton quando era piccolo e che gli rimarrà in mente anche da vecchio , ormai professore di cinema a NY , e che troviamo suo malgrado , con la bella e giovane moglie al festival del cinema di San Sebastian , per lavoro. Morton Rifkin , Mort , per gli amici è un personaggio che nel cinema di autore , come è il cinema di Woody Allen , rappresenta l’alter ego del regista e ne assume non le sembianze fisiche, ma tutte le caratteristiche psicologiche , le idee, i modi di fare , insomma tutto ciò che il regista autore del film non può esibire direttamente sullo schermo. Questa volta Woody ha centrato il personaggio, e il film. Forse alla sua bella età uno dei film che rimarrà come un esempio del suo cinema e della sua arte .Dunque un film non straordinario , ma delizioso, un film di un vecchio regista che non si piange addosso , che non cede alla malinconia, ma che finalmente si libera e di diverte, col film, con citazioni divertentissime del grande cinema europeo , a cui tiene molto , e lo contrappone al cinema americano di Hollywood, che considera incolto , e pomposo, come il regista Philippe un personaggio questa volta opposto alla personalità di Woody e che rappresenta come un uomo giovane e piacente , un regista di film inutili che partecipa alFestival di cinema solo per il business ma senza alcun merito. Ma con grande ironia e auto ironia è l’uomo di cui fa invaghire la giovane vacua e frivola moglie di Mort il quale intanto deve assistere non al festival ma a tutte le intese e e complici performance dei due che non si nascondono e flirtano pubblicamente . Dunque Mort , messo in disparte dai nuovi amanti dà la stura tutta la ipocondria possibile , Alleniana certificata . Acufene, colesterolo, orticaria, reflusso e infine una Aritmia cardiaca che lo porta a cercare, tramite amici di cinema a San Sebastian, una dottoressa cardiologa, che intrigante , colpisce Mort al cuore ! in senso sentimentale , tanto che ogni giorno è sempre in ambulatorio a farsi visitare a dispetto degli appuntamenti della moglie . Dunque il vecchio Woody tramite Mort non demorde , è sempre colpito dal fascino femminile , in una recente intervista Woody dice che tra il cinema e le donne preferisce le donne perché senza il femminile non può vivere neanche artisticamente. Intanto Mort riesce a conquistare la dottoressa spagnola, portandola in giro e finalmente dimenticando la moglie e il suo regista amante. Intanto anche la dottoressa , la brava attrice Elena Anaya, vive un matrimonio infelice per cui coinvolge Mort in un turbinoso affare di tradimenti. Dunque , solo una storia di gelosie tradimenti ? Quando è Woody Allen alla regia del film allora siamo certi che è il Cinema il protagonista della storia , infatti per tutto il film affianco alla storia narrata, dei personaggi si intrecciano tutte le scene di film europei francesi, italiani di Fellini, Truffaut, Godard, Bunuel, rifatti in sogno e immaginati da Mort , come infine , di Bergman dove nella celebre partita scacchi anche la morte interpretata da un cameo di Cristoph Waltz sembra rinunciare alla falce e al proprio lavoro dispensando consigli sulla vita e cura di malattie. Tutto il film è una antologia del cinema che Woody tramite il prof. Mort riesce a raccontare con autoironia, sicuro del piacere del pubblico a guardare. Dunque come è riuscito in tutto questo , nella sua bravura di regista , nella perfetta fotografia di Storaro ma nella identificazione di Wallace Shawn, in Woody perfetto alter ego , un attore che con la sua faccia di bonario porcospino mitiga le ansie e le nevrosi del regista che infatti apre e chiude il film con la sua classica seduta di psicoanalisi, senza risposte . ( mauridal)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
domenica 23 maggio 2021
|
sotto il sole spagnolo
|
|
|
|
Il docente di storia del cinema Mort Rifkin e sua moglie Sue, ufficio stampa di una casa di produzione cinematografica, si recano in Spagna per partecipare alla mostra internazionale del cinema San Sebastiàn. Durante il soggiorno entrambi si avvicineranno ad altre persone e al tempo stesso tracceranno il bilancio del loro rapporto.
L’ultima pellicola di Woody Allen guarda al passato recente, e remoto, gettandosi a capofitto nei prodromi del cinema del clarinettista newyorkese: dalla coppia che s’interroga sul proprio legame, ai discorsi riguardanti i massimi sistemi culturali, su quale sia il cinema migliore e come sia possibile paragonarlo ai teorici capolavori odierni, fino a riempire ogni angolo onirico della vita del protagonista con citazioni tratti da vecchi film e da stralci di vita vissuta rigorosamente in bianco e nero, come le tv di un tempo.
[+]
Il docente di storia del cinema Mort Rifkin e sua moglie Sue, ufficio stampa di una casa di produzione cinematografica, si recano in Spagna per partecipare alla mostra internazionale del cinema San Sebastiàn. Durante il soggiorno entrambi si avvicineranno ad altre persone e al tempo stesso tracceranno il bilancio del loro rapporto.
L’ultima pellicola di Woody Allen guarda al passato recente, e remoto, gettandosi a capofitto nei prodromi del cinema del clarinettista newyorkese: dalla coppia che s’interroga sul proprio legame, ai discorsi riguardanti i massimi sistemi culturali, su quale sia il cinema migliore e come sia possibile paragonarlo ai teorici capolavori odierni, fino a riempire ogni angolo onirico della vita del protagonista con citazioni tratti da vecchi film e da stralci di vita vissuta rigorosamente in bianco e nero, come le tv di un tempo.
Allen rassicura il proprio pubblico con lettini dello psicanalista e un alter ego, Mort Rifkins docente di origine ebraica e abitante della ‘Grande Mela’, impersonato dal caratterista Wallace Shawn, che altri non è che lo specchio nel quale si riflette lo stesso regista, da molti anni stabilmente dietro la macchina da presa e solo di rado tra i protagonisti delle proprie pellicole. Come dicevamo il film guarda anche al recente passato perché bloccato dalla pandemia e arrivato sui nostri schermi on demand in evidente ritardo, ciò non toglie che Allen giostrando i suoi cavalli di battaglia, spostando le medesime tessere a proprio piacimento confeziona una narrazione che è però lontana parente di Manhattan e Io & Annie, una narrazione comunque inconfondibile in termini di stile, fotografia, firmata come sempre dal premio Oscar Vittorio Storaro, musiche d’epoca e temi trattati. Nulla di nuovo quindi sotto il sole iberico ma solo tante conferme a ritmo di Jazz.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
maramaldo
|
domenica 16 maggio 2021
|
recovery fund per un anziano perseguitato
|
|
|
|
In nome dell'Arte ma con un ben presente intento filantropico la direttiva di un'immediata visione del film. Emanata durante una trasmissione televisiva dove spesseggiano personalità che , in passato modelli di glamour e di trasgressione, ora pressochè mineralizzate, si adattano ai domenicali sermoni di denuncia e di edificazione eco-socio-umanitaria. L'ancor lucido ottuagenario si sottrae a questa corvée e concede solo di motteggiare sulle sue "cose più importanti nella vita". Se un battage, superfluo. A nessuno viene in mente di saltare un Woody Allen.
L'opera presenta un'anomalia: mancano le tradizionali sponsorizzazioni.
[+]
In nome dell'Arte ma con un ben presente intento filantropico la direttiva di un'immediata visione del film. Emanata durante una trasmissione televisiva dove spesseggiano personalità che , in passato modelli di glamour e di trasgressione, ora pressochè mineralizzate, si adattano ai domenicali sermoni di denuncia e di edificazione eco-socio-umanitaria. L'ancor lucido ottuagenario si sottrae a questa corvée e concede solo di motteggiare sulle sue "cose più importanti nella vita". Se un battage, superfluo. A nessuno viene in mente di saltare un Woody Allen.
L'opera presenta un'anomalia: mancano le tradizionali sponsorizzazioni. Non una bottiglia con l'etichetta in bella vista. Vino rosso rimane vino rosso servito in bicchiere; di scotch si scorge un dito scarso nel fondo di un tumbler. Si suppongono, pertanto, difficoltà di natura budgetaria.
Il film, "Omaggio al Cinema" ma con i toni del "Ricordo del Caro Estinto". Infatti, non si ride. Il clou della comicità si realizza quando Sue (Gina Gershon), invaghitasi del bel tenebroso, , asseconda con mossettine il ritmo dei bongos con cui si esibisce Philippe (Louis Garrel), secondi di agitazione che ne interrompono la fissità inespressiva..
Con consumato mestiere Wallace Shawn (Rifkin) profila una mediocrità sottomessa, frustrata e patetica.
Scettico e rassegnato, in apparenza. Verso la conclusione affiora il ricorrente incubo del "final curtain". Già con quel nome - toccando ferro - , non casuale, credo, da un Allen "europeo. In un'apparizione burlesca del lugubre figuro di Bergman si ripresenta un antico spermatozoo (grazie a chi me l'ha fatto "vedere"), stavolta in tenuta luttuosa.
Il tutto, esorcizzato dall'eleganza che Sonia Grande attribuisce alla fauna che vi circola nonchè dalle gradevoli tinte tenui che Vittorio Storaro attribuisce agli ambienti della Perla del Cantabrico. Penso a volte che i due, costumista e fotografo, si accordino per montare una pellicola tutta loro da spacciare, con l'aggiunta di due o tre battute, come l'ultima creazione del genietto.
Indulgenza per il vegliardo. Lo dice lui, continua ad essere quel che è sempre stato, un adolescente disadattato. Non certo un "enfant gaté" preso di mira com'è da stregacce malevole; ma, da sempre e per sempre, un "enfant terrible". Irrecuperabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
|