antonio22
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mercoledì 8 gennaio 2020
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l'immortale tra immaginario e simbolico
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Ciro di Marzio non muore. Spunta fuori da un terremoto, orfano attraversa il mondo in cui vive, vive indossando abiti non suoi (da sottolineare la grande trovata di riprendere Ciro da ragazzo sempre con magliette enormi: provate a contrapporre tutto questo ai giubbini alla moda del Ciro adulto), entra nel mondo della malavita.
Sul piano immaginario (poi vedremo quello simbolico) Ciro non muore mai perché non riesce a morire. Ciro è un predestinato. Viene da lontano, spunta dal nulla e poi ritorna nel nulla, in paesi lontani.
Ciro ritorna perché è condannato a vivere, è condannato a ripetere in eterno la sua recita. Che si snoda su tre registri.
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Ciro di Marzio non muore. Spunta fuori da un terremoto, orfano attraversa il mondo in cui vive, vive indossando abiti non suoi (da sottolineare la grande trovata di riprendere Ciro da ragazzo sempre con magliette enormi: provate a contrapporre tutto questo ai giubbini alla moda del Ciro adulto), entra nel mondo della malavita.
Sul piano immaginario (poi vedremo quello simbolico) Ciro non muore mai perché non riesce a morire. Ciro è un predestinato. Viene da lontano, spunta dal nulla e poi ritorna nel nulla, in paesi lontani.
Ciro ritorna perché è condannato a vivere, è condannato a ripetere in eterno la sua recita. Che si snoda su tre registri.
Il primo. Mai credere ad un complimento, mai cedere ad una lusinga. La vita non è altro che conquista del potere e suo mantenimento. Ciro dedica se stesso al potere che si alimenta anche a costo della sua vita individuale. E il potere ha bisogno di Ciro, ha bisogno di qualcuno che crede nella sua esistenza e a quella esistenza è votato al di là di se stesso.
Il secondo. Mai dubitare della propria analisi e del proprio intuito. Ciro sa subito cosa si nasconde dietro ogni parola, ogni gesto. E si muove immediatamente di conseguenza. Anticipazione. Ciro anticipa l’altro, segue conseguenze di conseguenze in modo lineare. La vita diviene logica della vita. E la logica prevede un solo atteggiamento una sola azione, necessaria in quel momento. L’immortalità è quella della logica che continua ad esistere anche in un mondo senza umani..
Il terzo. Ogni sentimento non è altro che vita nel futuro prossimo. Il rapporto con l’altro è o adesione al progetto nell’immediato futuro o è lotta per la sopravvivenza. L’amore compare come sentimento forte per quello che ci si appresta a fare. E l’amore è al pari del potere immortale. Esso vive proiettato in avanti senza posa senza tregua. Nella scena del film la moglie di Virgilio lo incontra per dirgli che lo ama. Ma lo dice senza dirlo, lo dice dicendo che è con lui nella sua guerra. I due non si baciano, non dicono quasi nulla. Tutto è risucchiato in quello che sta per succedere.
La figura di Ciro Di Marzio è sul piano simbolico, una figura soglia. Tra la vita e la non vita. La soglia che Ciro attraversa è quella della finzione scenica. Viene richiamato in vita per rendere possibile che il grande dramma umano si consumi e si svolga. Ritorna in vita da agguati e prove terribili per far vivere e morire Pietro Savastano e Salvatore Conte. Quando la storia deve prendere una piega diversa egli torna dal regno dell’impossibile (la sua immortalità) e diventa uomo. Si incarna tante volte e ritorna sempre lì con la sua fede e la sua lucidità. Ciro Di Marzio si incarna e rende possibile la storia umana. Gomorra è la storia di un male senza redenzione che aspetta la redenzione finale nel cuore dello spettatore. La fine di Gomorra sarà la fine della Storia, la fine del gioco di rispecchiamento tra attore e spettatore, la fine di ogni possibile fraitendimento: davanti al potere cosa opponi, davanti alla lotta per conquistarlo quanto vale la tua esistenza? E questa storia che scorre verso il suo annullamento è resa possibile da colui che è volte uomo a volte dio, sembra morire ma poi risorge, che ritorna sempre immutabile. L’immortalità di Ciro è l’orizzonte delle nostre paure e miserie umane. È colui che torna per portarci avanti lungo il percorso di dolore e affanno che è la nostra vita. Lui sta là, senza promettere alcun paradiso, e ci attende alla fine dei giorni.
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enzo70
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martedì 24 marzo 2020
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un film che completa la narrazione di gomorra
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In tutte le stagioni di Gomorra è sempre mancato un pezzetto di storia: quello dell’infanzia di Ciro di Marzio. L’abbiamo conosciuto agli ordini di Pietro Savastano, ne abbiamo seguito le gesta criminali in numerosissime puntate in televisione. Marco d’Amore decide di raccontarci le storia in un film che passa per il cinema e che fa anche buoni incassi. La storia inizia in Lettonia dove Ciro si ritrova dopo che il proiettile sparato da Genny gli ha sfiorato il cuore. E proprio lì ritrova Bruno, l’uomo che l’ha cresciuto, cui ha affidato la sua difficile adolescenza. E’ l’occasione per raccontare la storia di Ciro, con un continuo flash back.
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In tutte le stagioni di Gomorra è sempre mancato un pezzetto di storia: quello dell’infanzia di Ciro di Marzio. L’abbiamo conosciuto agli ordini di Pietro Savastano, ne abbiamo seguito le gesta criminali in numerosissime puntate in televisione. Marco d’Amore decide di raccontarci le storia in un film che passa per il cinema e che fa anche buoni incassi. La storia inizia in Lettonia dove Ciro si ritrova dopo che il proiettile sparato da Genny gli ha sfiorato il cuore. E proprio lì ritrova Bruno, l’uomo che l’ha cresciuto, cui ha affidato la sua difficile adolescenza. E’ l’occasione per raccontare la storia di Ciro, con un continuo flash back. Il film non ha il ritmo di Gomorra, è decisamente più lento, in particolare nella prima parte. Non mancano le scene violente che hanno reso Gomorra celebre; né la durezza del linguaggio che è stato un altro elemento di forza della serie. Alla fine una storia semplice, più che altro complementare alla narrazione di Gomorra.
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willywillywilly
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giovedì 6 agosto 2020
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genesi di un antieroe
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Ciro Di Marzio, temuto boss di Secondigliano, è uno che dalla vita è stato miracolato sin dalla nascita tanto da essere presto soprannominato "l'immortale" per aver visto la morte in faccia così da vicino ma per esservi scampato per un soffio.
Listinto di sopravvivenza nei vicoli di Napoli insieme alle frequentazioni sin da uaglione con i meglio boss e sgherri di secondigliano lo hanno reso un criminale spietato, sanguinario e animato da una smania di potere tanto da diventare in giovane età il temuto boss di Secondigliano.
Ha lasciato una scia di sague e morte dietro di se Ciro, ha scannato anche persone innocenti, ha perso la sua umanità.
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Ciro Di Marzio, temuto boss di Secondigliano, è uno che dalla vita è stato miracolato sin dalla nascita tanto da essere presto soprannominato "l'immortale" per aver visto la morte in faccia così da vicino ma per esservi scampato per un soffio.
Listinto di sopravvivenza nei vicoli di Napoli insieme alle frequentazioni sin da uaglione con i meglio boss e sgherri di secondigliano lo hanno reso un criminale spietato, sanguinario e animato da una smania di potere tanto da diventare in giovane età il temuto boss di Secondigliano.
Ha lasciato una scia di sague e morte dietro di se Ciro, ha scannato anche persone innocenti, ha perso la sua umanità...non ha più paura di morire perchè non c'è più nessuno che l'aspetta. Tutto distrutto anche la sua famiglia che lui stesso ha ucciso.
Adesso che anche la morte non lo chiamato ancora a se ma ormai tutti credono che sia stato ucciso per mano di suo "fratello" Genny Savastano, ha una seconda possibilità: rifarsi una seconda vita lontano da Napoli e dall'Italia. Ma per lui non c'è possibilità di redenzione: dannato , ormai senza nulla da perdere, continuerà la sua fama criminale anche nella fredda Lettonia, riuscendo a farsi rispettare anche dalla temuta mafia russa.
La trama, se analizzata a freddo, così come i protagonisti, non portano nulla di buono: è la storia di un criminale, camorrista, che si da bambino è abituato a muoversi tra colpi di pistola e fuggire dagli sbirri. Ciro non è un esempio da seguire per nessuno, h aucciso così tanta gente che ormai si è perso il conto dei cadaveri.
Eppure è un antieroe carismatico, interpretato da un bravo attore che con questa prima opera si è fatto pure regista di se stesso: e il risultato è convincente: mi sono piaciute le fredde atmosfere nordiche, i continui flashback con il passato, gli sguardi intensi ed i lunghi silenzi. La trama è abbastanza articolata da tenere alta l'attenzione fino alla fine.
Non ho visto la violenza brutale della serie....Ciro pare più umano, più maturo. non vuole fare più la guerra ma la sua natura di dannato ha il sopravvento ancora una volta.
Da vedere, opera sicuramente intrigante, che si distacca dalla serie che ha visto la genesi dell'Immortale.
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fabiuz62
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giovedì 26 marzo 2020
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un film pesante che non aggiunge niente alla saga.
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Da amante della serie "Gomorra" avevo aspettative forse troppo alte, ma questo film non si avvicina nemmeno a quello che è lo spirito, le ambientazioni, il racconto della serie tv.
Trama labile, personaggi improbabili, continui fastidiosi remake, Cirù che ha la stessa identica espressione dal primo all'ultimo fotogramma.
La seconda stella solo per la costruzione del finale...
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belliteam
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martedì 25 agosto 2020
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un po'' di gomorra tra napoli e la lettonia (riga)
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Marco D'Amore ci racconta la storia di uno dei personaggi di Gomorra, Ciro, detto l'immortale.
Il film e' stato girato in Lettonia, a Riga, dove al protagonista viene offerta "una seconda vita", senza piu' nulla da perdere (cit. Ciro).
Tra mafie russe, bande criminali, ed un gruppo di immigrati italiani sospesi tra la voglia di cambiar vita, in meglio, e gli ideali famigliari si susseguono gli eventi, con uno splendido alternarsi anche di flashback (la vera carta vincente del film) con Ciro da piccolo.
In definitiva un buon film, che a volte viene penalizzato da dialoghi un po' troppo stereotipati, ma che risulta piacevole anche nelle scene piu' esplosive.
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Marco D'Amore ci racconta la storia di uno dei personaggi di Gomorra, Ciro, detto l'immortale.
Il film e' stato girato in Lettonia, a Riga, dove al protagonista viene offerta "una seconda vita", senza piu' nulla da perdere (cit. Ciro).
Tra mafie russe, bande criminali, ed un gruppo di immigrati italiani sospesi tra la voglia di cambiar vita, in meglio, e gli ideali famigliari si susseguono gli eventi, con uno splendido alternarsi anche di flashback (la vera carta vincente del film) con Ciro da piccolo.
In definitiva un buon film, che a volte viene penalizzato da dialoghi un po' troppo stereotipati, ma che risulta piacevole anche nelle scene piu' esplosive.
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luca scialo
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giovedì 17 settembre 2020
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riuscito a metà
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Esordio alla regia, da solista, per Marco D'Amore. Immancabilmente, portando sul grande schermo il personaggio che lo ha reso celebre: Ciro Di Marzio della fortunatissima serie televisiva Gomorra. Il film si pone come ponte tra la quarta serie finita di lì a poco e la futura quinta. Ciro Di Marzio è sopravvissuto anche questa volta, fedele al soprannome che porta fin da neonato. Quando fu l'unico a sopravvivere ad un terremoto. Viene incaricato di gestire il traffico di droga in quel della Lituania, nella capitale Riga. Ma come sempre gli accade nella vita, la linearità e la scontatezza non fanno parte della sua quotidianità. Anche qui, dovrà quindi fare i conti con tradimenti e voglia di mettersi in proprio.
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Esordio alla regia, da solista, per Marco D'Amore. Immancabilmente, portando sul grande schermo il personaggio che lo ha reso celebre: Ciro Di Marzio della fortunatissima serie televisiva Gomorra. Il film si pone come ponte tra la quarta serie finita di lì a poco e la futura quinta. Ciro Di Marzio è sopravvissuto anche questa volta, fedele al soprannome che porta fin da neonato. Quando fu l'unico a sopravvivere ad un terremoto. Viene incaricato di gestire il traffico di droga in quel della Lituania, nella capitale Riga. Ma come sempre gli accade nella vita, la linearità e la scontatezza non fanno parte della sua quotidianità. Anche qui, dovrà quindi fare i conti con tradimenti e voglia di mettersi in proprio. Il film segue il classico canovaccio tra presente e ripetuti flashback, per far conoscere la storia del personaggio protagonista. Il finale del film farà da punto di partenza per la quinta serie. Una ottima trovata pubblicitaria, quella "del ponte", presentandolo come imperdibile per agganciarsi a quest'ultima. Detto ciò, la pellicola è riuscita a metà. Interessante nella parte "storica", alquanto ripetitiva in quella dell'oggi. L'impressione finale è che punti più a sfruttare il grande successo della serie, anziché mostrarsi come indispensabile. Quando bastava dedicare a ciò una semplice puntata. La prima della quinta e forse ultima serie di Gomorra.
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fabrizio friuli
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mercoledì 28 luglio 2021
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il john wick di secondigliano
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In seguito allo sparo , Ciro di Marzio viene ripescato nel mare notturno e rivela di non essere deceduto. Dopo questo " colpo di scena " , L' Immortale si rivolge a Don Aniello Pastore per cambiare nuovamente la sua vita , ed egli viene mandato in Europa , tuttavia, si ritrova coinvolto in una faida mafiosa tra un clan russo ed un clan locale, però , dopo numerose ed anche rischiose situazioni egli riesce a sopravvivere, come al solito . Quando la vicenda si conclude , egli ritorna in Italia ed incontra colui che ha tenuto sotto la sua ala, ovvero Genny Savastano.
L' intero lungometraggio è stato realizzato in maniera egregia, con personaggi autentici e credibili, ambientazioni scelte con arguzia , però, i difetti non mancano : il primo è il fatto che Ciro Di Marzio sia ancora vivo ( e che non vogliano mai farlo morire ), ed il secondo difetto è la sua trasformazione nel film che lo possiede come protagonista: infatti, così come in uno dei primi episodi della terza stagione , egli appare come l'eroe di un film d'azione degli Stati Uniti, come John Wick, riuscendo a rimanere sempre integro in qualsiasi situazione.
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In seguito allo sparo , Ciro di Marzio viene ripescato nel mare notturno e rivela di non essere deceduto. Dopo questo " colpo di scena " , L' Immortale si rivolge a Don Aniello Pastore per cambiare nuovamente la sua vita , ed egli viene mandato in Europa , tuttavia, si ritrova coinvolto in una faida mafiosa tra un clan russo ed un clan locale, però , dopo numerose ed anche rischiose situazioni egli riesce a sopravvivere, come al solito . Quando la vicenda si conclude , egli ritorna in Italia ed incontra colui che ha tenuto sotto la sua ala, ovvero Genny Savastano.
L' intero lungometraggio è stato realizzato in maniera egregia, con personaggi autentici e credibili, ambientazioni scelte con arguzia , però, i difetti non mancano : il primo è il fatto che Ciro Di Marzio sia ancora vivo ( e che non vogliano mai farlo morire ), ed il secondo difetto è la sua trasformazione nel film che lo possiede come protagonista: infatti, così come in uno dei primi episodi della terza stagione , egli appare come l'eroe di un film d'azione degli Stati Uniti, come John Wick, riuscendo a rimanere sempre integro in qualsiasi situazione. Oltretutto, si possono individuare alcuni vaghi riferimenti alla serie stessa ( per esempio, la scena in cui Ciro di Marzio trova dentro una scatola di cartone il capo reciso di Don Aniello Pastore , ricorda una scena apparsa in un episodio della quarta stagione, però, ricorda anche una delle scene emblematiche del Padrino parte 1ª ). Perciò, L' Immortale può essere apprezzato per la concreta realizzazione dei personaggi e delle ambientazioni che hanno contraddistinto la serie Gomorra fin dal suo principio , tuttavia, non è opportuno sopravvalutare il lungometraggio in questione , sia per il fatto che Ciro Di Marzio venga sempre graziato , mentre la maggior parte dei personaggi sono deceduti " regolarmente " ed anche per la trasformazione del personaggio principale , che sicuramente ritornerà ad essere il mentore ( o la balia ) di Gennarino Savastano, garantendo una possibile decrescita del giovane leader camorristico, la sceneggiatura del film è accettabile, anche la regia , la recitazione è assolutamente sublime, specialmente quella di Marco D' Amore , ma la questione di Ciro Di Marzio è come una falla su una nave. Disquisendo della faida con il clan russo presente nel film , è anche possibile notare un altro riferimento ad uno degli episodi della prima stagione di Gomorra ( quando Ciro Di Marzio ha a che fare con il clan malavitoso russo a Barcellona e viene coinvolto nel contrasto mafioso nuovamente fuori dall' Italia ).
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figliounico
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venerdì 19 gennaio 2024
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episodio di gomorra ma più romanzato
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Marco D’Amore se la canta e se la suona, scrive il soggetto e la sceneggiatura insieme ad altri, dirige ed interpreta da protagonista il suo primo film e con risultati notevoli per un neofita della regia. Buona l’idea di raccontare in parallelo, alla stregua di Sergio Leone in C’era una volta l’America, la vita dell’Immortale da adulto, nel suo presente di criminale inviato in Lettonia dal boss Don Aniello, Nello Mascia, a dirigere un traffico di droga, ma quando si decideranno a legalizzarla, e da ragazzino, con un personaggio che in verità richiama alla mente quello di Oliver Twist, un orfanello cresciuto nella Napoli post terremoto in una banda di scugnizzi, piccoli delinquenti dediti a furti di strada, capeggiati da un adulto che è una versione aggiornata ai nostri tempi del Fagin di Dickens.
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Marco D’Amore se la canta e se la suona, scrive il soggetto e la sceneggiatura insieme ad altri, dirige ed interpreta da protagonista il suo primo film e con risultati notevoli per un neofita della regia. Buona l’idea di raccontare in parallelo, alla stregua di Sergio Leone in C’era una volta l’America, la vita dell’Immortale da adulto, nel suo presente di criminale inviato in Lettonia dal boss Don Aniello, Nello Mascia, a dirigere un traffico di droga, ma quando si decideranno a legalizzarla, e da ragazzino, con un personaggio che in verità richiama alla mente quello di Oliver Twist, un orfanello cresciuto nella Napoli post terremoto in una banda di scugnizzi, piccoli delinquenti dediti a furti di strada, capeggiati da un adulto che è una versione aggiornata ai nostri tempi del Fagin di Dickens. Il film non deluderà i fan della serie Gomorra di cui alla fine è un episodio esteso e un po’ più romanzato degli altri, anzi per certi aspetti del tutto inverosimile.
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mauridal
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domenica 15 dicembre 2019
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dai nemici mi guardo io, dagli amici ...
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Quando si cerca di ricostruire la vicenda di un delinquente napoletano , a partire dalla infanzia, e mentre durante tutto il racconto si evidenzia come la povertà storica dei quartieri di Napoli e della gente che vi abitava avrebbe portato inevitabilmente a delinquere e a cercare tutte le attività illecite, possibili, dal contrabbando allo, spaccio, allora capiamo come il piccolo povero ma furbo e coraggioso Ciruzzo , riesce a cavarsela sognando una famiglia che non ha mai avuto , una fidanzata che non avrà mai insomma una vita normale che per lui non è mai esistita. Intanto ,tutti i personaggi dell’infanzia dai ragazzini mariuoli ai più grandi capi lo accolgono, e poi lo avvolgono in una grande famiglia.
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Quando si cerca di ricostruire la vicenda di un delinquente napoletano , a partire dalla infanzia, e mentre durante tutto il racconto si evidenzia come la povertà storica dei quartieri di Napoli e della gente che vi abitava avrebbe portato inevitabilmente a delinquere e a cercare tutte le attività illecite, possibili, dal contrabbando allo, spaccio, allora capiamo come il piccolo povero ma furbo e coraggioso Ciruzzo , riesce a cavarsela sognando una famiglia che non ha mai avuto , una fidanzata che non avrà mai insomma una vita normale che per lui non è mai esistita. Intanto ,tutti i personaggi dell’infanzia dai ragazzini mariuoli ai più grandi capi lo accolgono, e poi lo avvolgono in una grande famiglia. In seguito, anni dopo Infatti dai vicoli e dalle periferie di Napoli lo ritroviamo , Ciro immortale , dopo un salto narrativo previsto dai molti flash back che ricostruiscono a ritroso la sua vita. Dunque viene in contatto e prende accordi con le mafie dei paesi dell’est , in particolare lo ritroviamo in Lettonia a Riga città dalla luce perennemente sinistra. Ovviamente il personaggio è il naturale seguito (orribile il termine spin-off) di Ciro Di Marzio della serie Gomorra sebbene riveduto e corretto. Dunque il Ciro che sopravvive alla fine della serie TV , sul grande schermo ridiventa un criminale stavolta fuori zona cioè implicato in traffici internazionali, dove lo spostamento della merce droga , implica grandi movimenti di container e camion in porti stranieri. Quasi con malinconica nostalgia , rivediamo così in un flash il contrabbando delle sigarette sulle barche del golfo di Napoli: tutto si evolve e anche il crimine trova altre sponde. Purtroppo Ciro non può staccarsi dalla vecchia vita è l’uomo giusto per continuare una storia criminale e viene in contatto prima con la mafia russa e poi con gli antagonisti Lettoni in guerra fra loro per la supremazia dei traffici di droga, in quei paesi. Si apre nella narrazione del film un quesito interessante .Per chi parteggia un Ciro napoletano tra le due forze in campo. Intanto si pone anche una ulteriore questione , troppo spesso ignoriamo noi comuni mortali ciò che i vari immortali già sanno ovvero che le mafie esistono nel mondo e sono in guerra fra loro e quindi bisogna farci i conti. Un tema del film che forse travalica la storia di Ciro che comunque deve faticare per far sopravvivere i suoi uomini della cosiddetta Paranza criminale che provenendo tutti da Napoli hanno addirittura costituito una piccola comunità con mogli e figli oltre confine in quel di Riga dove lavorano solo contraffacendo abiti e vestiti griffati. Dunque dalla droga a quasi operai , in una fabbrica di sedicenti magliari . Ma gli scarsi guadagni e le povere condizioni di vita tentano sempre di trovare una scorciatoia con il traffico di droga e Ciro coglie l’occasione della guerra tra mafie dell’est per inserirsi e giocare a favore prima dei Lettoni contro i russi , ma poi alla fine , di fronte alla spietata reazione di questi che ammazzano in un raid gli uomini di Ciro , proprio quegli operai disperati prende accordi con il capo dei mafiosi russi per annientare con le armi gli avversari lettoni pure una banda di criminali ma dalle strane fattezze cioè nazionalisti che vogliono combattere , per liberare la comunità dei lettoni dal giogo economico e dunque criminale dei russi. Una guerra che Ciro non sceglie di combattere perché come pure dice “ si può scegliere ma il difficile è tornare indietro “ Quindi il film prende una svolta finale tutta thriller e Pulp dove spari teste mozze e stragi varie fanno giustizia di russi cinici e dei Lettoni paranazisti , sicuramente nemici della vita che Ciro voleva ancora fare da buon immortale. Tuttavia il finale sorprende anche per la fine degli amici di cui Ciro si fidava come Bruno , un vecchio amico della infanzia napoletana e suo complice che addirittura da piccolo , Ciro aveva salvato dai finanzieri al tempo del contrabbando e che dopo tanto tempo invece lo aveva tradito nella guerra contro i russi. Dunque l’ immortale si vendica dei nemici stranieri sterminandoli tutti ma all’amico Bruno traditore preferisce assegnare la condanna della vita , con tutti rimorsi e tormenti per cui non lo uccide , conoscendo la vendetta Shakespeariana. Il gran finale riserva al pubblico appassionato una conferma , l’amicizia fraterna , è immortale come quella tra Genny e Ciro che chiudono il film ancora insieme nella contro luce di Riga. Due ottimi risultati nel film per l’interpretazione di Giuseppe Aiello il Ciro da bambino e per la preziosa regia di Marco D’Amore già collaudato interprete dell’immortale. (mauridal)
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uragano
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domenica 15 dicembre 2019
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nessuno può sfuggire al proprio destino
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Nell’immaginario collettivo degli amanti del cinema resta sempre impressa una scena,una frase,a volte solo uno sguardo vissuto in un film per rendere quel film indimenticabile; nel lungometraggio di Marco D'Amore la scena rilevante è a pochi minuti dall'inizio: un boato fortissimo,la terra trema, il focus in un palazzo,lungo le scale una donna sale precipitosamente fendendo una folla terrorizzata che scende gli scalini in cerca di una via di fuga, in un appartamento c’è il figlio di pochi mesi sul letto: la donna lo solleva lo avvolge in una coperta lo stringe forte al seno, in quell’istante il pavimento si apre e la donna ed il suo bambino vengono risucchiati nel vuoto È una scena potente alla quale non sarebbe necessario aggiungere altro per disvelare il senso di quel destino a cui Ciro è destinato ed a cui tutti noi siamo consegnati al nostro primo vagito.
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Nell’immaginario collettivo degli amanti del cinema resta sempre impressa una scena,una frase,a volte solo uno sguardo vissuto in un film per rendere quel film indimenticabile; nel lungometraggio di Marco D'Amore la scena rilevante è a pochi minuti dall'inizio: un boato fortissimo,la terra trema, il focus in un palazzo,lungo le scale una donna sale precipitosamente fendendo una folla terrorizzata che scende gli scalini in cerca di una via di fuga, in un appartamento c’è il figlio di pochi mesi sul letto: la donna lo solleva lo avvolge in una coperta lo stringe forte al seno, in quell’istante il pavimento si apre e la donna ed il suo bambino vengono risucchiati nel vuoto È una scena potente alla quale non sarebbe necessario aggiungere altro per disvelare il senso di quel destino a cui Ciro è destinato ed a cui tutti noi siamo consegnati al nostro primo vagito. Questa scena d'impatto visivo così forte si allaccia all'ultima scena di Gomorra che vede Ciro colpito al cuore da Genny che si inabbissa nella acque cupe di un mare notturno. Le due immagini sono volutamente accostate dal regista come unite in uno schema Yin e Yang dove tutto ha inizio e tutto ha fine
L’utilizzo della metafora sarà poi il mezzo di cui si servirà il regista per intessere la trama del suo film. Marco D'Amore ci appare in questo suo primo lungometraggio un professionista già maturo I flashback di cui si è servito consentono allo spettatore di entrare nell'anima e nella psiche dei personaggi, per suggerirci, attraverso uno sguardo compassionevole, una chiave di lettura. Ciro nell'episodio finale di Gomorra viene ucciso da un colpo di pistola per mano di chi con lui aveva condiviso le stesse scelte di vita .
Nel film, che costituisce una sorte di ponte con la nuova serie di Gomorra, il corpo esanime del protagonista viene ripescato da una barca di pescatori Di nuovo in vita Ciro si trasferirà in Lettonia come intermediario tra i camorristi napoletani e la mafia russa Giunto a Riga viene accolto da Bruno,lo sguardo tagliente ed al tempo stesso impenetrabile che l'attore Marco d'Amore rivolge a Bruno ci fa immediatamente comprendere che tra i due uomini esista un antico e sospeso contenzioso. E' solo durante il dipanarsi della storia attraverso l'uso sapiente dei flashback che lo spettatore potrà scoprirne le ragioni La storia ha origine nell'infanzia di Ciro che vede come protagonisti Bruno e la sua compagna Stella una giovane donna (la bravissima Martina Attanasio) nel cui seno Ciro bambino vorrebbe rifugiarsi inabissato in un sentimento di amore filiale ed al tempo stesso sensuale. Stella a causa di un atto di vigliaccheria compiuto da Bruno sarà trucidata davanti al suo sguardo impotente di bambino e costituirà l'impronta indelebile su cui la sua vita adulta si dipanerà Ma il coraggio non si può comprare è una qualità dell'anima che si manifesta già dalla giovane età e caratterizza ogni comportamento della nostra esistenza : i 2 protagonisti della storia Ciro e Bruno bene ne rappresentano le caratteristiche antitetiche.
Poche le battute molti gli sguardi intensi e significativi di Vera (Marianna Robustelli) che nella sua rassegnata azione conferma il senso profondo del lavoro del regista dove Ciro e tutti gli altri sono vittime di avvenimenti più grandi di loro riaccendendo nella nostra memoria storica il destino di Edipo, Antigone,Elettra,Fedra e Teseo così dolorosamente narrati e resi immortali dagli autori greci.
URAGANO
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