Anno 2011, Tataouine, Tunisia. Una famiglia in gita viene coinvolta in una sparatoria tra gruppi islamici e militari. Il bambino di 11 anni rimane gravemente ferito e viene trasportato al più vicino ospedale. Per farlo sopravvivere occorre un trapianto di fegato. A quel punto inizia una tragedia famigliare, aggravata dal contesto di una Tunisia in bilico tra progresso e radicalismo islamista. La coppia di genitori si rompe su una rivelazione traumatica e il salvataggio del bambino diverrà un percorso ad ostacoli, una corsa contro il tempo dove la cultura maschilista e la legislazione del Paese porranno una serie di intralci. Fares e Meriem non sono due sprovveduti: lui è un imprenditore e lei è una dirigente, ma anche per loro trovare la soluzione sarà molto difficile.
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Anno 2011, Tataouine, Tunisia. Una famiglia in gita viene coinvolta in una sparatoria tra gruppi islamici e militari. Il bambino di 11 anni rimane gravemente ferito e viene trasportato al più vicino ospedale. Per farlo sopravvivere occorre un trapianto di fegato. A quel punto inizia una tragedia famigliare, aggravata dal contesto di una Tunisia in bilico tra progresso e radicalismo islamista. La coppia di genitori si rompe su una rivelazione traumatica e il salvataggio del bambino diverrà un percorso ad ostacoli, una corsa contro il tempo dove la cultura maschilista e la legislazione del Paese porranno una serie di intralci. Fares e Meriem non sono due sprovveduti: lui è un imprenditore e lei è una dirigente, ma anche per loro trovare la soluzione sarà molto difficile.
Tragedia privata al cardiopalma, che da sola sarebbe bastata a fare un film, esaltata dal contesto culturale e viceversa. Sinergia tra personale e sociale. Si fa un viaggio all’interno del dramma di una coppia e nell’orrore di una società dove l’adulterio è ancora un reato punibile col carcere, una società nella quale la donazione degli organi non è incoraggiata, ma è diffuso l’atroce traffico illegale di organi e bambini, sfruttando i guai della vicina Libia in guerra.
Il film si regge, oltra che sulla drammaticità della storia, sulla recitazione di splendidi attori, che sanno mostrare sofferenza e tensione nei numerosi primi piani. Sami Bouajila è stato meritatamente premiato a Venezia e Najla Ben Abdallah non è da meno.
Crudo ed efficace affresco di un Paese in un determinato momento storico attraverso la narrazione di una vicenda molto intima. Un film di impegno civile, un esordio eccellente e promettente per il regista Barsaoui. Da seguire.
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