Un figlio

Film 2019 | Drammatico, +13 96 min.

Regia di Mehdi Barsaoui. Un film Da vedere 2019 con Sami Bouajila, Najla ben Abdallah, Youssef Khemiri, Slah Msadek, Mohamed Ali Ben Jemaa. Cast completo Titolo originale: Bik Eneich - Un Fils. Titolo internazionale: A Son. Genere Drammatico, - Tunisia, Francia, Libano, Qatar, 2019, durata 96 minuti. Uscita cinema giovedì 21 aprile 2022 distribuito da Valmyn. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,54 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 19 aprile 2022

Un'interpretazione magistrale di Sami Bouajila, vincitore come Migliore Attore nella sezione Orizzonti del festival di Venezia, ai César 2021 e ai Lumiere Awards 2021. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha vinto un premio ai Cesar, ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Lumiere Awards, In Italia al Box Office Un figlio ha incassato 52,2 mila euro .

Consigliato sì!
3,54/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,18
PUBBLICO 3,95
CONSIGLIATO SÌ
Un commovente dramma famigliare che tiene sempre presente il contesto in cui si inserisce.
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 15 marzo 2022
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 15 marzo 2022

Estate 2011, Tatouine in Tunisia. Fares, Meriem e il figlio di undici anni Aziz fanno una gita con amici nel sud del Paese. Lungo la strada del ritorno il nucleo familiare si trova coinvolto in una sparatoria tra gruppi islamisti e l'esercito regolare. Aziz viene ferito gravemente al fegato e ricoverato d'urgenza. La diagnosi è infausta a meno che non si proceda in tempi sufficientemente rapidi al trapianto. A questo punto emerge un dato che rivela un segreto fino ad allora celato e la situazione si complica da una molteplicità di punti di vista.

In una società in bilico tra una visione progressista dei rapporti interpersonali e un radicalismo estremista religioso la vita di un bambino viene messa in grave pericolo proprio a causa delle profonde contraddizioni che attraversano il Paese mediorientale in cui vive.

Mehdi M. Barsaoui si è formato al Dams di Bologna ed è stato anche montatore del documentario Era meglio domani che ha al centro una donna in lotta per riavere i suoi figli mentre intorno a lei la Rivoluzione dei gelsomini si fa sempre più presente. Giunto al suo primo lungometraggio di finzione mostra che il tema gli sta ancora a cuore e che, attorno a questo nucleo centrale, è interessato a sviluppare un più ampio contesto. Sin da subito ci ricorda che in quegli stessi giorni il regime di Mu' ammar Gheddafi era messo in discussione da una rivolta che stava progressivamente erodendo il suo potere seminando al contempo morte e distruzione.

Meriem e Fares sono consapevoli di quanto stia accadendo anche in Tunisia, hanno una buona collocazione in ambito sociale, lei è una dirigente e i loro amici fanno tutti parte dell'area progressista. Barsaoui ci mostra però come uno sconvolgimento come il pericolo di morte di un figlio possa mandare all'aria ogni certezza ed ogni convincimento.

Ancora una volta in un film è bene non sapere preventivamente quale sia l'elemento che si aggiunge al ferimento del bambino perché questa informazione deve giungere allo spettatore così come a chi si trova a doversi confrontare con essa sullo schermo. Da qui si dirameranno una serie di riflessioni che vanno oltre il caso specifico (a cui danno corpo ed intensa partecipazione Sami Bouajila nel ruolo di Fares e Najla Ben Abdallah in quello di Meriem) per affrontare le contraddizioni di una società in cui la donna è solo apparentemente più libera.

Non ci sono chador né burka da indossare in Tunisia ma quando si giunge al punto di discrimine chi paga di più è lei. Ogni idea liberale e progressista cade di colpo ed emerge un maschilismo che la legge incoraggia e sostiene sulla base di disposizioni che sopravvivono ai cambiamenti che la società sta attraversando. A questo si aggiunge la sconvolgente pratica del traffico di organi. Un argomento a cui tutti noi e i media in primis preferiscono non pensare forse perché troppo dilaniante quando si pensa che i 'donatori' possano essere non solo persone in difficoltà economiche (e sarebbe già grave) ma addirittura bambini.

Barsaoui ce lo ricorda invitandoci a non voltare la testa mentre al contempo fa riflettere noi e soprattutto i suoi compatrioti sul fatto che la donazione di organi debba essere sottoposta ad un controllo legale che sappia però superare le maglie di una burocrazia che alimenta se stessa rischiando di mettere a repentaglio la vita altrui quando questa potrebbe invece essere salvata.

Nei corridoi di un ospedale la camera segue lo sviluppo di un dramma familiare senza però chiudersi (e in questo sta l'originalità della sceneggiatura scritta dallo stesso Barsaoui) in esso ma tenendo sempre presente il contesto sociale in cui si inserisce.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 26 aprile 2022
mauro.t

Anno 2011, Tataouine, Tunisia. Una famiglia in gita viene coinvolta in una sparatoria tra gruppi islamici e militari. Il bambino di 11 anni rimane gravemente ferito e viene trasportato al più vicino ospedale. Per farlo sopravvivere occorre un trapianto di fegato. A quel punto inizia una tragedia famigliare, aggravata dal contesto di una Tunisia in bilico tra progresso e radicalismo islamista. [...] Vai alla recensione »

FOCUS
INCONTRI
lunedì 18 aprile 2022
Luigi Coluccio

Premi – tra gli altri – ai festival di Hainan, Cairo, Malmö, Amburgo, statuette per la miglior interpretazione a Sami Bouajila ai Cèsar e a Venezia nella sezione Orizzonti: Un figlio, opera prima del regista-sceneggiatore Mehdi Barsaoui, ha già un lungo percorso fatto di vittorie e competizioni internazionali prima della sua uscita in Italia il 21 aprile prossimo.

Ambientato nel cuneo della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, il film è tutto addosso ai personaggi di Fares (Bouajila) e Meriem (Najla Ben Abdallah), coppia tunisina moderna e abbiente colpita dalla tragedia quando durante un viaggio il loro figlio Aziz (Youssef Khemiri) viene ferito nel mezzo di un attentato terroristico.


Un figlio ha nella sua prima metà una fortissima unità di tempo, luogo e azione, per poi andare verso altre direzioni, spinte, storie. È come se tu avessi letteralmente aperto la “scatola” del film.
Per essere completamente onesti la cosa più difficile per Un figlio è stata la scrittura della sceneggiatura, nel senso che anche se può sembrare compatta c’è stato un grande lavoro su come trovare l’equilibrio fra la parte intima della coppia che sta vivendo questo incubo e la parte un po’ storica, generale, contestuale dove evolvono questi personaggi. Così c’è una prima parte, che dà la base di quello che succede a questa famiglia, la sua disintegrazione, e una seconda in cui vediamo le conseguenze di tutto ciò con il segreto che scopriamo nel film. Dunque mi fa piacere che sia sottolineato il lavoro che c’è stato con la sceneggiatura.

Lavoro di scrittura che è durato quasi cinque anni.
Ci ho messo cinque anni a fare il film, e un po’ più di quattro anni tra la prima riga che avevo scritto e il primo giorno di riprese. Ho iniziato a scrivere il film a fine 2014 e abbiamo girato a settembre 2018, per poi mostrare il film a Venezia 2019. Sono passato attraverso ventitré draft, ma non nel senso di ventitré versioni differenti, ma essendo una sceneggiatura a “strati” ogni volta lavoravo a una parte. Ho iniziato con la trama principale e poi di volta in volta prendevo un lato della sceneggiatura, che sia il protagonista maschile, la protagonista femminile, il contesto politico, il contesto medico. È stata davvero la parte più difficile trovare l’equilibrio fra tutti questi strati qua, però così la sceneggiatura ha dato la “forma” della messa in scena. In tantissime interviste mi hanno chiesto come ho fatto a mescolare tutti i generi che ci sono nel film, e ho sempre risposto in modo molto naturale e onesto dicendo che io non ho fatto niente, è stata la sceneggiatura a dare il ritmo delle scene. L’idea con Antoine Héberlé, il direttore della fotografia, era quella di avere una messa in scena molto organica, di essere molto vicini a questa famiglia e a quello che stanno vivendo.

Nonostante tutti questi “strati” l’ancora principale del film rimangono i corpi e le interpretazioni di Sami Bouajila e Najla Ben Abdallah.
Sì, è così. Ed è stato molto difficile durante la ricerca dei finanziamenti convincere i partner economici, visto che si tratta di un’opera prima, un film molto scritto, ma sono stato fortunato ad avere Sami Bouajila e Najla Ben Abdallah. Sono marito e moglie, con Samiche è molto conosciuto in Francia ed è di origine tunisina, mentre Najla è famosa qui in Tunisia. E i due stanno evolvendo in due mondi completamente diversi, con la carriera francese del primo e quella tunisina della seconda, dove Najla è una vera e propria star, con milioni di follower. Quindi sono stato davvero fortunato nel fatto che abbiano creduto nella mia sceneggiatura, e abbiamo lavorato tantissimo prima delle riprese con cinque settimane di prove. La cosa più importante per me era avere onestà e autenticità, naturalezza. Il film poi è stato girato in sei settimane, che non è poco ma nemmeno tantissimo, dunque non avevamo molto tempo sul set e siamo arrivati già che sapevamo la direzione che volevamo prendere. E a dire il vero non c’è molta improvvisazione, è molto scritto, molto fedele alla sceneggiatura.

Il motore immobile di Un figlio è la figura del padre, non solo nel personaggio di Fares, ma soprattutto per il valore fattuale e simbolico che questa occupa nella società tunisina e nella cultura araba in generale. Tanto che il film si sarebbe benissimo potuto chiamare Un padre o perfino Il padre.
Certo. Il film poteva chiamarsi tranquillamente “Un padre”, come anche “Una madre”, perché vediamo anche la maternità ma dal lato del padre. Un figlio, questo figlio, è il legame tra queste due entità, e per me era importantissimo raccontare la paternità, perché il film parla finalmente dell’idea di che cos’è essere un uomo arabo in Tunisia nel 2011, come anche oggi. Il senso della paternità assieme al senso della maternità, della coppia, della modernità, ma anche se il padre occupa una parte importante del film non volevo lasciare da parte il percorso di questa donna che viene giudicata attraverso lo sguardo accusatore del marito, della società. Il film è un misto di tutti questi elementi, e il figlio è lo starting point per scoprire la realtà di questa coppia, di un paese, di una regione.
 

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 22 aprile 2022
Ariel Schweitzer
Cahiers du cinéma

Nell'estate 2011, Farès e Meriem, una coppia di tunisini ricchi, sono in vacanza nel sud del paese con il figlio Aziz. Rimangono coinvolti in un conflitto a fuoco e il bambino è ferito. La necessità di un trapianto rivela che Farès non è il padre biologico di Aziz e mette Meriem in una posizione ancora più complicata. Il film di esordio di Mehdi Barsaoui diventa così un'analisi molto incisiva su temi [...] Vai alla recensione »

venerdì 22 aprile 2022
Michele Gottardi
Il Mattino di Padova

Tunisia, estate 2011. La vacanza nel sud del Paese volge in tragedia per Fares, Meriem e per il loro figlio di dieci anni, Aziz, che viene colpito per errore durante un agguato tra fondamentalisti e l'esercito. Il bambino ha bisogno urgente di cure, serve un trapianto di fegato, e le analisi portano alla luce un segreto, che inevitabilmente si riversano su Aziz e il legame tra Fares e Meriem, che sembra [...] Vai alla recensione »

giovedì 21 aprile 2022
Marina Visentin
Cult Week

Cosa saresti disposto a fare per salvare un figlio da morte certa? Questa è la domanda fondamentale e terribile intorno a cui ruota Un figlio, opera prima del regista e sceneggiatore tunisino Mehdi Barsaoui. È l'estate del 2011, dalla vicina Libia giungono echi di guerra, in Tunisia la situazione appare relativamente tranquilla dopo le sommosse popolari che hanno portato alle dimissioni del presidente [...] Vai alla recensione »

giovedì 21 aprile 2022
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

In Tunisia, una pallottola vagante colpisce il figlio di un imprenditore. Trapianto indispensabile, il padre pronto alla donazione. Un segreto della madre apre un dramma famigliare. La corsa contro il tempo svela il consolidato traffico d'organi dal confine libico... Due poli scenografici forti, i corridoi d'ospedale e il deserto, sposi borghesi in stratificate disperazioni e l'ostacolo delle leggi [...] Vai alla recensione »

giovedì 21 aprile 2022
Alessandra De Luca
Avvenire

Tunisia, estate 2011, pochi mesi dopo una rivoluzione che aveva acceso grandi speranze in una popolazione assetata di libertà, giustizia sociale e diritti ancora negati, la bella vacanza nel sud del Paese si trasforma in tragedia per Fares, Meriem e per il loro figlio di dieci anni, Aziz, che viene casualmente e gravemente ferito durante un agguato di stampo terroristico.

giovedì 21 aprile 2022
Fulvia Degl'Innocenti
Famiglia Cristiana

Il regista tunisino Mehdi M. Barsaoui, che ha studiato al Dams di Bologna, esordisce con un film molto maturo, che tocca tematiche etiche profonde, collocando la vicenda nell'estate del 2011 alla vigilia della Primavera araba in Tunisia, avvalendosi di un ottimo cast, a partire dal protagonista, Sami Bouajila, migliore attore nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia e ai César 2021.

giovedì 21 aprile 2022
Fabio Fulfaro
Sentieri Selvaggi

Un dramma familiare tra Tunisia e Libia sullo sfondo della rivoluzione dei Gelsomini del 2011. Il regista tunisino Mehdi Barsaoui inserisce diversi temi socio-politici e li incastra in una sceneggiatura che comprime in 96 minuti tantissimo materiale. Fares (Sami Bouajila) e Meriem (Najla Ben Abdallah) sono una coppia borghese progressista che conduce una vita agiata.

giovedì 21 aprile 2022
Maurizio Acerbi
Il Giornale

Tunisia. Una famiglia sta viaggiando serenamente in macchina nel sud del Paese. Improvvisamente, durante una sparatoria tra islamisti ed esercito, viene colpito il figlio di 11 anni. Ha il fegato praticamente spappolato e serve un trapianto. Emerge, però, una verità inaspettata. Il vero padre è un altro. Un dramma nel dramma, in una società religiosamente radicale e dove il ruolo della donna è ancora [...] Vai alla recensione »

martedì 19 aprile 2022
Tiziana Morganti
Asbury Movies

Fares e Meriem sembrano essere una coppia perfettamente centrata. Tunisini, moderni ed entrambi in carriera, hanno un'interpretazione personale e attuale della gestione famigliare che comprende anche il figlio Aziz. Così, all'interno di un paese che continua a vivere molte contraddizioni culturali e che, nel pieno della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011, dimostra di non riuscire a trovare un punto [...] Vai alla recensione »

martedì 19 aprile 2022
Roberto Manassero
Film TV

Come molti film dai paesi di cultura islamica che hanno riflettuto sugli effetti della Primavera araba, anche il tunisino Un figlio - alla Mostra di Venezia 2019 - usa il corpo della donna come epicentro delle contraddizioni di un mondo diviso fra progressismo e cultura patriarcale. Il film è ambientato nel 2011, mentre in Tunisia la Rivoluzione dei gelsomini è minacciata dall'estremismo islamico e [...] Vai alla recensione »

lunedì 18 aprile 2022
Massimo Brigandì
Cineclandestino

E' il 2011, l'anno dell primavera araba. In Tunisia si respira una promessa di libertà, quando le sospirate elezioni, in seguito alla caduta del presidente Zine El Abidine Ben Ali, si avvicinano. Fares (Sami Bouajila), dopo aver trascorso molto tempo in Francia, è fiducioso per il futuro del paese, ha un figlio che adora, Aziz (Youssef Khemiri), e una bella moglie, Meriem (Najla Ben Abdallah) di cui [...] Vai alla recensione »

venerdì 22 ottobre 2021
Eric Neuhoff
Le Figaro

Fares e Meriem sono una coppia felice. Hanno un figlio di dieci anni, Aziz, e la primavera araba lascia sperare un futuro migliore per la Tunisia. Ma la tragedia è dietro l'angolo. Al ritorno da un fine settimana a Tataouine la loro auto cade in un'imboscata, Aziz rimane ferito e ha bisogno di un trapianto di fegato. Il padre si offre, ma un altro colpo di scena getta la coppia in un ulteriore incubo [...] Vai alla recensione »

venerdì 7 febbraio 2020
Domenico Barone
VivilCinema

Dramma tra pubblico e privato sulle responsabilità morali delle proprie scelte, sulla sofferenza claustrofobica dell'attesa, analisi delle trasformazioni dell'identità di un Paese in bilico tra tentazioni consumiste e sicurezze conservatrici, A son (Un figlio) è uno sguardo crudo e disilluso su un mondo patriarcale legato indissolubilmente alle radici arabo-musulmane.

lunedì 7 ottobre 2019
Eddie Bertozzi
Gli Spietati

È un esordio notevole quello del tunisino Mehdi M. Bersaoui. Non un film di forma o di regia, piuttosto un solido lavoro di scrittura e di attori, senza che questo abbia - dagli alti scranni dello snobismo cinefilo - un'accezione limitativa o negativa. La struttura narrativa riecheggia il modo farhadiano: l'osservazione - spesso in interni - di personaggi - una coppia - calati in un preciso contesto [...] Vai alla recensione »

martedì 17 settembre 2019
Eddie Bertozzi
Film TV

Tunisia, 2011. Alla vigilia delle prime elezioni dopo la Primavera araba, un bambino è ferito in un agguato. I genitori si precipitano in ospedale, ma le procedure per un trapianto di fegato portano alla luce uno sconvolgente segreto di famiglia. Convince il solido esordio di Mehdi Barsaoui, film di scrittura che intreccia un dialogo non banale tra la dimensione privata e le urgenze del contesto culturale [...] Vai alla recensione »

martedì 3 settembre 2019
Cristina Matteucci
La Rivista del Cinematografo

Quanto è progressista e quanto ancora attaccata ai valori della società patriarcale la Tunisia odierna? Un tragico incidente è il pretesto che permette al primo lungometraggio del regista tunisino Mehdi Barsaoui, Bik Eneich,in Sezione Orizzonti di Venezia76, di raccontare la storia di una famiglia (e di un paese) dove la modernità stenta ad affermarsi.

domenica 1 settembre 2019
Giampiero Raganelli
Quinlan

Tunisia, estate 2011. La vacanza nel Sud dei coniugi Fares e Meriem finisce in tragedia, quando il loro figlio di dieci anni viene colpito da un colpo di arma da fuoco in un'imboscata di una non identificata milizia. La vita del bambino è appesa a un filo: si deve trovare un donatore compatibile per un trapianto del fegato. L'analisi genetica della compatibilità genitori porta alla scoperta che Fares [...] Vai alla recensione »

giovedì 5 settembre 2019
Tonino De Pace
Duels.it

È in un clima da scampagnata fuori città con gli amici e poi durante il viaggio di ritorno della famiglia felice sulle piste del deserto che con l'ingannevole incipit il film prende il suo avvio, quando d'improvviso, il registro narrativo muta, con una secca virata come lo sparo che, perentorio e fulminante, rovescia il tavolo della serenità familiare e fa piombare la famiglia nella disperazione, con [...] Vai alla recensione »

NEWS
MYMOVIESONE
martedì 19 aprile 2022
 

Accoglienza molto positiva per l'opera presentata ieri. Dal 21 aprile al cinema. Vai all'articolo »

GUARDA L'INIZIO
venerdì 15 aprile 2022
 

Su MYmovies i primi minuti di un potente dramma familiare tra etica e religione, ispirato al cinema di Asghar Farhadi. Dal 21 aprile al cinema. Guarda l'inizio del film »

NEWS
mercoledì 6 aprile 2022
 

Un'interpretazione magistrale di Sami Bouajila, vincitore come Migliore Attore nella sezione Orizzonti del festival di Venezia, ai César 2021 e ai Lumiere Awards 2021. Vai all'articolo »

TRAILER
mercoledì 4 agosto 2021
 

Un’interpretazione magistrale di Sami Bouajila, vincitore come Migliore Attore nella sezione Orizzonti a Venezia. Da giovedì 21 aprile al cinema. Guarda »

winner
premio orizzonti miglior attore
Festival di Venezia
2019
winner
miglior attore
Cesar
2021
winner
miglior attore
Lumiere Awards
2021
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