fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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molto bello
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Il rapporto tra i fratelli è bellissimo...
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sabato 30 maggio 2020
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euforia
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Il film è bello, anzi bellissimo perché commuove... avrei evitato scene forti quali il desiderio sessuale di Matteo.... troppo forte in quel contesto! bella e leggera l' interpretazione dei 2 fratelli che ballano a ritmo di Oliver Hardy & Stanley Lauren!!! Complimenti alla regista e agli attori
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uppercut
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venerdì 28 giugno 2019
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"mi ha detto che ti ama ancora"
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Siamo tutti niente, per carità. Chi più, chi meno. Io tantissimo. Però dico che i lavori bisogna saperli fare. Per esempio una sceneggiatura. Per esempio un film. Bisogna saperli fare. Non basta avere una bella sensibilità e commuoversi vedendo gli stormi volare. I film bisogna saperli fare. E non basta aver visto altri, anche i migliori, lavorare per farli. Come tutti gli altri mestieri, bisogna aver attitudine, esperienza, competenza e tanta, tanta umiltà. Euforia è un film che non si mette mai in discussione. Che tira avanti senza procedere di un metro. Uguale a se stesso, uguale a cent'altri. Il gay, il malato, la moglie abbandonata e la trentenne che viene e cha va.
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Siamo tutti niente, per carità. Chi più, chi meno. Io tantissimo. Però dico che i lavori bisogna saperli fare. Per esempio una sceneggiatura. Per esempio un film. Bisogna saperli fare. Non basta avere una bella sensibilità e commuoversi vedendo gli stormi volare. I film bisogna saperli fare. E non basta aver visto altri, anche i migliori, lavorare per farli. Come tutti gli altri mestieri, bisogna aver attitudine, esperienza, competenza e tanta, tanta umiltà. Euforia è un film che non si mette mai in discussione. Che tira avanti senza procedere di un metro. Uguale a se stesso, uguale a cent'altri. Il gay, il malato, la moglie abbandonata e la trentenne che viene e cha va... e poi "mi ha detto che ti ama", "ma ci scopi?", i gabbiani e la cocaina. Che nulla! Anzi, che palle! Ma da dove è spuntata l'idea che film del genere possano avere un senso? Dai, torniamo con umiltà a rivedere film belli, film veri, limati, coretti, sudati, storie costruite con cura attenta, paziente, certosina. Difendiamo il mestiere. Magari anche senza euforia.
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nadia meden
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sabato 16 marzo 2019
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fratelli
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Un gran bel film! Una grande Valeria Golino che porta sullo schermo una bella storia di fratellanza tra due uomini estremamente diversi per carattere, per formazione, per stili di vita . I due fratelli si riavvicinano quanddo, uno dei due ( Mastandrea ) , Ettore nel film, è gravemente ammalato. A questo punto mi chiedo : ma questo povero Mastandrea non sarà mica un po stufo di interpretare uomini alati? A parte questa personalissima digressione, due splendide interpretazioni di Scamarcio e Mastandrea, non tralasciando l' accurata, dolce e precisa interpretazione di Andrea Germani, meglio conosciuto come attore di teatro !!! Grazie
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pico della mirandola
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sabato 9 marzo 2019
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eh no! perché affrontare un tema cosi' delicato
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con un montaggio assurdo, scene inutili. Bravissimi gli attori, ma non basta. Chi ha vissuto un'esperienza simile si permette di consigliare a Valeria Golino: si tenga lontana da storie
del genere, la malattia è difficile da affrontare se non si conosce quel garbo che come regista, lei non ha. L'ha avuto in Miele, ma la storia era già scritta
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domenica 25 novembre 2018
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davvero un brutto film
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Un film che riunisce un’accozzaglia eterogenea di temi (peraltro importanti come la malattia) affrontando tutto in modo superficiale e cercando di trovare una sintesi nella commediola borghese della Roma bene. Bravo solo Mastrandrea che recitata con un senso di contegnoso disgusto adatto al film
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vincenzo ambriola
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venerdì 23 novembre 2018
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la morte imminente
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Due fratelli diversi, due storie diverse, la malattia di uno di loro che li fa incontrare. La Golino rivede il tema della morte imminente innestandolo nel rapporto, spesso difficile, tra fratelli in età adulta. Lo fa con garbo, raccontando le loro vite da molti punti di vista sentimentali e temporali, senza mai superare il limite del patetico, del morboso, della commiserazione. Purtroppo, la sua narrazione esalta il successo economico di uno dei due fratelli, insistendo sui dettagli di una vita lussuosa, sfrenata e a tratti pericolosa. Questa polarizzazione, utile drammaturgicamente, indebolisce il messaggio del film e l'analisi lucida del tema della morte. Bella la musica, sempre ben intonata al discorso narrativo; belle le immagini e ottima la recitazione dei nostri attori e delle nostre attrici italiane, oramai a livelli qualitativi internazionali.
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Due fratelli diversi, due storie diverse, la malattia di uno di loro che li fa incontrare. La Golino rivede il tema della morte imminente innestandolo nel rapporto, spesso difficile, tra fratelli in età adulta. Lo fa con garbo, raccontando le loro vite da molti punti di vista sentimentali e temporali, senza mai superare il limite del patetico, del morboso, della commiserazione. Purtroppo, la sua narrazione esalta il successo economico di uno dei due fratelli, insistendo sui dettagli di una vita lussuosa, sfrenata e a tratti pericolosa. Questa polarizzazione, utile drammaturgicamente, indebolisce il messaggio del film e l'analisi lucida del tema della morte. Bella la musica, sempre ben intonata al discorso narrativo; belle le immagini e ottima la recitazione dei nostri attori e delle nostre attrici italiane, oramai a livelli qualitativi internazionali.
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ralphscott
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domenica 18 novembre 2018
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scamarcio invoglia ad esagerare.
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Troppa coca e troppe sigarette, facili scorciatoie a potenziare la descrizione di Matteo e dei suoi compagni di cazzeggio. La messa in scena,tuttavia,è moderna,potenzialmente spendibile sul mercato internazionale. Siamo invitati a riflettere,la commozione è solo accarezzata poichè non si sprofonda nel patetico. Mastrandrea fedele a se stesso,nel bene e nel male una maschera immutabile.
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maria f.
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giovedì 15 novembre 2018
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evviva i buoni film!
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Il film inizia con la visita del “faccendiere” Matteo all’incaricato amministrativo che cura per conto dell’alto Clero anche restauri di opere d’arte.
Matteo gli propone ancora una volta di affidare il restauro di un quadro da poco ritrovato e di grande interesse culturale a una scuola giapponese.
Il curatore per l’ennesima volta gli nega quest’incarico, preferendo affidare quest’operazione delicatissima e di notevole responsabilità a un “maestro di nazionalità italiana o europea” che per scuola e tradizione ritiene forse maggiormente all’altezza .
L’affarista cerca di tranquillizzare il Prelato attirando l’attenzione sul fatto che l’opera, che risale al 1600(?), chissà nei secoli a quanti restauratori è stata affidata per renderle la sua originaria beltà, concludendo che nessun nome di chi è intervenuto, è arrivato fino ai nostri giorni, quindi in futuro nessuno conoscerà mai la nazionalità dell’ultimo professionista/restauratore.
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Il film inizia con la visita del “faccendiere” Matteo all’incaricato amministrativo che cura per conto dell’alto Clero anche restauri di opere d’arte.
Matteo gli propone ancora una volta di affidare il restauro di un quadro da poco ritrovato e di grande interesse culturale a una scuola giapponese.
Il curatore per l’ennesima volta gli nega quest’incarico, preferendo affidare quest’operazione delicatissima e di notevole responsabilità a un “maestro di nazionalità italiana o europea” che per scuola e tradizione ritiene forse maggiormente all’altezza .
L’affarista cerca di tranquillizzare il Prelato attirando l’attenzione sul fatto che l’opera, che risale al 1600(?), chissà nei secoli a quanti restauratori è stata affidata per renderle la sua originaria beltà, concludendo che nessun nome di chi è intervenuto, è arrivato fino ai nostri giorni, quindi in futuro nessuno conoscerà mai la nazionalità dell’ultimo professionista/restauratore.
Ecco Matteo: suadente, persuasivo, uomo d’affari che porta messaggi rassicuranti, che offre i suoi servigi dando l’impressione che la strada da seguire non è impropria, Matteo che rileva spunti e appigli logici che confortano il suo navigato ed esperto interlocutore in merito al possibile e non illegale uso di ciò che sta proponendo.
Lui stesso ci crede e proprio per questo il messaggio giunge sincero e allo stesso tempo impudente.
Lui è così anche nel quotidiano, rischia, non lascia niente d’intentato, la sua vita è una continua esaltazione, condivide tutto con gli altri, casa sua è sempre aperta: offre, spende, regala, accoglie.
Anche a se stesso non risparmia niente amanti, droghe, una casa principesca arredata con gusto, costose operazioni di lifting, sballi.
La storia racconta di due fratelli, Matteo ed Ettore quest’ultimo colpito da un tumore al cervello.
Due uomini per personalità e livello socio-economico diametralmente opposti, che dovendo trascorrere a causa della gravissima malattia di Ettore questa fetta di vita insieme, rispolverano quei giochi che da bambini amavano fare, creando così quell’intimità autentica che li conduce in breve a voler sapere dell’altro a tuti i costi modi e atteggiamenti, segreti e curiosità che mai prima avrebbero osato chiedere.
Ci sono anche grandi scontri fra loro, conflitti mai risolti che hanno radici lontane.
Questa malattia li induce a una frequentazione forzata che darà a Matteo la possibilità di dimostrare a Ettore quanto amore ha sempre nutrito per lui e a Ettore riconoscere la capacità di un fratello che ha dovuto soffrire per affermarsi e combattere la sua battaglia da solo come omossessuale.
Finalmente Ettore è in grado solo ora di abbandonarsi, vincere la sua innata riservatezza e allargare le braccia lasciandosi fasciare dalla potente stretta di Matteo ricevendo così da lui quel calore e quella vitalità allo stesso modo di uno stormo di uccelli che volando all’unisono inventano e creano con le loro ali una scia capace di realizzare un unico polmone che sprigiona energia.
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pintaz
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martedì 13 novembre 2018
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la bellezza protegge la bellezza
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Matteo per vivere liberamente la propria omosessualità acquista un attico a Roma e, attraverso la sua infantile leggerezza, fa in modo che la personale navigazione giornaliera sia un’eterna festa per allontanare la propria ipocondria e accontentare, anche solo con un bicchiere di vino, la truppa di amici che lo circonda.
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Matteo per vivere liberamente la propria omosessualità acquista un attico a Roma e, attraverso la sua infantile leggerezza, fa in modo che la personale navigazione giornaliera sia un’eterna festa per allontanare la propria ipocondria e accontentare, anche solo con un bicchiere di vino, la truppa di amici che lo circonda.
Volutamente cercati, da parte della regista, i riferimenti al nostro cinema migliore partendo da Ozpetek (memorabile il pranzo in famiglia con la madre che, come tutte, rilegge la fanciullezza dei figli rievocando lo stornello fischiato) per finire a Sorrentino con le inquadrature “mosse” dentro il soggetto e una certa, apparente, illogica logorroica allegria.
Matteo deve proteggere suo fratello Ettore dalla verità per una malattia che inesorabilmente lo porterà alla morte provando (soprattutto?) a salvare anche sé stesso mentre tenta di recuperare un rapporto irrisolto con un uomo schivo e moralmente integro che è esattamente il contrario di lui.
Diametralmente opposti per modo di vestire, nella gestione della propria vita, nei rapporti con gli altri, questa splendida pellicola gioca su questo cercando di entrare dentro Scamarcio (Matteo)/Mastrandrea (Ettore) al fine di comprendere l'uno il mondo dell'altro. Semplicemente perfetto il passo sull’imitazione a Stanlio e Ollio nel ricordo dell’infanzia perduta, e mai vissuta fino in fondo, che ricorda il contraltare di alcuni film di Andò.
Euforia non è altro che quella particolare sensazione che si prova, come viene raccontato in auto durante la gita al mare, quando si comincia a scendere in fondo al mare. Più si va giù e meno si hanno le percezioni dei suoni, dei colori e delle immagini come quando irrompe una malattia o gli anni passano inesorabilmente non facendo vivere ma, al limite, sopravvivere.
La magia, dopo due ore di spettacolo, sta proprio nel fatto di percepire perfettamente lo stato d’animo, come un pugno allo stomaco, di ogni protagonista poiché vissuto e, a volte, somatizzato.
In fondo, il messaggio della Golino che ci avvolge insieme a due straordinari attori, è proprio questo; anche in silenzio attraverso un abbraccio, bisogna capire che l’esistenza va vissuta come viene perché la vera essenza è che alla sera di essa ciò che conta veramente è aver amato.
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