L'altro volto della speranza |
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Un film di Aki Kaurismäki.
Con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Janne Hyytiäinen.
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Titolo originale Toivon tuolla puolen.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Finlandia 2017.
- Cinema
uscita giovedì 6 aprile 2017.
MYMONETRO
L'altro volto della speranza
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Se mi pugnali, non sanguino anch'io?"di FabioFeliFeedback: 25659 | altri commenti e recensioni di FabioFeli |
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venerdì 14 aprile 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Helsinki, Finlandia. Wikstrom (Sakari Kuosmanen), un massiccio 50enne, è sconfitto dalla vita. Mentre sua moglie gioca interminabili solitari in compagnia di un bicchiere colmo di liquore, posa la fede e le chiavi di casa sul tavolo davanti a lei: se ne va, ma lei non ha nulla da replicare; liquida la sua attività commerciale e va a vincere una somma al poker sufficiente a comperare un ristorante con tre dipendenti in arretrato di stipendi. La birra del locale è buona e sul cibo si chiude un occhio e anche tutti e due. Si improvvisano sushi e cucina indiana; magari si balla. Quando Wikstrom trova Khaled (Sherwan Haji), un profugo siriano di Aleppo, che dorme nel cortile del locale, si arrabbia ed è inevitabile uno scambio di pugni. A Khaled il destino ha riservato ben più pesanti sconfitte: casa e famiglia distrutte da un bombardamento, la sorella superstite smarrita nella fuga verso il Nord Europa, l’approdo a Helsinki dopo aver dormito nella carbonaia della stiva di un mercantile. “E’ il paese più ospitale” gli dicono tutti, ma lo stato di rifugiato a Khaled non viene concesso mentre la TV trasmette gli sconquassi della sua città. Però forse è vero che qui sono ospitali: Wikstrom lo sfama e lo assume come lavapiatti, nonostante il ragazzo ora sia “un clandestino”. Wikstrom e i suoi dipendenti, un maitre poco magistrale, un cuoco improbabile ed una graziosa cameriera, aiutano Khaled persino a ritrovare la sorella in un paese baltico. Il motto della Rivoluzione Francese - Liberté Egalité Fraternité - sembra valere in questo paese di folk singer da strada, che inanellano belle canzoni con testi degni di Bruce Springsteen … sempre che non arrivino assurde e feroci marionette a trasformare Khaled in uno “sporco ebreo” (Sic!) … La favola amara di Kaurismaki ripete il miracolo di “Miracolo a Le Havre”: colleziona una galleria di personaggi sfortunati che solo appoggiandosi l’uno all’altro rovesciano un mondo infame con il peso della loro solidarietà. Fa sanguinare Khaled, novello Shylock, la coltellata del naziskin, è vero, ma non fa niente se sua sorella ottiene lo status di rifugiata e l’asilo in Finlandia: per lui è l’unica cosa che conta ed il resto non è importante. L’asciutta narrazione si serve di immagini che dicono tutto. La tragedia in atto è condita di molti momenti di pura e grande comicità; Kaurismaki prende per mano lo spettatore e lo convince della sua “faziosa” visione del mondo: in fondo è facile e produttivo di energie positive tendere una mano a chi soffre; chiudersi in se stessi, barricarsi dietro un muro di indifferenza, disprezzo e rifiuto degli altri è assurdo e inumano. Cosa resta di noi se non abbiamo più un briciolo di umanità? Un grande “Orso d’argento” alla Berlinale. Da non mancare. Valutazione **** FabioFeli
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