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sabato 22 aprile 2017
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ovunaue tu sarai, il viaggio di una vita.
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Ovunque tu sarai è un film divertente ed emozionante, in cui le sfumature dell'amicizia si mescolano con quelle di un'umanità variopinta in un affresco ironico, profondo e a tratti un po' nostalgico. Il viaggio come cambiamento, ma anche come scusa per prendersi una pausa dalla loro vita adulta e monotona, è al centro della storia dei quattro protagonisti uniti da una fede calcistica profondissima e da un senso di incompiutezza che ognuno a modo suo cerca di colmare con riti scaramantici, umorismo sopra le righe, cinismo spietato e, nel caso del più giovane, con un matrimonio incombente. Il regista Roberto Capucci prende per mano lo spettatore e lo conduce in un doppio viaggio: uno a bordo dello sgangherato furgoncino attraverso una Spagna pittoresca e bucolica fino all'agognato traguardo del Santiago Bernabeu, l'altro nelle trame emotive e psicologiche dei protagonisti in cui non mancano mai risate genuine e momenti di grande impatto emotivo.
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Ovunque tu sarai è un film divertente ed emozionante, in cui le sfumature dell'amicizia si mescolano con quelle di un'umanità variopinta in un affresco ironico, profondo e a tratti un po' nostalgico. Il viaggio come cambiamento, ma anche come scusa per prendersi una pausa dalla loro vita adulta e monotona, è al centro della storia dei quattro protagonisti uniti da una fede calcistica profondissima e da un senso di incompiutezza che ognuno a modo suo cerca di colmare con riti scaramantici, umorismo sopra le righe, cinismo spietato e, nel caso del più giovane, con un matrimonio incombente. Il regista Roberto Capucci prende per mano lo spettatore e lo conduce in un doppio viaggio: uno a bordo dello sgangherato furgoncino attraverso una Spagna pittoresca e bucolica fino all'agognato traguardo del Santiago Bernabeu, l'altro nelle trame emotive e psicologiche dei protagonisti in cui non mancano mai risate genuine e momenti di grande impatto emotivo. Un cast di grande talento e una colonna sonora eccezionale completano questa opera prima da non perdere.
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giorgiodevcich
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mercoledì 3 maggio 2017
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un microcosmo chiamato "roma"
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono quattro deficienti (nel senso etimologico della parola) alla conquista della Spagna, sono personaggi fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei vari Guido Tersilli e Vittorio Blasi di Alberto Sordi. Sono i Mr. Deed di Frank Capra (E' arrivata la felicità, 1936) che si portano dietro qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta. Per usare le stesse parole di Carlo: sono un bamboccione, un fallito, un codardo e "er peggio che so io". Accomunando Montevideo a Monterotondo e trasformando "il soy in soyo e il como te llamas in come te chiamis", ci regalano qua e là perle di saggezza del tipo: "è castillana quindi sarà una principessa".
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono quattro deficienti (nel senso etimologico della parola) alla conquista della Spagna, sono personaggi fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei vari Guido Tersilli e Vittorio Blasi di Alberto Sordi. Sono i Mr. Deed di Frank Capra (E' arrivata la felicità, 1936) che si portano dietro qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta. Per usare le stesse parole di Carlo: sono un bamboccione, un fallito, un codardo e "er peggio che so io". Accomunando Montevideo a Monterotondo e trasformando "il soy in soyo e il como te llamas in come te chiamis", ci regalano qua e là perle di saggezza del tipo: "è castillana quindi sarà una principessa". Sono irriverenti, sfacciati, politicamente scorretti, entrano nel pub delle asturie cantando "facete largo che passamo noi" esattamente come fossero ad Ariccia. Sono immaturi, hanno un rapporto asimmetrico, irregolare, anormale verso l'altro sesso; uno è vergine, uno si sposa ma (come direbbe Giacomo) "non è una cosa seria", uno le apprezza unicamente nel loro design "alla Renzo Piano" e l'ultimo non potrà comunque farsi famiglia per motivi terzi. L'esteta del gruppo dirà che sta con la moglie ma non sa perché e che se le donne le paghi prima risparmi. Sempre sua la chiosa finale: i sentimenti creano dipendenza quindi meglio l'alcol. La loro amicizia nasce da lontano, dalla passione del calcio, dalla Roma, dal "rito di gruppo" così come espresso nei libri di sociologia. Tengono le foto di Boniek o di Pruzzo sul muro, giocano a subbuteo, considerano Falcao e Pruzzo i più forti calciatori giallorossi dopo Totti. A suggellare questo guardarsi indietro la presenza del furgone VW, dell'autoradio e delle musicassette. Tutti e quattro sono romanisti ma sono romani dentro, sono panem et circensem, sono l'emblema che nella vita non ha senso il panem senza il circensem, in questo caso il bernabeum. E' un film che mantiene il doppio registro, il doppio linguaggio, rende evidente l'incontro dell'italiano con lo spagnolo anche se l'italiano è declinato in romanesco o romanaccio che dir si voglia. I tempi del dialogo sono relativamente serrati a meno che la frase non abbia un valore particolare, non rappresenti un crocevia, non si erga a simbolo di qualcosa nel qual caso il tempo rallenta, si espande, respira. Le inquadrature sono ricercate, si prediligono gli ambienti aperti, rurali o urbani ma comunque tipicamente spagnoli nel senso più artistico della parola. Bellissima la sosta davanti alla cattedrale e nella piazza grande coi porticati. Tra segovia, valladolid e madrid il quartetto funziona laddove interviene il Giordano Bruno della situazione e viceversa tutto si complica se la verità e la maturità la devono sviluppare da soli come nella bellissima scena delle terme. Tra i vapori dell'acqua calda Carlo fa esattamente quello che faceva Sordi ne "I vitelloni" quando, con la bottiglia in mano, ammette la bassezza e l'imperfezione propria e degli altri. Esattamente come "Fuga nella notte" (Mann, 1982) questo film si può leggere a più livelli ed è in realtà una riflessione sul passaggio all'età adulta, Francesco che parte con l'idea di un addio al celibato nel quale "fare l'amore con la Roma" (quasi fosse un'amante) deve invece scoprire il senso vero e passionale del sentimento, deve imparare a posporre il gol del capitano alle labbra della donzella. Giordano deve confrontarsi con le sue superstizioni, deve imparare a reagire agli eventi. Tutti, alla fine della fiera, diventano adulti capendo che l'amore è dietro la paura, è nascosto tra le imperfezioni, è all'interno delle malattie, è quello che ti rimane quando decidi di lasciare quello che non va. I personaggi sono meravigliosamente imperfetti laddove, all'inizio della vacanza erano semplicemente imperfetti e la meraviglia è dentro alla loro fragilità. Esattamente come nel cartone animato Galaxy Express 999 (anch'esso anni settanta) quando arrivano alla fine del viaggio non riescono ad entrare, non concludono quanto si prefissano e la sfida è proprio comprendere che la bellezza sta nel viaggio e non nell'arrivo, sta nel sentire le persone vicino, sta nel "chi" e non nel "dove". E' un film perfetto perché con tutta evidenza non si erge a film d'autore ma, nella sua semplicità (e in questo è un po' disneyano) non lascia nulla di intentato o di incompiuto. Si esce dal cinema con un sorriso mentre si cerca il fazzoletto in tasca.
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alejazz
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mercoledì 10 gennaio 2018
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ovunque tu sarai...alla scoperta della spagna
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Quattro amici. Tifosi. Romanisti. Uniti dalla passione del pallone si rivedono per seguire la Magica in trasferta a Madrid per disputare una partita di Champions League.
Durante il percorso che avrebbe dovuto portarli al Santiago Bernabeu si imbattono però in altre piccole avventure che li aiuteranno a conoscersi di più.
Cosa mi è piaciuto
Possiamo vedere la pellicola come un romanzo di formazione dove i 4 protagonisti crescono, si scoprono, chiariscono meglio gli obiettivi della loro vita e ciò regala un buon messaggio al pubblico.
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Quattro amici. Tifosi. Romanisti. Uniti dalla passione del pallone si rivedono per seguire la Magica in trasferta a Madrid per disputare una partita di Champions League.
Durante il percorso che avrebbe dovuto portarli al Santiago Bernabeu si imbattono però in altre piccole avventure che li aiuteranno a conoscersi di più.
Cosa mi è piaciuto
Possiamo vedere la pellicola come un romanzo di formazione dove i 4 protagonisti crescono, si scoprono, chiariscono meglio gli obiettivi della loro vita e ciò regala un buon messaggio al pubblico.
La simpatia e professionalità di Memphis è sempre impeccabile; se non fosse per lui i toni sarebbero stati più smorzati e spenti
Cosa non mi è piaciuto
Il carattere di alcuni personaggi sono stati resi banali il che hanno fatto abbassare il livello di qualità.
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giorgiodevcich
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mercoledì 3 maggio 2017
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un microcosmo chiamato "roma"
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono quattro deficienti (nel senso etimologico della parola) alla conquista della Spagna, sono personaggi fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei vari Guido Tersilli e Vittorio Blasi di Alberto Sordi. Sono i Mr. Deed di Frank Capra (E' arrivata la felicità, 1936) che si portano dietro qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta.
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono quattro deficienti (nel senso etimologico della parola) alla conquista della Spagna, sono personaggi fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei vari Guido Tersilli e Vittorio Blasi di Alberto Sordi. Sono i Mr. Deed di Frank Capra (E' arrivata la felicità, 1936) che si portano dietro qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta. Per usare le stesse parole di Carlo: sono un bamboccione, un fallito, un codardo e "er peggio che so io". Accomunando Montevideo a Monterotondo e trasformando "il soy in soyo e il como te llamas in come te chiamis", ci regalano qua e là perle di saggezza del tipo: "è castillana quindi sarà una principessa". Sono irriverenti, sfacciati, politicamente scorretti, entrano nel pub delle asturie cantando "facete largo che passamo noi" esattamente come fossero ad Ariccia. Sono immaturi, hanno un rapporto asimmetrico, irregolare, anormale verso l'altro sesso; uno è vergine, uno si sposa ma (come direbbe Giacomo) "non è una cosa seria", uno le apprezza unicamente nel loro design "alla Renzo Piano" e l'ultimo non potrà comunque farsi famiglia per motivi terzi. L'esteta del gruppo dirà che sta con la moglie ma non sa perché e che se le donne le paghi prima risparmi. Sempre sua la chiosa finale: i sentimenti creano dipendenza quindi meglio l'alcol. La loro amicizia nasce da lontano, dalla passione del calcio, dalla Roma, dal "rito di gruppo" così come espresso nei libri di sociologia. Tengono le foto di Boniek o di Pruzzo sul muro, giocano a subbuteo, considerano Falcao e Pruzzo i più forti calciatori giallorossi dopo Totti. A suggellare questo guardarsi indietro la presenza del furgone VW, dell'autoradio e delle musicassette. Tutti e quattro sono romanisti ma sono romani dentro, sono panem et circensem, sono l'emblema che nella vita non ha senso il panem senza il circensem, in questo caso il bernabeum. E' un film che mantiene il doppio registro, il doppio linguaggio, rende evidente l'incontro dell'italiano con lo spagnolo anche se l'italiano è declinato in romanesco o romanaccio che dir si voglia. I tempi del dialogo sono relativamente serrati a meno che la frase non abbia un valore particolare, non rappresenti un crocevia, non si erga a simbolo di qualcosa nel qual caso il tempo rallenta, si espande, respira. Le inquadrature sono ricercate, si prediligono gli ambienti aperti, rurali o urbani ma comunque tipicamente spagnoli nel senso più artistico della parola. Bellissima la sosta davanti alla cattedrale e nella piazza grande coi porticati. Tra segovia, valladolid e madrid il quartetto funziona laddove interviene il Giordano Bruno della situazione e viceversa tutto si complica se la verità e la maturità la devono sviluppare da soli come nella bellissima scena delle terme. Tra i vapori dell'acqua calda Carlo fa esattamente quello che faceva Sordi ne "I vitelloni" quando, con la bottiglia in mano, ammette la bassezza e l'imperfezione propria e degli altri. Esattamente come "Fuga nella notte" (Mann, 1982) questo film si può leggere a più livelli ed è in realtà una riflessione sul passaggio all'età adulta, Francesco che parte con l'idea di un addio al celibato nel quale "fare l'amore con la Roma" (quasi fosse un'amante) deve invece scoprire il senso vero e passionale del sentimento, deve imparare a posporre il gol del capitano alle labbra della donzella. Giordano deve confrontarsi con le sue superstizioni, deve imparare a reagire agli eventi. Tutti, alla fine della fiera, diventano adulti capendo che l'amore è dietro la paura, è nascosto tra le imperfezioni, è all'interno delle malattie, è quello che ti rimane quando decidi di lasciare quello che non va. I personaggi sono meravigliosamente imperfetti laddove, all'inizio della vacanza erano semplicemente imperfetti e la meraviglia è dentro alla loro fragilità. Esattamente come nel cartone animato Galaxy Express 999 (anch'esso anni settanta) quando arrivano alla fine del viaggio non riescono ad entrare, non concludono quanto si prefissano e la sfida è proprio comprendere che la bellezza sta nel viaggio e non nell'arrivo, sta nel sentire le persone vicino, sta nel "chi" e non nel "dove". E' un film perfetto perché con tutta evidenza non si erge a film d'autore ma, nella sua semplicità (e in questo è un po' disneyano) non lascia nulla di intentato o di incompiuto. Si esce dal cinema con un sorriso mentre si cerca il fazzoletto in tasca.
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giorgiodevcich
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giovedì 4 maggio 2017
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un microcosmo di sentimenti.
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono 4 deficienti (nel senso etimologico) alla conquista della Spagna, sono fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei Tersilli e Blasi di Sordi. Sono i Mr. Deed di Capra che portano qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta. Per usare le parole di Carlo: sono un bamboccione, un fallito, un codardo e "er peggio che so io". Accomunando Montevideo a Monterotondo e trasformando "il soy in soyom", ci regalano perle di saggezza del tipo: "è castillana quindi sarà una principessa".
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Francesco, Carlo, Loco e Giordano sono 4 deficienti (nel senso etimologico) alla conquista della Spagna, sono fortemente caratterizzati, raccolgono l'eredità dei Tersilli e Blasi di Sordi. Sono i Mr. Deed di Capra che portano qualche stranezza, che cercano la felicità in maniera bislacca. Se i commedianti di Lubitsch (Vogliamo Vivere, 1942) erano in partenza istrionici e buffoneschi questi sono buffoneschi e basta. Per usare le parole di Carlo: sono un bamboccione, un fallito, un codardo e "er peggio che so io". Accomunando Montevideo a Monterotondo e trasformando "il soy in soyom", ci regalano perle di saggezza del tipo: "è castillana quindi sarà una principessa". Sono irriverenti, sfacciati, politicamente scorretti, entrano nel pub asturiano cantando "facete largo che passamo noi" esattamente come fossero ad Ariccia. Sono immaturi, hanno un rapporto asimmetrico, irregolare, anormale verso l'altro sesso; uno è vergine, uno si sposa ma "non è una cosa seria", uno le apprezza unicamente nel loro design "alla Renzo Piano" e l'ultimo non potrà comunque farsi famiglia. L'esteta del gruppo dirà che i sentimenti creano dipendenza quindi meglio l'alcol. La loro amicizia nasce da lontano, dalla passione del calcio, dalla Roma, dal "rito di gruppo" come espresso in sociologia. Tengono le foto di Boniek sul muro, giocano a subbuteo, considerano Falcao e Pruzzo i più forti dopo Totti. A suggellare questo guardarsi indietro la presenza del furgone VW. Tutti e 4 sono romanisti ma sono romani dentro, sono panem et circensem, sono l'emblema che nella vita non ha senso il panem senza il circensem, il bernabeum. E' un film che mantiene il doppio linguaggio, rende evidente l'incontro dello spagnolo con l italiano anche se declinato in romanesco o romanaccio. I tempi del dialogo sono serrati a meno che la frase non rappresenti un crocevia, non si erga a simbolo nel qual caso il tempo rallenta, si espande, respira. Le inquadrature sono ricercate, si prediligono gli ambienti rurali o urbani ma comunque tipicamente spagnoli. Bellissima la sosta davanti alla cattedrale e nella piazza grande. Tra segovia, valladolid e madrid il quartetto funziona laddove interviene il Bruno della situazione e viceversa tutto si complica se la maturità la devono sviluppare da soli come nella scena delle terme. Tra i vapori dell'acqua calda Carlo fa esattamente quello che faceva Sordi ne "I vitelloni" quando, con la bottiglia in mano, ammette la bassezza propria e degli altri. Esattamente come "Fuga nella notte" questo film si può leggere a più livelli ed è in realtà una riflessione sul passaggio all'età adulta, Francesco che parte con l'idea di un addio al celibato nel quale "fare l'amore con la Roma, deve posporre il gol del capitano alle labbra della donzella. Giordano deve confrontarsi con le superstizioni e reagire agli eventi. Tutti diventano adulti capendo che l'amore è dietro la paura, nascosto tra le imperfezioni, all'interno delle malattie; è quello che ti rimane quando lasci quello che non va. I personaggi sono meravigliosamente imperfetti laddove, all'inizio erano semplicemente imperfetti e la meraviglia è dentro alla loro fragilità. Quando arrivano alla fine del viaggio non riescono ad entrare e la sfida è comprendere che la bellezza sta nel viaggio, sta nel "chi" e non nel "dove". E' un film perfetto perché non si erge a film d'autore ma, nella sua semplicità non lascia nulla di incompiuto. Si esce dal cinema con un sorriso mentre si cerca il fazzoletto in tasca.
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giusical�
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venerdì 21 aprile 2017
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esordio fallito
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L'idea poteva essere interessante, che è poi quello che sempre si dice di fronte a un flop. Purtoppo la fanno da padrone superficialità e vuotezza, inverosimiglianza e incoerenza e si resta assai meravigliati di come possa essere che un lavoro del genere ottenga contributi economici e approdi poi nelle sale.
I personaggi tratteggiati - in fondo macchiette - sono quattro amici legati in tutta evidenza da un rapporto di lunga data delle cui origini non si comprende nulla: scuola? Quartiere? Cosa? dato che le loro età non sembrano affatto coincidere. Un medico, direttore di una casa di riposo, tiranneggiato dalla moglie, euforico quanto depresso, con manie di protagonismo, davvero ridondante.
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L'idea poteva essere interessante, che è poi quello che sempre si dice di fronte a un flop. Purtoppo la fanno da padrone superficialità e vuotezza, inverosimiglianza e incoerenza e si resta assai meravigliati di come possa essere che un lavoro del genere ottenga contributi economici e approdi poi nelle sale.
I personaggi tratteggiati - in fondo macchiette - sono quattro amici legati in tutta evidenza da un rapporto di lunga data delle cui origini non si comprende nulla: scuola? Quartiere? Cosa? dato che le loro età non sembrano affatto coincidere. Un medico, direttore di una casa di riposo, tiranneggiato dalla moglie, euforico quanto depresso, con manie di protagonismo, davvero ridondante.(Francesco Apolloni). Un avvocato che ha fondato una società di problem solving, ha una seria dipendenza dal gioco, è solo, triste e assai amaro, anzi agro (Ricky Memphis). Un bamboccione rincoglionito, insicuro, pauroso di tutto, vergine a 30 anni, anche se ne dimostra 40. (Francesco Montanari).Infine un giovane architetto (Primo Reggiani) che sembra l'unico realizzato, con una vita professionale e sentimentale, sebbene strada facendo si comprenda che non è esattamente la vita che desidera.
L'occasione di una finale di coppa in Spagna al seguito dell'amata AS Roma, li porta ad imbarcarsi in un viaggio che è anche un ritrovarsi. Ricorre la similitudine tra vita e calcio ma in termini assai triti. In tutto ciò, come nel peggiore dei copioni di Pieraccioni, piove dal cielo una bella cantante ispanica - dotata della voce di un topolino - che non si sa come nè perchè (un colpo di fulmine con il moro Primo Reggiani?) si unisce alla banda sgangherata. Ne succedono alcune, lungo un percorso di situazioni improbabili e ridicole che, per motivi che non comprendiamo, porterà i personaggi a una crescita interiore e a scelte più vicine alla loro indole.
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