VALUTAZIONE REALE: ***½
Nella New York di fine '800, la giovane scrittrice Edith Cushing (Wasikowska) preferisce dedicarsi a romanzi gotici sul genere Mary Shelley piuttosto che scrivere le storie romantiche e sdolcinate che la società bene di New York vuole leggere. Un giorno fa la conoscenza di Thomas Sharpe (Hiddleston), un baronetto inglese in rovina che si trova a New York in cerca di investitori. I due si innamorano, si sposano e tornano in Inghilterra, stabilendosi nella grande magione in rovina degli Sharpe, dove Thomas vive da quando è bambino assieme alla sorella Lucille (Chastain) a cui è profondamente legato. Ma la casa e gli Sharpe custodiscono molti segreti. Crimson Peak è il nono film del messicano Del Toro che, anche sceneggiatore con Matthew Robbins, voleva confezionare il proprio omaggio definitivo al cinema horror gotico. Accolto male da pubblico e critica, che hanno criticato la "poca originalità della trama" e "l'incapacità di spaventare realmente lo spettatore", è invece un film molto più complesso di ciò che mostra superficialmente e soprattutto è un film essenzialmente per cinefili. Infatti per comprendere appieno Crimson Peak bisogna addentrarsi profondamente all'interno del suo nucleo tematico e soprattutto guardare l'opera più che come si guarda un film come si ammira un quadro. Infatti l'opera di Del Toro è innanzitutto un'opera estetica, che vuole ricostruire il melodramma-horror di ambientazione gotica prima ancora che a livello narrativo a livello puramente visivo e sotto questo aspetto il film non solo è riuscito ma è assolutamente eccezionale. La cura estetica che Del Toro inserisce in ogni singola inquadratura è straordinaria: la fotografia di Dan Laustsen è da Oscar e lavora sulla palette dei colori associando tonalità differenti a ogni ambientazione filmica, dagli ocra newyorchesi al bianco candido sporcato di sangue e argilla della magione. La scelta delle inquadrature è curata, una vera e propria riflessione sulla messa in scena classica di natura pittorica, la geometria delle inquadrature è di un’eleganza rara a vedersi (che non sa mai di esercizio di stile), e l’inquietudine che donano le leggiadre carrellate di Del Toro su e giù per l’antica magione è davvero ammirevole. Altra cosa che va detta è che sono ormai un po’ di anni che, forse anche per colpa dell’autore stesso, i film del regista messicano ci vengono venduti come horror e il problema è che Crimson Peak, anche se omaggia l’horror, non è un horror: è invece un melodramma dall’andatura lenta, solenne e potente. Non certo, paradossale per un film costato 55 milioni di dollari, un prodotto commerciale, ma di fatto un film per estimatori, costruito per loro e che può essere apprezzato soltanto da loro. È un film di critica sociale, di profondo dramma insito della storia degli Sharpe (il rapporto incestuoso tra fratello e sorella come rifugio al dolore e alla sofferenza), un’opera che riesce a essere tragicamente commovente anche quando una sorella accoltella il suo amato fratello con tutto l’odio e l’amore che una persona sia capace di provare. Al risultato finale donano un apporto fondamentale il magistrale lavoro scenografico di Tom Sanders e le musiche di Fernando Velazquez. Attori eccellenti.
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