luigi chierico
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lunedì 27 ottobre 2014
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ora sta a te giudicare
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Dopo una squallida partenza, quanto inutile e …fuori luogo..,il film si interrompe nel bel mezzo di un processo,l’avvocato difensore lascia la moglie,a corrispondere con face book e quindi corrisponde alle proposte d’amanti,per tornare dopo anni nella casa paterna per i funerali della madre. Il padre padrone,anziano giudice,che avrebbe dovuto essere in pensione,è ad emettere uno dei suoi tanti giudizi di condanna,tra omicidi,aggressioni e civili quasi 3000 in oltre 40 anni. L’incontro dell’avvocato con i suoi due fratelli lascia prevedere che l’accoglienza sarà fredda. Il padre,Joseph Palmer,magnificamente interpretato da un grande Robert Duvall (ultraottantenne),sarà infatti freddissimo nei confronti del figlio Hank,tanto ben interpretato da Robert Downey Jr.
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Dopo una squallida partenza, quanto inutile e …fuori luogo..,il film si interrompe nel bel mezzo di un processo,l’avvocato difensore lascia la moglie,a corrispondere con face book e quindi corrisponde alle proposte d’amanti,per tornare dopo anni nella casa paterna per i funerali della madre. Il padre padrone,anziano giudice,che avrebbe dovuto essere in pensione,è ad emettere uno dei suoi tanti giudizi di condanna,tra omicidi,aggressioni e civili quasi 3000 in oltre 40 anni. L’incontro dell’avvocato con i suoi due fratelli lascia prevedere che l’accoglienza sarà fredda. Il padre,Joseph Palmer,magnificamente interpretato da un grande Robert Duvall (ultraottantenne),sarà infatti freddissimo nei confronti del figlio Hank,tanto ben interpretato da Robert Downey Jr.. Come in molti altri film americani la mela della discordia in famiglia sta proprio nel difficile rapporto tra padre e figlio,ovvero nella tendenza a favorirne uno rispetto all’altro: vedi “Duello al sole” degli anni 40, “La gatta sul tetto che scotta” degli anni 50,il più recente “The tree of life”, per citarne solo tre dei tanti.
Apprendiamo durante lo svolgersi degli eventi che il giudice prediligeva il figlio maggiore Glen,ben interpretato da Vincent D’Onofrio,il cui successo nello sport,altro motivo frequente nel cinema americano,è stato involontariamente stroncato da un incidente causato dal figlio Hank, mandato al riformatorio ma poi divenuto, a pieno merito, un famoso avvocato, capace di far assolvere chiunque, al contrario del padre severo e rigoroso,non incline all’ assoluzione. Ed è proprio nel carattere duro e rigoroso che si svolge un perenne conflitto tra padre e figlio. Il vecchio genitore è improvvisamente implicato in una vicenda giudiziaria per la quale rischia una pesante pena, sebbene anziano e con una fama di integerrimo alle spalle, che potrebbe improvvisamente ribaltarsi contro. Per la sua cieca indole al perdono non accetterà di essere difeso dal figlio, sebbene la scelta possa costargli la reputazione di uomo e di giudice. Inutili tutti i tentativi del figlio Hank,chiamato solo in extremis dal padre,non si sa bene se per farsi assolvere dall’imputazione o per fargli perdere finalmente una causa,quella che più gli sta a cuore. Il confronto tra i due ha momenti di estrema durezza,sino a diventare uno scambio di accuse senza pietà; le accuse di incomprensione e di violenza morale toccano livelli altissimi in un confronto dialettico che elevano di molto il film,che diversamente scorre piatto su una falsa riga di un giallo. Robert Duvall,è magistrale,da oscar anche 30 anni dopo. Il film lo si vede molto volentieri,non ci sino scene scabrose,di violenza,l’amore è sfiorato come una carezza o come un bacio,direi,ma non è proprio così,tuttavia non trascende, come si è solito vedere, quasi che ogni copione lo pretenda.
Riprese fotografiche molto belle, sia dall’alto a mostrare una città di grattacieli e forse pochi cuori, sia prati e grandissime interminabili verdeggianti pianure, infondo a cui si elevano montagne di astio, ed infine,dulcis in fundo,un lago che raccoglie,con l’attesa confessione e le scuse di un vecchio padre giudice,anche l’ultimo respiro.
Il motivo dominante di tutto il film in sostanza è un rinfacciarsi accuse: tra colleghi, tra marito e moglie, tra padre e figlio, tra fratelli, tra avvocati, tra difensori ed accusatori, tra giudici e delinquenti, tra compagni di scuola, tra compaesani.
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[+] film convincente, intenso e intimista
(di antonio montefalcone)
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mickey97
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lunedì 27 ottobre 2014
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film unico nel suo genere, downey è fantastico!
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Hank Palmer è il miglior avvocato difensore di Chicago avente il compito di tener fuori dal carcere i peggiori malviventi. Molto tempo addietro, si era lasciato alle spalle la nativa Cooperville oltre che la famiglia di origine ma quando una telefonata gli annuncia che la madre è improvvisamente deceduta si vedrà costretto a far ritorno nella cittadina dell'Indiana, ove si dovrà confrontare con il suo acerrimo nemico: suo padre Joseph, giudice della contea, uomo integgerimo di grande severità, il quale dovrà poi vestire i panni dell'imputato poichè accusato di omicidio. Dopo aver visto Robert Downey unicamente relegato al mondo di Iron Man e The Avengers, finalmente lo possiamo apprezzare in ben altre vesti, egli riesce a interpretare magistralmente il suo ruolo ponendosi alla pari di Robert Duvall, bravissimo attore che nonostante la veneranda età riesce brillantemente a risultare espressivo.
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Hank Palmer è il miglior avvocato difensore di Chicago avente il compito di tener fuori dal carcere i peggiori malviventi. Molto tempo addietro, si era lasciato alle spalle la nativa Cooperville oltre che la famiglia di origine ma quando una telefonata gli annuncia che la madre è improvvisamente deceduta si vedrà costretto a far ritorno nella cittadina dell'Indiana, ove si dovrà confrontare con il suo acerrimo nemico: suo padre Joseph, giudice della contea, uomo integgerimo di grande severità, il quale dovrà poi vestire i panni dell'imputato poichè accusato di omicidio. Dopo aver visto Robert Downey unicamente relegato al mondo di Iron Man e The Avengers, finalmente lo possiamo apprezzare in ben altre vesti, egli riesce a interpretare magistralmente il suo ruolo ponendosi alla pari di Robert Duvall, bravissimo attore che nonostante la veneranda età riesce brillantemente a risultare espressivo. Entrambi sono la colonna portante di questo film, tutto ruota intorno a loro, grazie al processo per omicidio i due cominciano ad instaurare un rapporto, prima come avvocato e cliente ed in seguito come padre e figlio, sotterrando così i vecchi rancori. Le vicende familiari tendono a mescolarsi con le scene a stampo giudiziario anche se poi saranno insite in quest'ultime e andranno a rappresentare un bellissimo valore aggiunto, portando alla commozione lo spettatore. I bei momenti di cui Hank è memore, vengono riportati in quell'aula di tribunale da lui medesimo con forbita umiltà, questo momento risulta decisamente toccante all'interno di un vero e proprio processo per omicidio da brividi, il quale ti tiene incollato alla poltrona con un ritmo alquanto serrato. Questo film appare unico nel suo genere mentre Robert Downey che lo ritenevamo ancorato solo al mondo di Iron Man e The Avengers ha superato sè stesso, dimostrandoci che è un grande attore.
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the moon
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lunedì 27 ottobre 2014
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diritto al cucore
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Un film sicuramente di grande impatto emotivo che riesce a tenere un buon ritmo pur trattando argomenti rivisitati spesso nella cinematografia , la famiglia innanzitutto e il difficile rapporto fra un padre e un figlio, ma non mancano le avversità coniugali , gli amori adolescenziali, la malattia, e una vicenda di giustizia personale che colora la storia di giallo. Ti senti coinvolto e forse riesci ad apprezzare quello che spesso diamo per scontato, o speriamo che sia li sempiterno e indistruttibile. Non ci sono sfumature ma una corretta e nitida regia con attori straordinari e un DUVALL particolarmente bravo, una storia retta senza curve che va diritta al cuore.
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filippo catani
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lunedì 3 novembre 2014
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una famiglia distrutta
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Un avvocato senza scrupoli deve fare ritorno a casa in Indiana a causa del funerale della madre. Dovrà fare i conti con la propria famiglia con cui intrattiene pessimi rapporti e che non vede ormai da anni. Il tutto sarà reso ancor più complicato quando il padre verrà accusato di aver investito un uomo che rappresentava per lui un vecchio e drammatico caso.
Cadenzati quasi con una certa regolarità escono questi film che parlano dei difficili rapporti all'interno delle famiglie americane e non solo (basti pensare al recente I segreti di Osage County). In questo caso ad essere preso in esame è il complesso rapporto padre-figlio. E' infatti questa la dinamica che finisce per prevalere lasciando meno spazio al cosiddetto legal-thriller.
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Un avvocato senza scrupoli deve fare ritorno a casa in Indiana a causa del funerale della madre. Dovrà fare i conti con la propria famiglia con cui intrattiene pessimi rapporti e che non vede ormai da anni. Il tutto sarà reso ancor più complicato quando il padre verrà accusato di aver investito un uomo che rappresentava per lui un vecchio e drammatico caso.
Cadenzati quasi con una certa regolarità escono questi film che parlano dei difficili rapporti all'interno delle famiglie americane e non solo (basti pensare al recente I segreti di Osage County). In questo caso ad essere preso in esame è il complesso rapporto padre-figlio. E' infatti questa la dinamica che finisce per prevalere lasciando meno spazio al cosiddetto legal-thriller. La storia è interessante e si gioca molto sui dialoghi che finiscono per toccare vari registri ora più leggeri ora più drammatici. Due modi opposti di vedere le cose non possono che confliggere: il padre è un giudice patriottico e reazionario che vede nella famiglia e nel senso del dovere e della legge le colonne portanti della vita. Il figlio è più scanzonato, ha fatto soldi infilandosi tra le maglie della legge e ha una famiglia a pezzi. Questa situazione ha poi finito inevitabilmente per riverberarsi sull'intera famiglia. E' vero che in certe parti il film è un po' rindondante e poteva tranquillamente essere sforbiciato di una ventina di minuti (specialmente nella parte del film sulla vecchia fiamma della giovinezza). Resta però una monumentale prova del vecchio e mai domo leone Duvall che alla veneranda età di 83 anni regala un saggio di recitazione che da sola varrebbe il prezzo del biglietto e speriamo gli valga una nomination. Non male nemmeno Downey Jr. che, smessi i panni del supereroe o di Sherlock, si inserisce perfettamente in una parte che specialmente per il backround del personaggio richiama un po' quello che è stato il reale periodo buio dell'attore. Insomma come si dice tante volte nulla che non si fosse mai visto ma a fare la differenza sono gli ingredienti utilizzati fra cui, ove presente, una bella colonna sonora che culmina con un'ottima cover di The Scientist dei Coldplay.
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donato prencipe
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venerdì 21 novembre 2014
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"un grande cast l'unica garanzia..."
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Nelle sale italiane è uscito lo scorso 23 ottobre, si tratta di “The judge”, la pellicola firmata da David Dobkin (Due single a nozze), al ritorno dopo tre anni circa dietro la macchina da presa. Il suo lavoro in questi anni si è concentrato molto di più ad imbastire sceneggiature per commedie “spensierate”, ma non certo così originali da lasciare il segno nella storia del cinema. Si avvale di un grande cast ed in particolar modo di due attori da urlo, infatti il regista di “Due cavalieri a Londra” ingaggia due cavalieri del cinema hollywoodiano, ovvero Robert Downey Jr.
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Nelle sale italiane è uscito lo scorso 23 ottobre, si tratta di “The judge”, la pellicola firmata da David Dobkin (Due single a nozze), al ritorno dopo tre anni circa dietro la macchina da presa. Il suo lavoro in questi anni si è concentrato molto di più ad imbastire sceneggiature per commedie “spensierate”, ma non certo così originali da lasciare il segno nella storia del cinema. Si avvale di un grande cast ed in particolar modo di due attori da urlo, infatti il regista di “Due cavalieri a Londra” ingaggia due cavalieri del cinema hollywoodiano, ovvero Robert Downey Jr.(Iron man) e il premio oscar Robert Duvall (Il padrino). La storia li vede uno di fronte all'altro nel ruolo di padre e figlio, giudice e avvocato, in urto da quasi una vita, senza più vedersi, fino a quando un tragico evento segna il rinnovato incontro tra i due. Robert Downey Jr. dunque lascia i panni del supereroe per entrare in quelli di un famoso avvocato di città, Hank Palmer, costretto a tornare nel piccolo paese dell'Indiana dov'è cresciuto a causa della scomparsa prematura della madre. Qui dovrà fare i conti con il passato e non solo, quel passato dal quale era fuggito via per non finire inghiottito dalla vita molto semplice e abitudinaria di un piccolo paese e soprattutto dal rapporto controverso con il padre. Quest'ultimo che ha il volto e la bravura di Robert Duvall, viene accusato di aver ucciso un uomo e quindi sarà compito del figlio in tribunale ricacciare queste accuse al mittente. L'avvocato accusatore, un osso duro tutt'altro che sprovveduto è interpretato da Billy Bob Thornton (Monster's ball) che cercherà in tutti i modi di mettere Palmer padre e Palmer figlio di spalle al muro. Il cast è compleatato da Vincent D'Onofrio (Law and Order serie tv) che recita la parte di uno dei due fratelli di Hank e da Vera Farmiga (Tra le nuvole) che interpreta il ruolo di una sua ex fiamma che si riaccenderà di colpo dopo anni di lontananza. I presupposti per assistere ad un bel film ci sono tutti peccato però che vengano spazzati via dai soliti clichè del cinema americano intriso di aule di tribunale e sentimenti melensi che nascono e muoiono ad ogni battito di ciglia. Il tutto si riduce a rendere il film un drammatico spot dei buoni sentimenti e del proprio paese nativo, troppo spesso abbandonato per città più redditizie.
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samanta
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giovedì 11 maggio 2017
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il ritorno alla famiglia
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Henry Palmer (Robert Downwy jr.) è un avvocato di Chicago ricco e di successo, ha clienti poco raccomandabili che riesce a fare assolvere. Ha una vita personale difficile sta divorziando dalla moglie che lo tradisce ed ha una figlia piccola che adora, però ha rotto i rapporti da più di 20 anni con il padre (Robert Duvall) severo giudice di una piccola città dell'Indiana in cui non è più ritornato. La morte della madre è l'occasione per ritornare nella città natale dove trova i fratelli Glen e Dale. Peraltro i rapporti rimangono gelidi con il padre, quando sta per ritornare a casa gli viene comunicato che il padre è stato arrestato per aver ucciso un ex detenuto, Mark, con la sua automobile.
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Henry Palmer (Robert Downwy jr.) è un avvocato di Chicago ricco e di successo, ha clienti poco raccomandabili che riesce a fare assolvere. Ha una vita personale difficile sta divorziando dalla moglie che lo tradisce ed ha una figlia piccola che adora, però ha rotto i rapporti da più di 20 anni con il padre (Robert Duvall) severo giudice di una piccola città dell'Indiana in cui non è più ritornato. La morte della madre è l'occasione per ritornare nella città natale dove trova i fratelli Glen e Dale. Peraltro i rapporti rimangono gelidi con il padre, quando sta per ritornare a casa gli viene comunicato che il padre è stato arrestato per aver ucciso un ex detenuto, Mark, con la sua automobile. All'inizio non prende le difese del padre che non vuole, ma poi di fronte all'incapacità del legale il padre accetta che il figlio lo difenda. Iniziano quindi a sciogliersi i rapporti il giudice gli confida che ha un cancro allo stadio terminale e che da 6 mesi è in chemioterapia che gli procura vuoti nella memoria compreso quello che è successo la sera dell'investimento, Henry gli fa anche conoscere la nipote con cui si mostra un nonno amorevole. Inizia il processo con il procuratore (Billy B. Thorton) che cerca di far condannare il padre per omicidio premeditato. In realtà l'ucciso aveva avuto una leggera condanna per minacce a una ragazza. a suo tempo il giudice era stato indulgente perchè pensando al figlio Henry che era uno scavezzacollo, credeva che se non fosse andato pesante con la pena si sarebbe ravveduto il che però non era avvenuto perchè uscito dal carcere aveva ucciso la ragazza che aveva minacciato e si era preso 20 anni di carcere. La sere dell'incidente aveva incontrato in un super mercato il giudice e lo aveva insultato dicendo che sarebbe andato a pisciare sulla tomba della moglie. Joseph convinto di essere colpevole di omicidio premeditato, al processo rivela di essere in chemioterapia e di avere vuoti di memoria e che è stato duro con il figlio perché non diventasse come Mark. La giuria rimane colpita dalla sua situazione ed è comprensiva con lui e lo condanna solo per omicidio preterintenzionale e gli da 4 anni di carcere. Dopo 7 mesi per ragioni umanitarie esce dal carcere accompagnato da Henry e muore durante una gita in barca dopo un colloquio sereno con il figlio ritrovato che riallaccia i rapporti anche con i fratelli. E un ottimo film non solo per la robusta interpretazione dei protagonisti specie un Robert Duvall che non sbaglia un film (dal Padrino a Un giorno di ordinaria follia o a Open range) ma anche di Robert Downey e degli altri interpreti compreso Vera Farmiga che interpreta Samantha la vecchia fiamma che Henry aveva abbandonato e con cui lui riprende il rapporto affettivo. Il film è ben congegnato riuscendo ad amalgamare in modo coerente momenti drammatici a momenti brillanti (la scelta dei giurati ad esempio che ha aspetti comici) ovvero sentimentali. La morale del film è semplice ma ricca di contenuto: la vita non è una schiacciasassi viene il giorno in cui conviene riflettere lasciando che le tristezze del passato vadano nel dimenticatoio con i loro rancori ed affrontare il presente ricordando che tutti, nel caso il vecchio giudice, hanno momenti di bontà e affetto spesso mascherati sotto una durezza che talvolta è mera apparenza e che tutti meritano attenzione.
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lindasuperlinda
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martedì 28 ottobre 2014
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il dolore sana i rapporti
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The Judge, il Giudice, rappresenta come, paradossalmente, il dolore sani i rapporti. Giustizia, Legge, Giurati, Giudici, tutto ciò che è ius, si nutre di parole, come i rapporti umani. Come una famiglia.
Le parole scompongono, sconvolgono sempre gli equilibri, con la forza delle loro confessioni: confessioni di fallimenti, di risentimenti, di abbandono.
Come poter rimangiare, riavvolgere il nastro, dopo aver pronunciato alcune parole, e quindi, aver ammesso verità sulle proprie mancanze, fragilità e debolezze?
E nel dramma, il legame di sangue, logorato, soffocato da un ostinato e marmoreo, voluto silenzio, torna a scorrere, a fluire, come le immagini di una cinepresa che ridanno vita ad un giovane padre, ad una giovane madre, a fratelli che si rincorrono, giocano.
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The Judge, il Giudice, rappresenta come, paradossalmente, il dolore sani i rapporti. Giustizia, Legge, Giurati, Giudici, tutto ciò che è ius, si nutre di parole, come i rapporti umani. Come una famiglia.
Le parole scompongono, sconvolgono sempre gli equilibri, con la forza delle loro confessioni: confessioni di fallimenti, di risentimenti, di abbandono.
Come poter rimangiare, riavvolgere il nastro, dopo aver pronunciato alcune parole, e quindi, aver ammesso verità sulle proprie mancanze, fragilità e debolezze?
E nel dramma, il legame di sangue, logorato, soffocato da un ostinato e marmoreo, voluto silenzio, torna a scorrere, a fluire, come le immagini di una cinepresa che ridanno vita ad un giovane padre, ad una giovane madre, a fratelli che si rincorrono, giocano...
Cos'è cambiato nel corso degli anni? Cos'è successo a quei sorrisi, carezze, a quella tenerezza, a quelle radiose speranze?
È successa la vita.
La vita, che con le sue prove inaspettate , cambia le persone, le impaurisce , le allontana, inasprendole, separandole.
La paura crea il vuoto, voragini in cui rimanere intrappolati: paura di essere respinti, di deludere, di sbagliare, di essere deboli, vulnerabili, di esser traditi, di soffrire.
Ma è la stessa vita, o meglio, la sua assenza, a riavvicinar chi si era smarrito, ad allentare le tensioni, a ridare fiducia all'altro.
La violenza di un dolore libera dal peso di maschere, bugie necessarie a se stessi, per mantenere una quieta quotidianità, l'abitudine delle apparenze.
La violenza di un dolore, l'antitesi dell'amore, ebbene, proprio la sofferenza da libero sfogo al suo opposto ed estremo sentimento: l'amore, e così un padre ed un figlio si ritrovano. Uniti. Uniti in modo indelebile, nell'ultimo ricordo di una casa al lago, di una barchetta, di caramelle mou.
La vita da, la vita toglie, a noi, saper mantenere un cuore.
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ombri
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lunedì 3 novembre 2014
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hollywoodiano fino in fondo...nel bene e nel male
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Il re degli avvocati brillanti e cinici di Chicago, Hank Palmer (uno splendido Robert Downey Junior) è costretto suo malgrado a tornare in Indiana, nel suo paese d'origine, per presenziare al funerale della madre; deve pertanto necessariamente riallacciare i rapporti con la famiglia, che si è lasciato alle spalle da anni senza -apparentemente- alcun rimpianto, ed in particolare si ritrova faccia a faccia con suo padre, Il Giudice (così chiamato anche in famiglia -uno strepitoso Robert Duvall-), integerrimo amministratore della giustizia locale da oltre 40 anni. Tra i due, l'uno graniticamente arroccato sui propri incrollabili principi morali e l'altro palesemente materialista ed egocentrico, non corre ovviamente buon sangue, per cui dopo vari violenti scontri verbali, inframmezzati ad ostentata indifferenza, Hank sta per tornare alla sua vita di sempre (clienti "ricchi e colpevoli" ed un imminente divorzio dall'immancabile giovane e bellissima moglie)quando Il Giudice viene accusato di omicidio.
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Il re degli avvocati brillanti e cinici di Chicago, Hank Palmer (uno splendido Robert Downey Junior) è costretto suo malgrado a tornare in Indiana, nel suo paese d'origine, per presenziare al funerale della madre; deve pertanto necessariamente riallacciare i rapporti con la famiglia, che si è lasciato alle spalle da anni senza -apparentemente- alcun rimpianto, ed in particolare si ritrova faccia a faccia con suo padre, Il Giudice (così chiamato anche in famiglia -uno strepitoso Robert Duvall-), integerrimo amministratore della giustizia locale da oltre 40 anni. Tra i due, l'uno graniticamente arroccato sui propri incrollabili principi morali e l'altro palesemente materialista ed egocentrico, non corre ovviamente buon sangue, per cui dopo vari violenti scontri verbali, inframmezzati ad ostentata indifferenza, Hank sta per tornare alla sua vita di sempre (clienti "ricchi e colpevoli" ed un imminente divorzio dall'immancabile giovane e bellissima moglie)quando Il Giudice viene accusato di omicidio. Tutti gli indizi sembrano contro di lui, pertanto solo un principe del foro cinico e privo di scrupoli può tentare di salvarlo...
Nonostante le apparenze, e nonostante una buona metà delle scene si svolgano in aula, il "legal drama" in questo caso è solo un pretesto per mettere in scena uno spaccato famigliare straordinariamente credibile e toccante; impossibile non farsi coinvolgere dai feroci scambi di battute al vetriolo tra i protagonisti (entrambi meravigliosi nel loro riuscire a manifestare la più vasta gamma di intense emozioni senza mai trascendere nell'istrionismo),e altrettanto impossibile è non essere toccati dalle vicende di una famiglia sì disfunzionale, ma in fondo non dissimile dalla maggioranza, poichè in equilibrio instabile su una fittissima rete di sentimenti contrastanti (amore-odio, senso del dovere, sensi di colpa, recriminazioni e rimpianti). Le 2 ore e 20 scivolano via senza annoiare, sebbene alcune scene risultino francamente eliminabili ed in altri momenti si percepisca un eccessivo compiacimento nell'indulgere nel drammatico/patetico. Insomma, un film Hollywoodiano fino in fondo, tanto negli aspetti positivi (attori fenomenali - non solo i protagonisti ma anche tutti i comprimari-, personaggi approfonditi a tutto tondo, sceneggiatura impeccabile, dialoghi che lasciano il segno) quanto in quelli negativi (eccessiva ridondanza, tendenza al melodramma e -soprattutto- un finale sì aperto ma palesemente indirizzato verso un happy end eccessivamente consolatorio). Quattro stelle comunque meritatissime.
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antonietta dambrosio
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venerdì 7 novembre 2014
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la famiglia palmer come un quadro di picasso
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Quello dei Palmer è un dramma famigliare che che rimbalza oltre parole e gesti fermi tra le pieghe del tempo, che si traducono non solo nel male di chi li ingoia, ma divorano anche chi ne riempie il vuoto caricandolo di rancore e odio. David Dobkin mette a nudo sul palcoscenico di un'aula di tribunale, le diverse identità di un padre ed un figlio, i cui profili vengono definiti attraverso il loro conflitto che prende corpo nel corso della pellicola facendo ricorso ad un caso giudiziario che vede coinvolti Joseph Palmer, The Judge (interpretato da un ancora brillante Robert Duvall), accusato di omicidio, ed il figlio Hank (Robert Doweny jr), il miglior avvocato difensore degli indifendibili di Chicago, che si reca nella piccola cittadina natale dell'Indiana dopo aver ricevuto la notizia della morte di sua madre e dove è costretto a fermarsi per difendere l'odiato padre.
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Quello dei Palmer è un dramma famigliare che che rimbalza oltre parole e gesti fermi tra le pieghe del tempo, che si traducono non solo nel male di chi li ingoia, ma divorano anche chi ne riempie il vuoto caricandolo di rancore e odio. David Dobkin mette a nudo sul palcoscenico di un'aula di tribunale, le diverse identità di un padre ed un figlio, i cui profili vengono definiti attraverso il loro conflitto che prende corpo nel corso della pellicola facendo ricorso ad un caso giudiziario che vede coinvolti Joseph Palmer, The Judge (interpretato da un ancora brillante Robert Duvall), accusato di omicidio, ed il figlio Hank (Robert Doweny jr), il miglior avvocato difensore degli indifendibili di Chicago, che si reca nella piccola cittadina natale dell'Indiana dopo aver ricevuto la notizia della morte di sua madre e dove è costretto a fermarsi per difendere l'odiato padre. Al di là di situazioni improbabili ed alquanto grottesche, e montaggio scenico mediocremente abbozzato, la narrazione si snoda in maniera fluida giocando sulle relazioni di una famiglia fin troppo americana, che attraverso lo sguardo di Hank si presenta come un quadro di Picasso, fatta di pezzi diversi ma uniti fino a toccarsi, dove la prospettiva è stata cancellata dall'ingombrante mano di un uomo, socialmente irreprensibile, che i tre figli chiamano Il Giudice. È il giudizio e l'accusa che pesa sulla vita di ogni figlio; su Hank costretto a lasciare la cittadina dove è cresciuto per sottrarsi allo sguardo di suo padre e riscattarsi, su Glen (Vincent D'Onofrio), il maggiore dei tre, grande promessa del basket non mantenuta a causa di un incidente provocato da Hank e che avrà conseguenze estreme sui rapporti, e sul minore, Dale (Jeremy Strong), affetto da ritardo mentale, nascosto sempre dietro una cinepresa. La permanenza di Hank nella cittadina dell'Indiana gli permette di soffiare su strati di polvere che coprono sentimenti ancora vivi, di far pace con le sue radici, e di ritrovare intatto l'amore di Samantha (Vera Farmiga). È una pellicola dove non mancano momenti di forte intensità emotiva su cui Dobkin indugia poco evitando di scadere nel melodramma, smorzati dalla giusta ironia di Hank a cui Robert Doweny jr presta il volto in maniera eccellente duellando per bravura con un inossidabile Robert Duvall.
Antonietta D'Ambrosio
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antonietta dambrosio
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venerdì 7 novembre 2014
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la famiglia palmer come un quadro di picasso
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The judge - recensione
Quello dei Palmer è un dramma famigliare che che rimbalza oltre parole e gesti fermi tra le pieghe del tempo, che si traducono non solo nel male di chi li ingoia, ma divorano anche chi ne riempie il vuoto caricandolo di rancore e odio. David Dobkin mette a nudo sul palcoscenico di un'aula di tribunale, le diverse identità di un padre ed un figlio, i cui profili vengono definiti attraverso il loro conflitto che prende corpo nel corso della pellicola facendo ricorso ad un caso giudiziario che vede coinvolti Joseph Palmer, The Judge (interpretato da un ancora brillante Robert Duvall), accusato di omicidio, ed il figlio Hank (Robert Doweny jr), il miglior avvocato difensore degli indifendibili di Chicago, che si reca nella piccola cittadina natale dell'Indiana dopo aver ricevuto la notizia della morte di sua madre e dove è costretto a fermarsi per difendere l'odiato padre.
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The judge - recensione
Quello dei Palmer è un dramma famigliare che che rimbalza oltre parole e gesti fermi tra le pieghe del tempo, che si traducono non solo nel male di chi li ingoia, ma divorano anche chi ne riempie il vuoto caricandolo di rancore e odio. David Dobkin mette a nudo sul palcoscenico di un'aula di tribunale, le diverse identità di un padre ed un figlio, i cui profili vengono definiti attraverso il loro conflitto che prende corpo nel corso della pellicola facendo ricorso ad un caso giudiziario che vede coinvolti Joseph Palmer, The Judge (interpretato da un ancora brillante Robert Duvall), accusato di omicidio, ed il figlio Hank (Robert Doweny jr), il miglior avvocato difensore degli indifendibili di Chicago, che si reca nella piccola cittadina natale dell'Indiana dopo aver ricevuto la notizia della morte di sua madre e dove è costretto a fermarsi per difendere l'odiato padre. Al di là di situazioni improbabili ed alquanto grottesche, e montaggio scenico mediocremente abbozzato, la narrazione si snoda in maniera fluida giocando sulle relazioni di una famiglia fin troppo americana, che attraverso lo sguardo di Hank si presenta come un quadro di Picasso, fatta di pezzi diversi ma uniti fino a toccarsi, dove la prospettiva è stata cancellata dall'ingombrante mano di un uomo, socialmente irreprensibile, che i tre figli chiamano Il Giudice. È il giudizio e l'accusa che pesa sulla vita di ogni figlio; su Hank costretto a lasciare la cittadina dove è cresciuto per sottrarsi allo sguardo di suo padre e riscattarsi, su Glen (Vincent D'Onofrio), il maggiore dei tre, grande promessa del basket non mantenuta a causa di un incidente provocato da Hank e che avrà conseguenze estreme sui rapporti, e sul minore, Dale (Jeremy Strong), affetto da ritardo mentale, nascosto sempre dietro una cinepresa. La permanenza di Hank nella cittadina dell'Indiana gli permette di soffiare su strati di polvere che coprono sentimenti ancora vivi, di far pace con le sue radici, e di ritrovare intatto l'amore di Samantha (Vera Farmiga). È una pellicola dove non mancano momenti di forte intensità emotiva su cui Dobkin indugia poco evitando di scadere nel melodramma, smorzati dalla giusta ironia di Hank a cui Robert Doweny jr presta il volto in maniera eccellente duellando per bravura con un inossidabile Robert Duvall.
Antonietta D'Ambrosio
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