lodovico marchisio
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lunedì 24 marzo 2014
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supercondriaco
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Sembra che oggigiorno un film come “Supercondriaco” che fa ridere sul serio e mantiene intatta una sua etica morale, senza scendere nel turpiloquio o nell’incomprensibile, non venga più apprezzato come merita da una certa critica. È un po’ come quando uno getta della vernice su una tela bianca e la critica impazzisce per voler per forza rilevarci una vera arte. Lasciamo pure che gli intellettualoidi facciano il corso della storia col progressismo o super modernismo, ma facciamo anche in modo che film come questo che fa ridere veramente, per me ottimo su tutti gli aspetti, abbia il suo momento di gloria. E mi riferisco in specifico per difendere questo tipo di pellicole, perché ridere fa bene, da alcuni “cinepanettoni” che hanno lo stesso pubblico ma che sono un insulto per gli incassi che ricevono, senza che i registi si siano impegnati per realizzare un prodotto accettabile.
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Sembra che oggigiorno un film come “Supercondriaco” che fa ridere sul serio e mantiene intatta una sua etica morale, senza scendere nel turpiloquio o nell’incomprensibile, non venga più apprezzato come merita da una certa critica. È un po’ come quando uno getta della vernice su una tela bianca e la critica impazzisce per voler per forza rilevarci una vera arte. Lasciamo pure che gli intellettualoidi facciano il corso della storia col progressismo o super modernismo, ma facciamo anche in modo che film come questo che fa ridere veramente, per me ottimo su tutti gli aspetti, abbia il suo momento di gloria. E mi riferisco in specifico per difendere questo tipo di pellicole, perché ridere fa bene, da alcuni “cinepanettoni” che hanno lo stesso pubblico ma che sono un insulto per gli incassi che ricevono, senza che i registi si siano impegnati per realizzare un prodotto accettabile. In questo caso invece la trama regge fino alla fine, con un unico appunto, quando il regista si perde un po’ per voler mettere troppa carne al fuoco, trasportando i personaggi in un immaginario staterello tirannico dell’esteuropeo ove il nostro protagonista e un carismatico leader dell’opposizione armata si scambiano i ruoli. Tolta questa piccola pecca, il film è piacevolissimo e sul finale il regista si fa ampiamente perdonare riprendendosi alla grande. Applauso in platea da parte di un “tutto esaurito” in alcune sale, nelle prime settimane di proiezione che è davvero di buon auspicio. Questo film francese è di Dany Boon (lo stesso che ha sbancato i botteghini con “Giù al Nord”) nei panni di regista ed attore assieme a Kad Merad - Alice Pol - Jean-Yves Berteloot - Judith El Zein, tra gli attori protagonisti. TRAMA: All'alba dei 40 anni, Romain Faubert non è ancora sposato e non ha figli. Fotografo per un dizionario medico online, Romain è vittima di un'ipocondria che segna la sua vita ormai da troppo tempo, facendo di lui un nevrotico in preda alle paure. Il suo unico, vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, che per liberarsene come vorrebbe la moglie, vorrebbe aiutarlo con scarsi risultati a trovare la donna della sua vita. Ma scoprire la donna capace di sopportarlo e convincerlo, per amore, a dire addio all'ipocondria, si rivela alquanto difficile. Succede però che a insaputa di tutti, la sorella del suo medico, pazza per il rivoltoso di quell’inesistente staterello tirannico dell’est Europa, del quale ho parlato prima, per salvare il leader, s’imbatte nel protagonista che non svela la sua personalità e la fa innamorare. Per salvare Romain Faubert il vero capo della rivolta aiuta la sorella del medico e lo stesso dottore di Faubert. Nella fuga il medico resta ferito e Faubert lo salva. Così la sorella del medico si innamora veramente di lui che in carcere ha perso ogni ipocondria e mangia addirittura con un topolino sulle spalle e un insetto con i quali spartisce amorevolmente il cibo (mini messaggio animalista che non guasta mai). Alla fine è inevitabile il matrimonio fra la sorella del medico curante e Romain Faubert. La moglie del dottor Dimitri, stufa di avere l’ipocondriaco per casa nella scena finale, mal interpretando la casualità dell’incontro tra Faubert con la cognata, dice al marito: “Meno male che volevi piazzare il tuo paziente a una donna per togliertelo definitivamente di torno, peccato che sia tua sorella e lo hai rifilato a lei perché non te ne puoi proprio liberare ….”
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ultimoboyscout
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domenica 4 maggio 2014
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il più sano dei malati (immaginari).
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Dany Boon è Romain Faubert, quasi quarantenne senza moglie, figli o legami di alcun genere, lavora come fotografo per un dizionario medico online ed è ipocondriaco all'ennesima potenza. Kad Merad è Dimitri Zvenka, suo medico e suo unico vero "amico" che rimpiange di averlo come paziente, considerando che gli entrerà nella vita in maniera decisa, ben più di un normale paziente. Romain è ingestibile e più che le medicine gli serve una donna che gli dia l'amore vero, unica cura possibile per le sua condizione. Ma tutto ciò non è per niente facile da realizzare. Si ricompone la coppia d'oro di "Giù al nord" con Boon artista completissimo che è interprete, regista e sceneggiatore di una storia quasi autobiografica in cui il protagonista raggiunge livelli estremi, paradossali ma di un'autoironia pazzesca in una vicenda divertente ed efficace più nella prima parte.
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Dany Boon è Romain Faubert, quasi quarantenne senza moglie, figli o legami di alcun genere, lavora come fotografo per un dizionario medico online ed è ipocondriaco all'ennesima potenza. Kad Merad è Dimitri Zvenka, suo medico e suo unico vero "amico" che rimpiange di averlo come paziente, considerando che gli entrerà nella vita in maniera decisa, ben più di un normale paziente. Romain è ingestibile e più che le medicine gli serve una donna che gli dia l'amore vero, unica cura possibile per le sua condizione. Ma tutto ciò non è per niente facile da realizzare. Si ricompone la coppia d'oro di "Giù al nord" con Boon artista completissimo che è interprete, regista e sceneggiatore di una storia quasi autobiografica in cui il protagonista raggiunge livelli estremi, paradossali ma di un'autoironia pazzesca in una vicenda divertente ed efficace più nella prima parte. Il risultato è una commedia comica che sa far ridere, un film scombinato, a tratti eccessivo, spassoso e mai volgare con qualche velo d'amarezza qua e la. Boon è l'anima del film, da corpo e faccia alla diversità di Romain grazie alla sua verve comica, sincera, fragile e poetica al tempo stesso, è lui il volto comico per eccellenza del cinema d'Oltralpe contemporaneo. La pellicola tende a perdere colpi quando svolta verso il "movimentato" e il protagonista viene scambiato per un rivoluzionario dei Balcani ricercato dalla Polizia. La piega non giova al film e alla sua storia, semmai solo al suo protagonista, aiutandolo nel suo percorso di maturazione e guarigione. Film meno basato sui dialoghi rispetto ai precedenti successi dell'attore-regista e più sulla sua incredibile espressività e sulle sue eccellenti qualità mimiche, lasciandosi comunque tentare dall'incomprensione culturale e linguistica nella parte action della pellicola. Commedia che passa con una certa nonchalance dal sarcastico al grottesco fino al farsesco, senza darsi regole e con un ritmo incalzante e soprattutto sfruttando il tema dell'ipocondria approfondisce altri temi quali rapporti uomo-donna, nevrosi e senso d'identità.
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enzo70
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mercoledì 24 dicembre 2014
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dany boon fa ridere con gusto
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E se ridere fa bene alla salute, Supercondriaco aiuta a stare meglio. Una commedia del cinema francese semplice e di gran gusto, al di là delle Alpi è un bel po’ che hanno aggiustato il tiro, con film che possono facilmente uscire dai confini nazionali, senza andare alla ricerca del capolavoro. Il protagonista, Romain Faubert, ottimamente interpretato da Dany Boon che è anche il regista di questo film, è un fotografo ossessionato dalla fobia delle malattie. Il suo medico curante cerca con tutti i mezzi di far tornare il povero Romain alla normalità, ma ogni tentativo è vano. Il suo approccio con le donne è incredibile, l’unico suoi timore è che queste le possano trasmettere microbi, batteri, virus.
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E se ridere fa bene alla salute, Supercondriaco aiuta a stare meglio. Una commedia del cinema francese semplice e di gran gusto, al di là delle Alpi è un bel po’ che hanno aggiustato il tiro, con film che possono facilmente uscire dai confini nazionali, senza andare alla ricerca del capolavoro. Il protagonista, Romain Faubert, ottimamente interpretato da Dany Boon che è anche il regista di questo film, è un fotografo ossessionato dalla fobia delle malattie. Il suo medico curante cerca con tutti i mezzi di far tornare il povero Romain alla normalità, ma ogni tentativo è vano. Il suo approccio con le donne è incredibile, l’unico suoi timore è che queste le possano trasmettere microbi, batteri, virus. La situazione cambia, però, quando Romain accompagna il medico ad assistere i rifugiati politici del suo Paese di origine, il Tcherkistan, e viene scambiato con un terrorista. Arriva l’amore ed il coraggio di superare le sue fobie, ma il percorso è davvero esilarante. Un film che riesce, davvero, a far ridere.
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fabio1957
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mercoledì 18 marzo 2015
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occasione persa
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Da questo regista,superlativo in giù al nord,mi aspettavo sinceramente di più.La storia assolutamente inverosimile, riesce a essere divertente solo nella parte iniziale, diventando poi esageratamente grottesca e surreale.La coppia di attori protagonisti è ben affiatata e nei dialogi riesce ad essere spiritosa,ma nel complesso il film è un guazzabuglio di situazioni paradossali senza un canovaccio solido.
Un'occasione persa
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