lgiulianini
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sabato 18 marzo 2017
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la bella favola di lèa e vincent.
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Ritengo metodologicamente scorretto valutare un “remake” sulla base della maggiore o minore fedeltà narrativa all'originale, a sua volta “remake” di un testo scritto: un “remake” deve essere una rilettura, originale se possibile e convincere in questo percorso di ri-visitazione del testo, non avrebbe senso altrimenti.
Ed a me la rilettura messa in scena da Cristophe Gans è piaciuta, pur non negando i contributi che il regista ha assunto da altre pellicole, ma non siamo filtri di paglia: è logico che quel che vediamo ed assorbiamo mentalmente condizioni quello che facciamo a nostra volta.
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Ritengo metodologicamente scorretto valutare un “remake” sulla base della maggiore o minore fedeltà narrativa all'originale, a sua volta “remake” di un testo scritto: un “remake” deve essere una rilettura, originale se possibile e convincere in questo percorso di ri-visitazione del testo, non avrebbe senso altrimenti.
Ed a me la rilettura messa in scena da Cristophe Gans è piaciuta, pur non negando i contributi che il regista ha assunto da altre pellicole, ma non siamo filtri di paglia: è logico che quel che vediamo ed assorbiamo mentalmente condizioni quello che facciamo a nostra volta.
Gans tenta, riuscendoci pienamente a mio parere, di costruire due realtà parallele: il prima del principe rinascimentale alla caccia del cervo d'oro con la sua splendida corte nel suo sontuoso castello, ed il dopo della bestia condannata dal dio delle foreste, a vivere come bestia appunto, in solitudine nel suo castello diroccato. Nel processo tutto si è trasformato: la bella moglie che il principe ha ucciso uccidendo il cervo d'oro, che si rivela essere una ninfa del bosco cui era stato permesso di assumere umana sembianza per conoscere l'amore, si è trasformata in pietra in un giardino di rose magiche, gli uomini del principe si sono trasformati in giganti di pietra ricoperti di vegetazione, financo i beagle della muta da caccia del principe sono diventati dei simpatici e pavidi animaletti dagli occhioni spropositati. Solo l'amore di una donna potrà ridare al principe le sue sembianze umane, è questa la maledizione del dio della foresta cui non volendo il principe ha ucciso la figlia rappresentata dal cervo d'oro, ma vista la sua ripugnante bestialità, il dio è convinto di aver inflitto all'incauto e sfortunato principe una punizione eterna.
E qui entra in scena Belle ad incrinare questo meccanismo punitivo, a far sì che le parallele si incontrino concedendo al buon principe sfortunato e maledetto una nuova possibilità.
Il padre di Belle ruba una rosa magica per portarla alla figlia, di qui la minaccia del principe: entro il giorno dopo l'uomo dovrà offrire la sua vita in cambio della rosa rubata, una vita per una rosa appunto.
Venuta a conoscenza dell'accaduto, Belle ruberà un cavallo e si presenterà lei al castello per offrirsi alla bestia al posto del padre per salvarne la vita, e qui incomincerà la loro storia, fatta di attenzioni delicate da parte del principe visibilmente affascinato da subito dalla bella ragazza impersonata dalla bella Lèa Seydoux, e di un avvicinamento lento da parte della bella allo sfortunato principe, la cui storia, e questo l'espediente convincente che Gans realizza, verrà pian piano riconosciuta dalla ragazza per via onirica, sognando appunto.
Di fronte allo specchio, ovvero alla fonte magica cui in sogno la bella sarà via via condotta, la bella conoscerà la sfortunata storia della bestia, e l'innamoramento si realizzerà così, per via di sogno, mentre il principe, che aveva minacciato la morte di tutta la sua famiglia se lei fosse scappata, quando le concede un giorno per far visita ai suoi cari, le dice che se non tornasse “ne morirebbe”, attestando il cambiamento avvenuto.
Ma i cattivoni sono in agguato, un manipolo di manigoldi che tiranneggia i fratelli della giovane, viene a conoscenza della ricchezza presente nel castello abbandonato, ed il tentativo di furto è scontato. Di qui la storia si dipana secondo tradizione, la lotta tra bene e male, il risveglio dei giganti operato dal dio della foresta invocato da Belle, perché il suo più forte desiderio ormai è “ritornare da lui”.
Il tutto caratterizzato da ritmi, fotografia e sequenze di spettacolarità misurata ed incantevole. Un bel film insomma, scandito da un ragguardevole interpretazione di Vincent Cassel e Léa Seydoux, dalla fotografia ispirata di Cristophe Beaucarne, e dalla musica incantevole (si ricordi la scena del valzer per citarne solo una) di Pierre Adenot, il tutto immerso in un sapore di favola antica da innumerevoli dettagli (le lucciole magiche ad es. messaggere e portatrici), che conferiscono al film una delicata leggerezza favolistica tutta europea, lontano dalle americanate cui ci siamo, purtroppo, evidentemente assuefatti.
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eleonora panzeri
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sabato 20 febbraio 2016
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ad averne di bestie così
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L’essere cresciuta guardando e sognando un amore grande come quello raccontato dalla Walt Disney nel suo film d’animazione, pesa molto sulla valutazione di questo film che a mio avviso manca di una trama credibile. Trovo inutile e futile allargare la famiglia di Belle, che da giovane lettrice e sognatrice figlia unigenita del povero Moris, si ritrova ad essere una pseudo cenerentola dedita ai lavori domestici, umile e operosa al punto da apparire fastidiosa. In quella che sembra la caricatura di un’altra fiaba Moris incontra la bestia e per Belle inizia la prigionia più bella di tutti i tempi: un castello onirico ed incantato, con servizi e vestiti stupefacenti.
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L’essere cresciuta guardando e sognando un amore grande come quello raccontato dalla Walt Disney nel suo film d’animazione, pesa molto sulla valutazione di questo film che a mio avviso manca di una trama credibile. Trovo inutile e futile allargare la famiglia di Belle, che da giovane lettrice e sognatrice figlia unigenita del povero Moris, si ritrova ad essere una pseudo cenerentola dedita ai lavori domestici, umile e operosa al punto da apparire fastidiosa. In quella che sembra la caricatura di un’altra fiaba Moris incontra la bestia e per Belle inizia la prigionia più bella di tutti i tempi: un castello onirico ed incantato, con servizi e vestiti stupefacenti. Per chi come me aspetta la grandiosa storia d’amore capace di sciogliere ogni maledizione rischia di restare deluso, solo pochi incontri e nessuna passione comune, addirittura un importante amore nel passato, che rendono la bestia non un uomo malvagio che attraverso l’amore trova la redenzione ma un uomo sfortunato che ha semplicemente violato una promessa. Distrutta anche la poesia della rosa incantata e dell’urgenza del tempo. Ridicola la popolazione del castello, sostituta dai buffi canidi timidi e dall’esercito di statue giganti che nulla hanno a che vedere con Lumier ed i suoi amici del castello animato. Stupendi solo gli effetti speciali, al di là dello spazio, del tempo e della storia com i costumi di Belle e la stessa attrice protagonista. Meno azzeccato Vincent Cassel nel ruolo della Bestia che più che bello appare intrigante ed ambivalente, lati che non sono stati sfruttati nel film e che invece dipingono il principe maledetto come un uomo innamorato e di valore.
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rollercoaster
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giovedì 6 agosto 2015
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manca qualcosa...
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Direi che è decisamente un peccato, poteva essere un vero e proprio capolavoro, ma un film che non ha profondità di dialogo lascia la temuta senzasione di vuoto! Ho amato la scenografia, la fotografia, i costumi, davvero fantastici! Peccato per la storia tra Belle e La Bestia, così ... povera. E' una pecca che pesa davvero! Alla fine quel ''ma io vi amo già'' mi ha fatto pensare ''Come? Cosa? :O cosa mi sono persa?'' Oltre che sul tema (che ho apprezzato parecchio) sull'egoismo e sull'avidità dell'uomo (rappresentati da Perducas) , ci si poteva concentrare di pù anche su quello dell'amore, rappresentato quasi a mò di contorno e non ben approfondito dalla preoccupazione di belle nei confronti della famiglia.
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Direi che è decisamente un peccato, poteva essere un vero e proprio capolavoro, ma un film che non ha profondità di dialogo lascia la temuta senzasione di vuoto! Ho amato la scenografia, la fotografia, i costumi, davvero fantastici! Peccato per la storia tra Belle e La Bestia, così ... povera. E' una pecca che pesa davvero! Alla fine quel ''ma io vi amo già'' mi ha fatto pensare ''Come? Cosa? :O cosa mi sono persa?'' Oltre che sul tema (che ho apprezzato parecchio) sull'egoismo e sull'avidità dell'uomo (rappresentati da Perducas) , ci si poteva concentrare di pù anche su quello dell'amore, rappresentato quasi a mò di contorno e non ben approfondito dalla preoccupazione di belle nei confronti della famiglia. Ho apprezzato anche la ''rivelazione'' delle sorelle (un po' troppo sciocche!), che dimenticano l'insofferenza nei confronti della loro condizione quando Belle riesce a far svegliare il padre! In ogni caso penso lo riguarderò per studiare nei dettagli le fantastiche ambientazioni :) peccato!
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ashtray_bliss
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martedì 7 ottobre 2014
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fiaba visivamente ricca ma povera di contenuti.
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La bella e la bestia di C. Gans voleva essere una delle tante rivisitazioni moderne della classica favola che ha accompagnato da secoli grandi e piccini. Una rivisitazione in chiave dark e gotica, che sembra essere molto di moda nelle recenti trasposizioni cinematografiche delle fiabe. Ma purtroppo questo film risulta un fallimento totale nel cercare di adattare la celebre fiaba e renderla piu' moderna, allontanandosi pertanto dal racconto della Disney, ma fallendo comunque a far decollare in qualsiasi modo la storia. Siamo infatti davanti ad un prodotto eccessivamente ricco ed accurato visivamente parlando e basta. La fotografia e scenografia sono impeccabili a dire poco, anche se ampiamente aiutate dal digitale.
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La bella e la bestia di C. Gans voleva essere una delle tante rivisitazioni moderne della classica favola che ha accompagnato da secoli grandi e piccini. Una rivisitazione in chiave dark e gotica, che sembra essere molto di moda nelle recenti trasposizioni cinematografiche delle fiabe. Ma purtroppo questo film risulta un fallimento totale nel cercare di adattare la celebre fiaba e renderla piu' moderna, allontanandosi pertanto dal racconto della Disney, ma fallendo comunque a far decollare in qualsiasi modo la storia. Siamo infatti davanti ad un prodotto eccessivamente ricco ed accurato visivamente parlando e basta. La fotografia e scenografia sono impeccabili a dire poco, anche se ampiamente aiutate dal digitale. Tutti i dettagli sono curatissimi nelle scene degli interni ed esterni del palazzo, dalla tavola bandita con qualsivoglia cibo e argenteria preziosa, alle stoffe, tende, tovaglie adoperate nelle scene. I vestiti risultano splendidi, molto ricchi, curati nelle scelte di colori e stoffe e coerenti coi tempi e l'ambientazione del racconto cinematografico (tardo ottocento e meta' cinquecento durante i flash back) da impressionare lo spettatore in modo piu' che positivo. Altersi', il contrasto dei colori (il passaggio dai colori brillanti e vividi a quelli cupi e scuri) usati nella fotografia e' molto bello e resta impresso nella mente durante la visione del film. Ma purtroppo oltre che questo fasto visivo, il film appare piatto e blando, privo di contenuti, di sentimento o emozioni. Non riesce a decollare mai e nemmeno a far appassionare o immedesimare lo spettatore con nessuno dei protagonisti.
A dire il vero, non esiste il benche' minimo rapporto tra i protagonisti principali, ovvero la Bella e la Bestia. Non c'e' pathos tra loro, e nemmeno un crescendo di situazioni che giustifichino il maturare dei sentimenti reciproci. I due, nel film, vengono dipinti proprio come perfetti estranei. La Bestia non e' nemmeno credibile come carceriere dato che lascia alla fanciulla ogni liberta' di girare libera nella sua immensa dimora alla sola condizione che non la abbandoni mai. Altro diffetto della pellicola in questione e' la monodimensionalita' dei protagonisti. Ovvero, non esiste alcuna caratterizzazione psicologica dei personaggi, principali o secondari che siano. Adirritura, quelli secondari appaiono in maniera quasi caricaturale (le sorelle di Belle) o estremamente marginali ai fini del racconto (il padre e i fratelli). Non esiste nemmeno un vero villain. Un cattivo che tenti almeno di far scaturire qualche emozione negli spettatori e che cerchi di dar vita a quello che risulta essere solo un film piatto, freddo e distaccato che non si avvicina mai allo spettatore, non lo coinvolge emotivamente e non suscita in lui nemmeno la curiosita' di assistere alla fine della storia (peraltro prevedibile).
Gli attori, ma principalmente la Seydoux, sono alquanto inespressivi e piatti, adeguati del resto al ritmo narrativo della storia nella sua totalita'. Sprecato Cassel per le poche scene nelle quali appare. In definitiva, anche se era interessante lo spunto di rendere la classica storia in modo diverso e inserire elementi nuovi per il pubblico che ha conosciuto solo la versione Disney (come la Ninfa, i giganti di pietra protettori del castello ecc.) il risultato e' piuttosto negativo e fallimentare. Si tratta di un film che appaga gli occhi ma non il cuore. Non insegna, non resta impresso ma anzi ti lascia un vuoto dentro, il vuoto dell'incompiutezza e della mancanza di magia che vi si ritrova nel classico Disney.
Trascurabile.
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liuk!
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lunedì 22 settembre 2014
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favolona
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Dissento completamente dalle altre valutazioni: questa versione della Bella E La Bestia ha entusiasmato molto i miei figli ed anche a me non é per niente dispiaciuta. Splendide le ambientazioni tra il gotico e rinascimentale, eccellente uso di musiche alla Hitchcock, buona la recitazione complessiva, discreti gli effetti speciali (forse il punto piú debole). Da un film per bambini on si puó chiedere di piú.
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ndkcfl
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lunedì 30 giugno 2014
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delusione
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Non mi aspettavo una copia della fiaba Disney, ma qualcosa di diverso che però non se ne distaccasse molto; un po' come era successo col film "Maleficent", ma questa volta sono rimasta delusa. Il lungometraggio scorreva e non mi trasmetteva nulla se non noia e sonno. La trama è ingarbugliata, ad esempio solo alla fine ho capito che i sogni di Belle costituivano il passato della Bestia e che la donna che compare in questi non è la protagonista ma un'altra: sarebbe bastato che la ninfa fosse mora e tutto sarebbe risultato più chiaro. Spesso vi sono dei veri e propri balzi (i due si innamorano senza apparente motivo), i dialoghi sono piatti, per non parlare della psicologia dei personaggi che è praticamente inesistente.
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Non mi aspettavo una copia della fiaba Disney, ma qualcosa di diverso che però non se ne distaccasse molto; un po' come era successo col film "Maleficent", ma questa volta sono rimasta delusa. Il lungometraggio scorreva e non mi trasmetteva nulla se non noia e sonno. La trama è ingarbugliata, ad esempio solo alla fine ho capito che i sogni di Belle costituivano il passato della Bestia e che la donna che compare in questi non è la protagonista ma un'altra: sarebbe bastato che la ninfa fosse mora e tutto sarebbe risultato più chiaro. Spesso vi sono dei veri e propri balzi (i due si innamorano senza apparente motivo), i dialoghi sono piatti, per non parlare della psicologia dei personaggi che è praticamente inesistente. Una delusione.
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wonder woman
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martedì 3 giugno 2014
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per niente travolgente
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La storia resta quella di una bellissima fanciulla che a causa di un patto al quale è stato costretto il padre si ritrova segregata all’interno di un maestoso castello il cui proprietario è La bestia.
In questa ulteriore versione Gans mescola parecchi elementi. Anzitutto propende per uno sviluppo a due dimensioni; sì perché da un lato abbiamo il tempo in cui si svolgono gli eventi noti della fiaba, mentre dall’altro troviamo un’ulteriore epoca, precedente alla prima, all’interno della quale sono contenuti i fatti che hanno essenzialmente portato la bestia a divenire tale.
Per esempio in termini di recitazione, talvolta forzata, rotta da certi estemporanei eccessi di teatralità che sanno più di telenovela che non di cinema.
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La storia resta quella di una bellissima fanciulla che a causa di un patto al quale è stato costretto il padre si ritrova segregata all’interno di un maestoso castello il cui proprietario è La bestia.
In questa ulteriore versione Gans mescola parecchi elementi. Anzitutto propende per uno sviluppo a due dimensioni; sì perché da un lato abbiamo il tempo in cui si svolgono gli eventi noti della fiaba, mentre dall’altro troviamo un’ulteriore epoca, precedente alla prima, all’interno della quale sono contenuti i fatti che hanno essenzialmente portato la bestia a divenire tale.
Per esempio in termini di recitazione, talvolta forzata, rotta da certi estemporanei eccessi di teatralità che sanno più di telenovela che non di cinema.
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sweetcookieable
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martedì 1 aprile 2014
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paesaggi rapinosi e un sub-racconto memorabile
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Questa versione de 'La Bella e la Bestia' è quella più ispirata dal punto di vista immaginifico.
Rose a profusione, baroccheggiare negli abiti, un castello magnifico circondato da un giardino selvaggio e al tempo stesso, curato.
Nel giardino, sta il cuore della storia.
La ninfa che volle provare l'amore e che fece una fine ingloriosa, per mano proprio del suo amato.
Guardando i flashback offerti dallo specchio magico, ci si tuffa in un turbinio di sensazioni, emozioni e suspence commovente.
Certo, avrebbero potuto lavorare un pò di più sul contatto Bestia- Bella (anche se i momenti non mancano), ma questa sotto-storia sopperisce in parte a questa leggerissima piattezza.
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Questa versione de 'La Bella e la Bestia' è quella più ispirata dal punto di vista immaginifico.
Rose a profusione, baroccheggiare negli abiti, un castello magnifico circondato da un giardino selvaggio e al tempo stesso, curato.
Nel giardino, sta il cuore della storia.
La ninfa che volle provare l'amore e che fece una fine ingloriosa, per mano proprio del suo amato.
Guardando i flashback offerti dallo specchio magico, ci si tuffa in un turbinio di sensazioni, emozioni e suspence commovente.
Certo, avrebbero potuto lavorare un pò di più sul contatto Bestia- Bella (anche se i momenti non mancano), ma questa sotto-storia sopperisce in parte a questa leggerissima piattezza.
Il filone narrativo è più fedele all'originale di quello Disney, e non mancherà di fornire spunti interessanti.
Tutto è nato con una rosa..
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ultimoboyscout
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martedì 25 marzo 2014
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una vita per una rosa.
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Rimettere mano alla fiaba che è già stata raccontata nel migliore dei modi, in versione cartoon, dalla Disney, con tanto di un paio di Oscar nel '92, vuol dire avere coraggio e un pizzico di sfrontatezza. Christophe Gans, regista francese conosciuto più che altro per qualche horror orrorifico e truculento, ha avuto tali qualità per dare al pubblico una sua versione dei fatti, raccontando la storia di Belle che si offre di vivere per sempre nel castello della Bestia, uomo reso mostruoso da una maledizione, al posto del padre, reo di aver colto una rosa. Gans rende la pellicola buona per tutti, accantonando il più possibile il lato dark per sottolineare più che altro l'aspetto romantico e quello fantastico.
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Rimettere mano alla fiaba che è già stata raccontata nel migliore dei modi, in versione cartoon, dalla Disney, con tanto di un paio di Oscar nel '92, vuol dire avere coraggio e un pizzico di sfrontatezza. Christophe Gans, regista francese conosciuto più che altro per qualche horror orrorifico e truculento, ha avuto tali qualità per dare al pubblico una sua versione dei fatti, raccontando la storia di Belle che si offre di vivere per sempre nel castello della Bestia, uomo reso mostruoso da una maledizione, al posto del padre, reo di aver colto una rosa. Gans rende la pellicola buona per tutti, accantonando il più possibile il lato dark per sottolineare più che altro l'aspetto romantico e quello fantastico. Il volto di Cassel si vede poco, nascosto dalle fattezze dellòa Bestia (nessuno si lamenterà, hanno all'incirca la stessa espressività...), a dominare la scena è Lea Seydoux, grazie al suo volto e alla sua bellezza e agli splendidi costumi, una delle cose più belle del film, incredibili esplosioni di colore nel tetro e cupo contesto del castello in disarmo. Non un remake del film di Jean Cocteau, piuttosto una nuova versione della fiaba di Madame de Villeneuve in cui si alternano mistero e meraviglia, civiltà e natura (temi da sempre cari a Gans, presenti nella sua filmografia), mitologia e metamorfosi, il tutto adattato con effetti speciali e motion capture dal gusto contemporaneo. Il film però è discontinuo, alterna momenti palpitanti ad altri in cui si appesantisce di simboli, citazioni e invenzioni visive, rischiando più volte di scadere nel kitsch. Il viaggio è poco dark e molto conturbante e fantasy, il potere dei sogni e dell'amore si contrappone alla corruzione e al materialismo, è l'apologia delle metamorfosi e dell'amore impossibile ma sincero che si spinge su sentieri drammatici, che brucia di passione ma spesso si accompagna anche al dolore.
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melvin ii
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lunedì 24 marzo 2014
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incanta solo la bella
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La Bella e la Bestia” è un film di Christophe Gans, con Vincent Cassel, Léa Seydoux, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins.
Ispirato dal romanzo di Madame de Villeneuve del 1740 e poi rivisto nel 1756 da Leprrince de Beaumont.
Per quei pochi che non conoscono la storia, Belle(Seydoux) è la più giovane figlia di un ricco mercante(Dussollier) che sfortunatamente ha perso in mare tutta la sua fortuna.
Durante un complicato rientro a casa, il mercante si trova in misterioso castello, pieno d’oro e gioielli.
Il castello non è altro che la “casa” della Bestia(Cassel), un tempo un bel principe, reso così da una maledizione.
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La Bella e la Bestia” è un film di Christophe Gans, con Vincent Cassel, Léa Seydoux, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins.
Ispirato dal romanzo di Madame de Villeneuve del 1740 e poi rivisto nel 1756 da Leprrince de Beaumont.
Per quei pochi che non conoscono la storia, Belle(Seydoux) è la più giovane figlia di un ricco mercante(Dussollier) che sfortunatamente ha perso in mare tutta la sua fortuna.
Durante un complicato rientro a casa, il mercante si trova in misterioso castello, pieno d’oro e gioielli.
Il castello non è altro che la “casa” della Bestia(Cassel), un tempo un bel principe, reso così da una maledizione.
La Bestia costringe il mercante a uno doloroso scambio: una vita per le ricchezze.
Belle, coraggiosamente, offre la sua vita. Inizierà cosi la storia d’amore, tra le più belle mai scritte almeno per me, tra i due protagonisti.
“La Bella e la Bestia” nel corso degli anni è stata raccontata da diversi film, fiction, teatro.
Nel 1991 la Disney ne ha fatto un film d’animazione cosi inteso e memorabile da vincere due premi Oscar e sfiorare il premio come miglior film.
Perché vedere, dunque, questa versione francese?
Sicuramente un buon motivo è per ammirare la bellezza e la bravura di Lea Seydoux.
Se l’avete vista nella difficile ed intensa interpretazione nella “Vita di Adele”, non potrete non rimanere colpiti dalla capacità di trasformazione dell’attrice.
Se in “Adele” la Seydoux ci mostrava il suo lato “maschile” e nello stesso tempo ci regalava sensualità pathos
Con la sua “Belle” coinvolge ed emoziona lo spettatore attraverso il film, con il passaggio da ragazza a Donna quando scopre chi è veramente la Bestia.
Il candore e nello stesso il coraggio di Belle emergono con forza.
La paura e diffidenza iniziale nei confronti della Bestia, scompare per far posto al sentimento.
La coppia Cassel-Seydoux, se riesce almeno in parte a scaldare il cuore, è per merito dell’attrice.
Cassel non convince da “uomo”, da “Bestia”fallisce l’opportunità di trasmettere attraverso gli occhi, l’anima del protagonista.
I dialoghi sono scialbi, noiosi e prevedibili.
La sceneggiatura non ha guizzi particolari.
La regia, nonostante lo sfarzo dei mezzi a disposizione, non colpisce più di tanto l’attenzione dello spettatore.
Sontuosa e grandiosa è la scenografia., forse alla fine risultano eccessivi gli effetti speciali.
Degna di menzione sono le scene di ballo. Fanno sognare e forse sospirare le spettatrici.
“La Bella e la Bestia” è un invito a scoprire l’amore ed amare senza pregiudizi.
Questo remake, magari, non resterà negli annali, ma almeno “questa” Belle ha un anima e un cuore e merita d’essere vista..con biglietto a tariffa ridotta.
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