VIA CASTELLANA BANDIERA UN FILM DI EMMA DANTE . ITALIA 2013
Quando una civiltà antica, come la classicità greca non muore mai , malgrado il passare dei millenni e l’avvento delle macchine , intese come macchine da ripresa , come automobili, ma anche come macchinazione , cioè una serie di avvenimenti messi insieme , congegnati in maniera tale da sembrare una vicenda semplice ,ma in realtà , a ben vedere si tratta di una trappola , di una gabbia, di un ingorgo, allora, è opportuno rintracciarla, nella trama di questo film : VIA CASTELLANA BANDIERA. Un’opera dalla Magna Grecia , una vicenda da tragedia classica siciliana con accento palermitano. La macchina da ripresa, cioè il cinema, è fondamentale nel caso del film VIA CASTELLANA BANDIERA, poiché una regista di teatro, come Emma Dante anch’essa attrice, commediografa tragica, dal volto di una drammaticità unica , un volto severo senza sconti, adatta una azione teatrale, alla modernità del cinematografo .Dunque è la storia di un confronto –scontro tra due donne, protagoniste Samira e Rosa votate alla reciproca distruzione di sé e dell’altra .Nel proemio Le troviamo con tutti gli altri personaggi in una strada stretta, quasi un vicolo cieco, una via degradata e squallida, del centro storico di Palermo bloccate in due auto una di fronte l’altra, senza che nessuna delle due ceda il passo finendo entrambe come in una trappola., e nell’epilogo invece con la magia del cinema appunto,la via diventa una grande strada da cui fuggire ,una vera via di fuga liberatoria. Questo della strada è un tema non inconsueto per il cinema, basterebbe il solo riferimento a La strada di Fellini dove però lungo una strada si svolge un metaforico viaggio nell’immaginario, mentre qui in questa via castellana bandiera si sta assolutamente fermi e chiusi fisicamente e mentalmente in automobile. Il compimento del dramma si ha quando tra le due donne , diverse per età,ed estrazione si instaura una sfida all’annientamento distruttivo. L’una Samira anziana è prigioniera infelice del suo passato, di profuga albanese orba di una figlia morta ma con un altro coccolato figlio maschio, insieme ospiti di un genero odiato dalla famiglia numerosa , l’altra donna è Rosa donna emancipata con una compagna lesbica , altrettanto infelice di questa relazione,omosessuale, ma che esprime la sua rabbia proprio in questo casuale ingorgo con la caparbietà di scontrarsi con tutti e non cedere niente a nessuno. Lo stile del racconto non rientra nel road movie, anche se tuttavia stando le auto ferme e i personaggi chiusi dentro e bloccati in una strada, ugualmente raccontano la dinamica storia di un duello psicologico all’ultimo sangue dove come nei migliori duelli, una morte chiuderà la vicenda. Ora I significati psicoanalitici all’origine di questa storia tra donne , dove i personaggi maschili sono del tutto comparse irrilevanti , vanno ricercati nell’ancestrale ruolo delle donne nella tragedia greca ,come già accennavo.
La conclusione è la morte della duellante Samira e la conseguente fuga liberatrice di tutti gli altri, Rosa compresa che finalmente libererà la strada con l’auto, sturando il tappo occlusivo alla libertà per tutti gli abitanti della via, ma forse alludendo alla fuga per tutti i palermitani donne bambini e uomini in cerca di emancipazione da oppressioni sociali, economiche e politiche. Mauridal.
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