Sacro GRA

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Un film di Gianfranco Rosi. Documentario, durata 93 min. - Italia 2013. - Officine Ubu uscita giovedì 19 settembre 2013. MYMONETRO Sacro GRA * * 1/2 - - valutazione media: 2,98 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
millotta venerdì 4 ottobre 2013
tempo e soldi sprecati, una noia mortale Valutazione 2 stelle su cinque
73%
No
27%

Ben girato, ben fotografato... e basta. Casi umani osservati con voyeurismo quasi perverso. Emozioni: pochissime. Sbadigli, sbadigli e ancora sbadigli. Da escludere l'ultimo spettacolo: l'assopimento è assicurato. Tipico film che piace alla critica, molto meno al pubblico. Leone d'oro? Se questo è il nuovo cinema italiano, come ci siamo ridotti... Chi vuole comunque andare a vederlo, non dica che non era stato avvisato.

[+] d'accordo (di nino quincampoix)
[+] bruce willis... (di boyracer)
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deborissimah giovedì 19 settembre 2013
il documentario riprende il suo meritato spazio Valutazione 4 stelle su cinque
80%
No
20%

E' bello che l'Italia sia tornata sul podio di casa ed è bellissimo che uno dei maggiori festival mondiali abbia premiato un documentario, genere troppo spesso relegato ai margini della cinematografia. A parere di chi scrive tra i film in concorso c'era di meglio, tuttavia è apprezzabile il messaggio che si è voluto dare con questa incoronazione.
Molto carino, Sacro GRA, niente di eclatante, ma decisamente godibile. Un piccolo spaccato di vita ai margini della Capitale, uno sguardo quasi poetico, mai invasivo, che ci restituisce umori, sensazioni, pensieri di persone comuni che vivono giorno per giorno, come chiunque altro. Storie vere che non hanno nulla da invidiare a quelle raccontate dalle ricostruzioni filmiche, storie riprese e restituite con tutta l'arte che il grande schermo richiede, arte che Gianfranco Rosi padroneggia magistralmente fino a fare scomparire la sottile linea che separa la realtà dalla finzione. [+]

[+] concordo con te! godibile film corale (1) (di antonio montefalcone)
[+] concordo con te! godibile film corale (2) (di antonio montefalcone)
[+] né carne né pesce, in sintesi...niente (di eliver72)
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boyracer mercoledì 2 ottobre 2013
il neo neorealismo. Valutazione 4 stelle su cinque
73%
No
27%

Finalmente un grande film italiano in concorso a Venezia, potente, originale, coraggioso e ben fatto, tanto da conquistare meritatamente e con poche discussioni il Leone d'Oro dopo 15 anni da quel 1998 di Gianni Amelio e del suo  “Così ridevano”, ultimo italiano a vincere in casa prima di questo “Sacro Gra”.
Il regista Gianfranco Rosi ha impiegato 3 anni e migliaia di ore di girato per arrivare a questi 93 minuti di vero cinema e di vera poesia.
Il film nasce da un’idea di Nicolò Bassetti, architetto paesaggista-urbanista che nel 2001, appena trasferitosi a Roma, ha iniziato a perlustrare i territori a cavallo del Grande Raccordo Anulare, la tangenziale della capitale, documentando e raccontando in centinaia di fotografie e pagine scritte i paesaggi e le persone che vivono nei pressi della più lunga autostrada urbana d’italia. [+]

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gambadilegnodinomesmith lunedì 30 settembre 2013
la grande bruttezza Valutazione 2 stelle su cinque
58%
No
42%

Intuizione interessante per titolo e soggetto.  Lo spazio di ritagli urbani che si relativizza in luogo in quanto vissuto da persone e storie ricche di incomunicabilità là dove una città risulta ai più di passaggio. Possibile risposta al decadentismo della Roma intra moenia di Sorrentino. L’operazione risulta però compiaciuta di questa trovata risultando sterile e superficiale, non riesce a superare la frammentarietà di questi ritratti di persone perché si prefigge di non scavare in profondità, ma di restare appunto in superficie. Un esercizio di stile asciutto e non lineare in cui la guida del regista, volutamente assente, trasmette un senso di appagato voyeurismo non calibrato in ritratti senza spessore di ultimi. [+]

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pepito1948 lunedì 23 settembre 2013
decoupage di "altre" storie Valutazione 4 stelle su cinque
66%
No
34%

Al di là della facile suggestione metaforica della circolarità che gira sempre su se stessa affermando la sua perpetuità lungo un percorso obbligato, che cos’è davvero, o meglio come percepiamo il GRA di una grande città come Roma? Una sorta di muraglia con cui la società “di dentro” si difende dalla realtà esterna, ad essa estranea (come ne “La zona” del messicano Rodrigo Plà)? O al contrario una linea di demarcazione intorno a cui si ammassa una periferia poco propensa a farsi contaminare dai falsi luccicori della centralità urbana? Un valore in sé, come democratica via di libera osmosi da un mondo all’altro, oppure un monolitico serpentone che ci ricorda la simbolica possibilità del passaggio da uno stato di stabilità sociale a quello di precarietà e di emarginazione (molto meno probabile il contrario)? Rosi non sembra assumere una posizione ideologica (o comunque di denuncia politico-sociale), limitandosi a descrivere con l’occhio attento non del documentarista puro ma del regista che usa un linguaggio narrativo la realtà composita che pullula attorno, al di qua e al di là, di quella sorta di linea magica e cangiante che è il Raccordo Anulare, ora mostro di traffico ed inquinamento ora striscia deserta e sprofondata nell’invisibilità della notte, ora formicaio metallico privo di apparenza umana ora innevato e immerso in un silenzio impalpabile, ora visto in una dimensione quasi ipnotica ( la ripresa frontale dei solchi che convergono e divergono sulla neve rievoca visivamente, anche se in bianco e nero, le strie psichedeliche che Kubrik mette nello sguardo allucinato dell’astronauta di 2001 nel viaggio verso Giove). [+]

[+] bello (di boyracer)
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lucyelisa sabato 19 ottobre 2013
originale Valutazione 4 stelle su cinque
79%
No
21%

Accanto all incessante fluire delle   luci dei  rumori  (  quasi ossessivo  il  rombo di aerei   ) sulla grande tangenziale che circonda la  città eterna  ( che per la sua struttura urbana ,meglio di altre metropoli si presta, al racconto ) si snodano le esistenze marginali di persone comuni  che interpretano se stesse ,relegate  negli angusti e scarni  alloggi  di palazzoni  anonimi di periferia   o in ville kitsch ,date a nolo quali set di fotoromanzi . [+]

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vanessa zarastro venerdì 27 settembre 2013
le non-storie nei non-luoghi Valutazione 3 stelle su cinque
63%
No
38%

Certamente una buona regia ma il film è un pò deludente rispetto alle aspettative; troppo poco documetario e troppa poca area metropolitana. Forse speravo che il viaggio dei 60 km del raccordo con Renato Nicolini gli avesse insegnato un pò di più, gli avesse trasmesso più piacere per le tipologie edilizie/urbane nei differenti habitat: edilizia "spontanea" vs edilizia convenzionata, ad esempio. Un occasione persa per vedere la vera Roma e comunque la Roma dell'ultimo mezzo secolo. Peccato perché i non-luoghi filmati da Wenders sono delle pietre miliari per chi si occupa di cinema e città. Molto meglio invece come Rosi ha sottolineato le tipologie umane con le loro non-storie; la sociologia evidentemente gli si adatta più dell'urbanistica. [+]

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pietro zanaletti venerdì 8 novembre 2013
una narrazione curva & frammentata. Valutazione 4 stelle su cinque
63%
No
37%

Il film-documentari di Gianfranco Rosi ha vinto a Venezia ma non è un film di popolare bellezza. E' un lavoro di grande intensità antropologica. Chi ha comparato il film all' anello di Saturno ha visto abbastanza bene. Personalmente credo che questo anello sia piuttosto un mondo curvo e discontinuo e che pertanto non sia in grado di strutturarsi dentro un sistema urbano periferico connesso organicamente al centro. Tanto meno esso quindi può essere adatto ha costituirsi parte complementare della Roma Capitale. Sembra che non vi sia speranza, ma non è in gioco la narrazione filmica ma la cultura urbanistica che tarda a orientare il caos. Consiglio la visione.

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howlingfantod domenica 27 luglio 2014
innovativo e stupendo Valutazione 5 stelle su cinque
80%
No
20%

La controparte di una “Grande bellezza”, la grande bellezza della periferia, ancor più vera perché veri i personaggi così’ lontani dai salotti, dalle feste, dalle terrazze e da tutte le chiacchiere che si svolgono qualche chilometro più verso il centro, centro di che cosa poi? L’opera rompe gli schemi realtà-finzione abbattendo il muro fra fiction e documentario, abbatte il muro del girovagare romano quasi unidirezionale o comunque destinato a un fine come nell’episodio di “Aprile” di Nanni Moretti”, in quanto in Sacro GRA il girovagare è circolare come il GRA stesso che ritorna sempre al punto di partenza, abbattendo tempi e spazi. I personaggi tutti indimenticabili, difficile fare una classifica tra il figlio con la madre anziana e malata, il palmologo, il transessuale o il principe o cavaliere di Malta, loro si agitano su questo limitare non si sa se appena fuori o all’interno del GRA, si intuisce quasi appena che la loro vita e i loro sogni si svolgano intorno a questo anello, ma in fondo l’anello è solo un pretesto, un immagine sfuocata, un anello di saturno come nella didascalia iniziale che tutto contiene o tutto esclude, il GRA ricorda certi porosi confini che delimitano un dentro e fuori che non esiste. [+]

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max.antignano domenica 9 marzo 2014
quando la realtà supera la finzione Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

In molti hanno detto e scritto di Sacro Gra come di un eccelso documentario, ma a vederlo si rimane veramente in dubbio se si stia assistendo a un documentario ben girato o a un film degno della migliore tradizione neorealista. La trama è complessa, un collage di storie di varia umanità suburbana legate dalla soffocante presenza (sic!) dell'autostrada urbana più famosa d'Italia.
C'è davvero di tutto, dall'infermiere sull'ambulanza del 118 al professore che studia le palme invase dal malefico punteruolo rosso (che campeggia nel manifesto del film), dal pescatore di anguille sotto il ponte del raccordo alle prostitute ageè (trans?) che lavorano sul camper all'uscita dello stesso; dall'affittacamere con villa in (dis)gusto hollywoodiano agli abitanti della palazzina popolare. [+]

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