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martedì 17 marzo 2020
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"metafora" scipita
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Difficile, ovviamente, pretendere un Sellers redivivo (con tutto il rispetto e simpatia per Bisio): tanto meno un film 'de noantri' capace anche solo di sfiorare la grazia corrosiva di "Oltre il giardino"... . Ma, riproposto oggi in tv, il filmetto di Milani ha il dubbio merito di attizzare gli stolidi istinti populisti di questo sciagurato Bel Paese e alla sua retorica patriottarda. E quanto lontano il tempo, ben diversamente tormentato, del grottesco politico di Petri (/Sciascia/Volonté...)! ... Tre 'stellette" solo in perversa ottica filo-GrilloSalvinesca comprensibili
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dustin
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martedì 3 dicembre 2019
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benvenuto presidente
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Il regista del Benvenuto Presidente é Riccardo Milani. Claudio Bisio é un molto buona protagonista. Questo comedia é un buon film sul governo in Italia e sulla nostra morale. Un buon film ti fa pensare. In questo film noi ridiamo e amiamo con il protagonista. Lui é un uomo con cui possiamo relazionarci. Lui diventa il presidente e pensiamo quanto sia fortunato. Lui é diverso dagli altri politici e molti genti. Faresti bene quando tu hai tutto? In questo film noi abbiamo pensare cosa é bene o cosa é male. Ti piacerebbe aiutare i tuoi amici o fare cio che é buona? Il film é molto divertente fa queste domande.
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Il regista del Benvenuto Presidente é Riccardo Milani. Claudio Bisio é un molto buona protagonista. Questo comedia é un buon film sul governo in Italia e sulla nostra morale. Un buon film ti fa pensare. In questo film noi ridiamo e amiamo con il protagonista. Lui é un uomo con cui possiamo relazionarci. Lui diventa il presidente e pensiamo quanto sia fortunato. Lui é diverso dagli altri politici e molti genti. Faresti bene quando tu hai tutto? In questo film noi abbiamo pensare cosa é bene o cosa é male. Ti piacerebbe aiutare i tuoi amici o fare cio che é buona? Il film é molto divertente fa queste domande. Mi piace molto questo film. Sono d’accordo, dobbiamo guardarci essere buoni.
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martedì 2 ottobre 2018
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stupendo
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Comico ma allo stesso tempo da' un grande messaggio . Tutti lo dovrebbero vedere
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wilcoyote
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giovedì 2 marzo 2017
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un film apparentemente leggero ma...
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ma in realtà graffiante ed amaro, il finale appare sconsolante: è davvero impossibile cambiare gli italiani e, di conseguenza, l'Italia?
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achab50
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sabato 1 ottobre 2016
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cinetarallo
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Ormai il cinema italiano, dopo i fasti del neorealismo e successivamente di due generazioni di grandi registi, sembra avviato a perpetuare il filone dei cinepanettoni; siccome però questo non è uscito a natale, lo possiamo tranquillamente catalogare un cinetarallo a buon titolo.
L'idea iniziale non è certo un faro di originalità, tuttavia presterebbe l'occasione di una buona opera di denuncia "castigat ridendo mores". Sennonchè, nonostante la presenza di un parterre de roi attoriale, qui da ridere o sorridere c'è ben poco, in primo luogo a causa del regista che ha lasciato strabordare Bisio, persona oltremodo simpatica nei cabaret ma che puntualmente svacca nella macchietta più irritante non appena si trovi di fronte ad una macchina da presa.
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Ormai il cinema italiano, dopo i fasti del neorealismo e successivamente di due generazioni di grandi registi, sembra avviato a perpetuare il filone dei cinepanettoni; siccome però questo non è uscito a natale, lo possiamo tranquillamente catalogare un cinetarallo a buon titolo.
L'idea iniziale non è certo un faro di originalità, tuttavia presterebbe l'occasione di una buona opera di denuncia "castigat ridendo mores". Sennonchè, nonostante la presenza di un parterre de roi attoriale, qui da ridere o sorridere c'è ben poco, in primo luogo a causa del regista che ha lasciato strabordare Bisio, persona oltremodo simpatica nei cabaret ma che puntualmente svacca nella macchietta più irritante non appena si trovi di fronte ad una macchina da presa. Questo condiziona tutta la vicenda. Se si tiene conto che all'interno della "storia" si inserisce anche un confuso innamoramento ed una ridicola scena di sesso del tutto avulsa dal contesto, al povero spettatore non resta che uscire, o piangere sulla sorte grama dell'italico cinema.
Filmaccio infame, che ci fa rivalutare le pellicole con Pierino e Bombolo, e pensare che è stato realizzato con i fondi della cultura europea. Speriamo che all'estero non lo abbia visto nessuno.
Gli attori presenti sarà bene che lo cancellino dal loro curriculum, se vogliono continuare a lavorare.
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fabio57
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martedì 23 febbraio 2016
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divertente
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Anche se con una trama piuttosto improbabile,il film comunque è divertente senza essere banale.Claudio Bisio è l'attore giusto per interpretare questo personaggio,la sua mimica,il suo straniamento,la sua studiata goffagine lo rendono giusto per interpretare il ruolo del Presidente per sbaglio, in una commedia grottesca, ma abbastanza smaliziata e incisiva, nell'additare malcostume e malversazioni della nostra politica.non va presa troppo sul serio ma nemmeno sottogamba.
Da vedere
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floyd80
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mercoledì 11 novembre 2015
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basta
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Un'idea carina buttata per aria.
Una pellicola orribile dove tutto è già stato visto, già stato sentito e gli attori che fanno le macchiette....basta...basta sul serio. Non ne possiamo più.
Peggio di una fiction e ho detto tutto.
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great steven
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martedì 15 settembre 2015
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parodia che dice numerose verità. fortissimo bisio
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BENVENUTO PRESIDENTE! (IT, 2013) diretto da RICCARDO MILANI. Interpretato da CLAUDIO BISIO, KASIA SMUTNIAK, BEPPE FIORELLO, OMERO ANTONUTTI, REMO GIRONE, CESARE BOCCI, MASSIMO POPOLIZIO, GIANNI CAVINA, MICHELE ALHAIQUE, PIERA DEGLI ESPOSTI, PATRIZIO RISPO, GIGIO MORRA, FEDERICO MARIA GALANTE, PUPI AVATI, LINA WERTMULLER
Giuseppe Garibaldi è per tutti Peppino, un bibliotecario/pescatore di uno sperduto paesino del Settentrione immerso nella natura alpina, un buontempone sempre pronto a raccontare storielle divertenti con cui intrattiene grandi e piccini. Un giorno, data la sua omonimia col celebre eroe dei due mondi, viene eletto a sorpresa presidente della Repubblica, ma i politici di spicco del Belpaese, visto l’inatteso e spiazzante risultato elettivo, cominciano già a trafficare per fargli rinunciare l’incarico.
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BENVENUTO PRESIDENTE! (IT, 2013) diretto da RICCARDO MILANI. Interpretato da CLAUDIO BISIO, KASIA SMUTNIAK, BEPPE FIORELLO, OMERO ANTONUTTI, REMO GIRONE, CESARE BOCCI, MASSIMO POPOLIZIO, GIANNI CAVINA, MICHELE ALHAIQUE, PIERA DEGLI ESPOSTI, PATRIZIO RISPO, GIGIO MORRA, FEDERICO MARIA GALANTE, PUPI AVATI, LINA WERTMULLER
Giuseppe Garibaldi è per tutti Peppino, un bibliotecario/pescatore di uno sperduto paesino del Settentrione immerso nella natura alpina, un buontempone sempre pronto a raccontare storielle divertenti con cui intrattiene grandi e piccini. Un giorno, data la sua omonimia col celebre eroe dei due mondi, viene eletto a sorpresa presidente della Repubblica, ma i politici di spicco del Belpaese, visto l’inatteso e spiazzante risultato elettivo, cominciano già a trafficare per fargli rinunciare l’incarico. Ma il buon Peppino, contro qualunque aspettativa, decide di adempiere al ruolo politico di cui è stato investito con l’intenzione (più facile da dire che da applicare) di ripulire la nazione da ogni forma di disonestà. Partono subito attacchi e provocazioni da parte dei partiti più malfamati e cinici che intendono spodestarlo con tutte le loro forze e coprirlo di ridicolo al punto da convincerlo che quella carica non è pane per i suoi denti. Eppure Peppino, che poco a poco prenderà confidenza con una missione che mai avrebbe immaginato e si impegnerà per essere all’altezza delle circostanze, riuscirà a fare molte opere buone e a sanare numerosi disagi, prima di riconoscere che, effettivamente, lavorare come capo dello Stato non è alla portata di un comune bibliotecario precario con la passione della pesca. Ma gli rimarranno comunque due soddisfazioni: aver dato una mano ai bisognosi, anche se per poco, e aver trovato l’amore nella giovane Janis Clementi, vicesegretario generale che, dietro una maschera di rigore e inflessibilità, nasconde un’irrefrenabile e gioiosa anima hippie. Era estremamente rischioso mettere in scena una pesante e catalizzante parodia dei poteri fondamentali dello Stato italiano proprio nel periodo che precedette un evento unico nella storia della nostra Repubblica, ossia la rielezione di un Presidente. Ciononostante i rischi son stati scongiurati soprattutto grazie a due mezzi che hanno saputo funzionare a dovere nel momento in cui il pericolo aleggiava con maggiore spinta sull’equilibrio traballante della satira. Il primo è il dosaggio accurato e attento che una sceneggiatura ricchissima di spunti applica, senza soluzione di continuità e pascendosi di uno spassoso divertimento, alle vicende che l’improvvisato capo dello Stato si ritrova a vivere, evitando con perizia le scivolate nelle banalità e adoperando sempre un registro elementare e diretto affinché sia comprensibile al pubblico nella sua letterale interezza. Il secondo mezzo è la recitazione a briglia corta di Bisio, qui più strepitoso e scatenato che mai, il quale sa infondere al suo personaggio, magari un po’ babbeo e sicuramente sopra le righe ma certamente non privo di una bontà dolcemente altruistica, una formidabile carica di simpatia che veicola attraverso la sua stessa essenza un messaggio di monito comunque duro e ben percettibile al male che imperversa a drenare i campi interessati dalla politica, intesa anche come mestiere nel quale non è possibile prescindere il bene comune e la lotta a qualsiasi forma di diseguaglianza. Accanto al protagonista, si muove un cast infinito di interpreti che impreziosiscono il film di ritratti molto azzeccati, non solo per la scelta dei volti ma anche per la preparazione di una recitazione che in tutti i casi, nessuno escluso, giunge a toccare il culmine di una polemica che osserva, dalla prospettiva di una parodia generalizzata, l’evoluzione del mondo politico italico mediante tutti gli scossoni che, tanto nella realtà quanto nella finzione scenica, arrivano per minarne la sicurezza e l’incolumità. P. Avati e L. Wertmuller appaiono brevemente come due dei quattro poteri forti (in realtà inarrestabili beoni e sbafatori) cui il trio Popolizio-Fiorello-Bocci (tutti e tre eccezionali, differenziati anche da un accento dialettale alquanto decisivo) si rivolge nel tentativo ormai disperato di far crollare l’immagine di un improponibile Presidente che però pare saper il fatto suo pur non comprendendo, come lui stesso ammette, una parola del protocollo e delle leggi che promulga. K. Smutniak ritrae con inappagabile savoir-faire il suo braccio destro del vivacissimo protagonista alternando, a seconda delle situazioni, una rigidità stilistica da matrona frigida e una montagna di casereccia e urlante festosità. Il film merita, nonostante qualche pezzo in cui osa effettivamente troppo, di entrare a pieno titolo nella lista delle commedie più ironiche e dissacranti del secondo decennio del XXI secolo.
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giovanni.
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sabato 27 dicembre 2014
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film rovinato dal discorso finale
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Il film è divertente e meriterebbe un buon giudizio se non fosse stato rovinato da quell'ipocrita banale e idiota discorso finale.
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williamd
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sabato 27 dicembre 2014
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amore o giustizia? amicizia o legge?
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Il film "Benvenuto Presidente!" si presentava come una classica commedia comica italiana, ma si è rivelato essere, a mio modo di vedere, un caposaldo per la riflessione su questioni umanitarie di carattere generale.
Giuseppe Garibaldi (Claudio Bisio), detto Peppino, è un allegro bibliotecario e pescatore che vive in uno sperduto paesino di montagna.
Improvvisamente la sua vita si stravolge: a causa di un insanabile disaccordo tra politici e delle strane coincidenze, Peppino viene eletto erroneamente Presidente della Repubblica italiana.
Saggiamente intenzionato a dimettersi in quanto conscio delle proprie lacune nel campo, rinuncia all'ultimo a tale proposito perché fiuta tra alcuni politici legami di corruzione e raccomandazione.
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Il film "Benvenuto Presidente!" si presentava come una classica commedia comica italiana, ma si è rivelato essere, a mio modo di vedere, un caposaldo per la riflessione su questioni umanitarie di carattere generale.
Giuseppe Garibaldi (Claudio Bisio), detto Peppino, è un allegro bibliotecario e pescatore che vive in uno sperduto paesino di montagna.
Improvvisamente la sua vita si stravolge: a causa di un insanabile disaccordo tra politici e delle strane coincidenze, Peppino viene eletto erroneamente Presidente della Repubblica italiana.
Saggiamente intenzionato a dimettersi in quanto conscio delle proprie lacune nel campo, rinuncia all'ultimo a tale proposito perché fiuta tra alcuni politici legami di corruzione e raccomandazione.
Inizia così la sua carriera e mentre c'è chi cerca in tutti i modi di esautorarlo, Peppino viene a contatto con questo suo nuovo mondo, ricco di regole e protocolli.
Divenuto in modo così brusco una delle personalità più importanti del mondo non riesce ad abituarsi alle guardie del corpo e ai camerieri che lo seguono costantemente: si sente, ed è ancora, l'uomo semplice che era. Le prime scene del film sono molto divertenti, ma Peppino viene anche subito a contatto con il lato più oscuro e sporco della sua professione: arriva proprio suo figlio, più o meno trentenne, a chiedergli una raccomandazione per un'importante carica pubblica.
Intanto stringe un profondo legame con la sua assistente personale Janis (Kasia Smutniak), ma la sua posizione di Presidente è sempre più minata da politici corrotti e mafiosi che cercano invano di infangare il suo nome, che però ora gode del consenso di quasi la totalità del paese.
Nel finale si concentra secondo me il vero senso del film: proprio ora che Peppino è follemente innamorato di Janis, viene in possesso di alcuni documenti che incastrerebbero politici corrotti, mafiosi e tante altre persone colpevoli. Tra queste c'è purtroppo il nome del padre di Janis, e il nome del suo più caro amico, il quale era stato scoperto a offrire lavoro in nero. Il Presidente si trova così a scegliere tra l'amore e la giustizia, l'amicizia e la legge.
Ciò che sceglierà Peppino di fare non ve lo svelo per non rovinarvi il finale...vi riporto soltanto il suo ultimo discorso finale.
« Per cambiare davvero il nostro Paese serve gente preparata, gente che conosce le leggi, (..) guardate come so firmare bene le mie dimissioni. Non si deve dimettere più nessuno? O forse tu, tu che punti il dito e dici "i politici sono ladri!" e poi magari evadi le tasse, parcheggi in doppia fila, paghi in nero convinto di risparmiare un po', tu che non fai il politico ma ti piacerebbe farlo per piazzare i parenti, arraffare qualche cosa, tu che riesci a fare la TAC in due giorni perché conosci il primario, tu che timbri il cartellino e poi ti imboschi, tu che magari sei anche onesto, ma se vedi qualche amico che fa qualche abuso non dici niente, tanto sono inezie, tu non ti puoi dimettere perché non sei rappresentante di niente ma dovresti dimettere la tua furbizia, se no i prossimi saranno peggio di questi, perché questi qua sono figli nostri, di un paese dove le regole non le rispetta più nessuno, già qui i disonesti sono sempre gli altri, ma gli altri chi? Gli altri chi? GLI ALTRI CHI? »
(Lo definisco "un discorso che fa aprire gli occhi!")
Il vero potere di questo film risiede nella sceneggiatura (di Fabio Bonificci) molto scorrevole ma intensa, accesa e vivace, profonda e meditata. Attori convincenti e una molto buona regia di Riccardo Milani fanno di Benvenuto Presidente uno dei capolavori del cinema italiano!
PS: cosa vi viene in mente se vi dico che alla fine del film Peppino riceve una chiamata in cui gli dicono "è stato eletto il nuovo Papa..." .............un sequel? Speriamo!
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