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Ricordo come la prima volta che vidi il trailer de " La Vita di Pi" e vidi il nome Ang Lee, quelle inquadrature di spazi immensamente vasti, la suggestione dell'India , l'uso sapiente della Computer Grafica (non usata per millemila esplosioni) e fui convinto che era un film da vedere. Ne sono rimasto decisamente soddisfatto.
Il film tratta di una storia eccezzionale, un evento incredibile e impensabile, racconta la vita di Pi.
Pi è un ragazzo indiano, la sua famiglia ha uno zoo che decide di trasferirsi in America per cause economiche, purtroppo la nave che li porterà in America a seguito di una tempesta cadrà a picco e l'unico sopravvissuto sarà proprio il protagonista perso nel Pacifico in compagnia solamente di un Tigre del Bengala, feroce e ostile. Ma la "Vita di Pi" non è una semplice storia di sopravvivenza ma un cammino di redenzione e purificazione. Il rapporto con la Tigre si può tradurre infatti con il rapporto con il suo lato animalesco, più oscuro, che nella sua disavventura dovrà provare a "domare" per aggrapparsi all'unica speranza di vita che gli rimane. Senza queste motivazioni, questi sentimenti infatti probabilmente Pi si sarebbe lasciato andare alla morte, senza più speranze, senza più un obbiettivo.
Un racconto dai tratti fortemente religiosi, ma immersi in un contesto magnifico come quello del mare aperto, vuoto, senza alcuna interferenza con l'esterno, come aver scavato nella sua interiorità più profonda.
Ang Lee racconta questa magnifica avventura con una maestria incredibile. Le doti del regista di Taiwan sono note a tutti (grazie anche ai numerevoli Oscar guadagnati) e qui non si perde con la pomposità della Computer Grafica (necessaria) che poteva far perdere di realtà al film, riesce ad integrare infatti le ultime tecnologie cinematografiche in una pellicola così intimista (cosa davvero non facile) così peculiare.
Un applauso al attore che fa il protagonista , tale Suraj Sharma, un neofita del cinema, che al suo primo film recita una parte decisamente complicata, poichè nel 90% dei casi recita da solo davanti ad un green screen, e ci riesce benissimo. Eccezzionale la fotografia, eloquente, maestosa, fondamentale per la buona riuscita della pellicola.
La Vita di Pi dunque è un film assolutamente da vedere, non è esente da difetti, ma la maggior parte di essi passano in secondo piano. Può sembrare una semplice favoletta, ma consiglio la sua visione con attenzione perchè è molto di più di una fiaba indiana. Come già detto è in racconto intimo e intimista, la forza di un uomo che combatte con i propri demoni, per dominarli, una speranza di redenzione per arrivare alla salvezza.
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