Le streghe di Salem |
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Un film di Rob Zombie.
Con Sheri Moon Zombie, Bruce Davison, Jeff Daniel Phillips, Ken Foree, Dee Wallace.
continua»
Titolo originale The Lords of Salem.
Horror,
Ratings: Kids+16,
durata 101 min.
- USA 2012.
- Notorious Pictures
uscita mercoledì 24 aprile 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
Le streghe di Salem
valutazione media:
3,23
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il satanismo rock di Rob Zombidi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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domenica 5 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Speaker radiofonica di Salem ed ex tossicodipendente , Heidi riceve in dono una misteriosa scatola lignea contenente il vinile del misconosciuto gruppo rock dei 'Lords' che annuncia a breve un concerto in città. Strane e inquietanti visioni, indotte dall'ascolto del disco, sconvolgono la vita di Heidi e sembrano preludere all'avvento del maligno attraverso l'antica maledizione delle streghe che perirono per mano dei vecchi coloni della cittadina. Rock horror low budget che si sviluppa lungo il solco di una tradizione classica e abusata, il film di Rob Zombi cerca di riproporre le contaminazioni stilistiche ed espressive che ne hanno decretato il discreto successo di pubblico (e di critica) e rielaborando i clichè del genere quali elementi strutturali di un collaudato meccanismo della rappresentazione scenica in grado di generare le prevedibili aspettative per un finale visionario e cruento (apparizioni fantasmatiche, piani sequenza lungo corridoi in penombra, lampari che oscillano misteriosamente, oscuri richiami subliminali di una presenza oscura e minacciosa). Ne risulta film che si avviluppa su se stesso confondendo il piano di una realtà lisergica e allucinata con quello di una dimensione magica e positivista quale oscuro retaggio di un livore antico che cova sotto le ceneri del più tradizionale e famigerato degli 'Auto da fè' in terra d'America. Lo script è come d'uso terreno di coltura per l'esibizione di una cultura cinematografica che pesca a piene mani nei classici del genere (da 'Rosmary's baby' a 'L'Esorcista' a 'Shining') manipolando la struttura dell'horror verso gli esiti di un involontario surrealismo espressivo ma arricchito di citazioni 'en passant' venate da una sottile e macabra ironia cinefila (le immagini di vecchi film che passano sul piccolo schermo rielaborate dalla fantasia malata della protagonista nelle figure travisate di una minaccia incombente ed il poster di 'Le voyage dans la Lune' di Georges Méliès che campeggia sul capezzale del letto come dotto riferimento all'imprescindibile lezione dello 'specifico cinematografico'). Interessante comunque il climax di un film che si accresce sul cupo livore di un atmosfera malsana e sulla claustrofobica teatralità scenografica entro il perimetro circoscritto di una location posticcia (una ghost city deserta e plumbea da cui sembra bandita la presenza di ogni attività umana) e dal ritmo lento e ipnotico scandito da una colonna sonora che spazia programmaticamente dalle litanie originali di un tema rock satanico e maledetto alla solennità ieratica e potente del Requiem di Mozart. Decisamente più riuscito il simbolismo magico tra l'elaborazione di un occultismo in chiave pop rock e la folgorante blasfemia di alcune soluzioni figurative (i simboli esoterici che imbasticono il rituale anti-messianico, l'immagine deforme e repellente del maligno, le sordide manifestazioni di una sessualità esibita ) nella rappresentazione di una sacrilega e beffarda parodia cristologica ove alla immacolata concezione di una vergine prescelta si sostituisce la immonda concezione di una impura gestante dell'Anticristo (la tatuata e irriverente compagna del regista Sheri Moon Zombie) accudita dalle tre laide e infingarde balie di Satana; l'inarrestabile escalation di una visionarietà anarchica e libertaria . Il film tuttavia abbandona intenzionalmente una sua coerenza narrativa verso il finale che culmina in una allucinata sequenza orgiastica e nella fredda e sgomenta radiocronaca di un massacro annunciato, senza concessioni alla virulenza sanguinaria delle altre opere del regista ma con qualche ingenuità di troppo nel precipitare degli eventi verso un epilogo irrisolto e che sembra girare a vuoto nel piano sequenza circolare di un senso unico (one way). Soggetto meritevole di una ri-scrittura cinematografica più attenta e competente.
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