Il Giappone si addice a Kiarostami
di Alessandra Levantesi La Stampa
Le opere di Abbas Kiarostami, da Dov’è la casa del mio amico a Close up e Attraverso gli ulivi, possiedono una meravigliosa ambiguità: da una parte sembrano film – verità dove la macchina da presa è messa lì a registrare oggettivamente azioni e dialoghi di personaggi che si offrono al suo sguardo con estrema naturalezza, come se quella camera non esistesse. D’altro lato, il cinema del maestro iraniano è di una tale bellezza formale che nulla pare lasciato al caso; e rimane sempre la sensazione di un «non detto», di un «fra le righe» che impregna il tutto di una rarefatta valenza metafisica. [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (2262 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 22 maggio 2012