7 Days in Havana |
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Un film di Laurent Cantet, Benicio Del Toro, Julio Medem, Gaspar Noé, Elia Suleiman, Juan Carlos Tabío, Pablo Trapero.
Con Daniel Brühl, Ana de Armas, Mirta Ibarra, Melvis Santa Estevez, Leonardo Benítez, Othello Rensoli.
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Titolo originale 7 Días En la Habana.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia, Spagna 2012.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 8 giugno 2012.
MYMONETRO
7 Days in Havana
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La città in bilicodi stefanoadmFeedback: 1466 | altri commenti e recensioni di stefanoadm |
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giovedì 21 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'umanità vitale di Cuba, le sue passioni, le sue tradizioni, il fascino esercitato su visitatori più o meno illustri, la povertà, i riti, la dignità, gli espedienti. "7 days in Havana" racconta l'isola, per così dire, dal basso: niente Hemingway, niente Che, niente mito della rivoluzione. Sullo schermo, storie di persone comuni, anche quando i protagonisti sono star come Daniel Bruhl o Emir Kusturica (che gigioneggia ma racconta bene). Affiora qualche banalità ma nel complesso il film regge, intrattiene, fa riflettere, qui e là perfino diverte. Inevitabile la tentazione di indicare gli episodi migliori. Questione di gusti, ma forse spiccano il rito di purificazione imposto a una giovanissima dopo una notte di passione omosessuale (la cultura cubana e la rigidità ideologica hanno generato qualche grattacapo sul tema, si veda "Fragola e cioccolato", bella pellicola tratta da uno scritto di Senel Paz) e nel vagabondaggio di Elia Suleiman per alberghi, bar, spiagge e ambasciate, luoghi semideserti, pieni d'assenza fino a quando non si materializzano imprevedibili apparizioni, raccontati con un'ironia silente e acuta, comunque piena di rispetto. L'unico difetto di questo affresco a più mani è che non spicca mai davvero il volo, non si libera dalla gabbia della categoria "carino". Ma in fondo, considerato il dilagare di tanto cinema omologato su modi e temi piattamente televisivi, si tratta di un peccato veniale. Anche perché Cuba e la sua capitale costituiscono un ecosistema forte e fragile allo stesso tempo, ci si riflette e viene spontaneo pensare "Presto sarà tutto diverso". "7 days in Havana" potrebbe, il condizionale è d'obbligo, avere documentato un mondo in bilico, una città sulla soglia di un cambiamento irreversibile. Come Berlino nel 1988 o Saigon nel 74.
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