Marilyn |
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Un film di Simon Curtis.
Con Michelle Williams, Eddie Redmayne, Julia Ormond, Kenneth Branagh, Pip Torrens.
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Titolo originale My Week with Marilyn.
Biografico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna, USA 2011.
- Lucky Red
uscita venerdì 1 giugno 2012.
MYMONETRO
Marilyn
valutazione media:
2,99
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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M.M. icona, non personadi angelo umanaFeedback: 110715 | altri commenti e recensioni di angelo umana |
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lunedì 4 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una diva di pillole e fragilità, ecco chi era Marilyn come appare nel film, immagine ottimamente resa - anche nelle crisi depressive - dalla protagonista Michelle Williams: una "ragazzina" indifesa di 30 anni, che ispira simpatia e tenerezza e che così giovane era arrivata al 3° marito, Arthur Miller, colui che avrebbe dovuto "frantumare le sue insicurezze". Eppure questi mariti "sembrano tutti adatti all'inizio...".
Marilyn si trova in Inghilterra nel '56, alla "corte" del severo regista Laurence Olivier, il quale "sognava di rinnovarsi attraverso di lei" e che confessa a Colin Clark (Eddie Redmayne) che dopo aver lavorato con quel talento naturale non serve fare il regista, tornerà a recitare. Colin è colui che ha scritto le sue memorie in "My week with Marilyn" (titolo originale), un ragazzo 23enne che caparbiamente si è fatto assumere come 3° aiuto regista, o come "galoppino" confessa a quella che per lui è ancora la "signora Monroe", sorprendentemente capace di entrare in sintonia con tutti nel set: con la costumista Lucy (Emma Watson) di cui s'innamora, con il regista "Larrie" (Kenneth Branagh) e con sua moglie Vivienne Leigh (Julia Ormond), con l'attrice anziana del film che con Marilyn si stà girando, Sybil (Judi Dench) e con la grande show-girl che in quella settimana non potrà più fare a meno della compagnia del ragazzo.
Lui è quello che fa sentire la fragilissima stella una persona vera, non Hollywood dove "c'è tanta gente anziana", non tutti quelli che vogliono averla o lavorare con lei per brillare di luce riflessa, coloro che vedono solo il mito - "non vedono che Marilyn Monroe e davanti alla persona si allontanano", gli confessa - con lui vuole rivivere il primo appuntamento mai più rivissuto dai suoi 13 anni, con lui parla come una ragazza normale, dei bambini che fortemente sembra desiderare e dei genitori che le sono mancati (la madre entrò presto in manicomio), con il ragazzo vuole passeggiare nella campagna inglese, fare delle cose da semplice turista, come vedere un college o il castello di Windsor.
Colin vorrebbe proteggerla dal mondo scintillante ma falso che ha attorno, ma questa oasi felice e vera per Marilyn dura solo una settimana e dopo lei per quegli inglesi che la videro non è altro che un'apparizione, svanita nelle fauci del business o del mito. Una creatura anche un pò inverosimile da come nel film è rappresentata, così eccitata e trasgressiva, persino sfrontata quando davanti ha una folla di pubblico, quale che sia, e con così poca fiducia in sé stessa quando è sola.
E' difficile concepire come persone così dotate nell'arte siano al tempo stesso così deboli nel mondo, prede di droga o psicofarmaci. Una malvagia dietrologia fa pensare che M.M. possa essere stata eliminata, magari per conto dei fratelli Kennedy che la frequentarono e ne godettero, a lei il mito e l'eterna giovinezza, a loro la rispettabilità e la coltivazione del mito che si autoalimenta. L'ultimo servizio fotografico 6 settimane prima della morte la mostra come un meraviglioso "animale" compiaciuto della sua bellezza e proteso alla vita. Sia consentito un accostamento con due film recenti: uno è "Bobby Fischer against the world", il divo scacchista, che riferendosi a un complimento ricevuto dal suo avversario Spassky dice "Nulla è più curativo di un gesto umano"; l'altro è
"Habemus Papam", dove il "divo" papa prescelto mostra un gran bisogno di naturalezza, di umanità, piuttosto che della scena.
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