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"Immaturi" è sicuramente un film piacevole e ben fatto. Non vi ho trovato nè sbavature e né tantomeno momenti inutili. Diciamo che l'aspetto positivo che sta alla base di quest'opera del regista Paolo Genovese è che poggia su una trama davvero molto originale. Alcuni ex compagni di scuola ricevono, tramite un telegramma del Ministero dell'Istruzione recapitato alle loro rispettive abitazioni o luoghi di lavoro, la scottante notizia che il loro esame di maturità sostenuto circa 20 anni prima è stato invalidato a causa di un difetto formale della commissione d'esame. Per cui si ritrovano di nuovo insieme per ripeterlo, altrimenti saranno invalidate tutte le loro procedure e tutti gli atti conseguenziali al loro titolo di maturità da essi conseguito alla fine degli anni '80. La trama principale è soprattutto un pretesto del regista per fotografare alcune situazioni esistenziali e sociali che spesso fanno parte di quella parte di generazione caratterizzata dai quarantenni di oggi: Ricky Memphis è un bamboccione (sembra superfluo sottolinearlo da parte mia, ma il ruolo affidatogli, viene da lui interpretato con un'ironia sorprendente e convincente), Raoul Bova è un affermato dottore, ma che va in crisi non appena apprende la notizia che la sua compagna aspetta un bambino. C'è poi il ritratto della divorziata con prole a carico (Barbara Bobulova), della single in crisi di astinenza (Ambra Angiolini) o di altri personaggi che ci mostrano aspetti particolari di quella parte di generazione costituita da coloro che sono appena entrati negli "anta". Il film, come ho commentato sopra, scorre piacevole, senza enfasi ma senza neanche brutture o cali di stile. In perfetto equilibro narrativo, insomma, il regista Paolo Genovese, col suo "Immaturi", ci descrive indubbiamente alcuni spaccati di vita reale. Ciò che infine ho veramente gradito di questo film è il finale. Contemporaneamente all'esame nuovamente sostenuto e col relativo conseguimento del diploma, anche nella propria vita, ogni singolo protagonista della storia riesce a fare un passo in più nella propria situazione personale, riuscendo in tal modo a sostenere l'esame veramente più difficile: quello della loro completezza esistenziale.
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