greatsteven
|
martedì 31 ottobre 2017
|
il distacco superato senza ricerche di felicità.
|
|
|
|
DETACHMENT – IL DISTACCO (USA/UK, 2012) diretto da TONY KAYE. Interpretato da ADRIEN BRODY, SAMI GAYLE, JAMES CAAN, CHRISTINA HENDRICKS, LUCY LIU, MARCIA GAY HARDEN, TIM BLAKE NELSON, BLYTHE DANNER, LOUIS ZORICH, BRYAN CRANSTON
Henry Barthes lavora come supplente di letteratura nei licei del New Jersey. Ha dei trascorsi famigliari davvero terribili: il padre lo abbandonò quand’era piccolo e a sette anni assistette al suicido della madre per overdose di pillole, in seguito al quale il suo nonno materno perse la ragione, continuando a credere viva la figlia.
[+]
DETACHMENT – IL DISTACCO (USA/UK, 2012) diretto da TONY KAYE. Interpretato da ADRIEN BRODY, SAMI GAYLE, JAMES CAAN, CHRISTINA HENDRICKS, LUCY LIU, MARCIA GAY HARDEN, TIM BLAKE NELSON, BLYTHE DANNER, LOUIS ZORICH, BRYAN CRANSTON
Henry Barthes lavora come supplente di letteratura nei licei del New Jersey. Ha dei trascorsi famigliari davvero terribili: il padre lo abbandonò quand’era piccolo e a sette anni assistette al suicido della madre per overdose di pillole, in seguito al quale il suo nonno materno perse la ragione, continuando a credere viva la figlia. Uomo triste e disilluso, Henry ha trasformato il distacco nella sua disciplina di vita: mai attaccarsi né affezionarsi ad oggetti o persone. Tutto procede secondo il suo metodo, finché non viene incaricato, dalla preside Carol Dearden, di insegnare per un intero anno scolastico preso un istituto popolato da studenti volgari e frustrati con genitori irascibili e indifferenti, assieme ad insegnanti stanchi e delusi. Per Henry si apre un mondo fino ad allora per lui sconosciuto: fa amicizia con vari colleghi – Sarah Madison, Charles Seaboldt, Mrs. Perkins, la psicologa scolastica Doris Parker, Mr. Wyatt – e conosce i suoi studenti, che dapprima lo maltrattano come fanno con tutti gli altri professori, ma poi, passo dopo passo, gli si affezionano e si dispiacciono quando la sua supplenza termina. Contemporaneamente, Henry deve fare i conti con due ragazze pressappoco della stessa età: la prima è una sua allieva, Meredith, obesa, con la passione per la fotografia, senza amici e con il suo professore come unico e sincero confidente; la seconda è Erica, baby prostituta appena sedicenne che batte i marciapiedi e che Henry conosce una sera, rientrando a casa sul bus, dopo che un suo cliente s’era rifiutato di pagarla. Henry ospita Erica a casa propria e diventa quasi come un padre per lei, scoprendo di avere in comune con la sfortunata adolescente più cose di quante credesse. Non potrà però tenerla con sé per sempre: un giorno vengono i servizi sociali minorili a prelevarla, ma un abbraccio fra lei e il suo salvatore, dopo che Meredith si sarà suicidata ingerendo di propria iniziativa un pasticcino avvelenato, gli restituirà (o darà per la prima volta) un calore umano di cui era giunto perfino a dubitarne l’esistenza. Negli ultimi dieci anni, i film ambientati in ambito scolastico son stati molti: l’ottimo Entre les murs (Laurent Cantet, 2008), il significativo Monsieur Lazhar (Philippe Falardeau, 2012), l’anticonformista Bad Teacher (Jake Kasdan, 2011). A quale Detachment assomigli di più è una domanda cui è complicatissimo fornire una risposta, ma non gli si può negare il merito di costruire un personaggio principale commovente, straziante e altruista che affronta una metamorfosi da cima a fondo non solo come lavoratore, ma anche come essere umano. Benché l’alunna che più gli è vicina lo raffigura come un individuo privo del volto in una classe vuota, Barthes arriva a capire la natura intima delle cose e nei rapporti sociali adopera due pesi: aiuta gli altri a crescere e fa maturare sé stesso. Affiancato da un cast di ottimi e bravissimi attori, Brody tira fuori il meglio da una recitazione sotto le righe che strappa un meritato applauso per come comprende e fronteggia la natura contraddittoria e severa del suo protagonista. E, quanto al resto del cast summenzionato, troviamo: un J. Caan (il Santino Corleone de Il padrino) in formissima nel ruolo del simpatico e provocatorio, ma pur sempre onesto, professor Seaboldt che prende per i fondelli un ragazzo che gli lancia contro scurrilità e subito dopo offre ad una studentessa un mantello per coprirsi in quanto vestita in modo troppo succinto; una C. Hendricks (la Joan Holloway di Mad Men, indimenticabile capo-segretaria) che, vestendo i panni della professoressa Madison, intrallazza col nuovo arrivato, lo invita a cena a casa propria e ne capisce le motivazioni interiori che animano il suo comportamento; una B. Danner (nella vita reale, madre di Gwyneth Paltrow) che, malgrado il suo ruolo da poco più che un cammeo, si mette positivamente in mostra contestando l’appaltatore durante la riunione scolastica rinfacciandogli la sua megalomania; una L. Liu nelle vesti della dottoressa Parker, attenta psicologa che arriva ad urlare in faccia ad un’allieva impertinente il suo poco glorioso futuro con una foga al tempo stesso lacrimante e furibonda; un B. Cranston (il Walter White di Breaking Bad) al quale avrebbero dovuto dare maggior spazio, nei panni di Mr. Dearden, il marito della preside, interpretata da M. G. Harden, melliflua, affabulatrice e attaccata al suo scranno, nonostante sappia che per l’anno venturo dovrà cedere lo scettro della direzione della scuola; un T. B. Nelson che, solo quando Brody gli chiede perché si aggrappi al cancello recintato del campetto erboso da calcio, si rende noto che almeno una persona si accorge di lui e non lo ignora con aria di superba superiorità; un L. Zorich perfetto nel dare corpo e voce al nonno impazzito, affidato alle cure di un’infermiera distratta e sbadata, che scambia il nipote per la figlia e vive nel ricordo di lei rimanendo infisso ad un letto, con la mente gravemente instabile, pieno di flebo e fili di ogni genere e con l’unico conforto di avere accanto, anche nel rigor mortis, qualcuno con cui conversare; e infine la debuttante S. Gayle, al suo primo film, che interpreta la giovanissima meretrice Erica che non ha un soldo bucato in tasca ed è priva di persone al mondo che la rispettino, escluso Henry, che non la tratta mai come una prostituta, ma sa apprezzarne le qualità e la incoraggia a cambiare stile di vita per guardare al futuro con sguardo più sereno e roseo. Film d’attori, dunque, ma dotato pure di un solido impianto a livello di copione: la sceneggiatura di Carl Lund offre a ciascun personaggio carta bianca pur tenendo tutti a briglia stretta, ma dando al contempo il nulla osta per imbastire una vicenda sapientemente in bilico fra il pathos e l’autoironia, la violenza verbale e la pace calmante dei momenti di silenzio, le esplosioni di collera e gli abbracci piangenti, il desiderio di farsi sopraffare dal dolore e la voglia che gli si contrappone duramente di tirare avanti e continuare a vivere pur fra mille sofferenze e sebbene manchino quegli appigli immateriali, o meglio, quella fede mai cieca ma sempre tangibile nella speranza che il marciume da noi vissuto oggi, si tramuti in seguito in un percorso atto alla nostra completa e più profonda maturazione psicologico-intellettuale. Un finale meraviglioso con la classe vuota, irta di sedie e banchi rovesciati, cartoni strappati, fogli di libri sgualciti fatti svolazzare dal vento che penetra dalla finestra aperta, in cui Brody legge il finale di un racconto di Edgar Allan Poe che non ha la lieta fine, ma spiega tutto quanto c’è da sapere sull’inutilità della disperazione, sull’ambiguità rischiosa del distacco e sulla necessità contemporaneamente impellente e graziosa di amare chi sa contraccambiarci quando abbiamo bisogno di lui o di lei. Molto istruttivo anche il passaggio in cui Brody spiega alla classe, citando 1984 di Orwell, l’annullamento cerebrale in cui la società odierna vuol far precipitare le masse, specialmente i giovani, contrapponendo alla libertà di pensiero (valore unico e insostituibile) la falsità imposta dall’alto, le menzogne infidamente convertite in verità a furia di ripetizioni, l’invito a non acculturarsi ma ad indottrinarsi secondo le regole di un silente regime cospiratore e la macerazione totale dell’anima per creare il nulla dentro al cuore di uomini e donne, un nulla che, per l’appunto, induce al distacco più disinteressato e spassionato, ma che invece andrebbe combattuto impegnandosi ognuno nella sua battaglia personale contro i dolori che nella vita capitano senza andarli a cercare, le sfortune che sopraggiungono portando seco disgraziati avvenimenti che lasciano senza parole né forza di proseguire, gli attimi d’impazienza che sfregano con violenza e inibiscono il desiderio di coltivare ambizioni e la paura di essere noi stessi in un mondo che ci vuole dominare e plasmare a suo riservato piacimento. Un capolavoro in cui Kaye, come regista, ci mette la farina del suo sacco dirigendo la materia narrativa come un esperto camionista guiderebbe il suo tir per quattordici ore filate di viaggio e dando l’acqua della vita ad una pellicola di genere drammatico che conduce ad acque tranquille, accantonando il pericolo di suggerire la resa, ma rimpiazzandola con immane saggezza con una malinconia esistenziale che allontana da sé la commiserazione quanto la disperazione per raccogliere a quattro mani l’audacia e renderla l’arma, magari a doppio taglio, ma quanto mai efficace e urgente, con cui dare un calcio al passato ed edificare mattone su mattone il palazzo degli amici, degli affetti, dei parenti e dei potenziali da valorizzare, senza mai vergognarsi né sminuirsi. E in questo obiettivo non solo Kaye, ma anche tutto il rimanente cast artistico e tecnico, hanno centrato un bersaglio assai difficile da centrare, e di ciò va loro reso merito con tanto di cappello. Volenterosi, lodevoli, carismatici, memorabili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a greatsteven »
[ - ] lascia un commento a greatsteven »
|
|
d'accordo? |
|
camilletta85
|
sabato 10 novembre 2012
|
l'uomo senza volto in una casa abbandonata
|
|
|
|
Detachment ci restituisce un'immagine veemente ed impietosa della situazione scolastica nella "provincia" americana, e non solo.
Un uomo triste e senza volto, che tenta disperatamente di trasmettere messaggi di speranza, riscatto sociale,sete di conoscenza ad una classe vuota, invasa da foglie, rami secchi, fogli sparsi vorticanti nell'aria...Un uomo perennememnte con la valigia in mano come un novello Mary Poppins, ma che, a differenza della storia della Disney, non sempre riesce a somministrare la pillola con lo zucchero e a pronunciare le frasi magiche che riescono a salvare un ragazzo dalla strada.
Il film è ricco di immagini e di spunti. I suoi personaggi sono complessi, vari e per nulla stereotipati e scontati.
[+]
Detachment ci restituisce un'immagine veemente ed impietosa della situazione scolastica nella "provincia" americana, e non solo.
Un uomo triste e senza volto, che tenta disperatamente di trasmettere messaggi di speranza, riscatto sociale,sete di conoscenza ad una classe vuota, invasa da foglie, rami secchi, fogli sparsi vorticanti nell'aria...Un uomo perennememnte con la valigia in mano come un novello Mary Poppins, ma che, a differenza della storia della Disney, non sempre riesce a somministrare la pillola con lo zucchero e a pronunciare le frasi magiche che riescono a salvare un ragazzo dalla strada.
Il film è ricco di immagini e di spunti. I suoi personaggi sono complessi, vari e per nulla stereotipati e scontati.
Lo stesso Barthes (Adrian Brody) non si dimostra sempre una guida sicura ed un personaggio all'altezza della situazione, come si vede nella storia della piccola Meredith, la ragazza sovrappeso che ha un talento naturale per la fotografia ed il disegno ma è alla disperata ricerca di qualcuno che la sostenga e la ascolti.
La recitazione è intensa e memorabile, dove spicca l'interpretazione di Brody e quella di Marcia Gay Harden (la preside), per non parlare della piccola prostituta di cui si prende cura il protagonista e del redivivo James Caan, nella parte del vecchio professore divertente e stralunato.
Il film vuole essere un inno all'importanza di credere nell'istitutzione scuola e nei suoi protagonisti, grandi e piccoli (nel senso dell'età) che siano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a camilletta85 »
[ - ] lascia un commento a camilletta85 »
|
|
d'accordo? |
|
anribeil
|
domenica 30 settembre 2012
|
a scuola di vita
|
|
|
|
Straordinaria prova di Adrian Brody: con quella sua faccia da punto interrogativo interpreta letteralmente l'improba difficoltà di insegnare non solo nella reietta scuola pubblica americana. Un film da non perdere anche per l'originale regia di Tony Kaie, incalzante e sperimentale, prestato al cinema dal versatile mondo del videoclip.
|
|
[+] lascia un commento a anribeil »
[ - ] lascia un commento a anribeil »
|
|
d'accordo? |
|
ultimoboyscout
|
sabato 2 febbraio 2013
|
l'attimo fuggente 2.0.
|
|
|
|
Tony Kaye rispolvera, rivede e aggiorna contenuti e messaggi del capolavoro di Peter Weir ma ha il merito di adattarli alla realtà contemporanea avvalendosi soprattutto di un enorme Adrien Bridy. E' un interessante spunto di riflessione sul delicato ruolo dell'insegnante in un momento di deriva etica e di crisi dell'istituzione educativa in cui immensa è la responsabilità degli insegnanti nei confronti degli alunni, bisognosi di un'educazione scolastica ma anche affettiva ed esistenziale e spesso gli educatori sono dei surrogati delle figure genitoriali. Un ritrovato Brody, è proprio il caso di dirlo, sale in cattedra per interpretare un supplente sballottato da una scuola all'altra, senza tempo ne voglia di instaurare legami e rapporti, con un passato che ha lasciato segni indelebili e un presente fatto di solitudine.
[+]
Tony Kaye rispolvera, rivede e aggiorna contenuti e messaggi del capolavoro di Peter Weir ma ha il merito di adattarli alla realtà contemporanea avvalendosi soprattutto di un enorme Adrien Bridy. E' un interessante spunto di riflessione sul delicato ruolo dell'insegnante in un momento di deriva etica e di crisi dell'istituzione educativa in cui immensa è la responsabilità degli insegnanti nei confronti degli alunni, bisognosi di un'educazione scolastica ma anche affettiva ed esistenziale e spesso gli educatori sono dei surrogati delle figure genitoriali. Un ritrovato Brody, è proprio il caso di dirlo, sale in cattedra per interpretare un supplente sballottato da una scuola all'altra, senza tempo ne voglia di instaurare legami e rapporti, con un passato che ha lasciato segni indelebili e un presente fatto di solitudine. Un uomo autocondannatosi all'isolamento, che ha eretto barriere che verranno infrante da una prostituta e da una studentessa difficile che ha il proprio unico sfogo nell'arte. Brody è il solo traino di una pellicola riuscita a metà, è una maschera dinoccolata di sofferenza, di vuoto e di attonita quanto rassegnata accettazione che si muove all'interno di un'opera fortemente emotiva con musiche melanconicamente all'altezza ma non compatta che somiglia a una bella e buona lezioncina di esasperato pessimismo cosmico e stoicismo, sussurrata, però, con voce gentile, soave e un pizzico furba. Accanto al protagonista si muovo attori discreti come Lucy Liu, il sottovalutatissimo Cranston, Christina Hendricks, James Caan, Tim Blake Nelson ma soprattutto l'amabile e fragile Sami Gayle ma non basta. Kyle ha fatto decisamente di meglio, tornare al 1998 e al meraviglioso "American history X" era davvero impossibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ultimoboyscout »
[ - ] lascia un commento a ultimoboyscout »
|
|
d'accordo? |
|
fabrizio dividi
|
domenica 12 agosto 2012
|
we don't need no education
|
|
|
|
Spesso la differenza al cinema non la determina l'originalità di una storia, ma il modo di raccontarla.
[+]
Spesso la differenza al cinema non la determina l'originalità di una storia, ma il modo di raccontarla.
Seppur con gradazioni differenti, quando il contesto scolastico degradato e problematico, di "The detachment" è stato raccontato da Solondz abbiamo avuto la sferzante ironia di "Fuga dalla terza media"; con "la classe" di Cantet si percepisce un sobrio positivismo sociale, realistico e costruttivo. Poesia con il maestro Vigo agli albori del cinema con il capolavoro "Zero in condotta" e facile spettacolarità, ma non solo banalmente hollywooodiana, con "Classe violenta". L'elenco potrebbe continuare anche senza scomodare Petri, Truffaut e Weir, ma quel che è certo è la imbarazzante interpretazione di un mondo senza speranza che Tony Kaye ci propone in un film che si rivela un lungo elenco di luoghi comuni, didascalie, "cose che ti aspetti" che sfiorano spesso il ridicolo. Imbarazzante per chi scrive, per abitudine non avvezzo alla stroncatura, per di più di fronte ad una sfilza di premi tanto impressionante quanto inspiegabile, figlia di un epoca, forse, che deve espiare in qualche modo un distacco generazionale così marcato.
Le situazioni sono ovviamente tragiche e senza speranza: il suicidio di un adolescente "talento" incompreso, l'incomunicabilità familiare, il professore prima deriso e poi rispettato (arridatece i poeti estinti!), il tutto nella cornice di un improbabile struttura scolastica popolata da una galleria di grotteschi individui (magari fossero rappresentati in chiave ironica e non al contrario del tutto patetici) che fanno pensare ad un b-movie di fantascienza in cui si è appena liberato il virus dello stress. Nella "scuola più pazza del mondo" infatti troviamo la assistente sociale isterica (povera Lucy Liu), la macchietta del cinico prof (James Caan), e altre figure al di là del verosimile come la preside impasticcata e il frustrato maestrino che ha una famiglia devastata con moglie perennemente lobotomizzata davanti alla tv e figlio attaccato ad internet, esattamente come il 90 % degli abitanti del pianeta Terra.
Lasciamo per ultimo il pur bravo Adrien Brody, bravo si ma reduce da una sfilza di film poco significativi e che forse qui eguaglia il valore artistico di "Predators". Il suo personaggio, un idealista puro neanche a dirsi, si trova a fronteggiare una serie di situazioni talmente paradossali e retoriche da doppiare ampiamente il limes della parodia. Ospita per filantropico senso civico una giovane prostituta in casa propria (ma quando mai), fa innamorare di schianto la più sfigata della classe, accompagna alla morte il nonno (violento con sua madre, ma cosa volete che sia...) e come se non bastasse viene scambiato per pedofilo dalla bella Christina Hendriks, la splendida "rossa" di Mad Men, mentre consola l'obesa e depressa allieva.
Il finale è coerente: un raggio di sole fa capolino tra i tetti, foriero di speranza, accompagnando la conversione laica della piccola emula di Jodie Foster di "Taxi driver" e la lettura di un brano della "Casa degli Usher" prova a dare spessore ad una storia sconclusionata, furba, pretenziosa anche nelle sfocature, nel montaggio, nei mossi e negli zoom e, come se non bastasse, negli interminabili intermezzi animati e nell'espediente del racconto in prima persona del protagonista (pensiamo a "Idioti" o a "District 9" per intenderci), ripetitivo fardello poco integrato con il contesto, Peccato veniale in una cotanta accozzaglia di idee, pessime e confuse, che come unico merito fanno pensare che la realtà, a conti fatti, non può essere così terribile. Fabrizio Dividi
[-]
[+] adrien brody ha denunciato dario argento
(di giovannispada)
[ - ] adrien brody ha denunciato dario argento
[+] maestro brody perdoni argento anche lui è trash !!
(di giovannispada)
[ - ] maestro brody perdoni argento anche lui è trash !!
[+] idee pessime e confuse
(di arnaco)
[ - ] idee pessime e confuse
|
|
[+] lascia un commento a fabrizio dividi »
[ - ] lascia un commento a fabrizio dividi »
|
|
d'accordo? |
|
|