ashtray_bliss
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venerdì 21 settembre 2012
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sopravvivere nel lutto e nel dolore.
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Si tratta di uno dei migliori film del genere drammatico, veramente toccante e introspettivo. Riesce a trasportare interamente lo spettatore nella mente e nella psiche dei due protagonisti, due genitori straziati dal dolore per la morte del loro figlioletto. Il film, dunque, parte da meta' di questo percorso attraverso il dolore, sempre implacabile e inesauribile, dei due genitori: una bravissima e convincente Nicole Kidman e un grandioso Aaron Eckhart. Una coppia ormai scoppiata, divisa dallo stesso dolore che in realta li dovrebbe tenere uniti. E ognuno di loro vive questo strazio interminabile in modo personale e diverso l'uno dall'altra. La madre, cerca disperatamente di cancellare ogni traccia dell'esistenza di suo figlio, raccogliendo i suoi vestiti e dandoli in beneficenza, radunando i disegni e i gioccattoli e mettendoli nel ripostiglio e fingendo di poter tornare a condurre una vita normale, la quale in realta' non tornera' mai.
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Si tratta di uno dei migliori film del genere drammatico, veramente toccante e introspettivo. Riesce a trasportare interamente lo spettatore nella mente e nella psiche dei due protagonisti, due genitori straziati dal dolore per la morte del loro figlioletto. Il film, dunque, parte da meta' di questo percorso attraverso il dolore, sempre implacabile e inesauribile, dei due genitori: una bravissima e convincente Nicole Kidman e un grandioso Aaron Eckhart. Una coppia ormai scoppiata, divisa dallo stesso dolore che in realta li dovrebbe tenere uniti. E ognuno di loro vive questo strazio interminabile in modo personale e diverso l'uno dall'altra. La madre, cerca disperatamente di cancellare ogni traccia dell'esistenza di suo figlio, raccogliendo i suoi vestiti e dandoli in beneficenza, radunando i disegni e i gioccattoli e mettendoli nel ripostiglio e fingendo di poter tornare a condurre una vita normale, la quale in realta' non tornera' mai. Il padre invece, non vuole rimuovere niente dell'esistenza di suo figlio, ma anzi cerchera' di riviverla ogni volta grazie ad un video nel cellullare. Due modi assimetrici per superare un dolore incolmabile.
Perche' Becca, la mamma, aveva rinnegato la sua carriera per poter cresciere suo figlio mentre ora e' incatenata nella routine casalinga che la tiene sempre legata al ricordo di suo figlio e quindi al dolore per la sua morte. Dolore che si fara' piu intenso quando la sorella le rivelera' di essere in attesa del suo primo figlio, e cosi Becca dovra' confrontarsi con la rabbia che prova verso se stessa, sua sorella e sua madre (che insiste a paragonare il tragico accaduto alla morte del fratello di Becca, morto per overdose). Howei, dal altra parte, cerchera' conforto partecipando a delle sedute di gruppo per dar sostegno psicologico a persone che superano dei lutti, sedute di matrice spirituale, che riescono soltanto a distaccare ulteriormente Becca.
Una storia emotivamente forte e toccante, una storia di una solitudine immensa e infinita, la storia di una vuoto, quello lasciato da un figlio morto per caso e ingiustamente, che la madre cerchera' di alleviare appena cercando l'autore di quel tragico incidente: Jason, un ragazzino con la passione di scrivere e inventare fumetti (comics) tra cui proprio Rabbit Hole.
Becca, riuscira cosi a instaurare un contatto umano, e pian piano iniziera' a conoscere il ragazzino, a scoprire la Persona che si cela dietro la Colpa. Imparera' che c'e' umanita' anche nel autore involontario di quel dramma e risucira' anche ad avere uno spiraglio di speranza: lo si nota perfettamente quando Becca confessera' a Jason di sperare che in un universo parallelo(come quello della trama di Rabbit Hole, comics scritto da Jason) esista una altra Becca, felice.
Infine, la coppia fara' un ultimo tentativo di re-instaurare un rapporto, un minimo di contatto. Ma il dolore restera' intenso e inplacabile, il vuoto non riuscira' a colmarsi per quanto possano fingere.
Il film, veramente struggente ed emozionante, tocca dritto al cuore di ogni spettatore, perche' in Becca e Howei si possono immedesimare tutti. E' la storia di un dolore straziante, che piega e annienta, perche' riguarda la morte di un bambino piccolissimo ed innocente. Ma sopratutto perche' e' una storia realistica e convincente di come si sopravvive, giorno dopo giorno, a questa terribile e ineguagliabile disgrazia. Ma e' anche una storia di solitudine immensa, perche' ognuno di noi, esattamente come Becca e Howei, reagiscono diversamente ad un tale dolore. Magistrali le interpretazioni di Kidman e Eckhart, indubbiamente meritavano l'Oscar entrambi.
Grandiosa questa seconda prova cinematografica del regista americano, che ha saputo dare anima e corpo ad un Opera (con la "o" maiuscola) che tratta di un tema serio, delicato e commovente, come puo' essere la sopravvivenza di due genitori dopo aver perso il proprio figlio.
Una prova superatissima, con dieci e lode. Un film capolavoro. Indimenticabile e commovente.
Ottima la sceneggiatura, la fotografia e i dialoghi (profondi e toccanti).
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giovedì 4 novembre 2010
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convivere con il dolore
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Becca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckhart) hanno vissuto la tragedia della morte del figlio, investito accidentalmente da un giovane (Miles Teller). Nonostante siano trascorsi ormai otto mesi, la coppia vive ancora una crisi profonda, accentuata dalla gravidanza della sorella di Becca, Izzy (Tammy Blanchard).
Ispirandosi ad un'opera teatrale di Lindsay-Abaire (che ha anche curato la scenaggiatura), Mitchell gira un dramma intimista su un tema delicato come la perdita di un figlio, analizzando al microscopio le dinamiche psicologiche ed emotive di Becca ed Howie (tipica coppia borghese della middleclass americana) e le inevitabili difficoltà nel superare il trauma ed elaborare il lutto.
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Becca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckhart) hanno vissuto la tragedia della morte del figlio, investito accidentalmente da un giovane (Miles Teller). Nonostante siano trascorsi ormai otto mesi, la coppia vive ancora una crisi profonda, accentuata dalla gravidanza della sorella di Becca, Izzy (Tammy Blanchard).
Ispirandosi ad un'opera teatrale di Lindsay-Abaire (che ha anche curato la scenaggiatura), Mitchell gira un dramma intimista su un tema delicato come la perdita di un figlio, analizzando al microscopio le dinamiche psicologiche ed emotive di Becca ed Howie (tipica coppia borghese della middleclass americana) e le inevitabili difficoltà nel superare il trauma ed elaborare il lutto. Se Howie sembra rimuovere il dolore sforzandosi di vivere come se nulla fosse di giorno e passando insonne la notte davanti ai video del piccolo Danny, Becca lo affronta invece in modo più diretto e viscerale, senza nascondere la rabbia e la sofferenza. Entrambi cercano una via d'uscita dall'angoscia insopportabile che ne sta sgretolando le esistenze, l'uno rifugiandosi nella distrazione di una relazione che resterà platonica, l'altra cercando e trovando un contatto con il colpevole involontario della disgrazia, il giovanissimo Jason (sicuramente questo uno degli elementi più originali ed emozionanti del film). Lo spettatore si strugge e si commuove (pur se Mitchell è ammirevole nel trattenersi da facili patetismi) mentre assiste all'impotenza addolorata di due essere umani in scacco, a come la tragedia smascheri ipocrisie familiari e religiose (Becca definisce Dio un "coglione sadico" e lo paragona al padre, sembra credere che il fratello eroinomane abbia meritato la morte e che la sorella non meriti un figlio) e cortocircuiti comunicativi (l'amica di famiglia che ancora non ha trovato il coraggio di chiamare). Il messaggio che resta è che quella di Becca ed Howie, come quella di quanti si trovano durante la propria vita ad affrontare un'esperienza atroce e e sconvolgente, è destinata ad essere una lotta senza fine nello sforzo di andare avanti, fatta di piccoli successi e cocenti sconfitte, senza mai sapere cosa ci sarà davvero dopo, consapevoli che il dolore col tempo diviene un mattone il cui peso può diventare sopportabile, ma di cui non ci si potrà mai liberare. Il titolo rimanda alle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie ed allude ad un viaggio verso l'ignoto (oltre a riprendere il titolo del libro a fumetti che Jason regala a Becca).
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(di riccardo t.)
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nicole64
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giovedì 18 novembre 2010
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film indipendente che vale più di un kolossal
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Questo film ha tutta l'aria di essere un capolavoro assoluto, lodato dalla critica internazionale (stroncato in parte da quella italiana) la vicenda di questa coppia che perde il loro unico figlio è talmente realistica che sembra che gli attori lo abbiano perso veramente. Al Festival di Roma ovviamente non ha convinto tutti i critici, probabilmente perché il regista non ha voluto girare una storia strappa lacrime insulsa e già vista molte volte, ma sappiamo bene che ormai noi italiani non ne capiamo nulla di cinema. Nicole Kidman è al top con questo film, l'attrice australiana convince il pubblico a tal punto da farci dimenticare il suo imperdonabile errore di rifarsi le labbra, la sua bravura è eccezionale che si merita l'Oscar senza nemmeno considerare le altre papabili nominate.
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Questo film ha tutta l'aria di essere un capolavoro assoluto, lodato dalla critica internazionale (stroncato in parte da quella italiana) la vicenda di questa coppia che perde il loro unico figlio è talmente realistica che sembra che gli attori lo abbiano perso veramente. Al Festival di Roma ovviamente non ha convinto tutti i critici, probabilmente perché il regista non ha voluto girare una storia strappa lacrime insulsa e già vista molte volte, ma sappiamo bene che ormai noi italiani non ne capiamo nulla di cinema. Nicole Kidman è al top con questo film, l'attrice australiana convince il pubblico a tal punto da farci dimenticare il suo imperdonabile errore di rifarsi le labbra, la sua bravura è eccezionale che si merita l'Oscar senza nemmeno considerare le altre papabili nominate. Il resto del cast è eccezionale, Aaron Eckhart e Dianne Weist sono attori completi e strabilianti che rendono il film ancora più incredibile. Rabbit Hole dona una sensazione di coraggio e perdita, film triste con qualche accenno di ironia sa cogliere fino in fondo la reazione di due genitori alle prese con la scomparsa di un figlio.
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riccardo t.
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domenica 13 febbraio 2011
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nella tana del dolore
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bellissimo film. mi è piaciuta molto l'idea di affrontare il lutto senza cercare una soluzione nel superarlo ma nel mostrare come un padre e una madre reagiscano a tale perdita, questo grazie ad un ottima costruzione di personaggi supportati da due grandi interpretazioni. Eckhart crea un uomo a due strati: esternamente appare come colui che ha gli strumenti per superarla(lavoro,squash,gruppo di sostegno) ma che di nascosto dalla moglie guarda i video del piccolo Denny, non riesce più a comunicare con Becca(cercando l'affetto nell'erba e in una donna più ferita) e non riesce e non può dimenticare ogni piccolo dettaglio di suo figlio,dai video alla cameretta.
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bellissimo film. mi è piaciuta molto l'idea di affrontare il lutto senza cercare una soluzione nel superarlo ma nel mostrare come un padre e una madre reagiscano a tale perdita, questo grazie ad un ottima costruzione di personaggi supportati da due grandi interpretazioni. Eckhart crea un uomo a due strati: esternamente appare come colui che ha gli strumenti per superarla(lavoro,squash,gruppo di sostegno) ma che di nascosto dalla moglie guarda i video del piccolo Denny, non riesce più a comunicare con Becca(cercando l'affetto nell'erba e in una donna più ferita) e non riesce e non può dimenticare ogni piccolo dettaglio di suo figlio,dai video alla cameretta. nomination meritata per la Kidman, la sua Becca è una donna reale e vera che semplicemente ha perso la voglia di vivere, e di ricordare il figlio, il suo dolore represso e mai troppo esplicito salvo che alla fine ne fanno un personaggio fantastico. merito non solo del cast, ma anche di una sceneggiatura non complicata ma piena di piccoli indizi, e dialoghi mai fuori posto e scene chiavi che aiutano a capire l'agire dei protagonisti. ottimo il finale in linea col tono della pellicola. infine un gran bel film.
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gregory
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venerdì 26 novembre 2010
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un film che vale un capolavoro !!
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Film Capolavoro...si è proprio questa la giusta definizione per Rabit Hole. Dramma intenso coinvolgente, che ha il coraggio di affrontare una delle più atroci tematiche mai affrontate. Pur non essendo una novità il tema, lo è invece la trama, e il modo in cui Mitchell (il regista) è riuscito a declinarla in ogni minima scena. La capacita attoriale di una delle coppie più intense del cinema del 2010 ( per lo meno), è tale da riuscire a bucare lo schermo, ed è come se parlassero in prima persona al publico in sala. NICOLE KIDMAN si conferma "l'attrice" per ecellenza, che riesce sempre a conciliare il dramma con elementi emozionali che si rifanno alla realtà e al modo di vivere di tutti i giorni, cosi da riuscire ad emozionare con una ""semplice"" interpretazione di quel che è un' uomo (una donna in questo caso) che si ritrova a far i conti con un dolore immenso, straziante, mortale, innaturale, e totalmente disarmante per la vita quotidiana di una famiglia.
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Film Capolavoro...si è proprio questa la giusta definizione per Rabit Hole. Dramma intenso coinvolgente, che ha il coraggio di affrontare una delle più atroci tematiche mai affrontate. Pur non essendo una novità il tema, lo è invece la trama, e il modo in cui Mitchell (il regista) è riuscito a declinarla in ogni minima scena. La capacita attoriale di una delle coppie più intense del cinema del 2010 ( per lo meno), è tale da riuscire a bucare lo schermo, ed è come se parlassero in prima persona al publico in sala. NICOLE KIDMAN si conferma "l'attrice" per ecellenza, che riesce sempre a conciliare il dramma con elementi emozionali che si rifanno alla realtà e al modo di vivere di tutti i giorni, cosi da riuscire ad emozionare con una ""semplice"" interpretazione di quel che è un' uomo (una donna in questo caso) che si ritrova a far i conti con un dolore immenso, straziante, mortale, innaturale, e totalmente disarmante per la vita quotidiana di una famiglia. Infatti, oltre alla tematica centrale (quella dell' elaborazione del dolore per la perdita di un figlio), vengono affrontate altre tematiche (crisi di coppia, di identita, di quotidianeità) che sono il risultato, la conseguenza, di ciò che è capitato a questa famiglia, travolgendola e stravolgendone l'esistenza. AARON ECKHART è veramente una scoperta, nel senso che si conferma uno degli attori piu versatili del panorama internazionale; se bene non molto celebre ( tra i profani almeno) è considerato una ""giovane"" promessa del cinema, anche se ha già ricoperto ruoli magistrali, accostandosi ad attori del calibro di Nicole Kidman, Catherine Zeta Jones, Heath Ledger ecc... Che dire poi di DIANE WIEST non c'è bisogno di sprecare parole; come si dice: Un Nome Una Garanzia, è una delle attrici ( come Meryl Streep, Helen Mirren, Glenn Close) che costituiscono la colonna portante di quella straordinaria arte che è la cinematografia. Che dire di più ? Che ci aspettiamo tanto da questo film, e che non deluderà, sicuramente, (facciamo gli spergiuri) in campo di premi, di STATUETTE...Un film, non consigliato, da non perdere assolutamente !!!
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samanta
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mercoledì 4 ottobre 2017
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una grande interpretazione
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Rabbit Hole è un film del 2010che ho isto in TV la regia è di John Cameron Mitchell (How to talk girls at Parties). Narra di una coppia di coniugi Rebecca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckart) che vivono in una bella casa, sono agiati ma hanno un terribile dolore: il fglio Danny di 4 anni 8 mesi prima era fuggito dal cancello per inseguire il cane ed era stato ucciso da un auto, l'investitore è il giovane Jason (Miles Tanner). I coniugi reagiscono in modo differente alla tragedia che li ha distrutti psicologicamente. la madre cerca di cancellare tutti i ricordi del figlio, si mostra insofferente con tutti con la madre che ha perso anni prima un figlio per overdose, con gli amici, con la sorella incinta e scapestrata, il marito invece che tutte le sere guarda da solo al telefonino un video del figlio.
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Rabbit Hole è un film del 2010che ho isto in TV la regia è di John Cameron Mitchell (How to talk girls at Parties). Narra di una coppia di coniugi Rebecca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckart) che vivono in una bella casa, sono agiati ma hanno un terribile dolore: il fglio Danny di 4 anni 8 mesi prima era fuggito dal cancello per inseguire il cane ed era stato ucciso da un auto, l'investitore è il giovane Jason (Miles Tanner). I coniugi reagiscono in modo differente alla tragedia che li ha distrutti psicologicamente. la madre cerca di cancellare tutti i ricordi del figlio, si mostra insofferente con tutti con la madre che ha perso anni prima un figlio per overdose, con gli amici, con la sorella incinta e scapestrata, il marito invece che tutte le sere guarda da solo al telefonino un video del figlio. Rebecca rifiuta di partecipare a un gruppo di terapia i cui i partecipanti hanno subito simili drammi, ha perso la fede in Dio che irride e bestemmia. Questo intrico di sentimenti e di dolori in parte si scioglie : Rebecca decide di incontrare il giovane Jason che sta facendo un libro di fumetti (Rabbit Hole) in cui parla di universi paralleli in cui si può vivere felici, il marito inizia un'amicizia con una partecipante al gruppo di cura ma rinuncia a cominciare una relazione in quanto ama la moglie. Alla fine chiariti un pò i sentimenti i due decidono di offrire un barbecue agli amici con i loro figli piccoli e ai parenti, poi "cosa faremo" si domandano e la risposta è "poi vedremo" e si stringono la mano: affronteranno la vita giorno per giorno. E' un film molto bello perché affronta in modo crudo ma profondo il dolore che simili tragedie causano. Per esperienza personale ho conosciuto due genitori che in modo simili affrontarono la morte della figlia lui cercando di cancellare il passato, lei di riviverlo, nel film questi momenti sono visti con sentimento ma non scendono mai nel sentimentalismo piagnucoloso per accattivare l'attenzione, in ciò aiutati dall'interpretazione ottima di tutti i personaggi. Ma soprattutto svetta una grande interperetazione di Nicole Kidman che ebbe la nomination all'Oscar, premio che fu dato a Natalie portman per il Cigno nero che fece una buona interpretazione ma decisamente inferiore alla performance strordinaria di Nicole Kidman di eccezionale qualità. Il film che ebbe un successo di critica ma scarso successo commerciale, certamente nel corso dei decenni il pubblico si è involgarito un film così negli anni 50 avrebbe avuto un grande successo, ma fè anche colpa della cinematografia che si concentra sui film blockbuster e con grandi effetti speciali, peggiorando il gusto e la sensibilità degli spettatori.
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cannedcat
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giovedì 3 febbraio 2011
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nicole è il dolore
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Nicole è tornata! Di nuovo è quella di The Hours, quella che spegne la sua iconica bellezza per trascinare in questo racconto "del dolore" un cast che esegue con lei una splendida partitura fatta di passi-a-due che definiscono, con poche pennellate di frasi, cos'è il dolore, il dolore immenso della perdita di un figlio, un figlio perso per qualsiasi ragione.
"Era comunque mio figlio" grida la nonna, ed è in questa frase che c'è tutta la narrazione di un dolore da portarsi "in tasca come una pietra".
Un collettivo di attori da cui emergono Dianne West e Miles Teller.
Diane (la nonna) è perfetta nel mostrare, anche fisicamente, il peso del suo doppio dolore, quello di madre e di nonna, ma anche nel dimostrare la sua impotente sofferenza nel non poter offrire alla figlia dolente un modo per uscire dalla Tana del Coniglio, il mondo parallelo, costruito nella mente di chi non può rassegnarsi alla morte e dove forse si vivono altre vite.
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Nicole è tornata! Di nuovo è quella di The Hours, quella che spegne la sua iconica bellezza per trascinare in questo racconto "del dolore" un cast che esegue con lei una splendida partitura fatta di passi-a-due che definiscono, con poche pennellate di frasi, cos'è il dolore, il dolore immenso della perdita di un figlio, un figlio perso per qualsiasi ragione.
"Era comunque mio figlio" grida la nonna, ed è in questa frase che c'è tutta la narrazione di un dolore da portarsi "in tasca come una pietra".
Un collettivo di attori da cui emergono Dianne West e Miles Teller.
Diane (la nonna) è perfetta nel mostrare, anche fisicamente, il peso del suo doppio dolore, quello di madre e di nonna, ma anche nel dimostrare la sua impotente sofferenza nel non poter offrire alla figlia dolente un modo per uscire dalla Tana del Coniglio, il mondo parallelo, costruito nella mente di chi non può rassegnarsi alla morte e dove forse si vivono altre vite.
Il giovane Miles Teller (Jason) esegue con Nicole Kidman i passi a due più importanti del film, mostrando una capacità non comune di duettare con un'icona della cinematografia, qual'è la Kidman, che merita di concorrere per l'Oscar per la migliore interpretazione.
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dario carta
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venerdì 18 febbraio 2011
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la tana profonda della rassegnazione
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Spesso il cinema è incline a mostrare l'aspetto più marcato dei segni caratteriali dei protagonisti che muovono la scena del racconto,evidenziando i tratti interiori che,come i lineamenti somatici,definiscono i protagonisti nella loro essenza di anime dell'ordito narrativo.
L'accortezza direttiva permette a volte un disegno più accurato delle loro componenti morali,conferendo al racconto un respiro più ampio ed una lettura più critica e raffinata dei personaggi che lo animano.
John Cameron Mitchell si concede questo lusso,sganciandosi dalla sua firma d'autore di pellicole di guizzo ("Shortbus", "Edwig,la diva con qualcosa in più") e visita le regioni del cuore in un viaggio nelle emozioni più profonde e nel dolore che ghermisce l'uomo senza fornire altre spiegazioni che l'arida realtà che si affaccia sull'esistenza.
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Spesso il cinema è incline a mostrare l'aspetto più marcato dei segni caratteriali dei protagonisti che muovono la scena del racconto,evidenziando i tratti interiori che,come i lineamenti somatici,definiscono i protagonisti nella loro essenza di anime dell'ordito narrativo.
L'accortezza direttiva permette a volte un disegno più accurato delle loro componenti morali,conferendo al racconto un respiro più ampio ed una lettura più critica e raffinata dei personaggi che lo animano.
John Cameron Mitchell si concede questo lusso,sganciandosi dalla sua firma d'autore di pellicole di guizzo ("Shortbus", "Edwig,la diva con qualcosa in più") e visita le regioni del cuore in un viaggio nelle emozioni più profonde e nel dolore che ghermisce l'uomo senza fornire altre spiegazioni che l'arida realtà che si affaccia sull'esistenza.
Dribblando i fascinosi canoni del melodramma,Mitchell scarta le regole del cinema affltto dal languore di genere,esplorando le forze di una pena senza soluzione emotiva di due coniugi colpiti dal male della perdita del loro figliolo. In un contesto lontano dalla polvere dei tendoni di Hollywood,"Rabbit Hole" è la storia di uno sconforto infinito,delle sue laceranti conseguenze nelle viscere di un padre e una madre sopravvissuti al figlio e delle risposte ad un'esistenza il cui significato sfugge ad ogni senso di umana comprensione.
Becca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckhart),rimasti soli dopo la tragica fine del loro piccolo,vivono le loro giornate in una condizione cristallizzata da uno stupore oscuro che li conduce a cercare di emergere dalla loro sofferenza con il ricorso a fittizie soluzioni sociali,indigenti mezzi compulsivi,trovandosi separati sul fronte di una reazione al dolore che li vede,anzichè uniti,divisi ed avviati su strade divergenti.
Howie segue il tradizionale canale della terapia di gruppo,trovando nella comunicazione il fallace miraggio di un conforto mai raggiunto.
Becca,donna pragmatica e concreta,erige le proprie difese conformando il proprio rifiuto ad un dinamismo esistenziale tanto artificioso quanto simulato,che la spinge a relazionarsi con la madre e la sorella,con le quali divide gli elementi artefatti di una condizione che non accomuna nessuna delle tre donne.
L'affanno che le deriva dalla fuga dalla solitudine la porterà a contattare Jason (Miles Teller),il ragazzo responsabile della morte del figlio,creando un rapporto sotteso fra curiosità e dolore.
Intanto il marito condivide la sua pena in una pericolosa confidenza con una giovane mamma del gruppo (Sandra Oh),anch'essa vittima di una simile tragedia.
Mitchell dirige "Rabbit Hole" su una sceneggiatura di David Linday-Abaire,un Pulitzer del 2005,dando corpo ad un dramma umano complesso e toccante.
Con delicatezza e mistero il regista sfiora le corde di un'emozione insondabile,scavalcando le apologie del dolore e i facili compromessi con il cinema delle lacrime.
Non solo racconto di una coppia in crisi,in "Rabbit Hole" il regista tesse con cauta discrezione i ricami interiori dei due protagonisti,gettando luci ed ombre,dramma e umorismo in un complesso filmico di grande spessore ed innegabile valenza.
L'accento è posto sul contradditorio equilibrio che si forma nella famiglia ferita,nei movimenti delle due figure dello stesso nucleo nelle quali si innescano i processi di difesa e ricerca di uno spiraglio per fuggire dalla condizione di pena cui la vita non concede spiegazione.
Il lavoro di Mitchell conserva l'anima della pièce originale,umanizzandone il contesto in performancès di eccellente statura professionale e locations fortemente evocative dell'ambiente che accoglie la storia,schiudendo in un moto di pulsioni ed effetti la risposta ad un'accettazione coatta che si dispiega nei gesti interiori e nelle contraddizioni che si agitano in due anime nelle quali si incarna il paradigma umano del dolore e della contraddizione,nell'eterno atto del divenire e della ricerca delle soluzioni ai segreti della natura umana
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[+] stupenda la kidman
(di blackcat)
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alexpark
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martedì 8 marzo 2011
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l'essenza del dolore
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Nicole Kidman si cala nella non facile parte di una madre che perde suo figlio proprio davanti casa sua,investito da un ragzzo qualunque.Sono passati circa otto mesi ed il dolore e la mancanza del piccolo angelo si fa sentire ogni giorno di più per i due coniugi Becca e Howie che nonostante tutto cercano di procedere nella loro vita.Lui,Howie non rimane mai in casa perchè il lavoro lo tiene sempre occupato mentre Becca al contrario deve restare ogni giorno in casa costretta a soffrire guardando ciò che apparteneva alla sua vita passata:i disegni di suo figlio,le sue impronte sulle maniglie e altri particolari.Le loro vite giungono al limite fragile della monotonia dove il dolore appare più chiaro e più profondo,dove a volte non c'è più niente per cui vivere se non la persona che si ama,persa anche lei nell'ombra della solitudine.
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Nicole Kidman si cala nella non facile parte di una madre che perde suo figlio proprio davanti casa sua,investito da un ragzzo qualunque.Sono passati circa otto mesi ed il dolore e la mancanza del piccolo angelo si fa sentire ogni giorno di più per i due coniugi Becca e Howie che nonostante tutto cercano di procedere nella loro vita.Lui,Howie non rimane mai in casa perchè il lavoro lo tiene sempre occupato mentre Becca al contrario deve restare ogni giorno in casa costretta a soffrire guardando ciò che apparteneva alla sua vita passata:i disegni di suo figlio,le sue impronte sulle maniglie e altri particolari.Le loro vite giungono al limite fragile della monotonia dove il dolore appare più chiaro e più profondo,dove a volte non c'è più niente per cui vivere se non la persona che si ama,persa anche lei nell'ombra della solitudine.Senza dubbio questa pellicola non è leggera e va presa con molta serietà soprattutto perchè l'argomento di cui parla è molto toccante.Tutto ciò è reso più realistico dalla fantastica interpretazione della Kidman affiancata da un bravo Eckhart e si può considerare una scelta giusta la decisione di affidare la regia al regista teatrale John Cameron Mitchell.La scenggiatura è povera ma allo stesso tempo essenziale per un film del genere,come se i silenzi valessero più delle poche parole.
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elischiavo
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giovedì 10 marzo 2011
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rivisitazione di un lutto
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Film che fa riflettere sull'immenso dolore che provano i genitori per la perdita di un figlio. Dolore che divide ma che,se condiviso,accettato come un "mattone in tasca", e rivisitato ogni tanto, può addirittura riunire una coppia andata in frantumi. Per non parlare dello spauracchio di quell'assassino che ti ha distrutto la vita perchè l'ha troncata a tuo figlio investendolo per strada. Guardare la vita da più punti di vista o meglio pensare che si stia vivendo una delle tante vite parallele fa sentire meglio. Questo è il segreto.
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