rongiu
|
sabato 2 aprile 2011
|
canzone per agunes.
|
|
|
|
Canzone per Agunes
Chi è Lee Chang-dong e che cos’è Poetry? Il primo è un rhapsoidos, un narratore; il secondo è un dramma “aggressivo, irritante, pungente” insomma, dei peggiori. E’ il frutto della sua narrazione. E non solo. Poetry è anche un articolato intreccio di intimità psichiche reali, tangibili, visibili; ed è proprio quest’ultima \la visibilità/ che tenta di “condizionare” lo spettatore mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Ma, il buon narratore conosce i ritmi del pathos, è sapiente nell’uso del dinamismo visivo e del suo naturale “separatore” la balsamica quiete.
[+]
Canzone per Agunes
Chi è Lee Chang-dong e che cos’è Poetry? Il primo è un rhapsoidos, un narratore; il secondo è un dramma “aggressivo, irritante, pungente” insomma, dei peggiori. E’ il frutto della sua narrazione. E non solo. Poetry è anche un articolato intreccio di intimità psichiche reali, tangibili, visibili; ed è proprio quest’ultima \la visibilità/ che tenta di “condizionare” lo spettatore mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Ma, il buon narratore conosce i ritmi del pathos, è sapiente nell’uso del dinamismo visivo e del suo naturale “separatore” la balsamica quiete. “Grassetto” e “corsivo” filmico si alternano; l’equilibrio è raggiunto. Anche lo spettatore non è da meno, l’iniziale idiosincrasia è volutamente abbattuta. La curiosità è tanta e questo basta. E la “Poesia”? In che modo il nostro regista ha utilizzato la poesia per insegnarci “a vedere ciò che ci circonda?”; “a saper ricercare la bellezza nella vita quotidiana?”; “a capire che è nel nostro Cuore, la Poesia?”; che il momento “di prendere il volo” è giunto? Mi par di capire, che gli elementi portanti sono essenzialmente due. L’ottima interpretazione del mito coreano Yu Junghee \Mija/ (lontana dal set da moltissimi anni e per niente avvizzita in forma e sostanza) e la sceneggiatura. Entrambi pluripremiati in Europa ed in Asia.
Mija, è un’anziana signora con iniziale decadimento delle funzioni intellettive. Recatasi presso una struttura ospedaliera racconta di occasionali perdite di memoria. Le successive indagini di laboratorio confermano l’infausta prognosi “morbo di Alzheimer”. Accudisce un anziano disabile ed il nipote. Il ritrovamento del corpo di una giovanissima liceale suicida, il coinvolgimento del nipote, i suoi silenzi; gli accomodanti progetti di uno pseudo comitato formato dai genitori degli adolescenti colpevoli; un dirigente scolastico dall’animo bacato; il colloquio con la mamma della ragazza, (la malattia in questo incontro giocherà un ruolo fondamentale), porteranno Mija ad assumere comportamenti percepiti come “stravaganti”. Le sue decisioni ed il suo operato meritano, invece, rispetto e studio. Io credo.
Frequenta un corso per aspiranti poeti. La Poesia è la sua nuova demoiselle d'honneur, ed è così che la nostra Calliope si separa lentamente ed inesorabilmente, da una “civiltà” che vede, ormai lontana. La Poesia, è, per la nostra protagonista, un “Ponte” verso nuovi spazi temporali ed un monito per una Umanità colpevolmente silente. Un ponte, come quello che sovrasta il grande fiume Han. Un fiume, l’Han, che non giudica le malattie o meglio, gli strazi dell’animo. Anzi, di queste piangenti anime, accoglie i corpi.
Ascoltiamolo, l’Han. E’ Messaggero d’Amore.
Canzone per Agunes
Ti senti molto sola?
Il cielo diventa sempre rosso al tramonto?
Senti ancora cantare gli uccelli che volano verso il bosco?
Lì, dove sei, puoi ricevere la lettera che io non ti ho mai scritto?
Puoi ascoltare la confessione che non ti ho mai fatto?
Le rose continuano ad appassire col trascorrere del tempo?
E’ giunto ormai il momento degli addii
Come il vento che indugia e poi se ne va
Come le ombre
L’amore è rimasto segreto fino all’ultimo...
...All’erba che accarezza le mie caviglie stanche
E i piccoli passi leggeri che mi seguono
E’ giunto il momento di dire addio
Ora che sta per arrivare l’oscurità
Si accenderà ancora una candela
Io prego
Perché nessuno
Debba più versare lacrime di dolore
Perché tu possa finalmente sapere
Quanto profondo era il mio amore per te
Le lunghe attese nelle calde giornate d’estate
Il vecchio sentiero che mi ricordava il volto di mio padre
E persino il crisantemo
Che timido
Si gira dall’altra parte
Quanto profondamente vi amavo
E come batteva il mio cuore
Quando sentivo il tuo dolce canto
Io vi do la mia benedizione
Prima di attraversare il grande fiume nero
Come ultimo respiro rimasto alla mia anima
Ancora una volta rivivo il mio sogno
Un mattino era chiuso pieno di sole
E al risveglio accecata dalla luce
Ritrovo sempre te
Lì
Al mio fianco.
Good Click!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rongiu »
[ - ] lascia un commento a rongiu »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialò
|
venerdì 1 aprile 2011
|
la poesia, il filo rosso che lega i sentimenti
|
|
|
|
Mija è un'anziana donna molto sensibile e attenta a ciò che la circonda, soprattutto la natura. Questa sua sensibilità la porta anche ad iscriversi ad un corso di poesia, nel tentativo di imparare a scriverne almeno una. La vita quotidiana la mette dinanzi a continue dure prove, tra un nipote adolescente da crescere e un morbo di Alzheimer ai primi stadi. Per arrotodare fa da badante a un anziano disabile. Un giorno la sua vita viene sconvolta da un drammatico episodio: suo nipote è coinvolto in una storia di stupri di branco, che ha causato il suicidio di una ragazzina della sua stessa età. Una nuova dura prova che alimenterà la sua sensibilità, ma anche le possibilità di scrivere finalmente una poesia.
[+]
Mija è un'anziana donna molto sensibile e attenta a ciò che la circonda, soprattutto la natura. Questa sua sensibilità la porta anche ad iscriversi ad un corso di poesia, nel tentativo di imparare a scriverne almeno una. La vita quotidiana la mette dinanzi a continue dure prove, tra un nipote adolescente da crescere e un morbo di Alzheimer ai primi stadi. Per arrotodare fa da badante a un anziano disabile. Un giorno la sua vita viene sconvolta da un drammatico episodio: suo nipote è coinvolto in una storia di stupri di branco, che ha causato il suicidio di una ragazzina della sua stessa età. Una nuova dura prova che alimenterà la sua sensibilità, ma anche le possibilità di scrivere finalmente una poesia.
Lee Chang-dong è ormai un regista maturo, fattosi apprezzare dal pubblico internazionale con il toccante e struggente Oasis, vincitore di 2 premi a Cannes. Il suo quinto film, Poetry, costituisce senza dubbio il lungometraggio della conferma e della consacrazione per la sua delicatezza e profondità, incarnati dalla bravissima attrice protagonista Yu Junghee; stella brillante nella sua candidezza e semplicità. Non a caso, il film ha vinto ad oggi 7 premi tra Europa e Asia.
Chand-dong ci insegna che per scrivere una poesia non occorre chissà quale talento, ma sensibilità, capacità di "sentire" ciò che ci circonda. E la goccia che fa traboccare il vaso della creatività di Mijaè il pensiero per quella ragazzina, scrivendo ciò che ella ha probabilmente pensato prima del gesto estremo. E che forse Mija ha finito per emulare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialò »
[ - ] lascia un commento a luca scialò »
|
|
d'accordo? |
|
mottola
|
sabato 2 aprile 2011
|
"tu hai mai bruciato almeno 1 volta per qualcuno?"
|
|
|
|
"Senti ancora il canto degli uccellini? Come va laggiù? Ti senti tano sola?"
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Per Yang Mija, Yoon Jeong-hee, una delle più brave attrici coreane, mite sessantanne coreana, con cui la vita non è stata generosa, il chiudere gli occhi è un dono degli dei. Quando era bambina il maestro le disse: un giorno diventerai poetessa. A 66 anni, Mija è badante di un anziano handicappato e irascibile e affettuosa nonna di un nipote scostante, teledipendente membro di un branco di bulli senza causa, simbolo di quella parte di adolescenti priva di obiettivi e valori.
[+]
"Senti ancora il canto degli uccellini? Come va laggiù? Ti senti tano sola?"
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Per Yang Mija, Yoon Jeong-hee, una delle più brave attrici coreane, mite sessantanne coreana, con cui la vita non è stata generosa, il chiudere gli occhi è un dono degli dei. Quando era bambina il maestro le disse: un giorno diventerai poetessa. A 66 anni, Mija è badante di un anziano handicappato e irascibile e affettuosa nonna di un nipote scostante, teledipendente membro di un branco di bulli senza causa, simbolo di quella parte di adolescenti priva di obiettivi e valori. Meglio non vedere la tristezza del suo lavoro di colf e meglio soprattutto non prendere coscienza delle ottuse violenze di questo nipote adolescente che la tratta con ignavia benchè lei si curi di lui come di un figlio. Di sé Mija dice: “Mi piacciono i fiori e dico cose strane”. Un dottore senza troppa delicatezza le diagnostica il primo passo del morbo di Alzheimer. Uscendo dalla visita, davanti all'ospedale, nell'indifferenza della gente assiste alla disperazione di una madre che ha perso la figlia di 15 anni, suicida nel fiume. E proprio in quel momento il destino regala a Mija l'incontro con un corso di poesia, ed ecco che la musica delle parole, seppur con notevole impaccio, trasforma il suo sguardo e le dona la possibilità di modificare l'ingrata realtà, trasportandola in quella dimensione onirica che ti permette di attutire qualsiasi dolore. In una sorta di ricerca dell’ispirazione perduta Mija affronterà un viaggio interiore alla scoperta di un' ultima poesia capace di raccontare le sue emozioni e il grande dolore che la sta tormentando e anche se questa sua ricerca avrà un alto prezzo, la consapevolezza raggiunta le permetterà di aprire il cuore e comporre la poesia tanto desiderata. Un film intensamente esasperato nella sua profonda e commovente delicatezza poetica.
Alda, cosa avresti detto nel vedere questo bellissimo romantico e memorabile film, la storia della prima poesia di Mija?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mottola »
[ - ] lascia un commento a mottola »
|
|
d'accordo? |
|
tudor
|
sabato 16 aprile 2011
|
la grazia del non detto
|
|
|
|
Una sceneggiatura perfetta, inimmaginabile per un occidentale, che avanza accomulando sentimenti inespressi, aspirazioni, dolori indicibili. Senza mai sottolineare, con apparente causalità, segue il doloroso percorso di un personaggio, una donna anziana, nella sua lotta per non soccombere all'orrore che rischia di strapparle tutto ciò che ha. Con una leggerezza, un'ostinazione a volte irritante e apparentemente inconcludente. Che però porta a un finale di struggente bellezza, commovente. Come non se ne vedevano da tempo. Meravigliosa tutta la sequenza, dalla partita a volano col poliziotto fino al finale vero e proprio. Unica pecca, forse, un'eccessiva, non sempre giustificata lunghezza.
[+]
Una sceneggiatura perfetta, inimmaginabile per un occidentale, che avanza accomulando sentimenti inespressi, aspirazioni, dolori indicibili. Senza mai sottolineare, con apparente causalità, segue il doloroso percorso di un personaggio, una donna anziana, nella sua lotta per non soccombere all'orrore che rischia di strapparle tutto ciò che ha. Con una leggerezza, un'ostinazione a volte irritante e apparentemente inconcludente. Che però porta a un finale di struggente bellezza, commovente. Come non se ne vedevano da tempo. Meravigliosa tutta la sequenza, dalla partita a volano col poliziotto fino al finale vero e proprio. Unica pecca, forse, un'eccessiva, non sempre giustificata lunghezza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tudor »
[ - ] lascia un commento a tudor »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
domenica 3 aprile 2011
|
capacità di sentire è capacità di scrivere
|
|
|
|
Mija, 65enne nonna del ragazzo che vive con lei, è protagonista assoluta, compare in quasi ogni scena e il racconto sembra “visto” coi suoi occhi. Il regista ce la mostra in un film estremamente lungo – l’andamento lento è diffuso nei film asiatici, questo è da sorbire poco a poco – andarsene con portamento elegante nei vari ambienti di cui è fatta la sua vita, l’aria trasognata, il viso specchiato e candido, i modi ingenui, puerili, ma profonda osservatrice.
Uno degli “ambienti” è il nipote con cui vive, scostante come gli adolescenti, la tv sempre accesa, insensibile, che però, surreale, gioca a badminton (il dizionario dice volano) con la nonna la sera.
[+]
Mija, 65enne nonna del ragazzo che vive con lei, è protagonista assoluta, compare in quasi ogni scena e il racconto sembra “visto” coi suoi occhi. Il regista ce la mostra in un film estremamente lungo – l’andamento lento è diffuso nei film asiatici, questo è da sorbire poco a poco – andarsene con portamento elegante nei vari ambienti di cui è fatta la sua vita, l’aria trasognata, il viso specchiato e candido, i modi ingenui, puerili, ma profonda osservatrice.
Uno degli “ambienti” è il nipote con cui vive, scostante come gli adolescenti, la tv sempre accesa, insensibile, che però, surreale, gioca a badminton (il dizionario dice volano) con la nonna la sera. Fa parte di un gruppo di ragazzi – altro ambito, quello del dramma - che violentavano una compagna, orfana di padre, “piccolina e piuttosto bruttina” a detta dei genitori di quei ragazzi, che vogliono mettere a tacere la cosa pagando 30 milioni di wong alla madre della ragazza, contadina, per crearsi “uno scudo che ci può proteggere” e “salvaguardare il futuro dei ragazzi”... Molto veritiera e toccante la scena in cui la madre apprende del suicidio di sua figlia, il cui corpo abbiamo visto essere portato dalla corrente del fiume all’inizio del film.
Saltiamo, come fa il film, ad un altro ambiente, quello del vecchio invalido che lei frequenta per fargli l’igiene personale, un rito che finisce per diventare erotico. L’amore tra vecchi, come un’urgenza da soddisfare prima che la vita se ne vada. Sono salti a cui il film ci abitua, legati solo dagli occhi della protagonista, una carrellata sulla sua vita incantata.
Mija frequenta un corso di poesia, “la capacità di sentire è capacità di scrivere” e “difficile non è scrivere una poesia quanto sentirla nel cuore”. La protagonista cerca la bellezza, nei fiori nella natura nelle persone, perciò ama la poesia, vede qualcosa perché la guarda veramente, ne è interessata. Così ci dice il film con le parole del poeta che tiene il corso.
Un altro capitolo è la demenza senile che le viene diagnosticata, le parole che a volte mancano. E’ un capitolo non approfondito purtroppo, resta dentro come in una romantica paura. Vediamo Mija anche piangere e non sappiamo se per la nostalgia di un ricordo di bambina o per la disperazione della malattia. Film da gustare lentamente, centellinato, appunto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
luca.terrinoni
|
venerdì 22 aprile 2011
|
poetry o poem
|
|
|
|
non mi è facile commentare questo film. mi sembra un lavoro serio e per certi aspetti coraggioso, ma non del tutto riuscito e convincente. ma dovrei saper spiegare entrambe le cose, e qui sento la difficoltà: in base a quale poetica posso leggere il film? una presunta poetica "universale", che mi mette immediatamente in relazione con l'autore coreano; ovvero la "sua" poetica orientale; ovvero la "mia" irrimediabilmente occidentale?
provo a chiarirmi attreverso la vicenda, scarna ma ricca di spunti morali. una ragazzina, figlia di una contadina, si uccide gettandosi in un fiume. dal suo diario emergerà che per mesi aveva subito lo stupro da parte di sei bulletti nella sua stessa scuola.
[+]
non mi è facile commentare questo film. mi sembra un lavoro serio e per certi aspetti coraggioso, ma non del tutto riuscito e convincente. ma dovrei saper spiegare entrambe le cose, e qui sento la difficoltà: in base a quale poetica posso leggere il film? una presunta poetica "universale", che mi mette immediatamente in relazione con l'autore coreano; ovvero la "sua" poetica orientale; ovvero la "mia" irrimediabilmente occidentale?
provo a chiarirmi attreverso la vicenda, scarna ma ricca di spunti morali. una ragazzina, figlia di una contadina, si uccide gettandosi in un fiume. dal suo diario emergerà che per mesi aveva subito lo stupro da parte di sei bulletti nella sua stessa scuola. Mija è la nonna di uno dei bulli, che vive con lei poiché la madre è altrove, in tutti i sensi. Mija - che potremmo definire un tantino eccentrica - è prossima ai settanta, tira avanti facendo la badante ad ore per un anziano semiparalizzato che vorrebbe fare sesso con lei. molto curata nell'aspetto, da tutti riceve complimenti per la sua eleganza, ma ha piccoli disturbi della circolazione e spesso dimentica anche le parole più semplici; un medico la informa che questi sono sintomi premonitori dell'Alzheimer. Mija non se ne cura: vive infatti, non sappiamo se da sempre o proprio per l'incipiente malattia, di contemplazione della bellezza, della natura, dei colori, e da questo trae un suo particolare equilibrio fatto di ottimismo, gratitudine e indifferenza ai normali crucci della quotidianità. per riuscire a dare espressione a questo "stato di grazia", frequenta un corso di scrittura poetica, che l'assorbe completamente. l'apprendere che il nipote - con il quale non comunicare, ma neanche si adopera granché per farlo - è corresponsabile della morte della ragazzina suicida la spinge ancor di più alla, ma la tocca profondamente dal punto di vista morale; è una donna silenziosa, discreta, ed è con silenzio che esprime la sua la sua assoluta distanza dallo "spirito pratico" e dall'insensibilità dei genitori degli altri cinque bulletti, preoccupati solo di togliere dai guai i propri preziosi rampolli, cosa che riusciranno a fare offrendo un indennizzo alla madre della piccola vittima. "ma così è proprio tutto sistemato?" chiede Mija ai cinque padri, che con maschile scioltezza la rassicurano sugli aspetti legali (poi sapremo tutt'altro che risolti), ma non colgono assolutamente gli abissali interrogativi impliciti nella semplice domanda: pagare basterà a riconciliarci con questa vicenda? e cosa sappiamo dei nostri ragazzi, cosa abbiamo dato loro, che si sono resi colpevoli di questo orrore? cosa siamo diventati?
la ragazzina morta e Mijia, entrambe inadatte alla brutale indifferenza che le circonda, ma entrambe, a modo loro, "colpevoli" (l'una di essere stata macchiata, l'altra di non aver saputo far crescere il nipote), entrambe portatrici del segno del dolore. la poesia è il medium che mette in contatto queste due creature gentili, come sarà esplicito nella commovente sequenza finale, in cui le due donne si alternano nel leggerci la loro "unica" poesia.
la tecnica espressiva di Chang-Dong è pulitissima, asciutta. rigorosamente senza altri suoni che non siano quelli della natura, immagini sempre accurate, ma non fino alla stilizzazione, scorrono placide, coi tempi e le connessioni della vita interiore di Mija, la splendida - in tutti i sensi - Jeong-hie Yun, perfettamente coetanea alla protagonista e tornata al cinema dopo 16 anni di inattività (inattività che, da quanto ella sa farsi carico della sorte del film, non sapremmo davvero spiegare).
si è spesso ironizzato sulla durata del film (139 minuti), ma a me questi aspetti interessano poco, quando siamo di fronte alla serietà dell'impegno nel fare buon cinema. eppoi, quando penso a quanto abbiamo perso di von Stroheim perché l'industria e la distribuzione pretendono da sempre durate standardizzate... insomma, il problema non è del film, è nostro: se dopo i fatidici 90-100 minuti siamo stanchi, interrompiamo la visione del film e torniamo alle altre meravigliose cose che ci allietano la vita. nessuno ce ne vorrà. ma non pretendiamo che tutti si esprimano alla stessa maniera, per favore.
il film non è completamente riuscito, perché sconta una ambiguità fondamentale (a mia volta spero che i miei argomenti non scontino un'incomprensione culturale) : poesia (poiesis) è fare, creare. non lo dicono solo gli occidentali, in un certo senso lo dice anche il maestro della scuola frequentata da Mija : "scrivere una poesia non è difficile. piuttosto, è difficile avere il cuore adatto per farlo." essere "poetici" a parole non è difficile (e qui non posso non rammentare quante volte Mija ripete di avere un animo poetico perché le piacciono tanto i fiori), un po' come essere "pacifici" non è decantare il valore della pace. vorrei persino dire che un animo poetico vive e crea poesia soprattutto quando non scrive poesie; certo, quando si ferma a scrivere, sa trovare le parole per farlo. in questo Mija (non credo intenzionalmente) ci viene proposta del tutto inadeguata, quasi una caricatura, per quanto aggraziata, dell'animo poetico. lei ostenta il suo anelito poetico, quasi per adeguarsi ad una sua immagine di sè (o per spiegare il proprio distacco da ciò che non sa accettare), cosa che i poeti non hanno bisogno nè tempo di fare.
Mija, peraltro, non è priva di una sua morale sostanziale; non a caso, quando il medico le preannuncia che comincerà presto a dimenticare i nomi e poi i verbi, osserva "i nomi sono più importanti dei verbi". è bello che prenda le distanze dagli sbrigativi genitori dei bulli; ma lo fa allontanandosi da loro in silenzio, perché in campo morale tende all'afasia. avrebbe anche potuto richiamarli alla ragione, urlare loro il proprio sdegno: anche l'invettiva di Cecco Angiolieri era poesia, se non abbiamo cambiato idea (ma qui, me ne rendo conto, siamo molto lontani dalla mentalità coreana, seppur parliamo di una cristiana, come la protagonista).
a mio avviso non siamo di fronte ad un film che ci propone un personaggio irrisolto; siamo di fronte ad un film che parte da un'idea irrisolta. a risolvere la quale non basta il coraggio del tema, invero poco "cinematografico" (fare un film sulla "poeticità" è un poì come reclamizzare i profumi attraverso le immagini). né il continuo, ripetitivo ricordarci che, fino ad una certa stucchevolezza, che Mija è una "poetessa senza scrittura".
Silvio Danese (Cinematografo.it) osserva acutamente che questo è "il primo film della storia del cinema dedicato alla nascita di una poesia". in effetti il filo narrativo è questo, tutto conduce alla composizione di una pagina di versi.
risolvendo con l'inglese l'ambivalenza della parola italiana, il titolo sarebbe potuto essere "Poem", anziché "Poetry".
a meno di non collocare la "poesia" - come ambito creativo, e non come singolo prodotto espressivo - ai margini di un regno dove la memoria delle parole si perde a vantaggio del rcupero di senso. ma abbiamo senso, dove le parole non arrivano?
[-]
[+] vero... poem o poetry
(di hollyver07)
[ - ] vero... poem o poetry
|
|
[+] lascia un commento a luca.terrinoni »
[ - ] lascia un commento a luca.terrinoni »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
venerdì 29 aprile 2011
|
poesia o la sublimazione dell'essere
|
|
|
|
POETRY
Il fiume scorre freddo, incessante ed implacabilmente uguale, portando con sé un virgulto privo di vita.
Che cos’è la poesia, se non la ricerca della bellezza? chiede l’insegnante di un corso di composizione poetica a cui decide di iscriversi l’anziana ma dinamica Mija. E’ una definizione tra tante, ma risponde alla sua domanda di sublimazione, di elevazione oltre le brutture della realtà, almeno della sua realtà personale e circostante, fatta di malattie incombenti, di familiari lontani fisicamente o affettivamente, di segreti che celano orrori compiuti e rimasti impuniti, di suicidi di giovani, di cinismo, insinuate e radicate come gramigna infestante nel perbenismo generale.
[+]
POETRY
Il fiume scorre freddo, incessante ed implacabilmente uguale, portando con sé un virgulto privo di vita.
Che cos’è la poesia, se non la ricerca della bellezza? chiede l’insegnante di un corso di composizione poetica a cui decide di iscriversi l’anziana ma dinamica Mija. E’ una definizione tra tante, ma risponde alla sua domanda di sublimazione, di elevazione oltre le brutture della realtà, almeno della sua realtà personale e circostante, fatta di malattie incombenti, di familiari lontani fisicamente o affettivamente, di segreti che celano orrori compiuti e rimasti impuniti, di suicidi di giovani, di cinismo, insinuate e radicate come gramigna infestante nel perbenismo generale. Mija, avviata verso l’oscurità della mente, spesso non ricorda le parole, i verbi ma soprattutto i nomi, che connotano e dànno consistenza alle cose, ma non si perde d’animo, ha bisogno di un’arma innocua e risolutiva che la aiuti a combattere, che le consenta di filtrare il mondo esaltando il positivo e smorzando il negativo, di assicurare sprazzi di colore ad una prospettiva che si annuncia progressivamente sempre più buia. Mija non ha che scarsi mezzi di sussistenza, vive di ciò che ricava dall’assistenza giornaliera ad un anziano disabile, che, al contrario del suo destino, è fiaccato nel corpo ma padrone della sua mente, determinato a mantenere intatta la sua identità umana, compreso ciò che ne è il cardine vitale: la sua virilità. Mija vive circondata dall’indifferenza di chi, coabitando con lei e fruendo delle sue attenzioni, preferisce la televisione, il rifugio solitario della stanza e le bravate con gli amici al dialogo, al rispetto, alla riconoscenza. Mija si trova coinvolta in un terribile compromesso, al quale non può sottrarsi e che tuttavia pesa come un macigno. Quale arma migliore della poesia, per dare un senso ad un persorso così accidentato e dispensatore di insidie? Mija ha appreso che la poesia, merce ormai rara e sempre più agonizzante, necessita di “vedere” le cose, di andare oltre le apparenze, di penetrarne l’essenza profonda, per poter estrarre dal nostro intimo l’ispirazione poetica come una statua dal suo blocco di marmo. Pertanto Mija -che ama il bello, ama i fiori nel loro multiforme significato simbolico e si veste come se li indossasse, ama gli uccelli che svolazzano liberi- gira con occhio attento e pronto a raccogliere spunti, prendendo appunti, soffermandosi su ogni particolare che possa schiudere la porta della sua cercata creatività. A fine corso dovrà, come tutti gli allievi, comporre una poesia, e questo diventa l’obiettivo primario della sua vita. Mija ha bisogno di soldi, di tanti soldi per risolvere un problema per lei vitale; li troverà sia pure attraverso modalità anomale, e, grazie al potere purificatore ed energizzante che la sua ricerca le ha fornito, ricomporrà il mosaico della sua vita svelandone i significati più reconditi, capaci di andare oltre quelli delle parole, fallaci perchè si possono dimenticare. Attraverso il processo di identificazione con chi con lei ha avuto in comune i tratti indelebili della sofferenza, potrà adottare le decisioni necessarie nell’altrui interesse ed orientare con determinata convinzione il suo destino. La lettura della sua poesia, compendio di una tormentata ma limpida metamorfosi, sarà seguita nel silenzio generale dagli allievi del corso, ed assumerà il senso di una corale testimonianza dell’umana sofferenza.
Il fiume scorre freddo, incessante ed implacabilmente uguale, portando con sé cristalli invisibili di incontaminata purezza.
Prodotto tipicamente orientale nei tempi, nei gesti, nelle atmosfere, Poetry, del regista Lee Chang-dong, accreditato come uno dei massimi cineasti coreani, è ciò che una volta tanto bene esprime il titolo con una sola parola, che, a differenza di quanto succede alla protagonista, non si dimentica: Poetry, poesia, ed è appunto questa la chiave della catarsi di Mija in un mondo in cui, dietro apparenze di normale vita quotidiana, si assiste ad una perdita collettiva della memoria dei valori più autentici delle società opulente, ed al conseguente, dilagante inaridirsi della realtà umana. Un film che, lungi da ogni enfatizzazione di una delle malattie più terribili, quella che obnubila il pensiero, si concentra sul suo antidoto, esaltando la dimensione trasfigurante e sublimante del potere della fantasia e delle emozioni. Al di là di un certo senso di angoscia che emerge dalle prime immagini, il film si fa esso stesso poesia, sfociando in un finale emotivamente travolgente man mano che scorrono i versi di un grande, anonimo poeta.
CLAUDIO
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
algernon
|
venerdì 1 aprile 2011
|
poesia e realtà
|
|
|
|
Mija è una elegante signora in là cogli anni, un po' svanita per carattere e più seriamente a causa di un incipiente Alzheimer. la figli vive in un'altra città e le ha lasciato a carico il nipote, uno scapestrato e indolente liceale, che si è poi reso responsabile con altri compagni di una brutta storia di stupro di branco ai danni di una ragazzina. Mija, nelle ore libere dal lavoro di badante, frequenta corsi popolari di poesia. attraverso l'esperienza di Mija, il regista conduce per mano lo spettatore nell'osservazione delle piccole cose della realtà, gli alberi, gli uccelli, fino alla elaborazione del dramma reale vissuto da Mija calatasi nel dolore della giovane vittima.
|
|
[+] lascia un commento a algernon »
[ - ] lascia un commento a algernon »
|
|
d'accordo? |
|
thai2492
|
venerdì 15 aprile 2011
|
yu junghee
|
|
|
|
Raramente la realtà si mostra nel pieno del suo dolore senza trascindere in sentimenti di rabbia, ribellione, ma in un' accettazione che ci può essere insegnata solo dall' Oriete. Impeccabile l' attrice protagonista rivesta una natura forte e debole, sensibile e poetica come è la sua aspirazionedi scrivere un giorno una poesia. Una sensibilità quasi inconcepibile in un mondo degradato. Eppurela naturaumana ha anchedegli aspetti nobili delicati, quando rova la madre dellaragazza ..... un dialogo.... Un fil lezione di vita. Un film che penso di rivedre ancora. Un film pertutti coloro che intendono ascoltare piuttosto che parlare. Oltre ad una fotografia valida e senza particolari musiche, non ne ha bisogno.
|
|
[+] lascia un commento a thai2492 »
[ - ] lascia un commento a thai2492 »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
venerdì 26 agosto 2011
|
tu puoi contribuire con un verso.....
|
|
|
|
La poesia non va misurata, ma vissuta, assaporata, insegnava il professor Keating ai suoi studenti nel bellissimo film "L'attimo fuggente", e per Mija, donna sessantaseienne di un paese vicino Seul, che frequenta un corso di poesia con il cruccio di non trovare l'ispirazione, ecco che questa le appare con il volto duro del dolore ( il suicidio di una ragazza) e il sapore amaro di una tremenda verità( il coinvolgimento del nipote allo stupro della giovane insieme ad altri coetanei). Non deve cercare Mija nel profumo e nei colori dei fiori e dei frutti, nel cinguettio degli uccelli l'estro poetico, ma nella realtà, quando il cielo assume veramente " il colore di un gatto morto da una settimana".
[+]
La poesia non va misurata, ma vissuta, assaporata, insegnava il professor Keating ai suoi studenti nel bellissimo film "L'attimo fuggente", e per Mija, donna sessantaseienne di un paese vicino Seul, che frequenta un corso di poesia con il cruccio di non trovare l'ispirazione, ecco che questa le appare con il volto duro del dolore ( il suicidio di una ragazza) e il sapore amaro di una tremenda verità( il coinvolgimento del nipote allo stupro della giovane insieme ad altri coetanei). Non deve cercare Mija nel profumo e nei colori dei fiori e dei frutti, nel cinguettio degli uccelli l'estro poetico, ma nella realtà, quando il cielo assume veramente " il colore di un gatto morto da una settimana". Così seguiamo passo dopo passo questa signora, disarmante nel suo modo di essere, nei suoi gesti, con i suoi vestiti leggeri, colorati, i suoi vezzosi cappellini che la fanno sembrare quasi staccata dal mondo che la circonda; e lontana lo sta diventando veramente, in quanto le viene diagnosticato un principio di Alzheimer, anche se lei sembra quasi non curarsene, continuando a svolgere il suo lavoro part time come badante a un uomo semi infermo e ad accudire il nipote, uno smidollato che sembra non rendersi conto della gravità delle sue azioni. Mija si vedrà costretta a collaborare con gli altri genitori dei figli implicati nella faccenda, desiderosi solo di toglierli dai pasticci pagando ognuno la somma di 5 milioni di yen; dovrà anche cercare di mediare con la mamma della ragazza suicida affinchè non ci siano problemi, ma l'incontro tra le due donne non avviene nel modo sperato ; Mija sembra scordarsi il motivo per cui si reca da questa madre, ma non è la malattia a intervenire, semplicemente solidarietà ( c'è una tacita intesa tra le due donne nell'incontro decisivo del risarcimento). Riuscirà a procurarsi il denaro necessario dall'uomo che assiste ( eppure non sembra esserci premeditazione quando Mija decide di esaudire il desiderio di" sentirsi ancora una volta uomo", del malato..... scena durissima da digerire, per la crudezza e l'autenticità della vita stessa), sistemerà tutto le cose, farà arrivare la figlia a occuparsi finalmente del ruolo di madre, farà fare un bagno al nipote ( un corpo pulito mantiene pulita la mente), prima di consegnarlo alla polizia affinchè Aguanes abbia giustizia e scriverà una poesia per la ragazza, prima di scomparire dalla scena. Ed è vera poesia la sua canzone per Aguanes, diverrà la voce, i ricordi, le speranze, i sogni rimasti intrappolati dentro un giovane corpo che non ha potuto sbocciare.. e le parole corrono, come un torrente che scende dalla montagna, con i suoni impetuosi, chiari e freschi, fino a congiungersi al fiume.. e qui le voci s'incontrano, quella di Mija e quella di Aguanes, diventano una, in uno spazio infinito, oltre le barriere del tempo.. è il fiore che schiude la sua corolla al sole della poesia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
|