La classe - Entre les murs |
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Un film di Laurent Cantet.
Con François Bégaudeau, Nassim Amrabt, Laura Baquela, Cherif Bounaïdja Rachedi, Juliette Demaille.
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Titolo originale Entre les murs.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 128 min.
- Francia 2008.
- Mikado Film
uscita venerdì 10 ottobre 2008.
MYMONETRO
La classe - Entre les murs
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La classe è un fluiredi cicciocapozziFeedback: 0 |
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giovedì 16 ottobre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“LA CLASSE-ENTRE LES MURS” di LAURENT CANTET; FRA,08. Parigi, in una scuola media della periferia-ghetto, per tutto un anno scolastico,la vita di una classe di ragazzi, espressione dell’ambiente multietnico, e il loro prof di lettere. Girato in uno svelto digitale, e premiato a Cannes 08, ha il suo attore protagonista, François Bégaudeau, anche autore del libro omonimo, da cui è tratto. E’ un bel film. Denso e convincente, esprime delle dialettiche estremamente realistiche, per niente hollywoodiane, sul vivere in una comunità di classe. Il prof è uno che vorrebbe sfangarsela alla meno peggio: non è un monaco-missionario votato all’insegnamento. Talvolta anche banale nelle sue antipatie e simpatie, non è particolarmente innovativo, ma nemmeno squallido. Nel senso che cerca, un po’ ruspantemente di mettersi in ascolto dei ragazzi, anche dei più rompi e profondamente ribelli. Egli coglie il disagio di quei ragazzi che vivono come prigionieri del loro ambiente, da cui uscire è solo per andare “a far casino”: ma non sa, non si pone concretamente il problema di dargli una risposta diversa da quella dell’imbecillità repressiva. E’ una bellissima pagina di cinema, fondata tutta sulle sfumature, quella della riunione del Comitato di Disciplina, che decide dell’espulsione di Souleyman, il ribelle senza causa, in realtà espressione di un disagio profondissimo. Che peraltro François era riuscito a intercettare, dandogli la possibilità di esprimersi, costruendo una toccante autobiografia attraverso delle foto commentate: ma poi la routine burocratica, facendo uscire il conflitto per motivi di regolamento, aveva portato il prof a essere prima, in parte, carnefice, poi spettatore passivo di quanto avveniva. Egli è come impotente, rispetto a questa deriva soavemente, “razionalmente”, ma freddamente autoritaria: pur combattuto, si adegua. C’è il personaggio della madre, africana del Mali, anche se non parlando la lingua francese, lì si esprime in una solenne, composta, dolorosa dignità. Tuttavia la classe è un fluire. Non solo perché noi la vediamo nello svolgersi dell’anno, ma perché esprime il corso naturale dell’esistenza di giovani: pur con tutti i loro casini, individuali, di appartenenza sociale, razziale, e familiare, essi sono allegramente viventi. Nell’ultima pagina del film, quando fanno una specie di bilancio sull’anno,ognuno riflette su qualcosa che ha appreso, che l’ha arricchito: addirittura la tizia che aveva provocato il prof, dimostra di aver letto la “Repubblica” di Platone. Una qualche speranza è data. Anche se vediamo la ragazzina africana, che non ha mai parlato prima, annunciare che alla fine del corso di studi, non andrà alla Scuola Superiore.
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