giorgio47
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giovedì 23 aprile 2009
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film realistico senza fronzoli
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Un film in controtendenza! Nel momento in cui il capitalismo e l’imperialismo sembrano non avere, non solo ostacoli ma, neanche critiche (tanto che le stesse parole, una volta usate, almeno imperialismo, come termine di arroganza, oggi non si sentono più neanche pronunciare), esce un film che parla della rivoluzione, quella vera! Certo il personaggio principale del film è Ernesto Che Guevara, che è stata una delle figure rivoluzionare che nessuno è riuscito né a cancellare né a scalfire, ma che resta sempre uno dei protagonisti della rivoluzione cubana, spina tuttora nel fianco degli USA.
Il film prende le mosse da una cena nella quale il CHE conosce Castro, e si sviluppa in un parallelo tra gli interventi dello stesso CHE, ormai ministro degli esteri di Cuba, presso l’ONU, e la campagna rivoluzionaria che porterà i ribelli alla conquista dell’Avana e quindi di Cuba.
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Un film in controtendenza! Nel momento in cui il capitalismo e l’imperialismo sembrano non avere, non solo ostacoli ma, neanche critiche (tanto che le stesse parole, una volta usate, almeno imperialismo, come termine di arroganza, oggi non si sentono più neanche pronunciare), esce un film che parla della rivoluzione, quella vera! Certo il personaggio principale del film è Ernesto Che Guevara, che è stata una delle figure rivoluzionare che nessuno è riuscito né a cancellare né a scalfire, ma che resta sempre uno dei protagonisti della rivoluzione cubana, spina tuttora nel fianco degli USA.
Il film prende le mosse da una cena nella quale il CHE conosce Castro, e si sviluppa in un parallelo tra gli interventi dello stesso CHE, ormai ministro degli esteri di Cuba, presso l’ONU, e la campagna rivoluzionaria che porterà i ribelli alla conquista dell’Avana e quindi di Cuba.
Diciamo subito che non è un film spettacolare, ma che riesce a rendere in maniera molto verosimile la fatica e l’abnegazione che deve avere una qualsiasi persona per portare a termine un’impresa che in partenza può sembrare impossibile. Vivere nella Sierra Maestra con un clima infernale e senza mezzi è difficile e non è certo una scelta di comodo. C’è che abbandona la lotta, che la sfrutta per la propria cupidigia e c’è chi vede in essa la possibilità di rendere il proprio Paese più giusto e migliore. E c’è, chi, come Che Guevara, pensa che rendere un qualsiasi Paese più equo e migliore sia una scelta che può essere pagata anche con la vita. La figura non è vista in maniera retorica e nemmeno come un’icona della rivoluzione, ma solo come una persona che si batte in un Paese, e questo forse ha fatto in maniera che ancora oggi a Cuba ci sia Castro, dove l’analfabetismo era a livelli elevatissimi e dove i contadini erano in condizione di quasi schiavismo. Una delle scene, forse la più bella, del film che rende perfettamente l’idea di cosa era Cuba prima della rivoluzione è quella di una contadina che di fronte alla domanda del CHE nelle vesti di medico: che cosa hai? la donna risponde: io nulla, sto bene! Volevo solamente vedere un dottore, non né ho mai visto uno in vita mia!
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lalli
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giovedì 16 aprile 2009
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il che vive
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Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario
Ernesto Che Guevara)
grazie Che, per quello che sei stato, per quello che sei ancora oggi per milioni di persone, e chissà che "...da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non lo aspettate il Che ritornerà..."
sei sempre nel mio cuore, sempre con me il tuo nome tatuato per sempre su di me, chissà da dove saresti partito oggi pr sistemare un po' questo mondo, forse proprio dall'Italia...
grazie anche Steven Soderbergh per averci regalato un film così bello con ottimi attori che fa conoscere ancora di più la figura del guerrigliero.
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Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario
Ernesto Che Guevara)
grazie Che, per quello che sei stato, per quello che sei ancora oggi per milioni di persone, e chissà che "...da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non lo aspettate il Che ritornerà..."
sei sempre nel mio cuore, sempre con me il tuo nome tatuato per sempre su di me, chissà da dove saresti partito oggi pr sistemare un po' questo mondo, forse proprio dall'Italia...
grazie anche Steven Soderbergh per averci regalato un film così bello con ottimi attori che fa conoscere ancora di più la figura del guerrigliero... HASTA SIEMPRE COMANDANTE!!!
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mimmo_fuggetti
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venerdì 29 maggio 2009
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una nuova squadra per il colpo di soderbergh
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Non ci sono banche questa volta. I componenti della squadra non sono i soliti bellocci hollywoodiani, nessun Andy Gancia o Al Pacino nello schieramento opposto. Questa volta sembra che Soderbergh abbia deciso di superare un'altro ostacolo, quello del film biografico impostato con un marchio d'autore. Già, il bottino si chiama Cuba, il George Clooney della situazione questa volta è uno straordinario Benicio del Toro che veste i panni di uno dei personaggi storici più importanti dell'ultimo secolo. Il regista racconta le vicende di Ernesto Guevara, il quale decide di salpare sull'isola di Cuba con un giovane Fidel Castro ed altri ribelli volenterosi di mandare a monte la dittatura di Fulgencio Batista, questa volta però non si tratta semplicemente di un colpo di stato, questa è una rivoluzione.
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Non ci sono banche questa volta. I componenti della squadra non sono i soliti bellocci hollywoodiani, nessun Andy Gancia o Al Pacino nello schieramento opposto. Questa volta sembra che Soderbergh abbia deciso di superare un'altro ostacolo, quello del film biografico impostato con un marchio d'autore. Già, il bottino si chiama Cuba, il George Clooney della situazione questa volta è uno straordinario Benicio del Toro che veste i panni di uno dei personaggi storici più importanti dell'ultimo secolo. Il regista racconta le vicende di Ernesto Guevara, il quale decide di salpare sull'isola di Cuba con un giovane Fidel Castro ed altri ribelli volenterosi di mandare a monte la dittatura di Fulgencio Batista, questa volta però non si tratta semplicemente di un colpo di stato, questa è una rivoluzione. Soderbergh esalta ancora una volta le qualità specifiche del mezzo cinematografico: quella di mostrare. Sceneggiatura discreta, discorsi memorabili, ma quello che risalta di più all'occhio dello spettatore è l'azione del Che e dei suoi uomini. L'entità che assume il regista è quella del narratore: è lui, infatti, che ci mostra, attraverso la macchina da presa la straordinaria storia dell'Argentino, facendo cadere la scelta su alcune riprese glamour come quelle in bianco e nero (l'intervista al Che). Un film non facile da ricostruire, in virtù della storia scritta dal rivoluzionario; risulterebbe anche noioso a tratti, ma non bisogna dimenticare che si tratta soprattutto di un film politico. Comparandolo al Divo di Sorrentino, ne verrebbe fuori il fatto che: il lavoro del regista italiano disegna una storia che ci riguarda da vicino e magari lo spettatore si dimostra più interessato (nonostante alcuni passaggi rivolti decisamente ad un pubblico non pigro), mentre quello sul Che descrive una determinata esperienza del personaggio e soprattutto della storia di Cuba. Nota che stona: il finale con l'auto sportiva, che fa apparire Guevara come una sorta di Madre Teresa di Calcutta.
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paapla
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domenica 12 aprile 2009
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le ampie spalle del che.
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Il racconto del Che di Steven Soderbergh è credibile come pure l’ottima interpretazione del portoricano Benicio Del Toro (Ernesto Guevara), che Steven Soderbergh ha reso grande in Traffic nelle vesti dell’onesto poliziotto messicano Javier Rodriguez. Ernesto Guevara si racconta per 120 minuti in modo non lineare. Un richiamo forte al popolo cubano e non solo a non tradire gli ideali della rivoluzione e del Che, proprio ora che il «Lider maximo» Fidel dopo 49 anni ha deciso di lasciare la Presidenza.
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martedì 14 aprile 2009
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il che di soderbergh: tra mito e didascalia
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Dopo lunghi anni di gestazione esce nelle sale il colossale lavoro di Soderbergh sulla vita del Che, talmente lungo e articolato da essere stato diviso in 2 parti: “l'argentino” e “il guerrigliero”.
In questa prima parte si narra l'inizio dell'avventura del Che, partito dalle coste del Messico con altri 87 uomini, per realizzare la rivoluzione cubana. Il film si ferma proprio nel giorno del rovesciamento del governo di Batista, per lasciare alla seconda parte la continuazione del cammino rivoluzionario in terra boliviana.
Centoventi minuti di continui salti temporali tra il vivo del conflitto cubano ed il discorso (a rivoluzione avvenuta) del Che al palazzo delle Nazioni Unite, nel tentativo di mettere a fuoco le inevitabili incongruenze tra il sogno di un mondo giusto ed i metodi antidemocratici con cui viene perseguito.
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Dopo lunghi anni di gestazione esce nelle sale il colossale lavoro di Soderbergh sulla vita del Che, talmente lungo e articolato da essere stato diviso in 2 parti: “l'argentino” e “il guerrigliero”.
In questa prima parte si narra l'inizio dell'avventura del Che, partito dalle coste del Messico con altri 87 uomini, per realizzare la rivoluzione cubana. Il film si ferma proprio nel giorno del rovesciamento del governo di Batista, per lasciare alla seconda parte la continuazione del cammino rivoluzionario in terra boliviana.
Centoventi minuti di continui salti temporali tra il vivo del conflitto cubano ed il discorso (a rivoluzione avvenuta) del Che al palazzo delle Nazioni Unite, nel tentativo di mettere a fuoco le inevitabili incongruenze tra il sogno di un mondo giusto ed i metodi antidemocratici con cui viene perseguito.
Soderbergh sceglie una regia leggera, decide di non lasciarsi sopraffare dal mito per lasciar parlare i luoghi, i volti (incredibile la somiglianza di Benicio Del Toro) e soprattutto i fatti. Peccato che tutto ciò si traduca in un linguaggio eccessivamente didascalico e (ahimè) noioso. Così mentre il Che portava avanti la sua rivoluzione, le mie palpebre facevano altrettanto (abbondantemente supportate dalle indigeribili abbuffate pasquali), tentandomi più e più volte a declinare per più allettanti (e bizzarre) visioni.
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tommynini
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mercoledì 15 aprile 2009
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che l'argentino
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terribile film in cui del toro viene diretto come una macchietta dal regista, senza evidenziare la sottile psicologia del che,per non parlare dell'attore che interpreta fidel,poveretto sembra un personaggio di zelig,tre quarti del film si svolge nella sierra con episodi narrati cinematograficamente da un dilettante di un circolo liceale.Qualche comparsa,due sparatorie, e nulla più ,si salvano ,anche nella fotografia in bianco, e nero alcune immagini al palazzo delle nazioni unite,dove i delegati,rispondono ai discorsi propagandistici del che.La parte più importante delle rivoluzione cubana sarebbe stata l'analisi del cambiamento di regime e i primi passi della costruzione di una società comunista.
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terribile film in cui del toro viene diretto come una macchietta dal regista, senza evidenziare la sottile psicologia del che,per non parlare dell'attore che interpreta fidel,poveretto sembra un personaggio di zelig,tre quarti del film si svolge nella sierra con episodi narrati cinematograficamente da un dilettante di un circolo liceale.Qualche comparsa,due sparatorie, e nulla più ,si salvano ,anche nella fotografia in bianco, e nero alcune immagini al palazzo delle nazioni unite,dove i delegati,rispondono ai discorsi propagandistici del che.La parte più importante delle rivoluzione cubana sarebbe stata l'analisi del cambiamento di regime e i primi passi della costruzione di una società comunista.Poco o nulla sulla giovinezza del che e sul suo abbandono delle cariche ministeriali per intraprendere un nuovo corso rivoluzionario.Della sua crisi esistentenziale e nella sua incapacità di governare economicamente un paese il nulla! film da dimenticare,peccato per del toro ottimo e sensibile attore!!!
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agathe
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giovedì 7 maggio 2009
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un'emozione duratura
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il film va visto nella sua interezza, possibilmente la stessa sera. Solo così si capirà la forza e il valore artistico dell'opera. La prima parte racconta il momento più felice del Che la costruzione, le azioni, i pensieri che hanno portato alla vittoria di un'ideale; il secondo il momento più disperato, il fallimento e la morte. Senza alcuna retorica, con uno stile asciutto che non concede nulla e non gioca con che le emozioni dello spettatore; con un taglio quasi documentaristico in entrambi, seppur in modo diverso: nel primo più formalmente, nel secondo più nella scelta della materia del racconto. Ne esce una tesi politica che è stata anche di Guevara ma che lui stesso pare aver dimenticato nella sua scelta della Bolivia: la rivoluzione non è esportabile.
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il film va visto nella sua interezza, possibilmente la stessa sera. Solo così si capirà la forza e il valore artistico dell'opera. La prima parte racconta il momento più felice del Che la costruzione, le azioni, i pensieri che hanno portato alla vittoria di un'ideale; il secondo il momento più disperato, il fallimento e la morte. Senza alcuna retorica, con uno stile asciutto che non concede nulla e non gioca con che le emozioni dello spettatore; con un taglio quasi documentaristico in entrambi, seppur in modo diverso: nel primo più formalmente, nel secondo più nella scelta della materia del racconto. Ne esce una tesi politica che è stata anche di Guevara ma che lui stesso pare aver dimenticato nella sua scelta della Bolivia: la rivoluzione non è esportabile. Una rivoluzione probabilmente ha bisogno di grandi uomini ma può aver successo solo quando il terreno è maturo, se il popolo ti seguirà, se condivide la tua storia. In Bolivia non fu così. La seconda parte del film costruisce una tensione incredibile, poche parole (quelle dei diari del Che), fedeltà ai fatti, un girovagare nella selva senza speranza, con un Benicio Del Toro bravissimo nell'interpreatre la consapevolezza della fine che si disegna sul volto del rivoluzionario, la consapevolezza degli errori commessi, e, nello stesso tempo, la grandezza enorme di quest'uomo nel credere nell'uomo.
Lo spettatore sa come finisce la storia eppure la tensione è quasi insostenibile, si vivono il dolore, la sofferenza, le continue disfatte, i tradimenti 'da dentro': l'assenza di musica, i rumori della natura, il realismo del film, la scarsità dei dialoghi, l'aderena degli attori con il contesto, inducono chi guarda a riflettere, a pensare, e questo pensiero si fa pensiero del protagonista finchè lo spettatore diventa Ernesto, Fernando, Ramon nel momento più tragico della loro esistenza.
Pochi film lasciano un'emozione così duratura. E un pensiero: questa è la storia di un uomo grande perchè credeva nell'uomo.
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marta
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venerdì 20 marzo 2009
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stile documentaristico per cinefili incalliti
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Visto Che L'Argentino stile documentaristico per cinefili veramente incalliti
Due film per raccontare il Che, il primo che abbiamo visto (l'argentino) dura 2 ore e 11 minuti
Un film quasi documentaristico che alterna Che Guevara che parla all'Onu (1964) al medico Ernesto (Che) Guevara che insieme a un giovane avvocato di nome Fidel Castro nel '56 salpa a Cuba con 80 ribelli pronti al grido di "o patria o morte"
Nel film un buon 80% è proprio dedicato alla strada percorsa dai rivoluzionari nei tre anni di battaglie per arrivare a L'Avana
Certo ci immedesimiamo subito con Che Guevara, che appena 30enne diventa per tutti Il comandante, ma ogni tanto ci perdiamo tra una battaglia e l'altra, tra un addestramento e l'altro, il film poteva durare almeno 30 minuti in meno, anche nella sala piena di cinefili cadeva continuamente qualche pressbook (per qualcuno che si "abbioccava") ma l'ultima mezz'ora comunque salva (per gli appassionati del genere) la pellicola rendendola comunque interessante per conoscere in parte un personaggio che ha fatto la storia con i suoi pensieri e le sue azioni, anche se avremmo preferito più scene di battaglia e meno di addestramento e dialogo a volte soporifere
Che dire del produttore-attore Benicio Del Toro diretto dal suo regista Premio Oscar Steven Soderbergh che con Traffic gli ha regalato un Golden Globes? Nel film è l'unico attore noto al grande pubblico ed è molto bravo, perfetto per la parte
Sette gli anni per realizzare il film, girato con luce naturale (come Defiance che però è più veloce come film)
E' comunque la storia di un medico che decide di abbandonare la carriera per diventare un guerrigliero rivoluzionario comandando l'esercito ribelle e come un ribelle è guidato dall'amore per la gente, per la giustizia e la verità tutte cose abbiamo perso ormai da decenni
Interessanti molte frasi mai così attuali "un popolo che non sa leggere e scrivere è un popolo facile da ingannare" mentre sceglie gli aspiranti ribelli
"per un popolo che odia il proprio governo non è molto difficile prendere una città"
"abbiamo vinto al guerra ma la rivoluzione inizia adesso.
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Visto Che L'Argentino stile documentaristico per cinefili veramente incalliti
Due film per raccontare il Che, il primo che abbiamo visto (l'argentino) dura 2 ore e 11 minuti
Un film quasi documentaristico che alterna Che Guevara che parla all'Onu (1964) al medico Ernesto (Che) Guevara che insieme a un giovane avvocato di nome Fidel Castro nel '56 salpa a Cuba con 80 ribelli pronti al grido di "o patria o morte"
Nel film un buon 80% è proprio dedicato alla strada percorsa dai rivoluzionari nei tre anni di battaglie per arrivare a L'Avana
Certo ci immedesimiamo subito con Che Guevara, che appena 30enne diventa per tutti Il comandante, ma ogni tanto ci perdiamo tra una battaglia e l'altra, tra un addestramento e l'altro, il film poteva durare almeno 30 minuti in meno, anche nella sala piena di cinefili cadeva continuamente qualche pressbook (per qualcuno che si "abbioccava") ma l'ultima mezz'ora comunque salva (per gli appassionati del genere) la pellicola rendendola comunque interessante per conoscere in parte un personaggio che ha fatto la storia con i suoi pensieri e le sue azioni, anche se avremmo preferito più scene di battaglia e meno di addestramento e dialogo a volte soporifere
Che dire del produttore-attore Benicio Del Toro diretto dal suo regista Premio Oscar Steven Soderbergh che con Traffic gli ha regalato un Golden Globes? Nel film è l'unico attore noto al grande pubblico ed è molto bravo, perfetto per la parte
Sette gli anni per realizzare il film, girato con luce naturale (come Defiance che però è più veloce come film)
E' comunque la storia di un medico che decide di abbandonare la carriera per diventare un guerrigliero rivoluzionario comandando l'esercito ribelle e come un ribelle è guidato dall'amore per la gente, per la giustizia e la verità tutte cose abbiamo perso ormai da decenni
Interessanti molte frasi mai così attuali "un popolo che non sa leggere e scrivere è un popolo facile da ingannare" mentre sceglie gli aspiranti ribelli
"per un popolo che odia il proprio governo non è molto difficile prendere una città"
"abbiamo vinto al guerra ma la rivoluzione inizia adesso..il simbolo della rivoluzione è la speranza...."
un film che molti attendono anche perché il Che incarna l'immagine della ribellione giovanile e dell'idealismo, due cose che non hanno età, sono sempre eterne"
Il film è però un po' troppo lungo, documentaristico e a tratti lento (ed è solo la prima parte) ma è comunque indicato per cinefili e rivoluzionari estremamente incalliti
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ciccio capozzi
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martedì 14 aprile 2009
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il che umano, ma anche politico
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“CHE- L’ARGENTINO” di STEVEN SODERBERGH; USA-FRA-SPA, 08. La prima parte della vicenda rivoluzionaria di Ernesto Guevara de la Serna, detto “Che”. Lui, idealista medico argentino, conosce il carismatico e abile Fidèl Castro e partecipa alla guerra di liberazione contro la dittatura di Batista a Cuba. Il film si chiude con la presa del potere. Il tentativo del regista è ambizioso. Egli vuole porsi criticamente il perché del mito del Che. Com’è possibile che un rivoluzionario comunista “perdente” sia diventata un’icona universale? Com’è che è diventato parte integrante della memoria storica del 900, incarnando una pura immagine romantica? Il film s’ispira, come soggetto di partenza, alle memorie del Che.
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“CHE- L’ARGENTINO” di STEVEN SODERBERGH; USA-FRA-SPA, 08. La prima parte della vicenda rivoluzionaria di Ernesto Guevara de la Serna, detto “Che”. Lui, idealista medico argentino, conosce il carismatico e abile Fidèl Castro e partecipa alla guerra di liberazione contro la dittatura di Batista a Cuba. Il film si chiude con la presa del potere. Il tentativo del regista è ambizioso. Egli vuole porsi criticamente il perché del mito del Che. Com’è possibile che un rivoluzionario comunista “perdente” sia diventata un’icona universale? Com’è che è diventato parte integrante della memoria storica del 900, incarnando una pura immagine romantica? Il film s’ispira, come soggetto di partenza, alle memorie del Che. Bisogna dire che queste sono un testo piuttosto particolare: non vuole “dimostrare” nessuna verità, non vuole difendere nessun particolare operato, come spesso capita nei memoriali. In realtà, più che a un testo della letteratura politica del 900, fanno pensare ad un testo di edificazione spirituale del 500 spagnolo, in cui, al posto della materia religiosa, c’è una ricognizione molto personale del marxismo, da lui inteso quasi come un piano di salvezza dell’umanità, a cui si sente di aderire come una scelta di vita: innanzitutto la sua. Sembrerà paradossale, ma è questa la forza dell’idealismo di questo non controverso personaggio. Il Che è un mistero, ma non sul piano politico. Nel film, anzi, è ricostruito molto bene, in modi apparentemente “laterali” rispetto al fluire dell’azione, il suo incontro con Fidèl, felicissimo sul piano personale, ma pure la sua strenua diversità da lui. Castro è un geniale stratega militare, ma anche un politico molto accorto che mette insieme con una visione ampia delle alleanze il Fronte che lo porterà alla vittoria; mentre il Che è un eccellente combattente sul campo, un trascinatore magnetico ed entusiasta, e perfino un buon mediatore, ma esprime delle forzature ideologiche, di tipo internazionalista. Nel film, Castro, che sa mettere l’uomo giusto al posto gusto, talvolta sposta il Che, ponendolo in posti dove le sue qualità possano rifulgere, e i suoi limiti essere meno evidenti. La sceneggiatura, di Peter Buchman, rielabora e dà vita agli aspetti personali del Che in una dialettica politica molto vivace e attenta, benché sottotraccia. Ed è la qualità più stringente di questa parte. E’ un riuscito spettacolo, per vivacità e concretezza dei suoi ritmi, delle sue ricostruzioni; e coglie l’umanità e la semplicità antieroica di Guevara, grazie a un sublime Benicio del Toro, interprete e produttore. Particolarmente felice, quasi brechtiana, è l’idea dell’uso quasi televisivo, in montaggio parallelo, della missione del Che all’Onu nel 64.
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orazioblur
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domenica 19 aprile 2009
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si poteva fare di più
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Il film annota abbastanza bene le vicende del Che, e di tanto in tanto offre degli spunti davvero educativi oltre ad aforismi dello stesso guerrigliero che lasciano pensare. Ma ci sono due cose che fanno scendere di livello la pellicola:
1) I dialoghi poveri e scarni, oltrechè banali e super-ripetuti affiancati da un doppiaggio italiano penosissimo, al quale ormai mi ci son fatto l'abitudine.
2) Film poco movimentato, colonna sonora pressocchè mediocre e attori poco convincenti.
Nonostante ciò il film è abbastanza interessante, ma come già detto poteva naturalmente essere migliorato soprattutto da un cineasta con esperienza quale Soderbergh.
Si vedrà..per la successiva parte "Guerrilla".
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