Sleuth - Gli insospettabili |
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Un film di Kenneth Branagh.
Con Jude Law, Michael Caine, Harold Pinter, Kenneth Branagh, Carmel O'Sullivan
Titolo originale Sleuth.
Thriller,
durata 86 min.
- USA 2007.
- Sony Pictures Italia
uscita venerdì 9 novembre 2007.
MYMONETRO
Sleuth - Gli insospettabili
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Mentes insanae in corpore sano
di the mikeMaisterFeedback: 1543 | altri commenti e recensioni di the mikeMaister |
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mercoledì 2 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film instabile e statico al tempo stesso, regia e fotografia non hanno avuto un granché da fare, eppure il risultato è sbalorditivo. Un eccellente risultato che osccilla costantemente tra interpretazione teatrale e genialità cinematografica. Un risultato tenuto stretto per mano e accompagnato al successo dalle splendide interpretazioni di Michael Caine e Jude Law, pienamente all’altezza di un prodotto la cui riuscita i bookies avrebbero quotato come favorita una bella X, che non sta a significare pareggio bensì…. mah. Non molti gradiscono le trasposizioni da teatrali a cinematografiche, in vero non molti gradiscono il semplice accostamento delle due parole nello stesso pensiero, ma questa volta il paragone è d’obbligo, e, ipocrisia e prevenzione in tasca, il paragone ha di certo un valore indiscusso. Tra Anthony Shaffer , ideatore dello sceneggiato del ’70, a Kenneth Branagh, regista della riproduzione dello stesso quarant’ anni dopo, l’unica differenza che si viene a notare è che la genialità è atemporale, e che un lavoro fatto dalle persone giuste con i mezzi giusti e le menti giuste mantiene sempre alto il livello di soddisfazione, che si passi da teatro a cinema o no. Ovviamente, se la psicologia è la marionetta, l’allegoria non può essere se non il palco. Si comincia facilmente dalla scelta dei due attori, Law e Caine, uno giovane e l’altro meno, l’uno un fallito, l’altro famoso. Ma cosa implica questa demarcazione professionale? Denaro?! Ambizione?! Conoscenze?! Abitudini?! Noia?!! Ebbene, signori, di tutto un po’, è il classico sillogismo per venire a capo di una mente egocentrica. Il secondo conflitto allegorico demarca tutto l’iter da seguire: la casa di Wyke, un plusultra tecnologico, si trova in una distesa erbosa, in campagna, due fattori non da poco conto, dal quale si evincono le linee guida della psiche del nostro Wyke. Campagna contro tecnologia, natura contro progresso scientifico, società contro emarginazione; questo è il risultato di QUESTA casa in campagna, la casa di un proprietario emarginato, e di conseguenza paranoico, che implica a sua volta un egocentrismo spropositato. Ultima demarcazione da sottolineare è il connubio mens-corpus. Wyke, uomo importante, vissuto, carismatico e brillante contro Tindle, giovane fallito, arrogante, bello ed intelligente. Sissignori, avete capito bene, BELLO ED INTELLIGENTE, ed è proprio questa la geniale conflittualità finale: Tindle Si confronta con un saggio, un esperto, ma la cui carne ormai ha abbracciato i tempi che furono mentre lui è ancora nel fiore degli anni, e il suo corpo non ha nulla da invidiare a nessuno. Forse un po’ stereotipata l’immagine che bellezza e intelligenza non vadano a braccetto, ma in questo caso, in una visione generale dell’organico, assume lo steso sapore di una ciliegina sulla torta, un sapore metaforico ovviamente. Per finire parliamo di lei, la signora Wyke, o meglio, la futura aspirante EX signora Wyke. Lei è la protagonista vera, l’origine di tutto, l’intuizione di questa genialità,la dea ex machina… e per tutta la durata del film, lei non si vede, mai. Se la casa in campagna ultra moderna rappresenta l’ambiguità e l’imprevedibilità del carattere de proprietario, sua moglie rappresenta l’ambiguità e l’imprevedibilità del genio di Shaffer prima, e di Branagh sicuramente dopo. Come si può definire tutto questo mal loppone iperconcentrato in quasi novanta minuti? Dark Comedy?! Thriller? Psycho?! Ebbene, signori, di tutto un po’.
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