Grindhouse - A prova di morte

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Un film di Quentin Tarantino. Con Kurt Russell, Sydney Tamiia Poitier, Vanessa Ferlito, Jordan Ladd, Tracie Thoms.
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Titolo originale Grindhouse - Death Proof. Horror, durata 116 min. - USA 2007. uscita venerdì 1 giugno 2007. - VM 14 - MYMONETRO Grindhouse - A prova di morte * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un lampo su Venezia Valutazione 1 stelle su cinque

di miriam


Feedback:
martedì 28 agosto 2007

è altresì vergognoso che ci si scagli contro una ragazza giovane,che ha dimostrato di avere talento,RICONOSCIUTO,accusandola di non avere credenziali.Evidenemente la bravura non conta,occore essere una bambolona (vedi Bellucci) o una starlet televisiva (con tutto quello che comporta se non si migliori,come tante).A questo servono i "critici" ufficiali e il bello è che fanno "opinione" anziché essere gentilmente invitati a ritirarsi perché a ognuno il suo tempo.

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bo venerdì 31 agosto 2007
ohibò!!!!
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Se per questo, non dovrebbe neanche esistere un festival del cinema, visti i giudici selezionati. Questi premi sono puro merchandising e nulla più. I critici prezzolati da questo o quel produttore che si sperticano in complimenti per attrici che neppure meriterebbero la definizione, film boicottati, altri magnificati. Tra poco raggiungeremo il livello infimo dell'Academy Award, dove un... "film" come Titanic riceve tredici premi. Noi del pubblico dovremmo boicottare quanto ha a che fare con tali "premi" . Chi sono, costoro per dire cosa è bello o brutto? Chi sono i critici? Quelli che non hanno mai dato un premio a Sergio Leone? E cosa ce ne facciamo?

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miriam venerdì 31 agosto 2007
a bo
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Li ignoriamo,per questo riviste come Ciack non dovrebbero esistere perché pura pubblicità senza considerare i "pareri" su settimanali come Panorama.

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miriam venerdì 31 agosto 2007
a bo/2
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Ciak!I Festival ci vogliono,sono vetrine in cui la merce è esposta in maniera confusa forse ma c'è.

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reiver sabato 1 settembre 2007
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Un film che ci piace è una parte di noi,è un pezzetto della nostra vita e della nostra anima;per questo un giudizio negativo della critica o del pubblico ci amareggia,è come se ci riguardasse in prima persona.Ricordo ancora la delusione per la sala vuota di "Americani",un film bellissimo con Lemmon e Pacino che non ebbe alcun successo.Personalmente col tempo sono maturato:rispetto critica,pubblico, giurie dei festival e membri dell'Academy,ma senza farmi condizionare in alcun modo.Se la gente va a vedere TITANIC e non DONNIE BRASCO penso:peggio per loro,non sanno cosa si perdono.Se Kezich esalta "Il caimano" sul Corriere della Sera non mi stupisco,perchè so che alcune recensioni positive sono "obbligate",a prescindere dal valore artistico di un'opera,se si vuole continuare a lavorare. [+]

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reiver sabato 1 settembre 2007
2/un saluto a tutti
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C'è però un'altra cosa da dire.La Palma d'oro,che vada a Moretti o Tarantino,è sempre la stessa,e l'Oscar di Titanic è lo stesso di Benigni:non si può parlare male di un premio in base a chi lo riceve.Soprattutto non si può pretendere che le opinioni che esprimiamo nelle nostre recensioni siano verità assolute:se lo facessimo commetteremmo lo stesso errore dei critici ufficiali.Per esempio,pur apprezzando i western di Leone,ho sempre anteposto loro le opere dei maestri americani del genere,molti dei quali (uno è Anthony Mann,uno dei miei preferiti) sono quasi completamente dimenticati.Ma non per questo prendo per scemi i fans di Leone,i critici che lo esaltano,il pubblico che segue fedelmente i suoi films in tv. [+]

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miriam domenica 2 settembre 2007
solo qui
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Hai ragione,è vero,però quello che io pretendo da un critico che si fregi di essere "autorevole" è l'obiettività e la buona fede conseguente:in altre parole i fatti e non le opinioni o peggio,il contorno (non alla maniera di Villani da Salerno).Un po' come faccio io o,per rendere l'idea,come un certo giornalismo "scomodo".Invece c'è molto narcisismo,unito alla voglia di distruggere per dimostrare la propria "lungimiranza" o "arguzia" e considerando che non molti non rispettano per me non dovrebbero essere rispettati anche perché si tratta spesso di gente "arrivata" che proprio per il "nome" scrive a prescindere.

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miriam domenica 2 settembre 2007
solo qui/errore
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MOLTI non rispettano

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rosso werner domenica 2 settembre 2007
la domanda
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La domanda dovrebbe essere: "in che grado l'opinione della critica ufficiale può influenzare la produzione?" La mia risposta sarebbe "il grado è alto. E' proprio la critica ufficiale che fa di "fratello dove sei" un capolavoro e "voglio la testa di Charriba" o "l'uovo del serpente" un film minore. Ecco, gli autori più accreditati sembrano paventare i canoni impostigli (o autoimpostisi) e seguire una certa linea, dettata dal crogiuolo di produttori, critici e pubblico. E' questo atteggiamento che ha portato Scorsese a fare una fiabetta come "Gangs of New York" dopo capolavori come "Mean Streets". La linea direttrice di produttori critica (che spesso si supplementano, foraggiando i primi i secondi). [+]

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reiver martedì 4 settembre 2007
la domanda/2
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Sono d'accordo con Werner:produttori e (in molti casi) critici modellano pian piano il gusto del pubblico,che cambia in peggio e finisce per influenzare la produzione,in un circolo vizioso che procura danni irreparabili.E sono convinto che i critici si influenzino a vicenda,tanto che chi non si allinea fa figure barbine.Ad ogni modo "Voglio la testa di Garcia" per me è un gran film: nelle sue pellicole Peckinpah ha avuto il raro dono di riattualizzare (senza riproposizioni schematiche) l'epoca d'oro del cinema americano,quella degli anni '40 e '50,dei grandi western, noir e polizieschi.Ad esempio il Doc McCoy di "Getaway" ricorda un pò il Roy Earle di "Una pallottola per Roy",bellissimo film di uno dei miei registi preferiti,Raoul Walsh. [+]

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miriam sabato 8 settembre 2007
e' finito il temporale
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Che cosa ci resta?La triste considerazione che il "sistema" abbia nuovamente incoronato un regista a così breve distanza di tempo.Per i premi "minori" altra bizzarria esterofila:un'operazione paramusicale,senza un filo logico, interpretata da un gruppo di attori che non hanno niente in comune se non quello di essersi prestati a rendere che cosa?Una personalità?.Io penso "una strumentalizzazione".Perché Bob Dylan non ha ringraziato l'ideatore di questo innovativo progetto allora?Pensateci.Eppoi,un "mito" americano che ha avuto tante di quelle versioni nel tempo da mettere a dura prova anche la memoria storica dei suoi stessi appassionati.Ah,è proprio vero,anche oggi si potrebbe esclamare:"Tanto rumore per nulla". [+]

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miriam sabato 8 settembre 2007
ultime dal lido
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Naturalmente per la paura di essere "provinciali" il "made in Italy" è stato sbertucciato più che mai.I premi collaterali hanno comunque riequilibrato la bilancia anche se occorrerebbe in primo luogo renderli noti (anche dopo).Buona stagione a tutti.

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rosso werner martedì 11 settembre 2007
ciò non toglie.
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Che il cinema statunitense, attualmente, sia superiore al nostro. Dall'Italia non escono che film indigeribili, inqualificabili e, in definitiva, inguardabili.Se si voglia far dell'antiamericanismo aprioristico, ebbene, si sfoci pure nel campanilismo. Ma quaesta non è Storia, nè Critica, ma oratoria. I fatti: gli Stati Uniti presentano anche registi interessanti ed indipendenti. Noialtri, solo parassiti in cerca di sovvenzioni statali per produrre i loro filmacci, che nulla guadagnano e - beninteso- nulla meritano. Se questo continuerà ad essere il cinema italiano, dopo Camerini, Freda, Bava, Leone, Fellini e chi più voglia aggiunga via via mestieranti e maestri che memoria più fresca gli presenti. [+]

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reiver giovedì 13 settembre 2007
il declino del cinema americano/1
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Credo che il cinema americano e quello italiano vivano lo stesso problema:lo scadimento del gusto del pubblico.Sono andato anch'io a vedere i cinepanettoni,i film di Muccino e quelli di Pieraccioni,perchè "costretto" da una compagnia femminile che non aveva mai sentito nominare "2001 odissea nello spazio" e per cui Gary Cooper poteva essere una marca di jeans.Non sono un conoscitore abbastanza profondo del cinema italiano attuale per poter esprimere un giudizio,ma sul cinema americano mi sento di parlare.Il livello medio si è molto abbassato in tutti i generi:nelle commedie o si copia maldestramente Allen o si scivola nel demenziale;nell'action o si scimmiotta Tarantino o si producono film fracassoni o basati su muscoli e su gli effetti speciali;il cinema comico d'autore praticamente non esiste più,come il mio amato western. [+]

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reiver giovedì 13 settembre 2007
il declino del cinema americano/2
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di "artigiani" che poi diventavano maestri (come Siegel,Hawks,Aldrich,solo per citarne alcuni a memoria) sia fortemente indebolito.E anche sul versante attori,terminata l'era di Pacino,DeNiro,Hoffman,Nicholson non siamo messi proprio benissimo:non manca la bravura,ma la personalità.Il problema credo che sia la necessità di accontentare un pubblico giovanile che spesso scambia i film per videoclip,che vuole colpi di scena (risaputi) a ripetizione,che manca di cultura cinematografica.Ed è un pubblico non americano ma internazionale,lo stesso che ha fatto di Schwarzenegger una star...Chi parla è cresciuto con il mito dell'America,del suo cinema e della sua musica (ho persino una macchina americana),ma pur avendo a cuore le sorti del cinema statunitense non mi sento particolarmente ottimista in questo momento. [+]

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miriam giovedì 13 settembre 2007
scusate se mi intrometto
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Secondo me il cinema statunitense è molto inferiore a quello italiano "di ultima generazione" e uso questa espressione per non cadere nel sempreverde (perché troppo nominato)"neorealismo".Basta scegliere,certo se si va a vedere il film di cassetta o peggio ancora "natalizio" non ci si può aspettare niente,così come se si corre dietro ai divi di chiara fama pubblicizzati da riviste specializzate che devono "creare" per vendere.

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miriam giovedì 13 settembre 2007
ho concluso
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La "media" di chi va a vedere questo "sottogenere" è la stessa qualunque sia la lingua tradotta.Il caso di questi giorni è eclatante "...marito e marito":la gente rideva.Voglio proprio vedere in quanti sceglieranno "Piano ,solo" .Vi racconterò...

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miriam giovedì 13 settembre 2007
fine
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Da spettatrice comunque dico che,nella disgrazia per chi merita e non è aiutato dagli "addetti ai lavori" (che dovrebbero con obiettività stroncare le scemenze INDIPENDENTEMENTE dai cognomi dei loro artefici),è meglio essere soli che mal accompagnati.Il silenzio è d'oro.

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reiver venerdì 14 settembre 2007
e' il cinema,baby
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Il cinema è intrattenimento,e basa la sua esistenza (come il teatro) sul gradimento del pubblico.Non si può dunque colpevolizzare un film se riesce ad attirare le masse.Il problema non è quello:negli anni 50 spopolò un film,"I peccatori di Peyton",di media qualità,ma intanto venivano prodotti (sia in Italia che in America) i capolavori del cinema mondiale di ogni tempo,che riuscivano comunque a richiamare una fetta consistente di persone.Ben venga dunque anche Muccino,se accanto a lui si formerà una schiera di registi capaci di coniugare la qualità con lo spettacolo:in caso contrario il gusto del pubblico non cambierà mai,e si scivolerà sempre più verso il basso.Vorrei portare ad esempio Monicelli:"I soliti ignoti" e "La grande guerra" (guarda caso Leone d'oro) fanno ridere e riflettere allo stesso tempo,e i personaggi sembrano persino più realistici di quelli tratteggiati nei capolavori del Neorealismo. [+]

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reiver venerdì 14 settembre 2007
e' il cinema,baby/2
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citato non a caso Fellini e Leone,cineasti che sono vissuti con il mito del cinema a stelle e strisce,accogliendone e rielaborandone i miti e le tematiche,e influenzando a loro volta decine di registi.Ma senza scomodare questi giganti,potremmo ricordare Colizzi,autore di pregevoli spaghetti-western,Fulci,che si è cimentato in una serie infinita di generi (tra l'altro il suo "Mostro e mezzo" non sfigura di fronte agli horror-comici USA),o i Bava e i Freda ricordati da Werner.E' forse questo che manca oggi al cinema italiano (dico forse perchè,ripeto,non sono un esperto),la capacità di offrire un prodotto variegato (che esplori cioè vari generi) di una qualità di base media.Da questo humus nascono i capolavori,e nasce anche un pubblico più consapevole. [+]

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miriam venerdì 14 settembre 2007
anche il mio
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Non sembra scritto da te e non per il linguaggio. E' una esaltazione camuffata del consenso che legittima a prescindere. Secondo me un film è un'opera intellettuale con un lessico veicolato dall'immagine che ha una gestione autonoma ma "parallela". Il tutto deve essere amalgamato in modo coerente al senso delle parole e al messaggio che intende esprimere,alla MORALE della favola. Io guardo un film come se leggessi un racconto. Come a teatro credo nell’oggettività intesa come valore “oggettivo” che poi il pubblico capisca poco o tanto quello che vede dipende dalla sua sensibilità. Alcuni film come “i cinepanettoni” e altri (statunitensi spesso) sono OGGETTIVAMENTE boiate volgari,diseducative e umilianti e il fatto che a pagare un biglietto siano in “tanti” dimostra solo che in “tanti” non sanno scegliere e i risultati sono WERNER. [+]

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reiver venerdì 14 settembre 2007
per miriam/1
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Non ho esaltato il consenso,non ho mai pensato che la qualità di un film sia proporzionale all'incasso.Ma ti chiedo:come fa uno spettatore dei cinepanettoni a capire che sta vedendo una boiata se non gli si offre un'alternativa comica adeguata?In mancanza di scelta,lo spettatore "x" andrà a vedere Boldi,perchè Troisi non c'è più,Verdone si è affievolito , Benigni si dedica ad altro e il resto non è commentabile.Lo stesso discorso vale per Muccino,che è un gran furbo,e per Pieraccioni.Un'offerta di maggiore qualità farà rivedere anche allo spettatore medio,che non ha cultura cinematografica,i suoi parametri di giudizio e a quel punto i cinepanettoni scompariranno,come sono scomparsi i "Pierini" e le commediacce sexy quando sono apparsi sulla scena i "nuovi comici" che ho citato sopra. [+]

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reiver venerdì 14 settembre 2007
per miriam/2
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Per spiegare perchè i film di Boldi e De Sica hanno successo bisogna guardare a come il cinema italiano si è amministrato non quest'anno o quello passato,ma nell'arco di almeno vent'anni.Lo stesso discorso vale per quello americano.Se non si cambia pian piano il gusto del pubblico (avvicinando così la gente al cinema di qualità) tra vent'anni chissà cosa succederà,forse rimpiangeremo persino i cinepanettoni.Questo è quello che penso io,non la verità assoluta (come ribadisco sempre)...p.s. "E' il cinema,baby" è la citazione di una frase detta da Bogart ("E' la stampa,baby" o qualcosa di simile) in uno dei suoi ultimi film,"L'ultima minaccia".

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rosso werner venerdì 14 settembre 2007
devo ammettere
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Che il vostro (non di Reiver) atteggiamento sa tanto di gretto campanilismo. Chi non concorda nell'ammettere che anche il cinema americano sia in calo? è raro, veramente, trovare qualcosa che somigli ad un "Serpico" o ad un "Carlito's way". E penso, invero, che tutti si sia concordi su tal punto.Dunque, mi e vi ripeto: sì, il sinema statunitense si mostra in calo qualitativo.Ciò non toglie che il cinema italiano sia messo peggio. Ma massime peggio, non poco. Perchè? La risposta è di una semplicità disarmante: perchè non è industria. Il cinema è l'arte per eccellenza che deve essere industria. Senza questa, diviene un circolo vizioso, che parte da autore e ad autore finisce. Dunque? Prendiamo un bruttissimo film americano: "Fast and Furious". [+]

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rosso werner venerdì 14 settembre 2007
dunque...
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Decidiamo e diamo una definizione di cinema. è cinema tutto ciò che venga stampato su pellicola, ivi comprese le riprese che può fare un padre esagitato in vacanza? è cinema tutto ciò che può definirsi applicazione pratica dell'ingegno? è cinema ciò che cinema determina essere il pubblico, il fruitore? è cinema l'oratoria propagandista di un musical staliniano? è cinema la rappresentazione cruda di un evento, non mediata dal giudizio del Pensiero? Il cinema, in realtà come fosse l'oratoria Aristoteliana è si pone in mezzo, divenendone sintesi nelle più alte sue materializzazioni, a colui che fa e coloro o colui che riceve l'orazione. E questo è cinema. Cinema è sintesi di volontà individuale di un autore (O di un gruppo di autori) e volontà complessiva di pubblico. [+]

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rosso werner venerdì 14 settembre 2007
dunque,
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se cinema, per effettualizzarsi, necessita di quantità materiali e qualità spirituali ingenti, non può che definirsi industria.E se non si tratta di industria, cinema non è.E ora, basta...

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miriam venerdì 14 settembre 2007
dunque...
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L'industria comprende le multinazionali,le piccole e medie imprese e quelle a gestione familiare. Esiste poi l'artigianato di alto livello che nessuno mai si sognerebbe di appellare come carabattole autoctone. Se il cinema è industria allora occorre dare il giusto valore ai prodotti e dare come qualcuno disse “a Cesare quel che è di Cesare”. Io dico solo questo,essere obiettivi,usare il cervello,riconoscere lo squallore e fuggirlo. I mezzi sono utili ma devono essere a servizio di un’idea (in Italia “Romanzo criminale” è riuscito perché cooproduzione) ma non sono indispensabili se l’idea non li prevede.

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miriam venerdì 14 settembre 2007
fine
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Per me il cinema è rappresentazione di un punto di vista.Quindi anche i film di Boldi-DeSica sono a loro modo cinema ma di serie ...perché dietro non c'è niente e l'errore di molti è proprio quello di riferirsi ad essi quando si fa come lei.Rappresentano solo se stessi.Tra il passato (anche Fellini non ha creato sempre dei capolavori) e il marketing (con tutte le campagne pubblicitarie che stranamente vedono protagonsti determinati elementi) e il battage che pompa altri personaggi di grido c'è qualcosa di molto interessante.Non le dico di aprire gli occhi perché lei è senza speranza e aggiungo che non solo è spocchioso ma anche poco "perspicace" perché se vedendo "I cento passi" ha bisogno di chiedersi a quale genere appartenga per dire:"Mi piace". [+]

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miriam venerdì 14 settembre 2007
anche il mio/errore
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Per il teatro.Ha un altro senso.

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miriam venerdì 14 settembre 2007
a reiver
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Scusami ma non l'avevo riconosciuta come citazione,era troppo brusca...da Werner.Ciao.

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