Dopo il matrimonio |
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Un film di Susanne Bier.
Con Mads Mikkelsen, Sidse Babett Knudsen, Rolf Lassgård, Stine Fischer Christensen, Christian Tafdrup, Frederik Gullits Ernst
Titolo originale Efter brylluppet.
Drammatico,
durata 120 min.
- Danimarca, Svezia 2006.
- Teodora Film
uscita venerdì 22 dicembre 2006.
MYMONETRO
Dopo il matrimonio
valutazione media:
3,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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C’è del marcio in Danimarcadi Luigi ChiericoFeedback: 36971 | altri commenti e recensioni di Luigi Chierico |
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sabato 27 febbraio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un ottimo film in cui si respira soltanto aria pura,carità,bontà,perdono,comprensione,generosità e amore,tanto amore in tanto dolore e miseria.E’un prodotto della Danimarca e della Svezia,Jorgen dice a Jacob che dalla sua finestra,quando il tempo è buono,la si può vedere la Svezia.Forse per queste origini la storia che ci viene proposta è positiva sebbene attraversi tante situazioni che altrove sarebbero state motivo di odio e vendetta.Mads Mikkelsen,che impersona magicamente Jacob e Rolf Lassgård, che interpreta benissimo la parte di Jorgen,sono i due personaggi attorno a cui si intrecciano due storie molto belle.L’amore per i bambini nell’India e l’amore per la famiglia in Danimarca,a Copenaghen là dove si può vedere la Torre Rotonda.Non è facile per questo film tacere sulla trama così ricca si sorprese sebbene tutto accada con tale naturalezza da non destare sorpresa. Anche la morte diventa naturale al punto da non commuovere,in quella terra fredda non si piange anche se“c’è del marcio in Danimarca”come dice Amleto.Un film molto bello ma che non dà emozioni,tutto è così naturale,direi normale,anche il tradimento ed i figli naturali.Forse è proprio per questo clima che si respira dall’inizio alla fine che se ne rimane soddisfatti,ma non entusiasti.Ciò che più piace è invece la fotografia che riprende la miseria che si trova in India tra i bambini,per le strade, nei paesi, sui mezzi di trasporto,e la ricchezza a Copenaghen nelle case,nei ristoranti,nei parchi,delle ville e dei vestiti.Se in India non si ha cosa dare ai bellissimi bambini,dai grandi occhi neri,dal sorriso unito al pianto,a casa di Jorgen invece si festeggia il suo 52° anno con una tavola riccamente imbandita,bellissima,su cui si poggiano tanti candelieri d'argento a creare un’atmosfera fantastica che nasconde una terribile verità;non è la modesta tavola con le 12 candele allestita da Babette in uno sperduto villaggio della Danimarca nel 1800,film che non per questo definisco epocale.Ed è ancora la fotografia che ha forse il merito maggiore per far apprezzare questo film, ovviamente oltre all’interpretazione ottima di tutti i protagonisti,non ultima Sidse Babett Knudsen,nella parte di Helene.Vi sono tantissime riprese avvicinate in particolare degli occhi e delle labbra,dei volti e cimeli di animali.Il regista ha forse cerato di entrare attraverso gli occhi e le labbra nel cuore e nella mente di tutti i protagonisti nelle fasi più delicate e sconvolgenti,non mancano le sorprese ma,come ho detto,vengono svelate freddamente,siamo in Danimarca,ripeto.Tantissimi primi piani, tanta buona musica al piano,una magnifica ripresa in chiesa per ascoltare una promessa non mantenuta, perché “Tutto passerà,come passano tutti i dolori”.In sostanza è un film d’amore tra padri e figli e tra coniugi e in una buona sceneggiatura senti dichiarare perché è “Il tempo trascorso con loro quello che conta veramente”, fino a dire:“Tu sei il giorno e la luce,il cielo e il mare”.Ricchezza e povertà,ma il dolore si annida ovunque perché non fa distinzione,al dolore fisico si accompagna quello dell’anima,al presente quello del passato,in attesa di quello che verrà.E tutto passa verso gli occhi che sono le porte che portano al cuore in gioia o a pezzi,in sussulto o in lacrime. E guardando,muti, lo strazio dell’India vale la pena citare Thomas Mann:”L’umanità vivrà chissà quanto con un buco nero nell’anima lasciato da generazioni di fanciulli che non hanno conosciuto i sogni”.chibar22@libero.it
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