osteriacinematografo
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lunedì 13 febbraio 2012
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il perfetto congegno dell'orologiaia bier
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Il film inizia con una dolce immersione nel caos, nel calore e nel colore indiani. Segue l’abbraccio toccante e perfettamente aderente fra un uomo europeo e un bimbo del luogo. L’uomo è Jacob, un danese costretto, suo malgrado, a rientrare nella terra natia per reperire fondi utili alla sopravvivenza dell’orfanotrofio in cui quel bimbo e tanti altri hanno trovato una casa.
E così lo stacco fra la miseria d’India e il verdeggiante sfarzo danese è prepotente.
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Il film inizia con una dolce immersione nel caos, nel calore e nel colore indiani. Segue l’abbraccio toccante e perfettamente aderente fra un uomo europeo e un bimbo del luogo. L’uomo è Jacob, un danese costretto, suo malgrado, a rientrare nella terra natia per reperire fondi utili alla sopravvivenza dell’orfanotrofio in cui quel bimbo e tanti altri hanno trovato una casa.
E così lo stacco fra la miseria d’India e il verdeggiante sfarzo danese è prepotente. Susanne Bier trasferisce la scena e l’azione attraverso l’ottica spaesata del protagonista, che immediatamente viene calato in un alloggio modernissimo, zeppo di accessori inutili, simboli istantanei del contrasto con la semplicità della sua vita quotidiana in Asia.
Jacob incontra un ricco magnate che pare più interessato al bicchiere che al progetto che gli viene sottoposto; Jorgen offre però un o spiraglio a Jacob, invitandolo al matrimonio della figlia.
Le nozze rappresentano il punto di svolta in cui si avvia la storia che è dentro la storia, e il film, che pare il congegno sottile e ben calibrato di un sommo orologiaio, si spoglia per gradi della propria struttura in un crescendo di tensioni emotive e rivelazioni sconcertanti. Jacob riconosce dapprima la compagna di un tempo nella moglie di Jorgen , Helene, con cui ebbe un’intensa e travagliata storia d’amore; successivamente, in modo brusco e crudele, coglierà dalle parole della sposa una verità sconvolgente: Anna –questo il suo nome- è sua figlia, una ragazza poco più che ventenne di cui il padre ignorava l’esistenza.
La Bier si sofferma sui dettagli, esita con l’esitare degli attori in scena, indugiando sulle minime incrinature espressive dei loro volti; il terremoto emotivo sconvolge un’intera famiglia, e l’analisi psicologica della regista danese è così attenta da incrociare ogni sguardo, ogni tentennamento, ogni debolezza dei personaggi coinvolti.
I primi piani su Jacob si infittiscono e trasmettono il dolore e l’inquietudine dell’uomo; è una fase di passaggio in cui Jacob cambia pelle e concede una possibilità alla luce nuova che filtra dagli spiragli di un passato dimenticato, la luce del frutto di un amore finito male. L’uomo mette tutto in discussione, compreso il ritorno in India; tenta un arduo e balbettante approccio con la figlia, e si riavvicina ad Helene, quasi spinto dal marito di lei.
Ed ora è proprio Jorgen a conquistare il centro del palco: con sfuggente improvvisazione l’uomo propone a Jacob di gestire in società con Anna un fondo multimilionario, a patto di rimanere in terra danese; Helene s’interroga e indaga sugli strani atteggiamenti del marito, e dalle profondità di un nuovo strato narrativo emerge l’ennesima verità, una verità terribile, che muove Jorgen e il film intero, scoprendo il lato tenero del burbero imprenditore e il suo ruolo centrale e assestante all’interno della famiglia.
Prima che il film termini dov’era iniziato, la mano grande e sicura di Jacob accoglie e contiene quella piccina di uno dei figli di Jorgen, esaudendo in un gesto di cura e protezione la fiducia che in quella mano era riposta.
“Dopo il matrimonio” è un’opera che si percorre in precario equilibrio lungo la corda tesa di un violino perfettamente accordato; è un dramma intensissimo, diretto con cura e raffinatezza estreme, sostenuto da una sceneggiatura solida e mai banale, da fogge architettoniche armoniose, e da un gruppo di attori di grande talento: in particolare, Mads Mikkelsen interpreta Jacob con delicatezza e struggente sensibilità, assecondando ogni vibrazione di un personaggio fragile ed esposto come un nervo scoperto alle vicende che ne stravolgono la vita.
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[+] recensione davvero ben scritta.
(di sophistik)
[ - ] recensione davvero ben scritta.
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flavio
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domenica 21 gennaio 2007
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ieri ho incontrato un’opera d’arte.
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Ieri ho incontrato un’opera d’arte.
Un’opera d’arte è qualcosa che ti colpisce nel profondo, è un sasso lanciato nello stagno della tua anima, provoca onde in superficie che rompono l’immobilità delle acque e sconvolge il limo sedimentato del fondo.
Probabilmente non capisci tutto.
Forse non condividi la storia, paradossale come quella del riccone di questo film che, nel momento in cui sa di dover presto morire, decide di riesumare la persona che aveva amato sua moglie vent’anni prima, e che nel frattempo si era nascosta dall’altra parte del mondo (o nel mondo degli ideali).
Forse non comprendi subito il senso di questo gesto (Amore per la moglie? Amore per la figlia? Amore per la vita…).
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Ieri ho incontrato un’opera d’arte.
Un’opera d’arte è qualcosa che ti colpisce nel profondo, è un sasso lanciato nello stagno della tua anima, provoca onde in superficie che rompono l’immobilità delle acque e sconvolge il limo sedimentato del fondo.
Probabilmente non capisci tutto.
Forse non condividi la storia, paradossale come quella del riccone di questo film che, nel momento in cui sa di dover presto morire, decide di riesumare la persona che aveva amato sua moglie vent’anni prima, e che nel frattempo si era nascosta dall’altra parte del mondo (o nel mondo degli ideali).
Forse non comprendi subito il senso di questo gesto (Amore per la moglie? Amore per la figlia? Amore per la vita…).
Magari rimani toccato dalla scena dell’incontro tra padre e figlia, bellissima nell’imbarazzo dei personaggi.
Oppure rimani agghiacciato della disperazione, umanissima, del ricco che non vuole morire.
Forse non condividi i messaggi che ti arrivano (“il coraggio di superare i principi”, “tutto ha un senso”,”quello che importa è il tempo che passi con le persone”, …).
Od anche ti lasciano indifferenti il ritmo coinvolgente dello svolgersi degli eventi, le riprese che inseguono i personaggi e ti fanno sentire dentro gli avvenimenti, i primi piani che scavano negli occhi delle persone a cercarne i sentimenti, i simboli della vita e della morte, le immagini che colgono i colori del mondo.
Una cosa è sicura: anche se, dopo, la superficie della tua anima si è ricompattata ed è statica come sempre, dentro, sul fondo, il limo sconvolto dal sasso non si è ancora depositato, qualcosa è cambiato, per sempre: sei più ricco.
Ti sei arricchito della comunicazione di chi a fatto questo film (regista, attori, scenografi, fotografi, tutti quanti), che, per qualche momento, ti ha raggiunto al di là della solitudine esistenziale che caratterizza la tua vita, e ti ha fatto sentire parte dell’umanità.
Ieri ho incontrato un’opera d’arte.
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[+] ottima!
(di miriam)
[ - ] ottima!
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longshoot
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mercoledì 3 gennaio 2007
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un melodramma che non scade nel patetico.
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Il Danese Jacob, si trova in india dove dedica anima e corpo ad una fondazione tesa a sfamare ed educare un nutrito gruppo di bambini bisognosi. Tale scelta è dettata dall’esigenza di lasciarsi alle spalle un passato da sbandato ed ex alcolista ed a dimenticare un amore avuto in gioventù. Accade, che un magnate della finanza di nome Lansen, decide di donare a tale fondazione un enorme somma di denaro. Ad una condizione però, che Jacob trascorra un periodo di tempo a Copenaghen, dove il magnate vive con la sua famiglia e conduce i propri affari.
Jacob che in un primo momento si oppone strenuamente alla proposta, alla fine, ovviamente, si dice disponibile. Arrivato a Copenaghen si presenta nell’ufficio di Lansen che lo accoglie con inusitata cordialità e gli comunica che destinerà alla fondazione 11 mil.
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Il Danese Jacob, si trova in india dove dedica anima e corpo ad una fondazione tesa a sfamare ed educare un nutrito gruppo di bambini bisognosi. Tale scelta è dettata dall’esigenza di lasciarsi alle spalle un passato da sbandato ed ex alcolista ed a dimenticare un amore avuto in gioventù. Accade, che un magnate della finanza di nome Lansen, decide di donare a tale fondazione un enorme somma di denaro. Ad una condizione però, che Jacob trascorra un periodo di tempo a Copenaghen, dove il magnate vive con la sua famiglia e conduce i propri affari.
Jacob che in un primo momento si oppone strenuamente alla proposta, alla fine, ovviamente, si dice disponibile. Arrivato a Copenaghen si presenta nell’ufficio di Lansen che lo accoglie con inusitata cordialità e gli comunica che destinerà alla fondazione 11 mil. di dollari a patto che lui resti a Copenaghen. Nel contempo, lo invita al matrimonio della figlia che si terrà il giorno seguente. Da qui una serie di coincidenze che porteranno lo spettatore a capire che dietro la donazione, si cela un personale disegno. Infatti egli è affetto da una malattia incurabile ed in fase terminale, ha una moglie che ama e da cui è teneramente ricambiato, una coppia di figli ancora bambini e una figlia diciottenne che ha adottato e che è ignara di ciò. Tutta la sua famiglia non è al corrente della sua personale tragedia, ma la cosa più sconvolgente e che la moglie è la donna che Jacob ha amato in gioventù e la figlia il frutto del loro amore, di cui però Jacob è inconsapevole. La vicenda, interpretata da un cast di straordinari attori è girata in gran parte con la tecnica della telecamera a mano, che aggiunge alla pellicola, quel sentore di crudezza e passione che coinvolge ancor di più lo spettatore lo costringe a misurarsi con emozioni sopite ed arcaiche e lo pone di fronte all’ancestrale dilemma della morte che sembra aver smarrito la sua vera connotazione di evento naturale ed accettabile. Alcuni momenti del film sono profondamente dolorosi e toccanti, tanto quanto può esserlo la vita quando sceglie di accanirsi spietata. Il tutto è accompagnato dalla colonna sonora coinvolgente di Morten Soborg e da un dipanarsi della trama, che anche se non inaspettata, nulla lascia al caso. Per coloro che hanno necessità di emozioni forti.
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[+] emozioni forti,emozioni deboli
(di berti v.)
[ - ] emozioni forti,emozioni deboli
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pinco pallino
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giovedì 21 dicembre 2006
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al posto di dio
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Il personaggio del ricchissimo Jørgen che, usando la forza travolgente del proprio denaro, raggiunge l'obiettivo di ipotecare il destino futuro dell'inquieto protagonista del film e di coloro che gli sono cari,lascia gli spiriti più liberi turbati, perplessi ed infastiditi. La sua apparente generosità è in realtà dominata da questa consapevolezza dell'onnipotenza del denaro e dall'orgoglio vitale di perpetuare le proprie decisioni e sopravvivere in qualche modo all'ineluttabile destino che lo sovrasta.
Appare simbolico l'uso degli animali nel corso del film: siano essi i trofei di caccia che fanno parte dell'arredamento e che vengono esibiti con una significativa ostentazione nella lussuosa abitazione della verde campagna danese oppure i cerbiatti vivi ma costretti in un recinto o la visione rapidissima della carogna di un cane.
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Il personaggio del ricchissimo Jørgen che, usando la forza travolgente del proprio denaro, raggiunge l'obiettivo di ipotecare il destino futuro dell'inquieto protagonista del film e di coloro che gli sono cari,lascia gli spiriti più liberi turbati, perplessi ed infastiditi. La sua apparente generosità è in realtà dominata da questa consapevolezza dell'onnipotenza del denaro e dall'orgoglio vitale di perpetuare le proprie decisioni e sopravvivere in qualche modo all'ineluttabile destino che lo sovrasta.
Appare simbolico l'uso degli animali nel corso del film: siano essi i trofei di caccia che fanno parte dell'arredamento e che vengono esibiti con una significativa ostentazione nella lussuosa abitazione della verde campagna danese oppure i cerbiatti vivi ma costretti in un recinto o la visione rapidissima della carogna di un cane.
Il respiro di una possibile libertà è data dal bimbo indiano che al termine del film, nel decidere il proprio futuro, non si lascerà influenzare dall'affetto per il suo ormai lontano tutore o allettare da un possibile futuro in un Paese ricco dove la miseria che domina il mondo in cui vive è assolutamente sconosciuta.
Al protagonista, un tempo generoso ma spiantato e velleitario, trasformato dal Re Mida della natia Danimarca in un facoltoso mecenate, non resta che osservare, al di là di un vetro e di una grata, il bimbo mentre gioca a pallone con i suoi compagni: quel mondo, che lui a questo punto potrà solo aiutare con il denaro, non sarà mai più il suo mondo... qualcun'altro, che si è sostituito a Dio, lo ha fatto ritornare nel suo passato e lui si è dovuto piegare ed ha consapevolmente accettato una offerta cui poteva dire di no soltanto sulla pelle di tanti bimbi afflitti dalla miseria. Che poi questo "ritorno al passato" al protagonista sembra non dispiacere affatto è un altro discorso...
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berti v.
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domenica 18 marzo 2007
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un melodramma pieno di sentimenti
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Questo film della Susanne Bier,parte con toni dimessi ed accenti da film-documentario,almeno per la parte in India,poi si inerpica per una strada molto difficile,col rientro del protagonista in Danimarca, rischiando il capitombolo ma ciò per fortuna non accade.E se non accade ciò è dovuto alla mano ferma della regista e lieve allo stesso tempo.I volti vengono scrutati uno ad uno e la recitazione di ognuno dall'ottimo Mikkelsen al Lassgard, non eccede mai neppure per un momento.Anzi il film è pervaso da un pudore dei sentimenti,che non viene mai esibito sfacciatamente,passando con notevole disinvoltura da scene domestiche a intense introspezioni, di ogni personaggio.
Le attrici sono all'altezza del compito,tutti hanno fatto di questo film,che rischiava di apparire melenso per la trama quasi incredibile ma proprio per questo,come spesso succede nella vita,credibile e "vera".
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Questo film della Susanne Bier,parte con toni dimessi ed accenti da film-documentario,almeno per la parte in India,poi si inerpica per una strada molto difficile,col rientro del protagonista in Danimarca, rischiando il capitombolo ma ciò per fortuna non accade.E se non accade ciò è dovuto alla mano ferma della regista e lieve allo stesso tempo.I volti vengono scrutati uno ad uno e la recitazione di ognuno dall'ottimo Mikkelsen al Lassgard, non eccede mai neppure per un momento.Anzi il film è pervaso da un pudore dei sentimenti,che non viene mai esibito sfacciatamente,passando con notevole disinvoltura da scene domestiche a intense introspezioni, di ogni personaggio.
Le attrici sono all'altezza del compito,tutti hanno fatto di questo film,che rischiava di apparire melenso per la trama quasi incredibile ma proprio per questo,come spesso succede nella vita,credibile e "vera".
Insomma un tuffo liberatorio in un film che è fatto anche di griffe sottili, di riferimenti simbolici che a prima vista appaiono persino ingenui,ma che invece nello snodarsi del film si collocano perfettamente nel contesto.Un film senza effetti speciali,sparatorie,violenze ma proprio per questo specialissimo.Quando si sono accese le luci in sala per un minuto o due nessuno si è mosso ed anch'io sono andato via piano, come per non disturbare...
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miriam
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mercoledì 1 agosto 2007
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ghiaccio bollente
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Senz’altro il titolo migliore dopo “Breakfast on Pluto”che io considero geniale per più di una ragione. Ancora una volta la prospettiva “nordica”,per alcuni fredda,glaciale quasi,si rivela la più adatta per mettere a fuoco con “oggettività” stati d’animo che da noi sarebbero stati ridotti a farsa. Dopo un’apertura quasi manichea entrano in scena i personaggi con ruoli netti sulla carta ma con sfumature che si giustificano man mano che la trama prosegue,fino al colpo di scena finale che spiegherà anche l’inizio:l’indecisione del convocato ad accettare la proposta del ricco imprenditore a recarsi in patria e l’accoglienza del burbero mecenate che sembra studiarlo fin dalle prime battute. In mezzo a loro una donna,che in una chiesa gremita di bei bambini paffuti cambia colore e ad un certo punto,dopo lo smarrimento dovuto ad un passato di gran dolore (come si evince chiaramente) ammette di fronte ad una figlia che già sapeva di non esserlo biologicamente di aver voluto dimenticare.
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Senz’altro il titolo migliore dopo “Breakfast on Pluto”che io considero geniale per più di una ragione. Ancora una volta la prospettiva “nordica”,per alcuni fredda,glaciale quasi,si rivela la più adatta per mettere a fuoco con “oggettività” stati d’animo che da noi sarebbero stati ridotti a farsa. Dopo un’apertura quasi manichea entrano in scena i personaggi con ruoli netti sulla carta ma con sfumature che si giustificano man mano che la trama prosegue,fino al colpo di scena finale che spiegherà anche l’inizio:l’indecisione del convocato ad accettare la proposta del ricco imprenditore a recarsi in patria e l’accoglienza del burbero mecenate che sembra studiarlo fin dalle prime battute. In mezzo a loro una donna,che in una chiesa gremita di bei bambini paffuti cambia colore e ad un certo punto,dopo lo smarrimento dovuto ad un passato di gran dolore (come si evince chiaramente) ammette di fronte ad una figlia che già sapeva di non esserlo biologicamente di aver voluto dimenticare. La trama si chiude con una sostituzione simbolica che poi sarà sottolineata dalla scelta di cambiare definitivamente vita ritornando “al passato” come un secondo giro di boa. Il modo di procedere è per immagini o per meglio dire espressioni e particolari:primi piani che svelano stati d’animo e sentimenti e particolari che hanno lo stesso significato. I dialoghi vi si fondono esplicitandoli,resi da un doppiaggio magnifico. Un solo appunto alla recensione di ingresso:l’apripista di questo titolo ha parlato di film “paradossale”. Non è vero,sarebbe stato più giusto dire “eccezionale”,in ogni senso.
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ginoloker
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sabato 27 gennaio 2007
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quando la vita è all'insegna degli avvenimenti
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Questo film avrebbe forse meritato una considerazione maggiore dal punto di vista della diffusione. Per ovviare a questo ogni mio amico che vedevo gli ho detto di andare a vederlo. Coloro che hanno ascoltato il consiglio la mattina seguente mi hanno telefonato estasiati.
E' certamente uno dei migliori esempi di cinema d'autore che oggi possiamo trovare. La sceneggiatura è a dir poco perfetta e questo forse potrebbe fare accorgere poco di quanto gli attori siano stati bravi nell'interpretare ruoli così difficili.
Devo dire che ogni altro commento sarebbe superfluo e potrebbe far intendere la trama del film che và scoperta personalmente.
buona visione
Erik
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lunacatia
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mercoledì 8 agosto 2007
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gli occhi del passato e del presente
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ERO ENTRATA AL CINEMA CON CURIOSITA' E UN PIZZICO DI DIFFIDENZA MI DICEVO IL CINEMA DANESE MA...., SONO USCITA CONTENTA PERCHE' HO VISTO UN BEL FILM.
JACOB SI LASCIA VIVERE IN INDIA NON SI SA
SE FELICEMENTE CON UNO SCOPO, AIUTARE I BAMBINI O SE SEMPLICEMENTE PER RIEMPIRE LA SOLITUDINE DOVUTA A UNA CERTA GIOVENTU' SPERICOLATA.I SUOI OCCHI SONO CMQ SPENTI, GLI EVENTI LO TRAVALGONO O PER MEGLIO DIRE JORGHEN IL COPROTAGONISTA SUO CONTRALTARE, UNO UOMO CHE HA DECISO IL SUO DESTINO E TENTA A QUANTO PARE RIUSCENDOCI DI CAMBIARE ANCHE LA SUA MORTE (OCCHI DECISI INQUISITORI QUASI PAUROSI)
QUESTI DUE PERSONAGGI E IL LORO CONTORNO DI FIGLI VERI ED ADOTTATI.
DI MOGLI INNAMORATE E DI GENERI CACCIATORI DI DOTE FANNO SI CHE QUESTO FILM VALGA LA PENA DI ESSERE VISTO
PS.
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ERO ENTRATA AL CINEMA CON CURIOSITA' E UN PIZZICO DI DIFFIDENZA MI DICEVO IL CINEMA DANESE MA...., SONO USCITA CONTENTA PERCHE' HO VISTO UN BEL FILM.
JACOB SI LASCIA VIVERE IN INDIA NON SI SA
SE FELICEMENTE CON UNO SCOPO, AIUTARE I BAMBINI O SE SEMPLICEMENTE PER RIEMPIRE LA SOLITUDINE DOVUTA A UNA CERTA GIOVENTU' SPERICOLATA.I SUOI OCCHI SONO CMQ SPENTI, GLI EVENTI LO TRAVALGONO O PER MEGLIO DIRE JORGHEN IL COPROTAGONISTA SUO CONTRALTARE, UNO UOMO CHE HA DECISO IL SUO DESTINO E TENTA A QUANTO PARE RIUSCENDOCI DI CAMBIARE ANCHE LA SUA MORTE (OCCHI DECISI INQUISITORI QUASI PAUROSI)
QUESTI DUE PERSONAGGI E IL LORO CONTORNO DI FIGLI VERI ED ADOTTATI.
DI MOGLI INNAMORATE E DI GENERI CACCIATORI DI DOTE FANNO SI CHE QUESTO FILM VALGA LA PENA DI ESSERE VISTO
PS. UNA MENZIONE PARTICOLARE PER LE INQUATRATURE DEGLI OCCHI DI TUTTI I PERSONAGGI COMPRESI GLI ANIMALI IMBALSAMATI APPESI ALLE PARETI, SONO VERAMENTE LO SPECCHIO DELL'ANIMA.
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luigi chierico
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sabato 27 febbraio 2016
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c’è del marcio in danimarca
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Un ottimo film in cui si respira soltanto aria pura,carità,bontà,perdono,comprensione,generosità e amore,tanto amore in tanto dolore e miseria.E’un prodotto della Danimarca e della Svezia,Jorgen dice a Jacob che dalla sua finestra,quando il tempo è buono,la si può vedere la Svezia.Forse per queste origini la storia che ci viene proposta è positiva sebbene attraversi tante situazioni che altrove sarebbero state motivo di odio e vendetta.Mads Mikkelsen,che impersona magicamente Jacob e Rolf Lassgård, che interpreta benissimo la parte di Jorgen,sono i due personaggi attorno a cui si intrecciano due storie molto belle.L’amore per i bambini nell’India e l’amore per la famiglia in Danimarca,a Copenaghen là dove si può vedere la Torre Rotonda.
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Un ottimo film in cui si respira soltanto aria pura,carità,bontà,perdono,comprensione,generosità e amore,tanto amore in tanto dolore e miseria.E’un prodotto della Danimarca e della Svezia,Jorgen dice a Jacob che dalla sua finestra,quando il tempo è buono,la si può vedere la Svezia.Forse per queste origini la storia che ci viene proposta è positiva sebbene attraversi tante situazioni che altrove sarebbero state motivo di odio e vendetta.Mads Mikkelsen,che impersona magicamente Jacob e Rolf Lassgård, che interpreta benissimo la parte di Jorgen,sono i due personaggi attorno a cui si intrecciano due storie molto belle.L’amore per i bambini nell’India e l’amore per la famiglia in Danimarca,a Copenaghen là dove si può vedere la Torre Rotonda.Non è facile per questo film tacere sulla trama così ricca si sorprese sebbene tutto accada con tale naturalezza da non destare sorpresa. Anche la morte diventa naturale al punto da non commuovere,in quella terra fredda non si piange anche se“c’è del marcio in Danimarca”come dice Amleto.Un film molto bello ma che non dà emozioni,tutto è così naturale,direi normale,anche il tradimento ed i figli naturali.Forse è proprio per questo clima che si respira dall’inizio alla fine che se ne rimane soddisfatti,ma non entusiasti.Ciò che più piace è invece la fotografia che riprende la miseria che si trova in India tra i bambini,per le strade, nei paesi, sui mezzi di trasporto,e la ricchezza a Copenaghen nelle case,nei ristoranti,nei parchi,delle ville e dei vestiti.Se in India non si ha cosa dare ai bellissimi bambini,dai grandi occhi neri,dal sorriso unito al pianto,a casa di Jorgen invece si festeggia il suo 52° anno con una tavola riccamente imbandita,bellissima,su cui si poggiano tanti candelieri d'argento a creare un’atmosfera fantastica che nasconde una terribile verità;non è la modesta tavola con le 12 candele allestita da Babette in uno sperduto villaggio della Danimarca nel 1800,film che non per questo definisco epocale.Ed è ancora la fotografia che ha forse il merito maggiore per far apprezzare questo film, ovviamente oltre all’interpretazione ottima di tutti i protagonisti,non ultima Sidse Babett Knudsen,nella parte di Helene.Vi sono tantissime riprese avvicinate in particolare degli occhi e delle labbra,dei volti e cimeli di animali.Il regista ha forse cerato di entrare attraverso gli occhi e le labbra nel cuore e nella mente di tutti i protagonisti nelle fasi più delicate e sconvolgenti,non mancano le sorprese ma,come ho detto,vengono svelate freddamente,siamo in Danimarca,ripeto.Tantissimi primi piani, tanta buona musica al piano,una magnifica ripresa in chiesa per ascoltare una promessa non mantenuta, perché “Tutto passerà,come passano tutti i dolori”.In sostanza è un film d’amore tra padri e figli e tra coniugi e in una buona sceneggiatura senti dichiarare perché è “Il tempo trascorso con loro quello che conta veramente”, fino a dire:“Tu sei il giorno e la luce,il cielo e il mare”.Ricchezza e povertà,ma il dolore si annida ovunque perché non fa distinzione,al dolore fisico si accompagna quello dell’anima,al presente quello del passato,in attesa di quello che verrà.E tutto passa verso gli occhi che sono le porte che portano al cuore in gioia o a pezzi,in sussulto o in lacrime.
E guardando,muti, lo strazio dell’India vale la pena citare Thomas Mann:”L’umanità vivrà chissà quanto con un buco nero nell’anima lasciato da generazioni di fanciulli che non hanno conosciuto i sogni”.chibar22@libero.it
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filippo catani
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giovedì 29 agosto 2013
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ritorno al passato
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Un danese vive ormai da anni in India dove si è occupato senza troppo successo di diversi progetti umanitari e attualmente si occupa di dare rifugio a diversi bambini. Improvvisamente l'uomo deve volare a Copenaghen per cercare di ottenere un finanziamento da un milione di dollari che un uomo d'affari mette a disposizione del progetto umanitario che più lo coinvincerà. Si scoprirà che il magnate in realtà è il marito della ex compagna del cooperante.
Ottimo (melo)dramma orchestrato con maestria dalla Bier. Sullo sfondo troviamo la tragedia dell'India in questo caso ma che si potrebbe poi ambientare in diversi paesi; il dramma della povertà e delle malattie che colpiscono i più piccoli.
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Un danese vive ormai da anni in India dove si è occupato senza troppo successo di diversi progetti umanitari e attualmente si occupa di dare rifugio a diversi bambini. Improvvisamente l'uomo deve volare a Copenaghen per cercare di ottenere un finanziamento da un milione di dollari che un uomo d'affari mette a disposizione del progetto umanitario che più lo coinvincerà. Si scoprirà che il magnate in realtà è il marito della ex compagna del cooperante.
Ottimo (melo)dramma orchestrato con maestria dalla Bier. Sullo sfondo troviamo la tragedia dell'India in questo caso ma che si potrebbe poi ambientare in diversi paesi; il dramma della povertà e delle malattie che colpiscono i più piccoli. Con pochi dollari al giorno si potrebbero aprire loro le porte di una assistenza sanitaria decente e avere accesso a medicine per la cura delle più banali infezioni fino all'accesso a cibo e acqua corrente. Dal caldo dei sentimenti indiani tra cooperante e uno dei ragazzini si passa al gelo danese tra il protagonista e la ex compagna; l'uomo infatti nutre un certo rancore per i propri connazionali e in particolare per la sua ex compagna con la quale ha vissuto una storia tormentata e burrascosa. Ben presto l'uomo (e anche la donna a dire il vero) avrà la sensazione che la "reunion" non sia affatto casuale specialmente perchè il magnate insiste perchè l'uomo partecipi al matrimonio della figliastra. Da questo momento entreranno in ballo una serie di sentimenti e di sconvolgimenti che cambieranno radicalmente la vita dei personaggi (di più non si può aggiungere altrimenti si rovina tutta la costruzione del film). Ottimo il cast guidato dal Mikkelsen già protagonista di Open Hearts sempre della Bier e belle anche le ambientazioni. Insomma forse un po' un melodramma che nella trama ricorda quelli di un tempo passato per il suo sviluppo ma che coinvolge emotivamente lo spettatore e alla fine questa è la cosa più importante.
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