giulia gibertoni
|
domenica 3 dicembre 2006
|
justin, diplomatico per carriera e per indole
|
|
|
|
Justin Quayle, diplomatico britannico a Nairobi, dopo l’assassinio della moglie Tessa, non crede al movente passionale e vuole a tutti i costi scoprire la verità. Ripercorrerà così gli spostamenti della ragazza, che generosamente lottava in prima persona per cause umanitarie e stava indagando sulle sperimentazioni farmacologiche condotte da una multinazionale sulla popolazione locale. Di carattere riservato e flemmatico, Justin dovrà mettere in gioco tutto se stesso e rinunciare una volta per tutte alla tranquillità, se vorrà portare a termine la missione di Tessa.
Tre anni dopo City of God (2002), malinconico ritratto delle favelas di Rio de Janeiro, il brasiliano (ma dall’aspetto simpaticamente britannico) Fernando Meirelles torna a gettare uno sguardo sulle piaghe del Terzo Mondo e incontra l’ultimo romanzo di John Le Carré.
[+]
Justin Quayle, diplomatico britannico a Nairobi, dopo l’assassinio della moglie Tessa, non crede al movente passionale e vuole a tutti i costi scoprire la verità. Ripercorrerà così gli spostamenti della ragazza, che generosamente lottava in prima persona per cause umanitarie e stava indagando sulle sperimentazioni farmacologiche condotte da una multinazionale sulla popolazione locale. Di carattere riservato e flemmatico, Justin dovrà mettere in gioco tutto se stesso e rinunciare una volta per tutte alla tranquillità, se vorrà portare a termine la missione di Tessa.
Tre anni dopo City of God (2002), malinconico ritratto delle favelas di Rio de Janeiro, il brasiliano (ma dall’aspetto simpaticamente britannico) Fernando Meirelles torna a gettare uno sguardo sulle piaghe del Terzo Mondo e incontra l’ultimo romanzo di John Le Carré. Ambientato in Kenya, è una denuncia dello strapotere delle industrie farmaceutiche, che perpetuano abusi sui deboli tra i deboli, per favorire i ricchi e cinici, spalleggiati da governi locali corrotti e da istituzioni politiche occidentali incaricate di mantenere lo status quo.
Meirelles affronta qui un tema così crudele da sembrare davvero soltanto materia di fiction e si mette alla prova in una descrizione complessa, quella di una terra non lontana in linea d’aria, ma perdutamente distante nel tempo per bisogni e prospettive, una terra che esporta vittime e importa i predatori: un continente di cui ci parlano fin da piccoli, tanto che si finisce per accettare la tragedia come norma geografica. E’ il continente dove da copione i bambini muoiono di fame, ma non soltanto i bambini e non solo di fame: l’Africa, realtà intricata, confusione di violenza e immobilità, è un coacervo di torti da raddrizzare.
Meirelles punta il dito sul business farmaceutico e sulla connivenza degli organismi diplomatici occidentali e lo fa intrecciando la denuncia con un’altra linea narrativa, ossia la storia d’amore tra due caratteri all’apparenza opposti: Justin Quayle, diplomatico per carriera e per indole, e Tessa, che pensa che in un mondo ingiusto non resti che cercare di diminuirne aritmeticamente il dolore.
Da un lato le ragioni dell’attesa, del lavorio lento, indiretto, di clan, poche domande e molte firme su molte carte; dall’altro, l’indignazione di fronte al sopruso e il rispetto per la vita, il coinvolgimento personale e l’aiuto diretto, e poi: molte domande, e molto urgenti.
Le due linee narrative scorrono parallele a forza di flash-back, mentre Meirelles mostra la stessa agile conoscenza dei mezzi tecnici che dispiegava in City of God. Parte delle riprese hanno qualità documentaristica, si fa largo uso della videocamera a mano, le inquadrature sono tagliate al vivo e inserite con disinvoltura in un montaggio vivace.
La struttura, però, è resa a tratti complessa dall’uso virtuoso, ma continuo, di flash-back mentre l’indubbia capacità tecnica sembra, anche se di rado, esitare tra il gusto esperto del cinema d’autore e la genuina esigenza di denuncia sociale.
Ottima la fotografia di César Charlone, che restituisce la luce del sole e del deserto senza farne uno stereotipo turistico e sottolinea a tinte forti il coraggio disperato ma saldo del protagonista. Flemmatico e candido appassionato di giardinaggio, all’improvviso e irrimediabilmente si trova scisso tra un prima e un poi e, come per un’intuizione tardiva, si rende conto che non basta coltivare il proprio giardino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giulia gibertoni »
[ - ] lascia un commento a giulia gibertoni »
|
|
d'accordo? |
|
antonello villani
|
mercoledì 8 marzo 2006
|
le lobby farmaceutiche nel continente nero
|
|
|
|
Ritorna tra i derelitti Fernando Meirelles. Stavolta per il regista di “City of God” non ci sono le favelas delle metropoli carioca ma le distese del continente nero a parlare di violenza e disperazione. Tratto dal romanzo di John Le Carrè –uno che di cospirazioni se ne intende-, “The Costant Gardner” è una spystory che mette insieme intrighi politici, lobby farmaceutiche e intrecci amorosi portando agli onori della cronaca la questione africana. Un diplomatico di Sua Maestà Britannica indaga sulla morte della moglie imbattendosi nei traffici di alcune aziende che utilizzano un medicinale non ancora certificato; in una terra funestata da ogni genere di malattia le organizzazioni internazionali devono sottostare ai ricatti dei governi occidentali.
[+]
Ritorna tra i derelitti Fernando Meirelles. Stavolta per il regista di “City of God” non ci sono le favelas delle metropoli carioca ma le distese del continente nero a parlare di violenza e disperazione. Tratto dal romanzo di John Le Carrè –uno che di cospirazioni se ne intende-, “The Costant Gardner” è una spystory che mette insieme intrighi politici, lobby farmaceutiche e intrecci amorosi portando agli onori della cronaca la questione africana. Un diplomatico di Sua Maestà Britannica indaga sulla morte della moglie imbattendosi nei traffici di alcune aziende che utilizzano un medicinale non ancora certificato; in una terra funestata da ogni genere di malattia le organizzazioni internazionali devono sottostare ai ricatti dei governi occidentali. Doppio piano narrativo –il dramma di un popolo si mescola con la storia d’amore tra una pasionaria che vuole cambiare il mondo e un diplomatico con l’hobby del giardinaggio- per un film che spesso ricorre al flash back, due attori in perfetta sintonia –Ralph Fiennes e la vincitrice del Premio Oscar Rachel Weisz- al centro di un complotto internazionale che muove miliardi di dollari. Meirelles conduce un gioco pericoloso il cui esito è facilmente prevedibile, ci conduce nelle stanze del potere mostrando quello che non avremmo voluto mai vedere. Ed allora si torna a parlare di cavie umane e farmaci scaduti, perché la vita di un bambino africano è sacrificabile quando si tratta di guadagnare cifre da capogiro. Bellissimi i momenti di tenerezza tra i protagonisti –vedi l’incontro scontro alla conferenza-, inquietanti le trame che si dipanano nel paese africano dove governi e istituzioni si macchiano dei crimini peggiori. Come per il recente “Syriana” anche “The Constant Gardner” getta una luce nel mondo dei traffici illeciti, ma il regista brasiliano riesce a sbrogliare i legami intricati tra politici e affaristi senza rinunciare alla suspence della spystory. Fernando Meirelles non trova lo smalto della sua opera prima ma dirige con mano sicura un film importante. E, soprattutto, necessario. Da vedere.
Antonello Villani
(Salerno)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonello villani »
[ - ] lascia un commento a antonello villani »
|
|
d'accordo? |
|
piernelweb
|
sabato 23 settembre 2006
|
intenso film denuncia
|
|
|
|
Il regista brasiliano Meirelles balzato agli onori della critica con "City of God" conferma un talento personale nel firmare film-denuncia. Tratto da un romanzo di Le Carrè, The Constant Gardener accusato dalla critica nostrana di essere eccessivamente plastificato e troppo melenso nella storia fra Justin e Tessa, si rivela in realtà un thriller eccellente da un punto di vista comunicativo sopratutto nel denunciare e raccontare per immagini la realtà Africana centrando sistematicamente lo spettatore con una serie di colpi bassi. I primi piani con la macchina da presa a spalla, sono sempre splendidi ed intensi: Fiennes e la Weisz danno un'apporto notevole grazie ad un'interpretazione di assoluto livello.
[+]
Il regista brasiliano Meirelles balzato agli onori della critica con "City of God" conferma un talento personale nel firmare film-denuncia. Tratto da un romanzo di Le Carrè, The Constant Gardener accusato dalla critica nostrana di essere eccessivamente plastificato e troppo melenso nella storia fra Justin e Tessa, si rivela in realtà un thriller eccellente da un punto di vista comunicativo sopratutto nel denunciare e raccontare per immagini la realtà Africana centrando sistematicamente lo spettatore con una serie di colpi bassi. I primi piani con la macchina da presa a spalla, sono sempre splendidi ed intensi: Fiennes e la Weisz danno un'apporto notevole grazie ad un'interpretazione di assoluto livello. Davanti ad una tale efficenza narrativa soffermarsi su aspetti retorici o sulla verosimiglianza del racconto pare davvero fuori luogo. Avercene pellicole così, da non perdere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a piernelweb »
[ - ] lascia un commento a piernelweb »
|
|
d'accordo? |
|
nigel mansell
|
venerdì 27 ottobre 2006
|
tre film in uno
|
|
|
|
Mi è veramente piaciuto, mi ha interessato sino all’ultimo anche se dura sulle due ore.
Tre film in uno, l'intrigo spionistico, il documento di denuncia e la bella storia d'amore.
Proprio per rispettare la sua triplice vocazione il film è stato realizzato anche in tre modi diversi, serrato e veloce con molti flash back e atmosfere soft-chic dei ricevimenti, dei campi da golf e dei club londinesi quanto ricalca la classica spy-story; per diventare quasi un documentario quando con la camera mobile scandaglia nella miseria dei kenioti, o durante l’assalto dei predoni nel campo in Sudan; poi con bellissimi primi piani del fantastico viso dell'affascinante Weizs, quando narra la storia d’amore, non si può non innamorarci anche noi della splendida attrice.
[+]
Mi è veramente piaciuto, mi ha interessato sino all’ultimo anche se dura sulle due ore.
Tre film in uno, l'intrigo spionistico, il documento di denuncia e la bella storia d'amore.
Proprio per rispettare la sua triplice vocazione il film è stato realizzato anche in tre modi diversi, serrato e veloce con molti flash back e atmosfere soft-chic dei ricevimenti, dei campi da golf e dei club londinesi quanto ricalca la classica spy-story; per diventare quasi un documentario quando con la camera mobile scandaglia nella miseria dei kenioti, o durante l’assalto dei predoni nel campo in Sudan; poi con bellissimi primi piani del fantastico viso dell'affascinante Weizs, quando narra la storia d’amore, non si può non innamorarci anche noi della splendida attrice.
Si esce dalla sala con la certezza che ormai esistono due tipi di informazione, quella di facciata trasmessa dai media, con le Nazioni Unite i politici e tutte le organizzazioni impegnate nell'alleviare le miserie dei popoli del sud del mondo con la solidarietà la carità la diplomazia ecc. ... e quella reale, magari che trapela da film come questo o in libri coraggiosi, di un ristretto gruppo di corporation, oramai senza titolari in carne d’ossa mossi come una volta dalla passione per l’imprenditoria e il prodotto, ma in mano a gruppi di investimento che mirano solo al profitto. Così pochi paesi occidentali con le loro multinazionali agiscono di fatto ancora come i vecchi monarchi colonialisti, alleati con i politici corrotti dei paesi che sfruttano, usando ogni mezzo per raggiungere il loro fine.
Bellissime le scene iniziali e quelle finali di uno stormo che sorvola il lago dove trovano la morte i due protagonisti.
[-]
[+] finale
(di gabry)
[ - ] finale
|
|
[+] lascia un commento a nigel mansell »
[ - ] lascia un commento a nigel mansell »
|
|
d'accordo? |
|
fabio 3121
|
sabato 16 maggio 2020
|
il giardiniere tenace dalla voce nasale!
|
|
|
|
il film è tratto dal romanzo “Il giardiniere tenace” di John le Carrè con protagonista Ralph Fiennes nelle parti di Justin Quayle, funzionario dell’Alto Commissariato Britannico in Kenya, con la passione per il giardinaggio, che appresa la morte della moglie Tessa (Rachel Weisz), durante un viaggio di lavoro, inizierà da solo a svolgere un’indagine – non senza difficoltà - alla ricerca della verità. La base per un bel film ci stava tutta ma purtroppo sia la sceneggiatura che la regia non si sono rivelate all’altezza. Quindi la pellicola troppo zeppa sia di flashback (lenti e noiosi) sia di personaggi di cui non se ne capisce bene il ruolo, non riesce del tutto a coinvolgere lo spettatore.
[+]
il film è tratto dal romanzo “Il giardiniere tenace” di John le Carrè con protagonista Ralph Fiennes nelle parti di Justin Quayle, funzionario dell’Alto Commissariato Britannico in Kenya, con la passione per il giardinaggio, che appresa la morte della moglie Tessa (Rachel Weisz), durante un viaggio di lavoro, inizierà da solo a svolgere un’indagine – non senza difficoltà - alla ricerca della verità. La base per un bel film ci stava tutta ma purtroppo sia la sceneggiatura che la regia non si sono rivelate all’altezza. Quindi la pellicola troppo zeppa sia di flashback (lenti e noiosi) sia di personaggi di cui non se ne capisce bene il ruolo, non riesce del tutto a coinvolgere lo spettatore. Brava Rachel Weisz, forse anche per il suo personaggio di capire l’utilizzo e la sperimentazione dei farmaci di una multinazionale europea sui poveri pazienti africani (oggetto degli invasivi effetti collaterali), a rendere credibile con la determinazione e le sue espressioni del viso la drammaticità di tutta la vicenda. Del tutto insufficiente Ralph Fiennies che ci appare con un’unica espressione per tutta la durata del film e perdippiù doppiato veramente male in italiano con una inascoltabile voce nasale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio 3121 »
[ - ] lascia un commento a fabio 3121 »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
mercoledì 25 maggio 2022
|
notevole film d''impegno
|
|
|
|
Anche se talota sfocia nel documentatismo, comunque nel documentario, "THe Constant Gardener"(Fernando Meirelles, dal romanzo omonimo di John Le Carrë', sceneggairua di Jeffrfrey Caine, 2005)racconta di un consulente diplomatico GB(britannico)negli stati africani che scopre che la moglie, attivista, e'stata trovata morta nel deserto. Si sospetta che il suo accompagantore, un medico che curava le popolazioni locali, fosse il suo amante, quando invece poi si scopre che questi era gay. Con il prosieguo delle indagini, si viene a scoprire che il crimine era legato alla desmistificazione dei misfatti sanitari di una nota multinazionale del farmaco, che propianava i propri medicianili alle pooloazioni africaner.
[+]
Anche se talota sfocia nel documentatismo, comunque nel documentario, "THe Constant Gardener"(Fernando Meirelles, dal romanzo omonimo di John Le Carrë', sceneggairua di Jeffrfrey Caine, 2005)racconta di un consulente diplomatico GB(britannico)negli stati africani che scopre che la moglie, attivista, e'stata trovata morta nel deserto. Si sospetta che il suo accompagantore, un medico che curava le popolazioni locali, fosse il suo amante, quando invece poi si scopre che questi era gay. Con il prosieguo delle indagini, si viene a scoprire che il crimine era legato alla desmistificazione dei misfatti sanitari di una nota multinazionale del farmaco, che propianava i propri medicianili alle pooloazioni africaner. Solo che la lunga ricerva intrapresa in prima persona dall'uomo, porta a una situazione grave intorno all'uomo, che non scamera'a quanto gli e'stato ordito contro. Decisamente, appunto, a prte certo"colrismo"documentario che peraltro non si puo'neanche propriamente"immproverare"al regista, esso rimane un'opera notevole, di chiara denuncia, pero'non retorica,di come le multinazionali(segnatamente, qu, quelle del farmaco, decisamente a'la une, purtroppo, anche molto di recente, a causa delle pandemie...)sfruttino le poplazioni di aquello che ci si ostina ancora a definire"terzo mondo", invece di parlare di"paesi sottosviluppati per colpa del capitalismo"e di come il giro d'affari che ruota intorno a questo comporti gravi problemi anche a livello spionistico e altro. Decisamente una realta'"sommerisa"che i mass.media sostanzialmente ignorano(vogloniono ignorare)e quindi e'piu'chemai loveldole che sia il cinema , anzi certo cinema, a rar risaltare il rpbolmea, riscoprendolo., Decisamente una realta'altrimenti ignorata, che riaffiora nelle opere di pochi artisti lovelvolissimi., Ralph Finnies e Rachel Weisz sono inreprreti di notevolissimo livellol, come vari "comprimari"che contiriuscicono all'efficacia di un film che non credo abbia trovato grandi riconoscimenti da parte di un pubblico vasto,mentre ha incontrato il plauso della critica. Da apprezzare e riscoprire,. Quanto al romanzo di Le Carre'e al suo rapporto ocn il fim, non posos esprimermi, non avendo letto il libro in questione. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
alberto 86
|
lunedì 6 marzo 2006
|
love story,dramma politico e sociale
|
|
|
|
E'interessante questo film del brasiliano Meirelles,che,dopo averci mostrato la triste realtà delle favelas brasiliane in "City of God",punta la cinepresa sull'Africa e lo sfruttamento umano a fini industriali. Tratto da un romanzo di John Le Carrè,"The constant gardener"fa luce su una realtà amara e vergognosa,attualissima e reale:mettere a rischio popolazioni inermi per brevettare su cavie umane farmaci costosi e redditizi. Siamo dunque nel filone del film-denuncia,non molto battuto dal cinema mondiale. Il film è forte ed intenso ed unisce(anche se non sempre totalmente) la struggente storia d'amore tra Fiennes e la Weisz con intrighi internazionali e segreti politici. Meirelles ci mostra i caldi colori dell'Africa,dove si svolge buona parte della vicenda,girando con la macchina da presa a mano e dando l'impressione di star realizzando quasi un documentario in diretta.
[+]
E'interessante questo film del brasiliano Meirelles,che,dopo averci mostrato la triste realtà delle favelas brasiliane in "City of God",punta la cinepresa sull'Africa e lo sfruttamento umano a fini industriali. Tratto da un romanzo di John Le Carrè,"The constant gardener"fa luce su una realtà amara e vergognosa,attualissima e reale:mettere a rischio popolazioni inermi per brevettare su cavie umane farmaci costosi e redditizi. Siamo dunque nel filone del film-denuncia,non molto battuto dal cinema mondiale. Il film è forte ed intenso ed unisce(anche se non sempre totalmente) la struggente storia d'amore tra Fiennes e la Weisz con intrighi internazionali e segreti politici. Meirelles ci mostra i caldi colori dell'Africa,dove si svolge buona parte della vicenda,girando con la macchina da presa a mano e dando l'impressione di star realizzando quasi un documentario in diretta. Purtroppo però "The constant gardener" pecca un po'di ritmo,non sempre incalzante e coinvolgente,e forse ha qualche sovrabbondanza di troppo,che,alla lunga,potrebbe affaticare lo spettatore. La colpa forse è attribuibile anche al non facile montaggio,appesantito da numerosi flashback(specie nella prima parte) che attenuano più volte il ritmo della vicenda,smorzando la tensione e il pathos. E'comunque un film da vedere,che non manca di regalare emozioni,necessario per aprire gli occhi su una realtà dura ed ingiusta e per prendere coscienza di essa. Gli attori protagonisti sono bravi:la Weisz è vincitrice del Golden Globe e dell'Oscar come miglior attrice non protagonista ed in effetti il suo personaggio è forse il più interessante,carismatico e coraggioso della vicenda. Siamo sulle 3 stelle anche se non del tutto piene.
[-]
[+] puntini sulle i
(di il tenente brook)
[ - ] puntini sulle i
|
|
[+] lascia un commento a alberto 86 »
[ - ] lascia un commento a alberto 86 »
|
|
d'accordo? |
|
|