The Constant Gardener - La cospirazione |
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Un film di Fernando Meirelles.
Con Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Pete Postlethwaite, Bill Nighy, Hubert Koundé.
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Titolo originale The Constant Gardener.
Thriller,
durata 129 min.
- USA, Gran Bretagna 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 3 marzo 2006.
MYMONETRO
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Justin, diplomatico per carriera e per indole
di Giulia GibertoniFeedback: 0 |
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domenica 3 dicembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Justin Quayle, diplomatico britannico a Nairobi, dopo l’assassinio della moglie Tessa, non crede al movente passionale e vuole a tutti i costi scoprire la verità. Ripercorrerà così gli spostamenti della ragazza, che generosamente lottava in prima persona per cause umanitarie e stava indagando sulle sperimentazioni farmacologiche condotte da una multinazionale sulla popolazione locale. Di carattere riservato e flemmatico, Justin dovrà mettere in gioco tutto se stesso e rinunciare una volta per tutte alla tranquillità, se vorrà portare a termine la missione di Tessa. Tre anni dopo City of God (2002), malinconico ritratto delle favelas di Rio de Janeiro, il brasiliano (ma dall’aspetto simpaticamente britannico) Fernando Meirelles torna a gettare uno sguardo sulle piaghe del Terzo Mondo e incontra l’ultimo romanzo di John Le Carré. Ambientato in Kenya, è una denuncia dello strapotere delle industrie farmaceutiche, che perpetuano abusi sui deboli tra i deboli, per favorire i ricchi e cinici, spalleggiati da governi locali corrotti e da istituzioni politiche occidentali incaricate di mantenere lo status quo. Meirelles affronta qui un tema così crudele da sembrare davvero soltanto materia di fiction e si mette alla prova in una descrizione complessa, quella di una terra non lontana in linea d’aria, ma perdutamente distante nel tempo per bisogni e prospettive, una terra che esporta vittime e importa i predatori: un continente di cui ci parlano fin da piccoli, tanto che si finisce per accettare la tragedia come norma geografica. E’ il continente dove da copione i bambini muoiono di fame, ma non soltanto i bambini e non solo di fame: l’Africa, realtà intricata, confusione di violenza e immobilità, è un coacervo di torti da raddrizzare. Meirelles punta il dito sul business farmaceutico e sulla connivenza degli organismi diplomatici occidentali e lo fa intrecciando la denuncia con un’altra linea narrativa, ossia la storia d’amore tra due caratteri all’apparenza opposti: Justin Quayle, diplomatico per carriera e per indole, e Tessa, che pensa che in un mondo ingiusto non resti che cercare di diminuirne aritmeticamente il dolore. Da un lato le ragioni dell’attesa, del lavorio lento, indiretto, di clan, poche domande e molte firme su molte carte; dall’altro, l’indignazione di fronte al sopruso e il rispetto per la vita, il coinvolgimento personale e l’aiuto diretto, e poi: molte domande, e molto urgenti. Le due linee narrative scorrono parallele a forza di flash-back, mentre Meirelles mostra la stessa agile conoscenza dei mezzi tecnici che dispiegava in City of God. Parte delle riprese hanno qualità documentaristica, si fa largo uso della videocamera a mano, le inquadrature sono tagliate al vivo e inserite con disinvoltura in un montaggio vivace. La struttura, però, è resa a tratti complessa dall’uso virtuoso, ma continuo, di flash-back mentre l’indubbia capacità tecnica sembra, anche se di rado, esitare tra il gusto esperto del cinema d’autore e la genuina esigenza di denuncia sociale. Ottima la fotografia di César Charlone, che restituisce la luce del sole e del deserto senza farne uno stereotipo turistico e sottolinea a tinte forti il coraggio disperato ma saldo del protagonista. Flemmatico e candido appassionato di giardinaggio, all’improvviso e irrimediabilmente si trova scisso tra un prima e un poi e, come per un’intuizione tardiva, si rende conto che non basta coltivare il proprio giardino.
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