La guerra dei mondi

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Un film di Steven Spielberg. Con Tom Cruise, Dakota Fanning, Miranda Otto, Justin Chatwin, Tim Robbins.
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Titolo originale War of the Worlds. Fantascienza, Ratings: Kids+13, durata 116 min. - USA 2005. uscita domenica 29 maggio 2005. MYMONETRO La guerra dei mondi * * * 1/2 - valutazione media: 3,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Natalia Aspesi

La Repubblica

«Sono terroristi?» chiede l’antipatica bimba salutista (no a pane e burro di arachidi) Dakota Fanning all’antipatico babbo operaio in giubbotto italiano gran chic Tom Cruise: il quale sconvolto da buio, lampi, tuoni, uragano, scoppi, incendi, case che crollano, asfalto che si frantuma, altro che terremoto, non sa che dire, visto che all’origine dello sconquasso sembrano esserci noni soliti terroristi in turbante e sguardo omicida ma antipatiche enormi macchine volanti di puro design domestico, essendo identiche, in formato gigante, al pluripremiato spremilimoni di PhiippeStarck.
Si tratta ovviamente dell’ultimo modello di astro-nave brulicante di extraterresti, personaggi già cari a Spielberg che nel 1977 se li immaginò pacifici e musicofili in Incontri ravvicinati del terzo tipo, facendo piangere-qualche anno dopo milioni di spettatori con E.T., l’orfanello orrido ma commovente venuto dallo spazio. Ma in La guerra dei mondi E.T. è cresciuto, il testo-ne è diventato una specie di ventaglio calloso, si è moltiplicato in tanti doni di cattiveria sterminatrice, come aveva previsto il suo capostipite, il bel romanzo che H.G.Wells immaginò nel 1898. Allora lo scrittore inglese (poi amante della femminista radicale Rebecca West, quella sì vera grande aliena d’epoca) aveva reagito con questa storia al dilagare del colonialismo british, collegandosi alle discussioni scientifiche su un’eventuale forma d’intelligenza su Marte. Nel 1938, alla vigilia dei disastri della seconda guerra mondiale, Orson Welles s’ispirò al romanzo per una sua celebre trasmissione radiofonica, nel 1953 la guerra fredda e la paura atomica suggerirono a Hollywood la prima versione cinematografica di La guerra dei mondi di Byron Haskin: oggi Spielberg, che pure sogna da tutta la vita di utilizzare il romanzo di Wells, si è ovviamente fatto influenzare dalla spaventosa tragedia dell’11 settembre 2001. Ogni volta è stata la paura, dell’alieno, del diverso, dell’ignoto, della fine della sicurezza e di una possibile fine dell’umanità a suggerire la storia: allo scopo di moltiplicare il terrore irrazionale e così far contenti lettori, ascoltatori e spettatori.
Anche Spielberg ci riesce benissimo: e partendo da una grande inquietudine reale, quella di un terrorismo non sconfitto e quindi tuttora minaccioso (a proposito, che fine ha fatto Bin Laden?), pur con una trama spesso insensata e dialoghi spesso ridicoli ed effetti speciali meno impressionanti di quelli dell’ultimo Guerre Stellari, all’anteprima milanese ha spaventato a morte i bambini e eccitato le signore ormai affascinate soprattutto dal pericolo: qualche sonno-lenza, ma solo da parte di un pubblico anziano portato al cinismo, infastidito soprattutto dalle grida extraterrestri della piccina terrestre e dai suoi occhioni sempre spalancati sulle malefatte talvolta grulle degli alieni.
Trama. Al gruista di cattivo carattere Ray, divorziato (Cruie), tocca il fine settimana coi due figli musoni (la bambina Fanning e l’adolescente Justin Chatwin) che gli preferiscono mamma, incinta e soave e il di lei ricco nuovo marito: per forza, Ray ha una bruttissima casa, è disordinato, non gli interessa il Tg e non gli dà da mangiare. Scoppia l’apocalisse nel quartiere operaio e anziché darsela a gambe, tutti lì, lasciandoci la pelle, a guardare la strada che salta per aria causa astronave che viene dal profondo della terra. Finalmente i tre riescono a trovare la sola automobile che funzioni, le altre sono state tutte fulminate, e fuggono per raggiungere mamma a Boston. Ma astronavi e alieni non danno tregua, ovunque i tre arrivino ci sono già: reboanti, con tentacoli bramosi, luci accecanti, e delle specie di asciuga insalata volanti in cui rinchiudono i prigionieri prima di risucchiarli come golia. E intanto fanno terra bruciata e la folla terrorizzata si accapiglia, arriva l’esercito con carri armati ed elicotteri e fa subito Iraq, cioè inutile casino, e gli alieni se ne fregano (come i terroristi?).
Incontri ravvicinati: la solita giornalista televisiva coraggiosa e scema, il solito pazzo (Tim Robbins, ingrassato), che vorrebbe, in quella situazione, fare resistenza con un fucile a pallettoni. Il papà che non piaceva ai figli a poco a poco li conquista con la sua volontà di salvarli a ogni costo: non è un eroe, pur essendo Tom Cruise, ma un uomo come gli altri mosso dal bisogno di difendere la specie, che è ciò, dice il film, che salva l’umanità, epremiato da una fortuna sfacciata. Misteri: perché gli extraterrestri hanno invaso il nostro pianeta, perché si accaniscono con la moltitudine umana insignificante e non fanno neppure un buffetto ai potenti, perché la proboscide di una nave spaziale perde tempo per scovare in un sotterraneo tre sole persone mentre in giro ce ne sono a migliaia da far fuori, perché se erano tanto intelligenti gli alieni non hanno previsto che l’aria della terra, già mefitica per gli umani, lo sarebbe stata anche per loro? Momenti di bel cinema catastrofico: un treno in fiamme che corre veloce nel buio, i resti di un enorme aereo distrutto e privo di cadaveri, la pioggia di vestiti come fosse neve (il contenuto è stato mangiato?), il fiume su cui nella notte scorrono decine di cadaveri, il ferry che viene ribaltato. Momenti-sbadiglio: tutti i primi piani di Tom Cruise, che dopo essere stato adorato dalle folle (e da me) in Magnolia, Collateral e persino Intervista col vampiro qui pare assolutamente inutile, oltre che privo di qualsiasi fascino.
Sarà a causa di Scientology o dell’ennesima fidanzata di cui si dichiara innamorato pazzo? La guerra dei mondi film comincia con le parole quasi identiche a quelle del romanzo: «Alla fine del XIX secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della terra fossero osservate acutamente e attentamente da intelligenze superiori a quelle degli uomini e tuttavia, come queste, mortali». Che piaccia o no il film, speriamo che serva a far leggere o rileggere il vecchio libro di Wells, molto più spaventevole e appassionante della costosissima impresa di un grande regista che hafatto di meglio: non solo con gli extraterresti, con gli Indiana Jones e i Jurassic Park, ma anche con grandi film come Schindler’sList, Salvate il soldato Ryan e anche Prova a prendermi.
Da La Repubblica, 29 giugno 2005
Aspesi


di Natalia Aspesi, 29 giugno 2005
Aspesi

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