Sta zitto... non rompere

Alessandra Mammi

Gérard Depardieu contro Jean Reno. Un duello che non si vedeva dai tempi di Heat quando Michael Mann riuscì a portare sullo stesso schermo Robert De Niro e Al Pacino. Allora le cronache si profusero in aneddoti. Si scrisse che i due non si potevano vedere e che Mann fu costretto a girare separatamente le scene con controfigure. Non qui. Non in Tais-toi! (in italiano Stai zitto... non rompere, coprodotto e distribuito da Filmmauro). Qui Reno e Depardieu danno l’impressione di divertirsi moltissimo insieme. Come del resto si diverte il pubblico francese che affolla le sale, portando il film al primo posto nel box office contro Bad Boys II e American Pie.
Per forza si vince: un cast così e un regista, Francis Vebel che ha già fatto ridere tutta Europa con La cena dei cretini o L’apparenza inganna. Ci ha fatto sempre divertire con leggerezza e ironia, grazie a sceneggiature intelligenti, invenzioni collaudate, gag e tempi comici giusti e calibrati. Una commedia pensata, meno caciarona delle nostre, meno improbabile dei film demenziali anglo americani affidati al genio clownistico di un jim Carrey o di un Mister Bean. E poi questa volta si osa l’impossibile: mettere l’uno contro l’altro i due eredi di Jean Gabin, affidando a Reno il ruolo di sempre - un introverso, mal rasato gangster dal volto impenetrabile e consumato dalla vita - e a Depardieu quello di un ciarliero e goffo ladruncolo idiota.
Una vittima, un fragile, un sempliciotto che cerca disperatamente di conquistare il cuore di pietra del cattivo per diventare il suo più caro amico, convincerlo ad abbandonare la criminalità e aprire insieme un pub in provincia. Mission impossible. Petulante, ossessivo, rompiscatole ecco un Depardieu dimagrito che irrita e tormenta Reno lasciandogli generosamente il ruolo del vero macho. Una sfida, dopo vent’anni che era lui invece a fare il duro. Così più che Gabin, qui Gérard ricorda Aldo, Giovanni e Giacomo. Tutti e tre insieme però, più la giocosità infantile di un Benigni e l’irresistibile goffaggine del suo Obelix. Il gigante (in ogni senso) del cinema francese è tornato a recitare davvero, dopo la crisi degli anni Novanta pieni di fiction tv in cui si affidava al suo immenso istinto senza impegnarsi troppo.
Questa volta, invece, un personaggio vero: l’esilarante e tenero Quentin che per aiutare il misantropo assassino nella sua rocambolesca evasione io ostacola continuamente. E per dare a Quentin spessore profondo, al di là della verve comica Depardieu mette tutto se stesso, in una neanche troppo sotterranea sfida lanciata all’altro Gabin-Reno, con quella faccia meravigliosa che buca lo schermo anche quando sta fermo e zitto. Ma Reno è solo Jean Gabin più Lino Ventura; mentre Depardieu è Gabin più Gérard Philipe più Jean Marais più Jean Paul Belmondo. O se si preferisce Gabin più Brando e De Niro, come lo vedono gli americani.
Da L’Espresso, 13 novembre 2003


di Alessandra Mammi, 13 novembre 2003