Matrix |
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Un film di Lana Wachowski, Lilly Wachowski.
Con Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Gloria Foster.
continua»
Fantascienza,
durata 133 min.
- USA 1999.
MYMONETRO
Matrix
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una struttura asimmetrica di poteredi Mirko77Feedback: 767 | altri commenti e recensioni di Mirko77 |
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martedì 15 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ideologia introduce più “livelli di realtà”, i quali corrispondono a diverse sfere di potere. A seconda del livello da cui osserviamo la realtà, la nostra percezione cambia. In Matrix dei fratelli Wachowski vediamo appunto due livelli di realtà: il primo è quello “concreto” in cui una parte sfrutta strutturalmente un'altra. La parte sfruttata vive in un mondo creato ad hoc dalla classe dominante (potremmo parlare di ideologia). I dominati non sono consci della loro condizione di “batterie” usate per dare energia ad un mondo a loro sconosciuto. Vi è quindi piena asimmetria di realtà e di potere. Nel mito della caverna di Platone, al contrario, vi è un'asimmetria di potere ma non di realtà, poiché sia schiavi che carcerieri vivono sullo stesso piano di esistenza. Rimane il fatto che gli schiavi non comprendono in cosa consiste effettivamente questa realtà e ne “costruiscono” un'altra. Nel caso in cui una catastrofe sconvolgesse il piano esistenziale della caverna platonica, avrebbe ripercussioni negative su schiavi e carcerieri, poiché la caverna partecipa alle dinamiche di una sola struttura di mondo. Se, invece, una catastrofe colpisse il piano percettivo degli uomini sfruttati dei Wachowski, questo non causerebbe alcun contraccolpo sulle macchine. Se invece una catastrofe endogena o esogena che sia, colpisse il piano di realtà delle macchine, questo causerebbe la distruzione degli sfruttati, che necessitano della “cura” degli sfruttatori. Vi sono altre importanti differenze. Il muro della caverna è uno schermo su cui sono proiettate le reali figure degli ignari schiavi. Matrix è invece una struttura totalizzante eterodiretta. Matrix soddisfa il bisogno dell'uomo per mezzo dell'esaudimento del desiderio; nella caverna, al contrario, vi è coercizione. In Matrix gli "avatar" umani vivono in un mondo ideale realizzato per scopi esterni, mentre i corpi sono incoscienti e sfruttati. La caverna, invece, non è un mondo ideale, è soltanto un mondo, l'unico percepito dagli schiavi. Matrix è modificabile pur rimanendoci intrappolati: è, se vogliamo, maggiormente democratica. La caverna è un luogo immutabile. L'unica modifica possibile è la sua distruzione, oppure la libertà. Il male è, in Matrix, un elemento di equilibrio del sistema; nella caverna il male è infrazione di regole comunitarie. Nella caverna tutto esiste, soltanto che ne abbiamo conoscenza parziale. In Matrix nulla esiste fuorché le nostre menti. E' una visione molto simile a quella idealista di Barkeley: nulla esiste al di fuori del nostro sguardo, tutto nasce dalla mente di Dio (Dio, in questo caso è la macchina Architetto che si vede nel terzo film della serie) e, se la vediamo, è perché è parte di un "sogno" di qualcun altro. Matrix risolve alla radice il problema marxista della struttura economica che condiziona la sovrastruttura ideologica: in esso tutto è condizionamento. I corpi sono incatenati e sfruttati mentre le menti "video-giocano" in un mondo virtuale. Se tralasciamo l'enfasi idealista di Berkeley, si può comunque affermare che il mondo odierno appare maggiormente simile alla distopia di Matrix: una struttura asimmetrica di potere, in cui una parte sfrutta l'altra all'interno di una cornice ideologica che, come nel Mondo Nuovo di Huxley, gratifica gli oppressi per mezzo di proiezioni mentali. La catastrofe, in quest'ottica, è forse la fine del sogno berkeleyano, ossia la fine dell'ideologia? La questione da porsi è se questa fine sarebbe davvero desiderabile. “L'ignoranza è un bene”, esclama un membro dell'equipaggio del Nabucodonosor. Probabilmente, un eccesso di realtà diventa ingestibile, la soluzione più soddisfacente consiste nella menzogna: nel fingere di non sapere.
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