Paura e delirio a Las Vegas |
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Un film di Terry Gilliam.
Con Johnny Depp, Benicio Del Toro, Tobey Maguire, Ellen Barkin, Gary Busey.
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Titolo originale Fear and Loathing in Las Vegas.
Grottesco,
durata 115 min.
- USA 1998.
MYMONETRO
Paura e delirio a Las Vegas
valutazione media:
2,97
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lucido delirio Gilliamdi Stefano MontecchiFeedback: 0 |
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giovedì 20 dicembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Contrariamente al giornalismo freddo e puramente distaccato di Capote della fine degli anni sessanta, nei primi anni settanta viene presentato il giornalismo "gonzo" (cool, fico) di Hunter Thompson. Il film di Gilliam ne cavalca lo stile e si appropria del senso del romanzo quasi omonimo al film ("delirio" sostituisce il più letterario "disgusto"). Come lo fa? Lo fa distruggendo lo stereotipo dell'occhio distaccato del giornalista che racconta una storia, e contrapponendo ad esso la follia di un giornalista che non vive nessuna storia se non quella che si sta vagamente delinenando nel suo cervello drogato. Non c'è retorica sulle droghe usate dal protagonista (interpretato da un Johnny Depp magistrale e come al suo solito "atipico") e dal suo compagno di viaggio (un avvocato che ha le sembianze sfatte e gli atteggiamenti disturbanti di un Benicio del Toro volutamente raccapricciante e pericoloso). Se c'è retorica, nel film, è quella che viene smascherata a proposito del buonismo, della politica americana, del grande sogno americano per come è stato concepito e per come ci è stato raccontato in tanti libri e film. E' di questo che si tratta, del viaggio di un giornalista che non ha pezzi da scrivere: diventa egli stesso il pezzo da scrivere, la sua mente fatta a fette da mille sostanze stupefacenti lo porta a viaggiare oltre il sogno americano per fagli, infine, capire che questo sogno non c'è mai stato, che le intenzioni iniziali erano buone ma che tutto si è risolto in un nulla di fatto, anzi, che coloro che hanno intrapreso il viaggio per quel sogno americano, alla fine, si sono ritrovati ad essere dei vagabondi disadattati. L'intelligenza e la morale del libro sono presenti anche in questo film, che accresce la visione eccessiva degli stati di alterazione mentale dei due protagonisti facendoceli anche piacere, dopo che lo spettatore sembra che abbia addirittura convissuto con loro. Eccessivo, non per tutti, divertente e malsano ma, come un Bukowski in stato alterato, disincantato e nel profondo malinconico.
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