dpiktor
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lunedì 4 febbraio 2013
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eccellente e molto giapponese!
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PomPoko è davvero sorprendente! Un film che respira la cultura giapponese, l'immaginario collettivo di un popolo - ricchissimo di maschere e allegorie, e davvero illuminato a livello iconografico. Il film è un tripudio di citazioni, e ha un ritmo particolare... corale. La storia muove i passi su un tema rischioso, quello evidente dell'ecologia - restando a galla grazie a uno storyboard di classe, sfumato e fuori di testa quanto basta a tenere su il morale dello spettatore. La logica del trasformismo e la psicologia dei Tanuki sono realizzati così ad arte, che tutto l'andamento dell'avventura si rivelerà plausibile, anche nei momenti più visionari.
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PomPoko è davvero sorprendente! Un film che respira la cultura giapponese, l'immaginario collettivo di un popolo - ricchissimo di maschere e allegorie, e davvero illuminato a livello iconografico. Il film è un tripudio di citazioni, e ha un ritmo particolare... corale. La storia muove i passi su un tema rischioso, quello evidente dell'ecologia - restando a galla grazie a uno storyboard di classe, sfumato e fuori di testa quanto basta a tenere su il morale dello spettatore. La logica del trasformismo e la psicologia dei Tanuki sono realizzati così ad arte, che tutto l'andamento dell'avventura si rivelerà plausibile, anche nei momenti più visionari. Tecnicamente PomPoko è un colossal, con disegni ed effettistica di prima qualità... il tratto non vuole osare chissà cosa, ma tra fantasmi e processioni di mostri c'è di cui riempirsi gli occhi. Un plauso al doppiaggio italiano, difficile e realizzato con cura. PomPoko ha grazia, arguzia e una delicatezza degna di scrittori colti e illuminati, lontani dalla bravura arida o di mestiere di tanti "mostri sacri". Da stravedere e capire... consigliatissimo! Daniele
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bartleby corinzio
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mercoledì 14 novembre 2012
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tra il folle e il serio
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Sulle colline di Tama che sovrastano Tokyo, un folto gruppo di tanuki inizia una battaglia per contrastare il progetto umano d'urbanizzazione che prevede l'occupazione a fini residenziali di tremila ettari. "Monti raschiati, rilievi livellati, le risai e i campi ricoperti, i casolari d'un tempo demoliti alterando completamente il profilo montuoso delle colline di Tama" e quindi l'habitat naturale dei tanuki.
I tanuki, nella cultura giapponese, sono una sorta di reinterpretazione mitologica in chiave antropomorfa del cane procione, animale presente in Giappone.
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Sulle colline di Tama che sovrastano Tokyo, un folto gruppo di tanuki inizia una battaglia per contrastare il progetto umano d'urbanizzazione che prevede l'occupazione a fini residenziali di tremila ettari. "Monti raschiati, rilievi livellati, le risai e i campi ricoperti, i casolari d'un tempo demoliti alterando completamente il profilo montuoso delle colline di Tama" e quindi l'habitat naturale dei tanuki.
I tanuki, nella cultura giapponese, sono una sorta di reinterpretazione mitologica in chiave antropomorfa del cane procione, animale presente in Giappone. Peculiarità dei tanuki sono il carattere allegro, festaiolo nonché l'antica arte del trasformismo. "Il trasformarsi è la suprema meraviglia del creato in cui al culmine della concentrazione dello spirito vengono riordinate in un solo istante tutte le cellule e tutti i tessuti del corpo". In cosa possono trasformarsi i tanuki? In tutto. In una pentola, in un pallone, in un essere umano. In qualsiasi cosa.
Per contrastare lo sviluppo urbano, i tanuki si dedicheranno da prima all'osservazione degli umani e poi all'attuazione dell'arte del trasformismo come strumento di contrattacco, "buggerando gli uomini".
Il film, oltre che diretto è anche sceneggiato dallo stesso Takahata, ispirato da un soggetto di Miyazaki che si rifà a sua volta al racconto Le stelle gemelle di Kenji Miyazawa. Quasi "superfluo" parlare del messaggio ecologista, del rispetto delle tradizioni, di un intento anche anti-capitalista nonché anti-consumistico (nel bel mezzo dei progetti di lotta armata ad un certo punto i tanuki cedono al hamburger McDonald's trasformando la loro riunione in una festa scanzonata). Per quel che mi riguarda, avendo ben donde apprezzato il film e quella sua commistione tra il folle e il serio - i tanuki contemplano l'uccisione degli umani -, resta comunque in me una forma insoddisfatta. Insoddisfatta del film? No, insoddisfatta di me. Del mio non sapere nulla della cultura giapponese. Già, perché questo film è profondamente giapponese e non solo perché è un film giapponese.
Un mero esempio: i testicoli dei tanuki, detti anche perle d'oro. In bella mostra, oggetti di mutazioni strabilianti. Ve lo immaginate un cartone animato Disney ove fan bella mostra di sé scroti pelosi? Ma non vi è alcun riferimento sessuale nei testicoli dei tanuki, malizia questa invece presente nella cultura occidentale. Moltissimi elementi, ne sono certo, presenti nel lungometraggio non sono minimamente registrabili dall'uomo della strada occidentale. E questo è un vero peccato nonché una delle ragioni che possono rendere questo film "pesante" o comunque non facilmente assimilabile. Un'altra motivazione è l'assenza di un vero e proprio protagonista; certo, c'è Shoukichi e la sua storia d'amore con Okiyo, meravigliosi i loro momenti insieme, ma perlopiù è la comunità dei tanuki a formare un corpo unico, in tutti i sensi.
Ad ogni modo, a parte questo mio limite culturale il film mi è piaciuto assai. Takahata (Una tomba per le lucciole, Omohide poro poro), è che te lo dico a fa', è un regista colto e poetico. Potrebbe essere una controparte aristotelica del platonismo di Miyazaki e il fatto che loro siano stati i fondatori dello Studio Ghibli rende la loro amicizia un qualcosa che viaggia sulla medesima linea melodica di quei connubi artistici perfetti.
n.dr. Alcuni personaggi dell'universo Ghibli compaiono fugacemente nel film, tra cui l'ombrellato Totoro.
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lorenzo romano
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domenica 5 febbraio 2012
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un'incantevole fiaba nipponica
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Tutti dovrebbero poter godere di questo piccolo capolavoro di bellezza e poesia, ambientato nella boscaglia alla periferia di Tokyo. Qui i tanuki, creature simili a procioni, lottano instancabilmente per riconquistare i territori e le colline che un tempo furono la loro causa. Sorge però un problema: con cosa combattere gli umani, più alti, più forti e più organizzati? Quale arma migliore della metamorfosi per combattere una società chiusa e consumatrice, che non si fa scrupolo di distruggere per creare?. Da un'idea di Hayao Miyazaki, ma sceneggiata e girata dall'amico e co-fondatore dello studio Ghibli Isao Takahata, Pom Poko non è un semplice film d'animazione. E' una stupenda metafora sulla lotta contro la distruzione e una profonda riflessione sull'indelebile sentimento di supremazia tipico dell'uomo moderno.
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Tutti dovrebbero poter godere di questo piccolo capolavoro di bellezza e poesia, ambientato nella boscaglia alla periferia di Tokyo. Qui i tanuki, creature simili a procioni, lottano instancabilmente per riconquistare i territori e le colline che un tempo furono la loro causa. Sorge però un problema: con cosa combattere gli umani, più alti, più forti e più organizzati? Quale arma migliore della metamorfosi per combattere una società chiusa e consumatrice, che non si fa scrupolo di distruggere per creare?. Da un'idea di Hayao Miyazaki, ma sceneggiata e girata dall'amico e co-fondatore dello studio Ghibli Isao Takahata, Pom Poko non è un semplice film d'animazione. E' una stupenda metafora sulla lotta contro la distruzione e una profonda riflessione sull'indelebile sentimento di supremazia tipico dell'uomo moderno. Il messaggio che Pom Poko vuole comunicare è proprio la pace. Quella pace utopica che può essere ottenuta solo con la violenza e con la paura dell'ignoto. E sono proprio i tanuki i primi a metterla in pratica, ennesima dimostrazione che anche quella natura un tempo immutata e insensibile al tocco distruttivo dell'uomo è stata inesorabilmente influenzata dalle abitudini di questi ultimi. Eppure anche in questa violenza priva di colpi lo studio Ghibli riesce ad inserire un pizzico di incanto e meraviglia. Dopotutto uno dei "compiti" del cinema, forse il più importante, è quello di dare vita a quello che raramente il mondo odierno è in grado di regalare: la magia. E si può dire, senza ombra di dubbio, che Miyazaki e Takahata, in questo, sono diventati dei veri e propri maghi.
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giaky
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sabato 13 agosto 2011
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eccezionale
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C'è da chiedersi perché film così belli passino inosservati. Il lavoro di Takahata è un'epopea che si costruisce sulla lotta per la difesa dell'ecologia, e che ci mostra un'inifnità di personaggi millimetricamente caratterizzati in lotta contro un nemico che si stenta a credere possa celarsi dentro di noi. Immagini sbalorditive, intreccio curato alla perfezione, metafore e messaggi che a detta di molti non vanno più bene per questa attualità (mi chiedo perché, visto che di attuale hanno tutto). Un altro capolavoro del cinema nipponico che vorrei in molti potessero condividere.
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