nouvellevaguiste
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sabato 2 ottobre 2010
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l'infedeltà e la metafora del doppiaggio.
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Il film si apre con 2 inquadrature significanti: il modellino del quartiere, primo evidente simbolo della finzione, e con la seguente sequenza della metafora del "doppiaggio". Almodovar inizia un gioco con lo spettatore, un gioco fatto di analogie e verosimiglianze: il doppiaggio sta a simboleggiare l'ambiguità per l'appunto le doppiezze nella vita della coppia moderna, in una società velatamente maschilista dove la donna è attanagliata da progressive nevrosi scatenate dall'infedeltà, dalle bugie dai tradimenti di un uomo sempre più vile ma irrinunciabile. Oltre il carattere sociale, ciò che pare evidente sin dalle prime sequenze è la forte autoriflessività dell'opera, l' inserire il Cinema nel Cinema, la finzione nella finzione: il doppiaggio è un suadente inganno nel Cinema così come nella vita reale.
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Il film si apre con 2 inquadrature significanti: il modellino del quartiere, primo evidente simbolo della finzione, e con la seguente sequenza della metafora del "doppiaggio". Almodovar inizia un gioco con lo spettatore, un gioco fatto di analogie e verosimiglianze: il doppiaggio sta a simboleggiare l'ambiguità per l'appunto le doppiezze nella vita della coppia moderna, in una società velatamente maschilista dove la donna è attanagliata da progressive nevrosi scatenate dall'infedeltà, dalle bugie dai tradimenti di un uomo sempre più vile ma irrinunciabile. Oltre il carattere sociale, ciò che pare evidente sin dalle prime sequenze è la forte autoriflessività dell'opera, l' inserire il Cinema nel Cinema, la finzione nella finzione: il doppiaggio è un suadente inganno nel Cinema così come nella vita reale.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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la perfezione!
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La doppiatrice cinematografica Pepa riceve un messaggio d'addio in segreteria telefonica da Iván, suo compagno nella vita e nel lavoro. In tutti i modi cerca di contattarlo per dirgli che è incinta, ma scopre che sta per partire per Stoccolma. Pepa pensa che vada via con la moglie Lucía, mentre la moglie sospetta il contrario; Iván invece ha un'altra amante, l'avvocatessa Paulina Morales.
Forse il primo vero capolavoro del regista spagnolo: il film, chiuso quasi totalmente in una sola location, ha un ritmo inarrestabile.
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La doppiatrice cinematografica Pepa riceve un messaggio d'addio in segreteria telefonica da Iván, suo compagno nella vita e nel lavoro. In tutti i modi cerca di contattarlo per dirgli che è incinta, ma scopre che sta per partire per Stoccolma. Pepa pensa che vada via con la moglie Lucía, mentre la moglie sospetta il contrario; Iván invece ha un'altra amante, l'avvocatessa Paulina Morales.
Forse il primo vero capolavoro del regista spagnolo: il film, chiuso quasi totalmente in una sola location, ha un ritmo inarrestabile. Inizialmente sembra voler raccontare la storia di una solitudine, ma poi moltiplica i suoi personaggi, creando un paradosso narrativo non banale.
C'è ancora lo spirito della Movida, come nei primi film del regista, ma qui si fa più esplicita l'influenza del cinema americano, più precisamente della Screwball Comedy. Memorabile l'amplesso che la ragazza vergine ha durante il sonno, che la trasforma da acida a piacevole (la verginità inacidisce, sembra volerci dire il regista).
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gianni lucini
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mercoledì 14 dicembre 2011
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meglio una moto del maschio
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È un film dall’ironia caustica e graffiante, destinato a diventare un ‘cult’. “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar porta sullo schermo un nuovo, imprevedibile modello femminile. Le moderne guerriere della fine degli anni Ottanta per il regista spagnolo hanno gonne strette, tacchi alti, orecchini vistosi ed eccessivi, unghie laccate e labbra troppo colorate da rossetti a tinte forti. Sembrano deboli, ma sono fortissime. Nei dialoghi il ruolo del maschio viene fatto a pezzettini. Emblematico, in questo senso è il ragionamento di una delle protagoniste, la giovane Candela che, parlando con la sua amica Pepa sostiene che l’unica cosa del fidanzato che la interessa è la sua moto e, non appena avrà i soldi sufficienti per acquistarne una, lo mollerà.
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È un film dall’ironia caustica e graffiante, destinato a diventare un ‘cult’. “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar porta sullo schermo un nuovo, imprevedibile modello femminile. Le moderne guerriere della fine degli anni Ottanta per il regista spagnolo hanno gonne strette, tacchi alti, orecchini vistosi ed eccessivi, unghie laccate e labbra troppo colorate da rossetti a tinte forti. Sembrano deboli, ma sono fortissime. Nei dialoghi il ruolo del maschio viene fatto a pezzettini. Emblematico, in questo senso è il ragionamento di una delle protagoniste, la giovane Candela che, parlando con la sua amica Pepa sostiene che l’unica cosa del fidanzato che la interessa è la sua moto e, non appena avrà i soldi sufficienti per acquistarne una, lo mollerà.«A cosa mi serve un tizio se ho la moto?» dice all’amica che concorda: «Hai ragione. È più facile studiare meccanica che psicologia maschile. Una moto puoi arrivare a conoscerla a fondo, un uomo mai».
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