paolad.g.81
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lunedì 18 dicembre 2017
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nostalgia degli anni 80
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Simpaticissimo, divertente, un'icona di quel periodo: per sdrammatizzare e rimpiangere dolcemente gli anni '80. Consigliatissimo per tirarsi su in caso di delusioni amorose e tristezze varie!!
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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la perfezione!
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La doppiatrice cinematografica Pepa riceve un messaggio d'addio in segreteria telefonica da Iván, suo compagno nella vita e nel lavoro. In tutti i modi cerca di contattarlo per dirgli che è incinta, ma scopre che sta per partire per Stoccolma. Pepa pensa che vada via con la moglie Lucía, mentre la moglie sospetta il contrario; Iván invece ha un'altra amante, l'avvocatessa Paulina Morales.
Forse il primo vero capolavoro del regista spagnolo: il film, chiuso quasi totalmente in una sola location, ha un ritmo inarrestabile.
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La doppiatrice cinematografica Pepa riceve un messaggio d'addio in segreteria telefonica da Iván, suo compagno nella vita e nel lavoro. In tutti i modi cerca di contattarlo per dirgli che è incinta, ma scopre che sta per partire per Stoccolma. Pepa pensa che vada via con la moglie Lucía, mentre la moglie sospetta il contrario; Iván invece ha un'altra amante, l'avvocatessa Paulina Morales.
Forse il primo vero capolavoro del regista spagnolo: il film, chiuso quasi totalmente in una sola location, ha un ritmo inarrestabile. Inizialmente sembra voler raccontare la storia di una solitudine, ma poi moltiplica i suoi personaggi, creando un paradosso narrativo non banale.
C'è ancora lo spirito della Movida, come nei primi film del regista, ma qui si fa più esplicita l'influenza del cinema americano, più precisamente della Screwball Comedy. Memorabile l'amplesso che la ragazza vergine ha durante il sonno, che la trasforma da acida a piacevole (la verginità inacidisce, sembra volerci dire il regista).
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il befe
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lunedì 9 marzo 2015
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capolavoro
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gianni lucini
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mercoledì 14 dicembre 2011
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meglio una moto del maschio
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È un film dall’ironia caustica e graffiante, destinato a diventare un ‘cult’. “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar porta sullo schermo un nuovo, imprevedibile modello femminile. Le moderne guerriere della fine degli anni Ottanta per il regista spagnolo hanno gonne strette, tacchi alti, orecchini vistosi ed eccessivi, unghie laccate e labbra troppo colorate da rossetti a tinte forti. Sembrano deboli, ma sono fortissime. Nei dialoghi il ruolo del maschio viene fatto a pezzettini. Emblematico, in questo senso è il ragionamento di una delle protagoniste, la giovane Candela che, parlando con la sua amica Pepa sostiene che l’unica cosa del fidanzato che la interessa è la sua moto e, non appena avrà i soldi sufficienti per acquistarne una, lo mollerà.
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È un film dall’ironia caustica e graffiante, destinato a diventare un ‘cult’. “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar porta sullo schermo un nuovo, imprevedibile modello femminile. Le moderne guerriere della fine degli anni Ottanta per il regista spagnolo hanno gonne strette, tacchi alti, orecchini vistosi ed eccessivi, unghie laccate e labbra troppo colorate da rossetti a tinte forti. Sembrano deboli, ma sono fortissime. Nei dialoghi il ruolo del maschio viene fatto a pezzettini. Emblematico, in questo senso è il ragionamento di una delle protagoniste, la giovane Candela che, parlando con la sua amica Pepa sostiene che l’unica cosa del fidanzato che la interessa è la sua moto e, non appena avrà i soldi sufficienti per acquistarne una, lo mollerà.«A cosa mi serve un tizio se ho la moto?» dice all’amica che concorda: «Hai ragione. È più facile studiare meccanica che psicologia maschile. Una moto puoi arrivare a conoscerla a fondo, un uomo mai».
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nouvellevaguiste
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sabato 2 ottobre 2010
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l'infedeltà e la metafora del doppiaggio.
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Il film si apre con 2 inquadrature significanti: il modellino del quartiere, primo evidente simbolo della finzione, e con la seguente sequenza della metafora del "doppiaggio". Almodovar inizia un gioco con lo spettatore, un gioco fatto di analogie e verosimiglianze: il doppiaggio sta a simboleggiare l'ambiguità per l'appunto le doppiezze nella vita della coppia moderna, in una società velatamente maschilista dove la donna è attanagliata da progressive nevrosi scatenate dall'infedeltà, dalle bugie dai tradimenti di un uomo sempre più vile ma irrinunciabile. Oltre il carattere sociale, ciò che pare evidente sin dalle prime sequenze è la forte autoriflessività dell'opera, l' inserire il Cinema nel Cinema, la finzione nella finzione: il doppiaggio è un suadente inganno nel Cinema così come nella vita reale.
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Il film si apre con 2 inquadrature significanti: il modellino del quartiere, primo evidente simbolo della finzione, e con la seguente sequenza della metafora del "doppiaggio". Almodovar inizia un gioco con lo spettatore, un gioco fatto di analogie e verosimiglianze: il doppiaggio sta a simboleggiare l'ambiguità per l'appunto le doppiezze nella vita della coppia moderna, in una società velatamente maschilista dove la donna è attanagliata da progressive nevrosi scatenate dall'infedeltà, dalle bugie dai tradimenti di un uomo sempre più vile ma irrinunciabile. Oltre il carattere sociale, ciò che pare evidente sin dalle prime sequenze è la forte autoriflessività dell'opera, l' inserire il Cinema nel Cinema, la finzione nella finzione: il doppiaggio è un suadente inganno nel Cinema così come nella vita reale.
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clementine89
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sabato 7 marzo 2009
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donne sull'orlo di una crisi di nervi
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Abbandonata da ivan tramite un messaggio sulla segreteria telefonica, Pepa (carmen maura), che aspetta un bambino da lui, è pronta a dargli la caccia. Nel frattempo a casa sua si presenta il figlio di ivan (antonio banderas) e la sua fidanzata a cui si aggiungono l'ex moglie di ivan e due polizziotti. "Donne sull'orlo crisi di nervi" è un'irresistibile farsa dagli equivoci caratterizzati dal tocco inconfondibile di pedro almodòvar, che ne mescola i toni leggeri della commedia hollywoodiana con la cattiveria sorniona alla billy wilder, realizzando un film che è entrato a far parte della storia del cinema.
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michel
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giovedì 20 novembre 2008
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l’arca di pedro
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Alcune donne appollaiate su un attico, un piccolo zoo, uomini pochi e non sempre all’altezza della situazione, un gazpacho imbottito di sonniferi … Elegantemente fotografato e addobbato, il film ha tempi un po’ lenti, poco brio comico anche quando, nel finale, tenta l’accelerazione. Però è piacevole perché gli attori si muovono come a casa loro e perché Almodovar ha saputo orchestrare con la consueta affettuosa malizia i suoi personaggi. Bella prova di Carmen Maura, amante tradita ma non doma.
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sixoclock
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giovedì 22 novembre 2007
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un'accozzaglia di confusi avvenimenti
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A parte gli ultimi suoi film, quando si guarda un film di Almodòvar è come se si stesse osservando un quadro del periodo surrealista di Picasso: un'autentico guazzabuglio di forme, colori, battute e ridicoli colpi di scena. Scenari irreali(il cielo che si intravede dalla terrazza), oggettini kitch(gli orecchini a forma di caffettiera di Candela), frasi sconnesse(il dialogo finale fra Carmen Maura e Rossi De Palma) vengono vomitati in un enorme e capiente calderone. La storia è veramente senza senso ma l'interpretazione degli attori è ottima, sopratutto la bravissima Carmen Maura ed il già belloccio Banderas.
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nazareno nicoletti
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lunedì 14 agosto 2006
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un regista pronto per il successo
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Film grottesco, fantasmagorico ed esilarante. In ogni momento Almadòvar non fa altro che sottolineare tutti gli eccessi della sua Spagna. Una Spagna sprecona e poco matura, troppo presa dalla libertà concessagli successivamente alla scomparsa della dittatura franchista. Viene dipinta una madrid sfarzosa e culturalmente inaridita; a far da padrone sono fiction di serie B, taxi eccentrici e situazioni al limite del paranormale. Gli avvenimenti degni di nota vengono volutamente evitati e se citati vengono immediatamentiamente accantonati, poche battute ed ecco che i discorsi diventano robba vecchia e fuori luogo. Spesso chi critica ha una soluzione a portata di mano. Non ci mette molto il regista spagnolo a tirar fuori dal cilindro un sonnifero (o forse più di uno?), l'unico possibile "calmante" e pacificatore.
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Film grottesco, fantasmagorico ed esilarante. In ogni momento Almadòvar non fa altro che sottolineare tutti gli eccessi della sua Spagna. Una Spagna sprecona e poco matura, troppo presa dalla libertà concessagli successivamente alla scomparsa della dittatura franchista. Viene dipinta una madrid sfarzosa e culturalmente inaridita; a far da padrone sono fiction di serie B, taxi eccentrici e situazioni al limite del paranormale. Gli avvenimenti degni di nota vengono volutamente evitati e se citati vengono immediatamentiamente accantonati, poche battute ed ecco che i discorsi diventano robba vecchia e fuori luogo. Spesso chi critica ha una soluzione a portata di mano. Non ci mette molto il regista spagnolo a tirar fuori dal cilindro un sonnifero (o forse più di uno?), l'unico possibile "calmante" e pacificatore. I toni farseschi preannunciano un finale ispirato alla quiete, quest'ultimo è l'unico elemento antitetico che, nell'caro di tutto il film, si contrappone ai ritmi sfrenati e surreali di una storia che scorre velocemente. E questo è forse il finale più tragico che potesse scegliere Almadòvar: chi è incapace di comprendere, preferisce dormire, chi si risveglia, preferisce parlare d'altro, chi è rimasto sveglio tutto il giorno, presto si addormenterà.
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teto
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giovedì 10 agosto 2006
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almodovar è un genio
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Ho guardato questo famoso film di Almodovar, dopo aver amato altri suoi film più recenti, e ne ha la stessa anima, la stessa sottile genialità di capire le sfumature della psicologia complessa ed impossibile delle donne innamorate.
Un bel film sulle donne, forse un po' datato per inquadrature e tecnica, ma sceneggiatura 10 e lode, come l'altro bellissimo film sulle donne "tutto su mia madre".
Davvero bello.
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(di mel)
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