Alcune pellicole hanno lo scopo di toccare i sentimenti e suscitare emozioni; per riuscirci vengono solitamente rappresentate storie d’amore o che riguardano rapporti familiari, in particolare tra genitore e figlio, che come ben si sa sono adatte a toccare il cuore.
In questo film diretto dal semisconosciuto David Hugh Jones, per colpire i sentimenti del pubblico si punta ad un insolito rapporto totalmente platonico, costituito unicamente da una lunghissima corrispondenza epistolare, che poi non è altro che la storia vera della scrittrice Helene Hanff, protagonista femminile del film.
La storia è raccontata in modo estremamente aggraziato ed intelligente e riesce a far presa sul pubblico proprio grazie a tale stile narrativo, nonostante che in realtà non ci sia un granché da raccontare. Il punto forte della pelllicola è costituito dai dialoghi a distanza contenuti nelle lettere che si scambiano i due protagonisti e non solo; la scrittura di questi testi e la lettura recitata che ne viene fatta sono ammalianti.
La sceneggiatura veramente ottima, esalta l’amore per la lettura e per i libri e induce una certa nostalgia per un mondo che oggigiorno è morto e sepolto ahimè.
L’opera è certamente un film d’attori, puntando principalmente sulla bravura davvero eccezionale della coppia protagonista, costituita da Anne Bancroft, che interpreta la Hanff, e Anthony Hopkins. I due grandi interpreti autori entrambi di performance di altissimo livello artistico; curiosamente non sono mai in scena insieme né tantomeno compaiono mai in una stessa inquadratura o hanno un dialogo diretto, in quanto la peculiarità di questa strana storia di affinità intellettuale e sentimentale è che i due personaggi non riusciranno mai a conoscersi personalmente. Questo elemento è anche quello che diventa più toccante sul piano emotivo, introducendo la tematica del rimpianto che soprattutto nelle sequenze finali si impone con particolare forza.
Del resto del cast si ricorda la bravissima Judy Dench ed anche Mercedes Ruehl in una piccola parte.
Una tematica della pellicola è possibile rintracciarla nell’argomento malinconico delle occasioni perse e della vita non vissuta in modo pieno fino in fondo, a causa delle troppe rinunce; questo aspetto del film mi ha riportato alla mante altre pellicole, tra cui il capolavoro di James Ivory “Quel che resta del giorno” forse anche perché anch’esso aveva Hopkins come protagonista.
Molto apprezzabili arredi, abiti e ambienti che ricostruiscono egregiamente Londra e New York anni ’50 e ’60.
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