davide chiappetta
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mercoledì 10 ottobre 2012
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urla fuori posto
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Giustamente considerata come una delle uscite meno felici, nella lunga e variegata filmografia del regista romano, "Manhattan Baby" difetta per una vicenda che si incanala ben presto nei pericolosi binari del ridicolo; attori convinti che da un lato recitano da cani e d'altro urlano e sbraitano per situazioni ridicole e inverosimili; musiche di Frizzi, quasi completamente riciclate da altri suoi precedenti film, citazioni alla buona a partire da alcuni capolavori di Hitchcock in foreground 'gli Uccelli' e l'esorcista friedkiano passando per il cult 'the Innocents' (i due ragazzini posseduti) e una spruzzatina di 'Profondo Rosso' (la morte di un professore mentre sta nel suo studio intendo a studiare), un regista a cui gli sarebbero stati legati mani e piedi sicuramente avrebbe fatto molto di meglio.
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Giustamente considerata come una delle uscite meno felici, nella lunga e variegata filmografia del regista romano, "Manhattan Baby" difetta per una vicenda che si incanala ben presto nei pericolosi binari del ridicolo; attori convinti che da un lato recitano da cani e d'altro urlano e sbraitano per situazioni ridicole e inverosimili; musiche di Frizzi, quasi completamente riciclate da altri suoi precedenti film, citazioni alla buona a partire da alcuni capolavori di Hitchcock in foreground 'gli Uccelli' e l'esorcista friedkiano passando per il cult 'the Innocents' (i due ragazzini posseduti) e una spruzzatina di 'Profondo Rosso' (la morte di un professore mentre sta nel suo studio intendo a studiare), un regista a cui gli sarebbero stati legati mani e piedi sicuramente avrebbe fatto molto di meglio. Inizio della fase calante di Fulci, si salvano solo la buona fotografia e alcune autunnali ambientazioni esterne girate a New York; è un peccato vedere sprecato Christopher Connelly un attore che in gioventù era protagonista di una delle prime soap opera americane 'Peyton Place' e in seguito di un serial televisivo 'Paper Moon' affianco di una giovanissima Jodie Foster (interessante notare come Christopher Connelly sembrasse fisionomicamente simile a Ryan O'Neal, protagonista dell'omonimo film, e suo collega in Peyton Place). Per chi soffre il mal di mare, per via dei veloci zoom e inquadrature insistenti e fuori luogo di labbra e occhi, se ne astenga.
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pigi51
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giovedì 5 agosto 2021
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horror che non mozza il fiato
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Film del 1982 di Lucio Fulci che come Mario Bava ci ha lasciato delle pellicole un pò casereccie , lontane dallo spirito argentiano degli horror italiani di vecchia memoria. Non lo trovo un film particolarmente ispirato ma è un film che si lascia guardare (il fatto stesso che sia arrivato ai titoli di coda dove ho notato la presenza tra gli attori dello stesso Fulci significa che non ho sentito il bisogno di uscire dalla proiezione) , costruito in maniera assolutamente ingenua e approssimativa, quasi naif, con errori spazio-temporali che si accavallano e tolgono continuità alla narrazione e un eccesso di primi piani sugli occhi (bellissimi peraltro) dei protagonisti. Personaggi che spariscono senza che nessuno se ne preoccupi, morti misteriose passate in cavalleria, una casa che sembra il Far West dove avviene di tutto mentre i genitori dormono tranquillamente, citazioni storiche de "Gli uccelli" di Hithcock e "L'Esorcista" fino a "Rosemary's baby" (per non parlare, in termini blasfemi, de "L'esorciccio" con l'amuleto che viene in possesso della figlia del protagonista e provoca risvolti inquietanti) ed infine la cavalleria finale con lo "stregone " antiquario fatto a pezzi dagli ucceli impagliati del suo negozio.
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Film del 1982 di Lucio Fulci che come Mario Bava ci ha lasciato delle pellicole un pò casereccie , lontane dallo spirito argentiano degli horror italiani di vecchia memoria. Non lo trovo un film particolarmente ispirato ma è un film che si lascia guardare (il fatto stesso che sia arrivato ai titoli di coda dove ho notato la presenza tra gli attori dello stesso Fulci significa che non ho sentito il bisogno di uscire dalla proiezione) , costruito in maniera assolutamente ingenua e approssimativa, quasi naif, con errori spazio-temporali che si accavallano e tolgono continuità alla narrazione e un eccesso di primi piani sugli occhi (bellissimi peraltro) dei protagonisti. Personaggi che spariscono senza che nessuno se ne preoccupi, morti misteriose passate in cavalleria, una casa che sembra il Far West dove avviene di tutto mentre i genitori dormono tranquillamente, citazioni storiche de "Gli uccelli" di Hithcock e "L'Esorcista" fino a "Rosemary's baby" (per non parlare, in termini blasfemi, de "L'esorciccio" con l'amuleto che viene in possesso della figlia del protagonista e provoca risvolti inquietanti) ed infine la cavalleria finale con lo "stregone " antiquario fatto a pezzi dagli ucceli impagliati del suo negozio. Complessivamente discreto, con le musiche di Frizzi che , ancorchè riciclate da film precedenti, si adattano alle scene , spesso ripetute , di porte chiuse a chiave, urla disumane, oggetti sparsi dappertutto, serpenti esotici che appaiono e scompaiono nella solita nebbiolina .
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robyroma
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domenica 25 marzo 2007
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non bello ma interessante....
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Girato dal regista Lucio Fulci all’inizio degli anni ‘80, il film non riscuote grande successo anzi, passa quasi inosservato. Tale risultato è dovuto sia al tema non “originalissimo” dell’innocenza posseduta da forze diaboliche, considerato i numerosi precedenti che avevano riempito gli schermi negli anni ’70 (“L’Esorcista” di William Friedkin ed il “Il Presagio” di Richard Donner), sia alla distanza qualitativa nei confronti della trilogia: “ L'Aldilà”, “Paura”, “Quella villa accanto al cimitero”; infine alle imperfezioni storico-narrative ed al tono del film che inizialmente sale e fa crescere le aspettative dello spettatore per poi bloccarsi e trascinandosi fino alla fine trasportando verso il basso l’attenzione dello stesso che sembra quasi annoiato più che spaventato…
Apprezzabile a livello figurativo (sceneggiatura realizzata da Elisa Livia Brigante e da Dardano Sacchetti), sconclusionato sotto tutti gli altri aspetti soprattutto quello narrativo.
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Girato dal regista Lucio Fulci all’inizio degli anni ‘80, il film non riscuote grande successo anzi, passa quasi inosservato. Tale risultato è dovuto sia al tema non “originalissimo” dell’innocenza posseduta da forze diaboliche, considerato i numerosi precedenti che avevano riempito gli schermi negli anni ’70 (“L’Esorcista” di William Friedkin ed il “Il Presagio” di Richard Donner), sia alla distanza qualitativa nei confronti della trilogia: “ L'Aldilà”, “Paura”, “Quella villa accanto al cimitero”; infine alle imperfezioni storico-narrative ed al tono del film che inizialmente sale e fa crescere le aspettative dello spettatore per poi bloccarsi e trascinandosi fino alla fine trasportando verso il basso l’attenzione dello stesso che sembra quasi annoiato più che spaventato…
Apprezzabile a livello figurativo (sceneggiatura realizzata da Elisa Livia Brigante e da Dardano Sacchetti), sconclusionato sotto tutti gli altri aspetti soprattutto quello narrativo.
Un film molto alla moda… Uomo di successo con moglie di successo vita più che agiata, figli seguiti da un estranea e mai veramente ascoltati, sempre tenuti a distanza. La protagonista è un piccolo strumento nelle mani del male incapace di dominare o anche solo di comprendere determinati eventi. Più fastidiosa che dolorosa, la sofferenza coinvolge questa famiglia in uno scontro/incontro con una situazione inafferrabile celata in una dimensione spazio-temporale indefinita, incomprensibile ma anche mai veramente approfondita, sempre tenuta lontana quasi come se, in quel momento, i problemi della figlia e le misteriose scomparse fossero più un ostacolo allo scorrimento degli impegni ordinari che un vero e proprio incubo. Il tutto lascia lo spettatore disorientato e delle volte, allibito. In sostanza non accade veramente nulla durante tutto il film.
Buona la fotografia che contribuisce a valorizzare l’ambientazione suggestiva delle piramidi, attraverso colori sfumati illuminati improvvisamente da tonalità cromatiche più accese; discreti gli effetti speciali che per l’epoca comunque rappresentavano una novità, soprattutto l’uso delle luci forti (blu neon) che ai nostri occhi moderni stonano un po’ ma che allora sicuramente erano di impatto, quasi una sorta di collegamento virtuale tra antico e moderno, come tra il silenzio del deserto, la paura e il rumore delle città, la civiltà e di ciò che conosciamo e non temiamo. Buone anche le musiche di Fabio Frizzi, funzionali allo sviluppo narrativo.
A Fulci dobbiamo sicuramente il merito di aver tentato di trasferire la paura attraverso la narrazione più che con mutilazioni o effetti speciali, purtroppo questo, che dovrebbe essere elemento di forza della pellicola, risulta invece punto di debolezza. Presente e tangibile in alcuni punti, totalmente assente e vuoto in altri. Ciò è dovuto anche alla poca espressività degli attori nel trasmettere uno stato d’animo che si riesce appena ad immaginare.
Buone le citazioni di alcuni tra i capolavori del terrore conosciuti come: “Gli Uccelli” di Alfred Hitchcock. “Manhattan Baby” è una pellicola che tende a perdere d’intensità con lo sviluppo della propria trama. Interessante ad ogni modo per gli amanti dell’horror che ne vogliano comprenderne le varie forme creative ed espressive, tra queste il surrealismo velato del Fulci è sicuramente un buon esempio.
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