La pelle

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kronos sabato 25 giugno 2011
disarmante Valutazione 4 stelle su cinque
93%
No
7%

E' comprensibile che questo potente affresco bellico della Cavani (uno dei suoi migliori film) sia sempre stato un pò nascosto, autocensurato, svilito dalla critica dominante.
Non è facile sopportare la visione di un intero popolo che si prostituisce, letteralmente e moralmente, per sopravvivere. Ed è altrettanto deprimente la tracotanza predatoria degli occupanti, la loro supponenza, ignoranza, ingordigia.
Ma i tanti siparietti napoletani e yankees che i recensori più superficiali hanno sempre tacciato di stereotipi un pò gratuiti, non solo hanno piena fondatezza storica, ma soprattutto riescono a comunicare allo spettatore quel senso profondo di tragedia che ogni guerra porta in sè: un abbruttimento morale e materiale che colpisce tanto i vinti quanto i vincitori. [+]

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weach mercoledì 15 dicembre 2010
dipinto doloroso di una storia vera Valutazione 4 stelle su cinque
78%
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22%

Quando è in scena Liliana Cavani, la banalità  non è da queste parti.
Perché vergognarci di questo film documento della  nostra storia  , vera, fatta di miseria, di umiliazioni, di contraddizioni?
Il realismo della Cavani è sempre proverbiale e la rappresentazione di un tempo lontano   "in pietosa visione  "è  nitido, incisivo, forte , sofferto , drammatico , coinvolgente  ; un documento che va accettato per quello che è stato, quello che siamo o che potremmo ancora essere , una sorta di monito per chi osserva, per i posteri ,per capire quanto può veramente essere grande e lacerante la sofferenza di un mondo di guerra, di occupazione in  un angola della nostra   Italia partenopea . [+]

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mariano m. sabato 26 marzo 2011
carne al macello Valutazione 3 stelle su cinque
80%
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20%

Spaccato crudo ma reale del caos che ogni guerra lascia appena finisce. Sonno della ragione,vuoto di potere,vincitori che vincono per sé,potere che riduce anche i "liberati" ad un mero oggetto della vittoria altrui. La linea guida del film è la pelle,nuda e impotente,dell'uomo: mercanteggiata al "chilo" come la carne,esposta al macello dei mezzi da guerra,alla perversione irrazionale di una sessualità brutale e quasi bestiale e infine alla violenza della natura. Non è un film antinapoletano,né antiamericano. Ciò che viene condannato è solo la guerra con i suoi strascichi disumani. E' la disperazione,la perdita di una speranza nel domani,che porta i protagonisti ai gesti più cruenti o comunque ad abbandonarsi al vortice degli eventi,esemplificato nella "festa per soli uomini". [+]

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rescart domenica 31 marzo 2013
caos inquieto Valutazione 5 stelle su cinque
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Si potrebbe fare un elenco delle virtù di Curzio Malaparte. Montale disse che era capace di ascoltare ma non si pronunciò sulle sue doti di scrittore e giornalista, suo collega al Corriere della Sera. La differenza sostanziale fra Montale e Malaparte è che il primo fu grande intellettuale e sommo poeta, il secondo fu sostanzialmente uomo di mondo. Non per nulla Montale riconobbe in lui soprattutto doti “salottiere”. Oggi si direbbe che Curzio da piccolo soffriva di un disordine da iperattività o, per dirla con termini meno tecnici, era un impaziente. Sia nei fatti che nelle parole. Per questo partì a soli sedici anni per arruolarsi nella grande guerra contro i crucchi prima che l’Italia entrasse a far parte del fronte degli Alleati. [+]

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alberto58 venerdì 8 aprile 2016
la guerra che attraversa le città Valutazione 4 stelle su cinque
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Era dal 1981 che lo volevo vedere questo film, da quando me ne parlò mio padre perchè aveva assistito alla scena dell'ingresso a Roma, girata sull'Appia Antica, davanti alla tabaccheria di mio zio. Così ho approfittato della possibilità offerta ieri dall'Accademia di Francia a Villa Medici non solo di vederlo, ma di assistere prima ad una intervista con la stessa regista che ha poi assisitio (impassibile, anche nelle scene più crude o divertenti) alla proiezione, una fila di poltrone avanti a me. La chiave di lettura me l'ha fornita la stessa Cavani quando ha detto che ciò che l'ha colpita del romanzo di Malaparte (che ha acquistato per caso ad una bancarella) era il racconto di una guerra come è vissuta dalla popolazione civile nelle città. [+]

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carloalberto venerdì 17 dicembre 2021
il popolo è il vero perdente di tutte le guerre Valutazione 4 stelle su cinque
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 La prospettiva dalla quale Curzio Malaparte osserva gli esiti dell’ultimo conflitto mondiale a Napoli, che la Cavani fedelmente trascrive filmicamente dall’omonimo romanzo dello scrittore pratese, è quella dei perdenti, non intesi storicamente bensì universalmente, ossia i perdenti di tutte le guerre, fatte  o che si faranno in futuro.
Il film risulta disturbante, non per le scene dei corpi mutilati, straziati dalle mine o schiacciati da un carro armato, che oggi diremmo appartenere al genere horror splatter, non per la cruda descrizione dei bordelli a cielo aperto, della compravendita dei corpi, finanche di quella dei bambini ai soldati marocchini, ma perché per molti italiani, ancora oggi, è difficile ammettere che l’Italia abbia perso la seconda guerra mondiale. [+]

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