Al di là del bene e del male

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Sergio Longo


Feedback: 168 | altri commenti e recensioni di Sergio Longo
venerdì 10 marzo 2006

Quando -era il novembre del 1975- Pier Paolo Pasolini venne ucciso all'Idroscalo di Ostia, fu messa la museruola ad un fervido dibattito che aveva costretto alcuni protagonisti della cultura italiana (Moravia in primis) a misurarsi dialetticamente con la geniale e spiazzante ottica dell' autore di "Ragazzi di vita" su una serie di problematiche che investivano(investono,oggi più che mai)la nostra società sotto vari aspetti (antropologici, sociologici, etici, linguistici, politici). A far data da quella tragica scomparsa si è avuta la sensazione che,nel nostro Paese,la libertà di espressione non abbia più ritrovato la spregiudicatezza intellettuale di prima. Il nostro apparato culturale è sembrato incanalarsi,a mano a mano che ci s'inoltrava nel berlusconismo, nelle secche di un pensiero sempre più omologato al sistema dominante.
Liliana Cavani dirige "Al di là del bene e del male" nel 1977 sull'onda lunga degli echi non ancòra sopiti di quella vitale stagione di dibattito. Al centro dell'ambizioso film, la breve ma intensa storia di un singolare triangolo erotico-intellettuale che ebbe come protagonisti il filosofo Friedrich Nietzsche, la giovane Lou Salomé sua futura biografa ed il medico Paul Rée. Il lavoro della Cavani racconta la vicenda della 'santa trinità' (così i tre definirono il loro particolare sodalizio) iniziata nel salotto romano di Malwida von Meysenbug e conclusa nel 1900 con la scomparsa del filosofo (Rée, contrariamente a quanto si sostiene nel film -forse per esigenze narrative- morrà annegato l'anno appresso nelle acque dell' Inn in quello che sembrò un incidente dai contorni poco chiari e per i quali la regista privilegia un'ipotesi di omicidio a sfondo sessuale con connotazioni antisemite (Paul infatti era ebreo e omosessuale). La filmografia della Cavani è densa di protagonisti storici distintisi per il loro anticonformismo culturale (ricordiamo, tra gli altri, Francesco d'Assisi e Galileo). In quest'ottica, l'approccio agli ultimi anni di vita di Nietzsche ed al suo tormentato rapporto con Lou Salomé e Paul Rée(un Robert Powell scombussolato dalla ricerca di una propria identità sessuale ancòra da definire), consente alla cineasta di attingere l'apice di una ricorrente tematica culturale; di raggiungere, si potrebbe azzardare a dire, un traguardo perseguìto per anni: la focalizzazione di una personalità femminile esclusiva e innefabilmente coinvolgente come apparve essere Lou Salomé: una donna 'nuova', superomistica secondo i dettami del Maestro, quindi fuori degli schemi di pensiero propri della società borghese del tempo (ma anche del nostro tempo se pensiamo al suo modo di essere: offrirebbe, di sicuro, motivo di scandalo ancòra oggi,nel 2006, in un paese come l'Italia, condizionato sociologicamente da stili di comportamento collettivi predeterminati, soprattutto a livello mediatico, da un potere televisivo tanto bacchettone da non consentire da decenni il passaggio di questo film causa la 'scabrosità' dei suoi protagonisti. Lou, per i bempensanti, era (è) una mina vagante. Dicono i biografi che i suoi innamoramenti avevano una fortissima componente intellettualistica; "era poco portata per l'amore fisico, spesso scappava dalla fisicità, creando vortici di desiderio frustrato, rancore e ammirazione. Il fatto che fosse una donna libera e che non si nascondesse; il fatto che facesse dell'amore un campo di temeraria sperimentazione, metteva in subbuglio tutti". E di ciò, a cavallo di due secoli, si accorsero gli uomini che la accostarono: da Nietzsche a Rilke a Freud solo per citare i più importanti. Da tutti prese, su ognuno lasciò l'impronta indelebile della sua personalità: "sapeva concludere ciò che i suoi interlocutori lasciavano in sospeso;sapeva sintetizzare e sciogliere nodi ingarbugliati dei pensieri altrui, come fece con Rilke e con Rée. Ma sapeva anche scovare le crepe del pensiero speculativo per insinuarsi con vigore, come fece con Freud e con Nietzsche di cui mise in evidenza alcune esplosive contraddizioni". La descrizione di questi peculiari dati caratteriali è essenziale per documentare in positivo quanto di 'questa' Lou Salomé sia riuscita a restituici la Cavani con il prezioso apporto della sensibilità interpretativa di Dominique Sanda (anche Virna Lisi, va detto, eccelle nel ruolo di Elizabeth, la morbosa sorella di ' Fritz' ).
"Al di là del bene e del male" è un'opera destinata a resistere al tempo, e nel rivederla oggi, a distanza di quasi trent'anni, se ne ha la conferma; vuoi per la perdurante ' inattualità ' dell'etica nicciana, così ben trasfusa nel racconto filmico; vuoi per il sapiente tratteggio della figura del pensatore tedesco (un sobrio Erland Josephson), colto nella fragilità umana in cui si dibatté nei momenti topici degli ultimi anni di vita protési ad affermare il primato della Verità -come conquista dello 'spirito libero' - sulle pratiche mistificatorie del sapere accademico; e tanto lontano dall' immagine reazionaria tramandataci dagli scritti artatamente manomessi dalla perfida sorella nelle parti che 'sovvertivano' le fondamenta della morale corrente. E' un Nietzsche che grazie alla stimolante vicinanza della Salomé rimuove -pur se per il breve arco di due anni- l'equazione Sifilide= Morte riconoscendo addirittura alla temibile malattia un ruolo catartico nell'affrancamento dalle asfittiche gabbie della scienza. ' Liberazione' dunque, ma anche spericolatezza di vita; ovvero ' sfida ' alla immobile fisicità della morte, peraltro contraddittoriamente 'corteggiata' in altri momenti in cui riaffiorano i cascami di certa poetica decadente. Chi non ha intravisto, almeno per un momento, un'analogia di atmosfere tra il soggiorno nella città lagunare del compositore Gustav von Aschenbach del viscontiano "Morte a Venezia" e quello del Nietzsche della Cavani? Gli stati d'animo da cui muovono i due personaggi ovviamente sono differenti: infatti, mentre Aschenbach si lascerà progressivamente avviluppare da un'ideale di bellezza efebica che sancirà,con la morte, anche il suo fallimento artistico, Nietzsche, di contro, braccato da sempre più ricorrenti allucinazioni rivelatrici del suo male, tenterà di respingere la condanna alla paralisi cerebrale cui è destinato fuggendo a Berlino nella speranza di ricucire con Lou e Paul il filo interrotto di una convivenza temeraria quanto utopica nelle implicazioni sociali ( l'utopia, si sa, in circostanze come queste costituisce il nocciolo poetico di personalità di tal fatta). E per un Paul Rée che decide di saltare il fosso ("Diventa ciò che tu sei", diceva Pindaro) lasciando cadere il velo estremo che ne celava la sofferta omosessualità, c'è un Nietzsche ormai immerso nell'oblio della follia che tuttavia sembra 'sentire' le ultime e profetiche parole sussurate da Lou nel congedarsi per sempre da lui; una Lou Salomé assolutamente spregiudicata nell' andare incontro al 'nuovo' che viene; una vera nicciana che non si lascia sopraffare dai ricatti sentimentali o dal rimpianto (che pure c'è) di non riuscire a traghettare dal vecchio al nuovo secolo con chi ne aveva diritto come e più di lei: "Sta per finire l'anno amico mio...La fine di un secolo... Non te l'hanno detto? STA PER ARRIVARE IL NOSTRO SECOLO FRITZ !! "

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gianni sabato 8 novembre 2008
ma quale senso della storia?
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Che il berlusconismo sia responsabile dell'afasia della cultura italiana degli ultimi 30-40 anni temo possa venire in mente solo a chi non sa porsi nessuna delle domande giuste e cerca capri espiatori fuori luogo e fuori tempo. La crisi della cultura italiana è dentro il nostro paese dagli anni 70, e proprio Pasolini aveva individuato nei borghesucci che si definiscono di sinistra alcuni dei responsabili del collasso: ed era solo l'inizio ...

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weach giovedì 10 marzo 2011
non riesco a comprende il sesso delle tu parole
83%
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17%

Associare Posolini ,un pedofico ,con la fine della libertà di essere è triste .Significa semplicemte non capire, o peggio ,essere in mala fede.In me non alberga un giudizio politico ma il tuo "volo strumentale" non mi piace affatto.Scusami ma telo meriti tutto.

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