marcobrenni
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giovedì 7 gennaio 2016
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nietzsche visto soggettivamente dalla cavani
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Non direi che questo film sia un capolavoro. Si tratta piuttosto di una libera interpretazioni della Cavani che vi riversa soprattutto le proprie fantasie erotiche. Fosse un film sulla vita e sul vero pensiero di Nietzsche, direi che è ampiamente fuorviante e pure gravemente lacunoso. Non ci sono quasi riferimenti alla sua importantissima filosofia : la regista scava soprattutto fra i lati torbido-oscuri-perversi di un particolare episodio nella vita privata del celeberrimo filosofo, riducendolo così a marionetta in balia dei sensi.
Il triangolo Nietzsche-Lou Salomé-Paul Réé è cosa storica, ma non fu per nulla erotico-scatenato come si vuol far credere , bensì un triangolo soprattutto spirituale-filosofico (una specie di "Trinità anticristiana" come la definirono loro stessi).
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Non direi che questo film sia un capolavoro. Si tratta piuttosto di una libera interpretazioni della Cavani che vi riversa soprattutto le proprie fantasie erotiche. Fosse un film sulla vita e sul vero pensiero di Nietzsche, direi che è ampiamente fuorviante e pure gravemente lacunoso. Non ci sono quasi riferimenti alla sua importantissima filosofia : la regista scava soprattutto fra i lati torbido-oscuri-perversi di un particolare episodio nella vita privata del celeberrimo filosofo, riducendolo così a marionetta in balia dei sensi.
Il triangolo Nietzsche-Lou Salomé-Paul Réé è cosa storica, ma non fu per nulla erotico-scatenato come si vuol far credere , bensì un triangolo soprattutto spirituale-filosofico (una specie di "Trinità anticristiana" come la definirono loro stessi). Che poi Nietzsche si sia follemente innamorato della Salomé è vero, ma fu solo amore platonico. E pure la Salomé non fu affatto una libertina perversa-ninfomane come vuol far credere la Cavani, ma una intellettuale di tutto spessore che si sposò vergine (!) a ben 36 anni e con un altro esterno al gruppo. Qui non solo non si parla del pensiero di Nietzsche, ma nemmeno di filosofia tout court. La regista non è nuova a simili film sensazionalistici dove esalta quasi sempre solo il lato torbido-oscuro-perverso dei suoi personaggi (v. ad es. "Il Portiere di Notte").
Se invece intendeva fantasticare liberamente su certe perversioni sessuali, avrebbe fatto molto meglio ad inventare personaggi di fantasia e non aproffittare di un grosso nome (Nietzsche) e del titolo di una sua celberrima opera ("Al di là del bene e del male").
In questo senso è pure un film poco onesto perché eminentemente pretestuoso.
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marcobrenni
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giovedì 7 gennaio 2016
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nietzsche visto soggettivamente dalla cavani
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Non direi che questo film sia un capolavoro. Si tratta piuttosto di una libera interpretazioni della Cavani che vi riversa soprattutto le proprie fantasie erotiche. Fosse un film sulla vita e sul vero pensiero di Nietzsche, direi che è ampiamente fuorviante e pure gravemente lacunoso. Non ci sono quasi riferimenti alla sua importantissima filosofia : la regista scava soprattutto fra i lati torbido-oscuri-perversi di un particolare episodio nella vita privata del celeberrimo filosofo, riducendolo così a marionetta in balia dei sensi.
Il triangolo Nietzsche-Lou Salomé-Paul Réé è cosa storica, ma non fu per nulla erotico-scatenato come si vuol far credere , bensì un triangolo soprattutto spirituale-filosofico (una specie di "Trinità anticristiana" come la definirono loro stessi).
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Non direi che questo film sia un capolavoro. Si tratta piuttosto di una libera interpretazioni della Cavani che vi riversa soprattutto le proprie fantasie erotiche. Fosse un film sulla vita e sul vero pensiero di Nietzsche, direi che è ampiamente fuorviante e pure gravemente lacunoso. Non ci sono quasi riferimenti alla sua importantissima filosofia : la regista scava soprattutto fra i lati torbido-oscuri-perversi di un particolare episodio nella vita privata del celeberrimo filosofo, riducendolo così a marionetta in balia dei sensi.
Il triangolo Nietzsche-Lou Salomé-Paul Réé è cosa storica, ma non fu per nulla erotico-scatenato come si vuol far credere , bensì un triangolo soprattutto spirituale-filosofico (una specie di "Trinità anticristiana" come la definirono loro stessi). Che poi Nietzsche si sia follemente innamorato della Salomé è vero, ma fu solo amore platonico. E pure la Salomé non fu affatto una libertina perversa-ninfomane come vuol far credere la Cavani, ma una intellettuale di tutto spessore che si sposò vergine (!) a ben 36 anni e con un altro esterno al gruppo. Qui non solo non si parla del pensiero di Nietzsche, ma nemmeno di filosofia tout court. La regista non è nuova a simili film sensazionalistici dove esalta quasi sempre solo il lato torbido-oscuro-perverso dei suoi personaggi (v. ad es. "Il Portiere di Notte").
Se invece intendeva fantasticare liberamente su certe perversioni sessuali, avrebbe fatto molto meglio ad inventare personaggi di fantasia e non aproffittare di un grosso nome (Nietzsche) e del titolo di una sua celberrima opera ("Al di là del bene e del male").
In questo senso è pure un film poco onesto perché eminentemente pretestuoso.
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giulio andreetta
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martedì 28 luglio 2020
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buon esperimento della cavani
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Esperimento interessante di Liliana Cavani. Rimarrà sicuramente deluso colui che intenda ricercare in questa pellicola un resoconto completo della biografia di Nietzsche, che viene colto dalla Cavani prevalentemente nella sua veste di amante di Lou Salomé, la bella e celebre intellettuale russa che ebbe un ruolo importante nella cultura europea di fine Ottocento, grazie alle sue numerose frequentazioni con intellettuali e artisti di spicco. In questa pellicola è raccontato un terzetto amoroso (il terzo 'elemento' è Paul Rée, filosofo e amico fraterno di Friedrich) destinato a naufragare nella più completa disillusione di Nietzsche, a seguito della proposta di matrimonio a Lou, che venne rifiutata.
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Esperimento interessante di Liliana Cavani. Rimarrà sicuramente deluso colui che intenda ricercare in questa pellicola un resoconto completo della biografia di Nietzsche, che viene colto dalla Cavani prevalentemente nella sua veste di amante di Lou Salomé, la bella e celebre intellettuale russa che ebbe un ruolo importante nella cultura europea di fine Ottocento, grazie alle sue numerose frequentazioni con intellettuali e artisti di spicco. In questa pellicola è raccontato un terzetto amoroso (il terzo 'elemento' è Paul Rée, filosofo e amico fraterno di Friedrich) destinato a naufragare nella più completa disillusione di Nietzsche, a seguito della proposta di matrimonio a Lou, che venne rifiutata. Il racconto è piuttosto interessante, e il film appare ben diretto e ben recitato. Inoltre, nella scelta del soggetto, appare con evidenza la sensibilità femminile della Cavani, che la porta a delineare con attenzione il profilo sentimentale di Nietzsche. Ma sarebbe stato interessante indagare con maggiore completezza la figura del filosofo, in tutte le sue sfaccettature caratteriali, che non emergono in modo chiaro, a mio avviso. In effetti Nietzsche era molto altro rispetto ad un amante infatuato. Per questo la mia valutazione non riesce ad andare oltre le tre stelline.
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sergio longo
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venerdì 10 marzo 2006
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Quando -era il novembre del 1975- Pier Paolo Pasolini venne ucciso all'Idroscalo di Ostia, fu messa la museruola ad un fervido dibattito che aveva costretto alcuni protagonisti della cultura italiana (Moravia in primis) a misurarsi
dialetticamente con la geniale e spiazzante ottica dell'
autore di "Ragazzi di vita" su una serie di problematiche
che investivano(investono,oggi più che mai)la nostra società
sotto vari aspetti (antropologici, sociologici, etici, linguistici,
politici). A far data da quella tragica scomparsa si è avuta la
sensazione che,nel nostro Paese,la libertà di espressione
non abbia più ritrovato la spregiudicatezza intellettuale di prima. Il nostro apparato culturale è sembrato incanalarsi,a
mano a mano che ci s'inoltrava nel berlusconismo, nelle secche di un pensiero sempre più omologato al sistema
dominante.
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Quando -era il novembre del 1975- Pier Paolo Pasolini venne ucciso all'Idroscalo di Ostia, fu messa la museruola ad un fervido dibattito che aveva costretto alcuni protagonisti della cultura italiana (Moravia in primis) a misurarsi
dialetticamente con la geniale e spiazzante ottica dell'
autore di "Ragazzi di vita" su una serie di problematiche
che investivano(investono,oggi più che mai)la nostra società
sotto vari aspetti (antropologici, sociologici, etici, linguistici,
politici). A far data da quella tragica scomparsa si è avuta la
sensazione che,nel nostro Paese,la libertà di espressione
non abbia più ritrovato la spregiudicatezza intellettuale di prima. Il nostro apparato culturale è sembrato incanalarsi,a
mano a mano che ci s'inoltrava nel berlusconismo, nelle secche di un pensiero sempre più omologato al sistema
dominante.
Liliana Cavani dirige "Al di là del bene e del male" nel 1977
sull'onda lunga degli echi non ancòra sopiti di quella vitale
stagione di dibattito. Al centro dell'ambizioso film, la breve ma intensa storia di un singolare triangolo erotico-intellettuale che ebbe come protagonisti il filosofo Friedrich
Nietzsche, la giovane Lou Salomé sua futura biografa ed il
medico Paul Rée. Il lavoro della Cavani racconta la vicenda della 'santa trinità' (così i tre definirono il loro particolare
sodalizio) iniziata nel salotto romano di Malwida von Meysenbug e conclusa nel 1900 con la scomparsa del filosofo (Rée, contrariamente a quanto si sostiene nel film
-forse per esigenze narrative- morrà annegato l'anno appresso nelle acque dell' Inn in quello che sembrò un
incidente dai contorni poco chiari e per i quali la regista
privilegia un'ipotesi di omicidio a sfondo sessuale con
connotazioni antisemite (Paul infatti era ebreo e omosessuale). La filmografia della Cavani è densa di
protagonisti storici distintisi per il loro anticonformismo
culturale (ricordiamo, tra gli altri, Francesco d'Assisi e
Galileo). In quest'ottica, l'approccio agli ultimi anni di vita di
Nietzsche ed al suo tormentato rapporto con Lou Salomé e Paul Rée(un Robert Powell scombussolato dalla ricerca di
una propria identità sessuale ancòra da definire), consente
alla cineasta di attingere l'apice di una ricorrente tematica
culturale; di raggiungere, si potrebbe azzardare a dire, un
traguardo perseguìto per anni: la focalizzazione di una
personalità femminile esclusiva e innefabilmente coinvolgente come apparve essere Lou Salomé: una donna
'nuova', superomistica secondo i dettami del Maestro, quindi
fuori degli schemi di pensiero propri della società borghese
del tempo (ma anche del nostro tempo se pensiamo al suo modo di essere: offrirebbe, di sicuro, motivo di scandalo
ancòra oggi,nel 2006, in un paese come l'Italia, condizionato
sociologicamente da stili di comportamento collettivi
predeterminati, soprattutto a livello mediatico, da un potere
televisivo tanto bacchettone da non consentire da decenni
il passaggio di questo film causa la 'scabrosità' dei suoi
protagonisti. Lou, per i bempensanti, era (è) una mina
vagante. Dicono i biografi che i suoi innamoramenti avevano
una fortissima componente intellettualistica; "era poco portata per l'amore fisico, spesso scappava dalla fisicità,
creando vortici di desiderio frustrato, rancore e ammirazione.
Il fatto che fosse una donna libera e che non si nascondesse; il fatto che facesse dell'amore un campo di
temeraria sperimentazione, metteva in subbuglio tutti". E di
ciò, a cavallo di due secoli, si accorsero gli uomini che la
accostarono: da Nietzsche a Rilke a Freud solo per citare
i più importanti. Da tutti prese, su ognuno lasciò l'impronta
indelebile della sua personalità: "sapeva concludere ciò che
i suoi interlocutori lasciavano in sospeso;sapeva sintetizzare
e sciogliere nodi ingarbugliati dei pensieri altrui, come fece con Rilke e con Rée. Ma sapeva anche scovare le crepe del
pensiero speculativo per insinuarsi con vigore, come fece con Freud e con Nietzsche di cui mise in evidenza alcune
esplosive contraddizioni". La descrizione di questi peculiari
dati caratteriali è essenziale per documentare in positivo
quanto di 'questa' Lou Salomé sia riuscita a restituici la
Cavani con il prezioso apporto della sensibilità interpretativa
di Dominique Sanda (anche Virna Lisi, va detto, eccelle nel
ruolo di Elizabeth, la morbosa sorella di ' Fritz' ).
"Al di là del bene e del male" è un'opera destinata a resistere al tempo, e nel rivederla oggi, a distanza di quasi
trent'anni, se ne ha la conferma; vuoi per la perdurante
' inattualità ' dell'etica nicciana, così ben trasfusa nel
racconto filmico; vuoi per il sapiente tratteggio della figura
del pensatore tedesco (un sobrio Erland Josephson), colto
nella fragilità umana in cui si dibatté nei momenti topici degli ultimi anni di vita protési ad affermare il primato della
Verità -come conquista dello 'spirito libero' - sulle pratiche
mistificatorie del sapere accademico; e tanto lontano dall'
immagine reazionaria tramandataci dagli scritti artatamente
manomessi dalla perfida sorella nelle parti che 'sovvertivano'
le fondamenta della morale corrente. E' un Nietzsche che grazie alla stimolante vicinanza della Salomé rimuove -pur
se per il breve arco di due anni- l'equazione Sifilide= Morte
riconoscendo addirittura alla temibile malattia un ruolo
catartico nell'affrancamento dalle asfittiche gabbie della scienza. ' Liberazione' dunque, ma anche spericolatezza di vita; ovvero ' sfida ' alla immobile fisicità della morte, peraltro contraddittoriamente 'corteggiata' in altri momenti
in cui riaffiorano i cascami di certa poetica decadente.
Chi non ha intravisto, almeno per un momento, un'analogia
di atmosfere tra il soggiorno nella città lagunare del
compositore Gustav von Aschenbach del viscontiano
"Morte a Venezia" e quello del Nietzsche della Cavani?
Gli stati d'animo da cui muovono i due personaggi ovviamente sono differenti: infatti, mentre Aschenbach si
lascerà progressivamente avviluppare da un'ideale di bellezza efebica che sancirà,con la morte, anche il suo
fallimento artistico, Nietzsche, di contro, braccato da sempre più ricorrenti allucinazioni rivelatrici del suo male,
tenterà di respingere la condanna alla paralisi cerebrale cui
è destinato fuggendo a Berlino nella speranza di ricucire con
Lou e Paul il filo interrotto di una convivenza temeraria quanto utopica nelle implicazioni sociali ( l'utopia, si sa, in
circostanze come queste costituisce il nocciolo poetico di
personalità di tal fatta). E per un Paul Rée che decide di
saltare il fosso ("Diventa ciò che tu sei", diceva Pindaro)
lasciando cadere il velo estremo che ne celava la sofferta
omosessualità, c'è un Nietzsche ormai immerso nell'oblio
della follia che tuttavia sembra 'sentire' le ultime e profetiche
parole sussurate da Lou nel congedarsi per sempre da lui;
una Lou Salomé assolutamente spregiudicata nell' andare incontro al 'nuovo' che viene; una vera nicciana che non si lascia sopraffare dai ricatti sentimentali o dal rimpianto
(che pure c'è) di non riuscire a traghettare dal vecchio al
nuovo secolo con chi ne aveva diritto come e più di lei:
"Sta per finire l'anno amico mio...La fine di un secolo...
Non te l'hanno detto?
STA PER ARRIVARE IL NOSTRO SECOLO FRITZ !! "
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